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LETTERA APERTA AL TRIBUNALE DEI MINORI DI GENOVA
Publie le giovedì 5 ottobre 2006 par Open-Publishing1 commento
di Carmelo R. Viola
La Corte di Appello, assunto il compito di esaminare la nota questione, non ha bloccato la sentenza del Tribunale dei Minori (alias “cose viventi”), in tal modo rendendola esecutiva. Perché abbia assunto il detto compito, resta un mistero per noi profani di cotanta scienza. Così, a sorpresa - come hanno riferito i media, la “cosa” di nome Maria, bambina bielorussa decenne, è stata prelevata, naturalmente da forze dell’ordine, probabilmente in divisa, da un deposito di Stato e trasportata al paese d’origine. Noi, non addetti ai lavori, non possiamo comprendere l’imperatività della legge.
Il contenzioso burocratico-diplomatico tra Italia e Bielorussia si avvia a soluzione e questo, a quanto pare, è l’unica cosa che conti! Imparate, gente e, se potete, tacete. La saggezza giuridica è tutta da scoprire. Le nostre autorità hanno fatto del proprio meglio per sedare i nervi di quelle bielorusse che minacciavano di “saltare” - e questo non sarebbe stato politicamente bello e conveniente: ne sarebbe potuta scaturire una guerra. O no? - perché la cosa, chiamata Maria, la bambina bielorussa decenne, affidata - pare più volte - ad una famiglia italiana, in attesa di una possibile adozione, era stata da questa nascosta per evitare che la bambina, probabile vittima di traumi, ne subisse di altri con il rientro forzato in patria.
I coniugi italiani, affidatari, totalmente decisi di adottarla, si sono affezionati alla piccola Maria, non la considerano una cosa vivente, ma una persona umana, due volte sacra perché ancora una bambina! Hanno ascoltato il racconto della grande-piccola vita: orfana è stata rinchiusa in un istituto specifico dove avrebbe subito delle violenze, pare anche di carattere sessuale. Accanto alla coppia italiana, ha conosciuto il calore di una famiglia, che probabilmente non ha mai avuto, ha sentito il tepore di una carezza sincera, si è costruito un nido di piccole cose in una casa che sente già sua, si è sentita protetta e rassicurata da un nucleo affettivo vero, totalmente diverso dalle cure di protocollo e dalla disciplina di personale impegnato a svolgere un proprio lavoro entro certe ore.
Non è facile scoprire se la piccola Maria abbia mentito, in che e quanto, a proposito delle violenze, ma tuttavia è certo che l’eventuale menzogna o esagerazione ha lo scopo di rendere più credibile la sua repulsione nei riguardi dell’orfanotrofio, risaputamente psicologicamente molto vicino ad una caserma o ad un carcere e, in ogni caso, totalmente dissimile da un nucleo affettivo vero di cui ha scoperto il potere vivificante. Pertanto, l’eventuale menzogna della piccola Maria, usata come espediente di autodifesa, non toglie nulla alla veridicità psico-viscerale del suo racconto.
Ciò è confermato dal fatto che al pensiero del rientro la piccola Maria si mostra terrorizzata, sentendosi ormai parte dei genitori affidatari, manifesta perfino il proposito del suicidio. Quando il potere bielorusso la reclama indietro, appunto come una cosa - secondo i termini di una specie di contratto di commodato o prestito, che prevede la restituzione della cosa alla scadenza del termine! - i genitori affidatari, sentendosi vieppiù interessati al bene della piccola come a quello di una figlia vera - si adoperano di nasconderla sperando che la legge scopra una persona laddove non c’è solo una “ragione del contendere” : quale migliore occasione per perfezionare la pratica dell’adozione? Non era questo lo scopo dell’affidamento? Del nascondiglio si fanno carico le due nonne anche loro affezionatesi alla piccola “nipote” orfana da riscattare dal limbo di un istituto dove l’affettività è una merce venduta da chi ne trae sostegno per la propria esistenza.
C’è una legge biologica, che voi, lavoratori giuridici, certamente conoscete: gli affetti sono manifestazioni naturali che non possono essere prodotti artificialmente. Un’insegnante, carica di spirito materno, si vanta di amare tutta una scolaresca, ma si tratta, tutt’al più, di un “affetto sociale” che non ha niente a che vedere con l’amore verso i propri figli o nipoti. L’amore protettivo, che una coppia senza figli, bisognosa anch’essa di un affetto filiale, sente crescersi in petto per una piccola creatura che cerca quell’amore, è un’altra cosa. E’ il caso dei genitori genovesi per Maria, piccola creatura bisognosa di quell’alimento che è la rassicuranza affettiva, quello che il poppante chiede alla nutrice, assieme al latte!
Non esiste nato della nostra specie - ma anche di specie animali evolute - che chieda solo di “mangiare”: egli ha bisogno di essere rassicurato e il nostro nato lo sente inizialmente attraverso il calore fisico di una persona capace di prendersi cura di lui, persona con cui stabilisce un “rapporto di autoidentificazione”. Il rapporto di affetto-amore richiama direttamente il rapporto di identità con sé stesso. Quanto questo rapporto d’identità sia indispensabile all’equilibrio di una personalità, specie nell’età evolutiva, è un grandissimo capitolo della psichiatria infantile ma, nel caso specifico, pare che le “barbe” della legge l’abbiano totalmente dimenticato!
