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LO MEJOR DE MI

Publie le venerdì 24 agosto 2007 par Open-Publishing

Regia: Roser Aguilar
Soggetto e sceneggiatura: Roser Aguilar, Oriol Capel
Direttore della fotografia: Isaac Villa
Montaggio: Bernat Vilaplana
Interpreti principali: Marian Alvarez, Juan Sanz, Lluis Homar, Pablo Derqui, Alberto Jiménez, Carmen Machi
Musica originale: Jens Neumaier
Produzione: Escandalo Film
Origine: Spa, 2006
Durata: 85’

Che un amore scorra all’apparenza felice non è assolutamente sintomo di certezza e continuità. La vita riserva sorprese e quando queste mettono a repentaglio la salute può accadere di tutto, dalla fuga alla solidarietà. Fra Raquel, conduttrice radiofonica, e Tomàs, atleta di belle speranza che un’infida epatite mette a repentaglio di carriera e di esistenza, la strada intrapresa è quella dell’amore solidale. L’uomo al ricovero ospedaliero s’abbatte, la ragazza gli è al fianco come un’ombra, lo assiste, lo anima, alla notizia che dovrà subire il trapianto del fegato gliene offre metà del suo. E quando Tomàs supera le iniziali titubanze e i test di compatibilità danno il via libera Raquel è contenta e ottimista. Eppure quella situazione le rivela alcune cose e le insinua il tarlo del dubbio.

Scopre nell’uomo che tanto ama un tratto di falsità: fino a poco prima del malore Tomàs oltre lei frequentava Claudia. Scopre la fragilità di quell’atleta così sicuro di sé che la malattia sta piegando nello spirito prima che nel fisico. Alla spensieratezza è subentrato un fare cupo, scostante, poco gentile. Che differenza con Diego, collega conosciuto in radio, che inizia a corteggiarla e di cui Raquel comincia ad apprezzare l’indole sognatrice. Lei è comunque legata a Tomàs, conduce sino in fondo la sua azione salvifica prestandosi all’operazione di trapianto difficile e dolorosa. Ne sono inevitabilmente coinvolte le famiglie che s’incontrano in un silenzio affranto e rispettoso.

Alla fine tutto va per il meglio. Tomàs si riprende rapidamente, anche l’umore è in risalita e la vaghezza con cui si rapportava alla sua ragazza prima e durante quella brutta esperienza è scomparsa. Per lui concreto e superficiale Raquel le ha donato “il meglio di sé” e questo vuol dire amore eterno. Non per Raquel che il percorso compiuto ha fatto meditare. Il suo è certamente un gesto d’amore ma l’indole generosa magari l’avrebbe portata a compierlo per chiunque. Tomàs non riesce a capire è che “il meglio” della compagna, l’elemento più prezioso, non è tanto il pezzo d’organo donatogli che pure lo fa vivere bensì il senso d’amore con cui lei ha fatto tutto questo.

In ciò i sentimenti dei due differiscono e l’amara scoperta non può non condurre Raquel lontano dall’uomo tanto amato. Dopo tale prova lei che vive di sentimento non riesce più a stargli accanto. Le cose da fare per il futuro che Tomàs le illustra - le cene con parenti e amici sulla terrazza della nuova casa comune, la tintarella da prendere, lo stare vicini il più possibile - non hanno più senso. E Tomàs mestamente lo vede: l’energia, la voglia di vivere della giovane sono scomparse, restano straniamento e tristezza ai quali non può opporsi. Ha riacquistato la vita ma ha perso per sempre il meglio di Raquel.

C’è un bel tratto almodovariano in questo primo lungometraggio della regista catalana (finora impegnata in corti, Cuando te encontre l’ultimo), nel suo introdurre lo sguardo nel quotidiano segnato dal dolore. Lo affronta con tratto narrativo e un’introspezione fatta di riflessioni, dialoghi e silenzi capaci di trasmettere il senso delle emozioni con garbo e intensità, senza concessioni alla retorica. Meno drammatico di un Amenabar o una Bollaìn ma altrettanto significativo.

Enrico Campofreda, 24 agosto 2007