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LO SGOMBERO DELL’ANGELO MAI. VELTRONI E I CARABINIERI
Publie le giovedì 29 giugno 2006 par Open-Publishing1 commento
di Goffredo Buccini
Una delle parole con le quali la sinistra finisce ciclicamente per fare i conti, nelle sue crisi di crescita, è «legge». Law and or der , promise Tony Blair, spiazzando i tories e accingendosi alla sua cavalcata di governo in Inghilterra. «Legalità» è stata, e in parte è ancora, specie in certe aree del Sud, la bandiera della sinistra progressista contro un conservatorismo di sovente intrugliato con mafia e malaffare e, nel nome di tale bandiera, hanno versato il loro sangue leader e militanti della sinistra, valga a ricordarli tutti il sacrificio di Pio La Torre.
Ancora oggi, tuttavia, le cose cambiano, e parecchio, quando si tratta di applicare il concetto di legge non a picciotti, faccendieri o avversari politici ma a giovani che della sinistra hanno il codice genetico. La piccola cronaca di questi giorni a Roma sul tormentone che s’è scatenato attorno all’Angelo Mai è un utile spunto di riflessione sul tema e un difficile banco di prova per un altro leader della sinistra che ha abbracciato la causa della legalità, Walter Veltroni.
L’edificio dell’Angelo Mai, gemma del centro storico al momento nelle mani di un centro sociale, dovrebbe già da tempo essere stato restituito alla sua destinazione: ospitare i ragazzi del Viscontino, non feroci speculatori edilizi ma studenti d’una scuola media, pubblica per di più. Sia detto per inciso: noi non pensiamo, con Gianni Alemanno, che i centri sociali siano realtà da «bonificare». Crediamo invece che essi, di sinistra o di destra, costituiscano una ricchezza nei quartieri. E tuttavia pensiamo che non siano aree extraterritoriali.
Nel caso del Mai, poiché il centro sociale anima, e rianima, il tessuto culturale di Roma centro, a favore dell’occupazione - illegale e abusiva - si sono spesi nomi e volti della sinistra letteraria, teatrale, politica, giornalistica. Fino al paradossale grido di dolore lanciato attraverso il Riformista , e ripreso sul Corriere , dal giovane segretario dei Ds del centro storico, Fabio Nicolucci: «Attenzione, il berlusconismo e la cultura dell’aggiustamento delle regole alla convenienza del momento hanno fatto breccia nel corpo culturale della sinistra».
Traduzione: la legge è legge, e la sinistra che fiancheggia l’occupazione in danno di una scuola media sta prendendo un colossale abbaglio. Il dibattito è più che mai aperto. Al centro sociale vanno offerte alternative serie, il trasferimento (rifiutato) nell’ex cinema Volturno poteva essere una di queste. Ma non v’è dubbio che il complesso debba tornare al suo uso proprio. La nostra Costituzione, appena scampata alle riforme della destra, ci ricorda che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Farsi usbergo di un poster di Guevara non ne rende alcuni più uguali degli altri. Dunque, il Comune tratti e tratti ancora, fino a un minuto oltre il possibile, con gli occupanti. Poi, ove dalla trattativa venissero solo rinvii sine die , ci si decida, a malincuore, a fare una cosa di sinistra: chiamare i carabinieri.
L’ARTICOLO DI PAOLO FOSCHI
«Angelo Mai libero entro il 15 luglio» L’impegno del delegato del sindaco. Gli occupanti: «Non ce ne andremo»
«Entro il 15 luglio l’Angelo Mai dovrà essere liberato. Andiamo avanti nel dialogo per trasferire le attività in spazi adeguati. Ma alla data prestabilita consegneremo l’edificio alla ditta che deve ristrutturarlo. Lì, come era stato deciso prima dell’occupazione, andrà il Viscontino, la scuola media voluta dagli abitanti»: Luca Odevaine, vicecapo di gabinetto del sindaco, ieri ha ribadito la linea del Campidoglio sulla vicenda dell’ex convitto occupato due anni fa al rione Monti. Nonostante le proteste di Rifondazione e di alcuni esponenti degli stessi Ds, Walter Veltroni ha dunque deciso di ripristinare la legalità. Per usare le parole del quotidiano il Riformista, sarebbe la «svolta cofferatiana» della Capitale. Ordine e legalità, come a Bologna. A costo di scatenare l’ira degli alleati.
