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LETTERA A DANIELA MELCHIORRE, Sottosegretaria alla Giustizia

Publie le mercoledì 11 ottobre 2006 par Open-Publishing

di Carmelo R. Viola

Gentile Signora,

ho sentito con un moto spontaneo di repulsione le Sue dichiarazioni a proposito del caso della bambina bielorussa Maria, strappata di fatto con violenza alla famiglia affidataria genovese e trasportata, in fretta e alla chetichella, come una cosa allo Stato bielorusso, nella veste di legittimo proprietario della cosa stessa.

Ella si è detta compresa dell’angoscia della piccola protagonista “prigioniera”, pur senza tradire alcuna commozione visibile, aggiungendo, per l’appunto, nella sostanza, che il dramma della piccola creatura - diciamo entità umana “reificata” dal potere e quindi deumanizzata - non poteva essere risolto trasgredendo le leggi. Le leggi, elevate a tabù o divinità di una specie di paganesimo giuridico! O a dogmi indiscutibili come quello dell’infallibilità del papa quando questo sentenzia “ex cathedra”.

Come donna e come madre, attuale o potenziale, il Suo comportamento “politico-burocratico” è incomprensibile fino allo sconcerto. Come parlamentare e come persona bene informata circa le funzioni di competenza, è riprovevole perché denota una concezione meccanica del Suo servizio nella ignoranza, vera o apparente, della cognizione del vero Diritto.

Il trincerarsi dietro lo scudo del rispetto delle leggi “imperative” è un giochetto non più compatibile con il livello di civiltà dei nostri tempi. Se fosse valido, dovremmo ritenere valide le leggi di Stati americani, che mandano a morte perfino degli handicappati, magari innocenti, magari perché neri, magari dopo un’attesa che si risolve in una lenta agonia psicologica inesprimibile; non dovremmo avere nulla da eccepire circa le leggi che legittimano la barbarie della corrida spagnola solo perché consumata nel rispetto di quelle leggi.

La legge non è il Diritto e ciò che è legale non è perciò solo bioeticamente legittimo come non sono bioeticamente legittimi la corrida spagnola - contro cui il nostro Stato (“di diritto”?) non spende una sola parola - e la pena di morte in alcuni Stati americani e nella Cina. Come non è bioeticamente legittima la recente legge (mi viene a fagiolo) che autorizza Bush (criminale impunito come aggressore di Stati sovrani contro il diritto internazionale) a ignorare i diritti umani dei prigionieri di guerra.

Che cosa sia il Diritto ce lo dice la natura attraverso lo Studio della biologia, della logica e dell’etica: una via diretta può essere quella della nostra coscienza di persone normali, la quale è un insieme di intuizione, di consapevolezza e di sintonia bioaffettiva nei riguardi dei nostri simili. Le leggi sono norme convenzionali che vanno interpretate, quando non sono riducibili al “due più due fanno quattro”. Guai ad applicarle alla lettera quando dànno adito a sia pur minimi dubbi, come Ella sembra avere voluto ammettere a proposito della bambina bielorussa, per la cui sorte le leggi non si sarebbero prestate a nessun’altra soluzione!

Quando una legge non risponde alle spettanze biologiche (quelle spettanze che, come il bisogno di nutrirsi, sono i famosi diritti naturali) e al migliore benessere degli individui, la si cambia o abroga entro il più breve temo possibile. Il parlamento lo può fare anche in quarantotto ore!

L’applicazione automatica (pedìssequa) delle leggi esistenti - specie in materia di esistenzialità, ci riporta al comportamento religioso-primitivo dell’umanità, a quando la volontà dello stregone o del principe era legge e la legge era sinonimo di imposizione inconcussa magari di natura soprannaturale.

E’ evidente che un codice di leggi, che trattano bambini, come la Maria bielorussa, alla stregua di proprietà di Stato, non è soltanto ridicolo: nella misura in cui produce sofferenza inutile in minori innocenti e bisognosi di amore, è criminale. Donde la mia perplessità nel vedere una donna come Lei recitare la vecchia, grottesca e assurda giaculatoria del “noi abbiamo rispettato le leggi” ovvero del “noi abbiamo fatto solo ciò che ci hanno consentito e imposto le leggi”. E il rispetto degli esseri umani a che livello lo pone?

La bambina Maria, probabile vittima anche di molestie ed abusi sessuali, non ha una famiglia, forse non l’ha mai avuta, ha bisogno di una famiglia, ha trovato una famiglia: le piace, ne è amata, la ama, se ne sente parte, non può farne a meno, più volte è stata sua ospite, le autorità dei due Stati hanno ritenuto i coniugi affidatari abili e capaci di occuparsi di lei, Maria sente, dopo la frequentazione assistita, che è quello che cercava, che il di lei problema è quindi risolto, che la sua ricerca ed attesa sono finite, che può sperare di avere quelle gioie che non ha mai avuto, che potrà sentirsi una bambina normale, come altre, perfino felice.

Quale migliore fortuna, quale migliore risultato a favore di una creatura infelice che trova una propria identità affettiva (è il combinato del secondo e del quarto diritto naturale), un proprio habitat esistenziale congeniale, un proprio mondo, insomma la propria vita? Ma ecco che delle leggi, formule convenzionali di uomini - talora di scarso talento e poveri di sensibilità bioaffettiva - cancellano tutto questo e riportano il soggetto a forza al punto di partenza di chi cerca sé stesso. Ed ecco che degli esecutori zelanti e grossolani, pieni di erudizione cartacea quanto poveri di esperienza umana, fanno funzionare delle leggi, evidentemente errate o inadeguate, con la perentorietà di una mannaia lasciata in caduta libera.

Tali leggi sono, stando così le cose, un condensato di barbarie, che si fanno beffa del Diritto, della logica, della bioetica e della coscienza umana che i rispettivi fautori ed esecutori ovviamente non conoscono.

Gentile Signora, gli obiettori di coscienza contro il servizio militare ottennero la cancellazione di certe leggi avendo messo al di sopra di ogni cosa la propria coscienza di uomini non disposti ad uccidere altri uomini: occorre un’obiezione di coscienza per cancellare o cambiare le leggi che ancora riducono delle bambine innocenti a merce di scambio fra diplomazie di Stato. La esorto a farsi promotrice di tale obiezione di coscienza così riscattandosi anche dalla colpa di avere giustificato sic et sempliciter un’azione che non doveva essere assolutamente compiuta, mettendo delle leggi al di sopra dei diritti naturali e della Sua stessa coscienza di donna e della Sua naturale maternità.

Saluti fraterni.