Le due nonne, di cui parlavamo, “nascondono” la piccola Maria presso un istituto religioso mentre il rappresentante bielorusso reclama con crescente impazienza la restituzione della “cosa giuridica”, naturalmente “in nome della legge” E “in nome della legge” il nostro Stato autorizza quello bielorusso a “scovare” la cosa e la scova per l’appunto, nel suddetto istituto. Un vero giallo internazionale! E vi par poco? La piccola Maria è intenta a giocare al computer e sembra felice, sebbene sempre sul chi va là come una preda che sa di essere braccata. E come una preda le forze dell’ordine (insomma, della legge) “arrestano” la cosa Maria (ne “arrestano la felicità”!) e la conservano in un luogo segreto, in attesa della sentenza della Corte di Appello, la quale, come già detto, non ha bloccato la delibera del Tribunale, che rimane pertanto eseguibile. E lo viene a sorpresa. Quando si dice prontezza della legge! La cosa Maria piange e si dispera (certamente, vi sarete sorpresi nel vedere una “cosa” piangere e disperarsi!) mentre le viene impedito ogni contatto o comunicazione di commiato con la madre affidataria semplicemente affranta dal dolore: con un volo speciale - quanta amorevolezza legale! - viene restituita allo Stato bielorusso, che ne è, a quanto pare, il legittimo proprietario! Il rappresentante del padrone dirà, con stomachevole ipocrisia, che tutto è stato fatto “nel rispetto della legalità” e che la cosa Maria ha viaggiato ed è arrivata tranquilla in un nuovo “reclusorio” (non sappiamo sotto quale effetto di psicofarmaci! ) dove tecnici e addetti alle varie incombenze si prenderanno cura della cosa recuperata. Proprio come di una cosa di valore, che so, di una statua, o addirittura di un’opera d’arte da esporre alla curiosità “culturale” del pubblico, ma pur sempre di una “cosa”!
La TV italiana ci ha fatto vedere più volte il pianto singhiozzante della madre affidataria e la rabbia urlante dell’uomo affidatario, il quale si è anche chiesto ad alta voce che democrazia sia mai questa. A questo proposito non è stato possibile fornirci delle menzogne e prendersi gioco di noi “cittadini sovrani” che osiamo immedesimarci nel dramma psico-affettivo-emozionale di un’entità che per noi, estranei alla maestà della legge, non rappresenta un evento marginale fra questioni di gran lunga più importanti, ma il grande dramma di una piccola creatura umana che ha bisogno di ogni comprensione. Davanti a quel dramma, noi, sedicenti persone civili, ci dovremmo inchinare e riflettere... Ma noi, ignari della rigorosa giustezza della legge, non comprendiamo nemmeno il giochetto di un promesso giudizio superiore, i cui fautori rendono esecutivo quello inferiore e quindi inutile il proprio!
Il potere legislativo (assemblea eletta dal popolo!) può - volendo - produrre un decreto-legge - poniamo sul diritto di “asilo affettivo per infanzia bisognosa” - perfino nel giro di quarantotto ore, sia pure con riserva di approfondimento del caso... Cosa superflua, nel nostro caso, essendo in iter una pratica di adozione ed essendo evidenti tutti i requisiti per concluderla in senso positivo. Può - abbiamo detto - ma tale potere non si è posto nemmeno il problema. Nel quadro generale dei “grandi problemi”, di cui si occupano parlamentari e funzionari ben pagati (talora fin troppo bene), il dramma di una bambina è, come diceva Totò, una “punzellacchera”, una cosa insignificante. “Dura lex, sed lex”: anche per le leggi di un dittatore-boia tipo Pinochet, o per quelle del dittatore di fatto Bush, che gli consentono di derogare dalle norme internazionali in fatto di rispetto dei diritti per i prigionieri di guerra? Non direi. Non possono non esserci le eccezioni.
Nel caso specifico, signori del Tribunale dei Minori di Genova, quella locuzione latina l’avete applicata eccezione anche se l’elemento più rilevante, in fatto e in diritto, sarebbe dovuta essere la volontà di una bambina di dieci anni che chiede un bene vitale che non ha (e che forse non ha mai avuto): per vostra tranquillità di coscienza, potete dire di avere applicata la legge. Caspita, si parla di educazione alla legalità in un paese infestato dalla “mafia”. Ma una sola cosa avete dimenticato, nella “patria del diritto”: il diritto, scoperta biologica e non invenzione burocratica dell’uomo, e padre unico della legge! La fretta con cui avete rispedito con “posta prioritaria” la cosa Maria a Misk ci autorizza a pensare che anche qualche legge possa essere stata calpestata. Lo pensa anche l’on.le Mario Segni, docente di diritto civile (e non è poco, ci pare), il quale ha auspicato che una giustizia giusta possa venire dalla corte europea dei diritti umani ed ha gridato ad alta voce che si vergogna di essere italiano di fronte a cotanta inciviltà. Per concludere, ci limitiamo a capovolgere quell’autocommiserazione di Segni, a cui, per il caso specifico, esprimiamo tutta la nostra stima, e a sussurrare, in una sordina più eloquente, la sola parola: “vergognatevi!”