«Non siamo un centro sociale, siamo un laboratorio culturale nel centro della città. Non andremo via», commenta Giorgina Pilozzi, che cura gli eventi. «Apprezziamo le attività culturali svolte, per questo ci siamo impegnati a trovare sedi alternative: abbiamo proposto il teatro Volturno, in pieno centro, ma non lo hanno voluto. Abbiamo trovato a spese nostre un bellissimo ex fienile all’inizio dell’Appia Antica. E ora non vogliono nemmeno questo...», ribatte a sua volta il delegato del sindaco. «L’Appia Antica? E troppo lontana...», tagliano corto gli occupanti.
E mentre la difficile trattativa va avanti, l’Angelo Mai è diventato uno spinoso caso politico. Un test per la capacità di coabitazione fra il legalitarismo della sinistra moderata e l’anima «disubbidiente» di Rifondazione e compagni. «Io però mi ritengo della sinistra socialdemocratica - dice il giornalista Pierluigi Diaco - e non sono d’accordo con Veltroni. Quella dell’Angelo Mai è un’esperienza unica. Vengono svolte attività di livello altissimo. Certo, si può e di deve discutere su come ridurre i disagi per gli abitanti. Ma la soluzione migliore è trovare un’altra sede per la scuola».
Diversi artisti e uomini di cultura sono scesi in campo per sostenere le ragioni degli occupanti: dal musicista Vinicio Capossela, allo scrittore Stefano Benni; da Leo Gullotta a Philippe Leroy. Gli abitanti invece fanno il tifo per la scuola: lamentano caos e rumori, da quando sono arrivati gli artisti in via degli Zingari. «Ma il centro storico non è dei residenti, è patrimonio di tutti», replicano gli occupanti. «Ma non è nemmeno di chi se lo prende illegalmente», dicono dal Campidoglio.
Paolo Foschi
Messaggi
1. > LO SGOMBERO DELL’ANGELO MAI. VELTRONI E I CARABINIERI, 19 luglio 2006, 18:03
Consiglio Comunale - Gruppo Consiliare
Comune di Roma
Partito della Rifondazione Comunista
Sinistra Europea
COMUNICATO STAMPA
“Non esiste una contrapposizione tra cultura e diritto allo studio. L’esperienza dell’Angelo Mai deve essere garantita e non rimossa dall’agenda della nostra amministrazione capitolina”
Dichiarazione di Adriana Spera Capogruppo al Comune di Roma
del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
“Dopo più di un mese di incontri e di iniziative pubbliche sul futuro dell’ex convitto “Angelo Mai” apprendiamo oggi dalla stampa che si sarebbe giunti ad un accordo tra l’amministrazione capitolina e gli occupanti dello stabile, con il trasferimento di questi ultimi nell’ex circolo bocciofilo a via delle Terme di Caracalla, così da poter permettere l’inizio dei lavori di ristrutturazione del vecchio stabile al rione Monti che dovrà successivamente ospitare gli alunni dell’attuale scuola media statale “Viscontino”.
Come Rifondazione Comunista abbiamo sin dall’inizio sostenuto le ragioni delle famiglie degli studenti, individuando per primi lo stabile come possibile soluzione per le annose ed irrisolte esigenze della scuola media di via IV Novembre e, successivamente, lette le richieste degli occupanti ne abbiamo condiviso l’esperienza e la loro pregevole sperimentazione di laboratorio teatrale che ne ha fatto, ormai da quasi più di due anni, un centro socio-culturale all’avanguardia di rilevanza nazionale, le cui attività hanno visto la partecipazione e l’impegno di moltissimi nomi eccellenti della cultura.
Non abbiamo mai creduto che l’appoggiare le ragioni degli occupanti fosse un non voler riconoscere la giusta richiesta di garantire il diritto allo studio sostenuta dalle famiglie degli studenti. Scuola e cultura fanno parte dello stesso percorso di realizzazione e di arricchimento permanente del cittadino.
Non esiste per noi una contrapposizione tra cultura e diritto allo studio, tra bisogno di esercitare un pensiero creativo e la garanzia costituzionale di poter valersi di percorsi scolastici svolti in locali idonei e sicuri.
Per tali ragioni restiamo fermamente convinti che l’esperienza dell’Angelo Mai debba essere garantita, con impegni chiari e tempi ben precisi, e non rimossa dall’agenda della nostra amministrazione capitolina.”
Roma, 19 luglio 2006
La Capogruppo PRC – SE
On. Adriana Spera