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La Bolivia diventa socialista. Approvata la Costituzione “indigena”
Publie le lunedì 26 gennaio 2009 par Open-PublishingLa Bolivia diventa socialista. Approvata la Costituzione “indigena”
di Tommaso Vaccaro
“La votazione di oggi decide che tipo di Paese sarà la Bolivia”, aveva detto il presidente Evo Morales qualche ora prima di conoscere il risultato del referendum costituzionale. E così i boliviani per il 60%, circa, hanno optato per una forma radicalmente nuova di Stato, quella del cosiddetto “Socialismo indigeno”.
3,9 milioni di cittadini del paese latino americano si sono recati ieri alle urne per dare un loro Si o un No alla nuova Costituzione, fortemente voluta dal primo presidente indigeno della storia boliviana.
Già dai primi risultati è però emersa una profonda spaccatura politico-territoriale. Una divisione che ricalca in maniera abbastanza fedele le posizioni emerse nella recente crisi tra le regioni ricche e a maggioranza bianca, sollevatesi anche con le armi contro il presidente Morales e le aree più povere e a maggioranza indigena. Se nell’Occidente del Paese, infatti, il 72% dei cittadini ha dato il suo sostegno alla Carta Magna socialista e solo il 28 percento l’ha respinta, nella cosiddetta “mezza luna”, il 63 per cento ha invece detto No al progetto di Morales contro il 38 percento, espressi per il Sì. In bilico, invece, il dipartimento di Chuquisaca, dove il Si è al 51 percento e il No al 49 percento.
Nonostante ciò, l’approvazione del nuovo Testo è ormai una realtà. Quella di ieri è stata una votazione controllata da centinaia di osservatori internazionali, che ne hanno certificato la validità. Per il Paese andino si tratta della prima Costituzione approvata democraticamente, visto che la precedente aveva ricevuto il solo avallo del Parlamento.
Ed alle nove di ieri sera (le due della notte in Italia) il presidente aymara Evo Morales si è affacciato al balcone del Palacio Quemado, a La Paz, per salutare i suoi sostenitori e comunicare loro la buona notizia. Il Capo di Stato ha assicurato che applicherà la Costituzione “in tutti i suoi aspetti”. “Qui finisce il passato coloniale. Qui finisce il neoliberismo. Qui finisce il latifondismo. Agiremo e governeremo come ci chiede il popolo boliviano, e il popolo ha rifondato la Bolivia” ha detto Morales non senza commozione.
I punti cardine della svolta
La nuova Bolivia sarà uno “Stato Unitario Sociale di Diritto Plurinazionale Comunitario, libero, indipendente, sovrano, democratico, interculturale, decentralizzato e con autonomie”. Parole chiave, queste, riportate nel primo articolo del nuovo testo costituzionale, che chiudono definitivamente il capitolo coloniale e quello dell’apartheid politica e culturale delle comunità indigene. Un processo apertosi con l’elezione, tre anni fa, del sindacalista Morales e che con la votazione di ieri arriva al suo pieno compimento.
Il modello economico previsto è di tipo plurale. Viene cioè riconosciuta la forma economica privata, ma viene anche fortemente garantita quella collettiva e i valori della solidarietà e della “redistribuzione equa” dei beni tra la popolazione del paese, diventano i punti centrali del nuovo corso boliviano.
La nuova costituzione mette, inoltre, fine al latifondismo. L’articolo 398 limita a 5mila ettari l’estensione massima delle proprietà terriere. Viene inoltre stabilito che sarà necessario in futuro ottenere l’approvazione dei comunità indigene prima di poter sfruttare risorse naturali nel loro territorio.
Risorse naturali che, in una certa misura, “appartengono” a la “Pachamama” (la madre terra, intesa come divinità tra le popolazioni indigene) che non “sta sopra” la Terra, ma è la Terra stessa.
Anche per questo e per il carattere “plurale” della nuova società boliviana, le ricchezze naturali sono intese come beni comuni “di proprietà sociale”, e per essi si riconosce solo “l’uso” e “lo sfruttamento”, purchè “responsabile e pianificato” e finalizzato al “benessere” della collettività e delle generazioni future. In materia di risorse naturali, il presidente Morales alla vigilia del referendum di domenica ha inoltre annunciato una nuova ondata di nazionalizzazioni in materia di gas naturale. Nazionalizzazioni che già in questi tre anni hanno permesso al paese di risollevarsi dalla pesante crisi economica vissuta negli ultimi decenni.
In questo processo di integrazione della popolazione, una parte importante sarà giocata proprio dalle comunità indigene, 36 in tutto, che riassumeranno un importante ruolo politico e culturale all’interno delle istituzioni boliviane e del territorio nazionale. Un ruolo, questo, per lungo tempo negato dalle oligarchie “bianche” dei grandi proprietari terrieri.