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1. > LETTERA APERTA AL TRIBUNALE DEI MINORI DI GENOVA, 11 ottobre 2006, 17:12
In questi giorni, a seguito del caso della bambina bielorussa "Maria", una ferita mai rimarginata ed ancora aperta, ha ricominciato a sanguinare.
Sono stata anch’io, una mamma affidataria di una bambina di 5 anni nel lontano 1998/1999.
Lo so, sono passati molti anni, dirà Lei, ma per noi è una ferita costantemente attiva. Il non poter sapere solo ed unicamente se sta bene, se l’hanno fatta curare da uno specialista, ci manda nello sconforto più totale.
So che anche questa volta, sarà il mio solito e vuoto "urlo nel deserto", ma fino a quando avrò vita, non smetterò mai di sperare che qualcuno possa prendersi a cuore questa ingiustizia, non subìta noi adulti, ma una bimba allora di soli 5 anni (mi scusi le ripetizioni).
A suo tempo, seguendo un’altro caso di ingiustizia su una minore, dove il dott. Costanzo ci colpì con una frase: "con il silenzio si generano i mostri" e noi, proprio per non essere rimasti in silenzio siamo stati puniti dalle Autorità, come nel caso della famiglia di Cogoleto.
Ciò che ancora sconcerta è la prepotenza, l’arroganza, la presunzione di chi dovrebbe avere a cuore il destino di bambini, già duramente segnati dalla vita, e per di più affidati ad assistenti sociali, psicologi e giudici che fanno del potere e delle leggi l’unica ragione di esistere.
Ci meravigliamo del governo Bielorusso e di quello Italiano, ma anche chi dovrebbe tutelarli, anche qui in Italia non sono da meno.
Dietro al potente paravento del bene del minore sono perpretati abusi di ogni genere, non esiste possibilità di dialogo nè di mediazione. Esiste solo l’Autorità costituita dei Tribunali dei minori, con cui non è possibile alcun colloquio. La Verità è a senso unico, il decreto è l’unico credo, Dio infallibile di uomini che infallibili non sono e di cui nessuno controlla l’operato.
Non è vero che i minori sono tutelati, perchè altrimenti si dovrebbe indagare su certi Istituti dove sono segnate nefandezze, perchè si dovrebbe controllare l’operato di assistenti sociali dal potere devastante e dalle croniche omissioni, perchè si dovrebbe assicurare aiuto e sostegno alle famiglie affidatarie che lo chiedono nell’interesse del minore, perchè si dovrebbe rispettare una personalità in fieri come quella di un bambino.
Purtroppo il minore è solo un "incartamento", un "fascicolo" su una pila di altri fascicoli, una pratica burocratica da sbrigare senza troppa fatica. Un "pacco" da rifilare a qualcuno purchè non si ponga troppe domande e non dia fastidio alle Autorità; l’importante è non fare richieste, non pretendere risposte, essere ossequienti e rispettosi del Potere.
Bambini con genitori inesistenti, solo anagrafici, ma che mantengono la Patria Potestà; Bambini "depositati" come pacchi negli Istituti, dove non vengono "studiati" ed aiutati; Bambini senza problemi a detta dei cosiddetti esperti, che sono ingestibili quando arrivano nelle famiglie affidataria.
Famiglie affidatarie allo sbaraglio, "prendete il bambino che non ha problemi" e poi chi ha mai più visto un assistente sociale od uno psicologo? Tanto il pacco è stato consegnato a destinazione.
Istituti come depositi, perchè è più importante togliere il minore da un contesto famigliare pericoloso, e magari il vero pericolo è in questi Istituti, dove adulti senza controllo possono fare quello che vogliono, e se vengono scoperti sono impuniti da un reticolo di complicità e di interessi.
Famiglie affidatarie senza voce in capitolo, senza personalità giuridica, senza possibilità di essere credute per quello che hanno visto, ascoltato e fatto. Non importa se si sono fatte in quattro per aiutare una piccola, non importa se hanno studiato ed analizzato i problemi, non importa se hanno amato la bambina. Quello che conta è che hanno denunciato le omissioni, gli abusi, la corruzione e le porcherie di cui sono stati testimoni.
Perchè si deve credere solo alle Autorità? Chi ha costruito questa piramide di potere e di inefficienza? Perchè non può esserci la possibilità di un confronto? Perchè è stato dato tutto questo potere alle assistenti sociali? Perchè non esiste un Organo superiore di controllo sui Tribunali per i minori? Perchè non si aiutano le famiglie dei minori invece di dare sovvenzioni a pioggia negli Istituti?
Sarebbe ora di togliere la polvere sotto i tappeti, i Bambini italiani che hanno subìto le stesse cose, se non peggio, della bambina bielorussa, non sono da meno, o come al solito preferiamo vedere la pagliuzza dello Stato vicino o lontano, pur di non far conoscere le travi che abbiamo nel nostro Paese?