Home > LIBERAZIONE: Passaggio del testimone
di Alessandro Curzi, Rina Gagliardi
Da venerdì, dunque, il nostro giornale ha un nuovo direttore, Piero Sansonetti, che la direzione nazionale del Prc ha nominato con un voto a larghissima maggioranza.
A lui, che si accinge a una nuova, difficile e affascinante avventura politico-professionale, rivolgiamo il nostro benvenuto. Non è solo una formalità dovuta (la forma ha pur sempre il suo valore, in certe circostanze), è un augurio davvero affettuoso e sincero di buono, anzi di ottimo lavoro. Del resto, non abbiamo avuto dubbi nell’avanzare proprio a lui la proposta di venire a dirigere Liberazione: perché è un giornalista eccellente, nato e cresciuto in una grande testata della sinistra come l’Unità; perché, specie in questi ultimi anni, è stato il narratore più efficace delle vicende del movimento, della sinistra ed anche del nostro partito; perché è un comunista moderno, nel senso migliore del termine, capace di coniugare il rigore politico con la curiosità, l’apertura - e quella volontà di innovazione, anche radicale, che è l’opposto del "nuovismo".
Da questo punto di vista, questo cambio di timone del giornale - questo "passaggio del testimone" - è anche un’operazione politica, che si fonde con una soluzione professionalmente ineccepibile. Piero Sansonetti, come è stato detto, viene da fuori, rispetto al giornale e rispetto anche a Rifondazione comunista. Ma bisogna intendersi su questo "fuori": che è in realtà tutto "dentro" sia alle battaglie della sinistra antagonista di questi anni, sia alla nostra storia politica, sia, ancora, alla (rara) specie del giornalismo politico democratico.
Quando parliamo di sinistra alternativa, che cosa intendiamo, in fondo, se non la capacità di rompere gli steccati e di fare un passo vero in avanti nella connessione delle esperienze che hanno messo al centro l’idea di un altro mondo possibile? E quando parliamo di rifondazione della politica, non pensiamo prima di tutto alla necessità di uscire dalla "palla di vetro" dell’autoreferenzialismo, per ricostruire una cultura politica limpidamente anticapitalistica tutta proiettata sul futuro? Liberazione, giornale (felicemente) di partito, giornale piccolo ma non minoritario, può essere, come ha già tentato di essere, uno strumento importante di questo percorso. Noi confidiamo che non si tratti soltanto di una speranza, o di un auspicio.
Per parte nostra, è tempo, prima di tutto, di ringraziamenti. In questi sei anni, faticosi e a tratti anche bellissimi, abbiamo cercato di lavorare sempre al massimo delle nostre capacità e forze, e sempre ci siamo assunti la responsabilità necessaria. Ci siamo sempre spesi, per dirla in un solo verbo, per fare un giornale "fuori dal coro", nel desolante panorama del sistema italiano dell’informazione, per allargare la sua influenza, per farlo diventare sempre di più una vera "necessità" politico-editoriale, contribuendo al tempo stesso alla crescita di una nuova generazione di giornalisti comunisti. In questo lavoro, certo, abbiamo avuto i nostri successi e le nostre delusioni, i nostri conflitti e le (più numerose) concordie. Ma soprattutto abbiamo avuto molti e diversi sostegni, aiuti, incoraggiamenti, riconoscimenti, "critiche costruttive".
A tutti, ora, vogliamo esprimere il nostro grazie più commosso. Ringraziamo, prima di tutto, i nostri lettori, che di un giornale sono i padroni veri, il vero editore collettivo: ci hanno seguito con passione militante, con curiosità, con la voglia permanente di interloquire e di essere protagonisti. Qualche volta ci hanno anche insultato, ma in questo momento (la memoria fa questi scherzi) non ci ricordiamo nessuna brutta parola. Ringraziamo di cuore tutta la redazione e tutto il collettivo del giornale: i nostri compagni-colleghi di quasi ogni giornata, delle chiusure fino a notte inoltrata, delle impaginazioni faticose, della scelta delle copertine e delle controcopertine, dell’organizzazione (e della disorganizzazione) interna, dei titoli di apertura delle pagine come dei box a una colonna.
Siamo grati davvero a tutti, perché tutti sono stati essenziali per il nostro lavoro: dai vicedirettori ai giovanissimi praticanti, dai poligrafici ai diffusori, dagli "inviati speciali" ai grafici. Grazie all’amministratore delegato che ci ha affettuosamente e rigorosamente accompagnato in ogni scelta e al consiglio d’amministrazione con il quale per alcuni mesi abbiamo svolto un lavoro comune. Grazie ai collaboratori, che hanno impreziosito il giornale ogni giorno, con i loro contributi scritti e, talora, con i loro suggerimenti. Grazie al nostro partito, ai suoi dirigenti, ai suoi militanti: è con loro e per loro che Liberazione vive. Grazie al nostro segretario, Fausto Bertinotti, che ci ha sempre sostenuto e certo non ha mai peccato di troppa ingerenza: proprio lui ci ha ricordato uno dei principi cardinali della nostra politica, e delle relazioni tra un giornale e il suo partito. Una autonomia vera, che si costruisce nello spazio che separa il conflitto permanente, o la rottura, dall’appiattimento.
Noi, naturalmente, non ce ne andiamo. Non andiamo via, non andiamo in pensione, non ci ritiriamo: continueremo a dedicare alla sfida della rifondazione comunista il nostro tempo e le nostre energie. Continueremo ad avere questo giornale nel cuore.




