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La Cassazione chiude la partita: "Ha vinto l’Unione"

Publie le venerdì 21 aprile 2006 par Open-Publishing

di Frida Nacinovich

La notizia c’è, anche se è vecchia di una settimana: L’Unione ha vinto le elezioni. La Corte di Cassazione cancella le ombre agitate dalla casa berlusconiana delle libertà. Di colpo, alle sei del pomeriggio, diventano frammenti di storia passata le immagini del leghista Calderoli che si affanna lungo i corridoi del Palazzaccio di piazza Cavour.

L’ex ministro (l’indossatore di magliette anti-Islam) avrebbe voluto far annullare 45mila voti all’Unione. Niente da fare. Diventano frammenti di storia - da dimenticare il più presto possibile - anche le conferenze stampa del forzista Antonio Tajani, inutilmente proteso nel tentativo di far rivotare gli italiani all’estero. Mirko Tremaglia invece ha capito che ha vinto l’Unione, lui è già passato al piano “b” (o “c”, o “d”, a piacere). «Uno degli eletti all’estero ha già cambiato idea, è dei nostri - annuncia il ministro degli italiani del mondo - l’Unione non ha più la maggioranza a palazzo Madama». Le cose però non stanno così, Tremaglia rischia di sbagliare i conti un’altra volta.

La Corte di Cassazione chiude il sipario sulla più lunga “vacatio” post elettorale della storia repubblicana, con una dichiarazione che certifica la piena legittimità del voto. L’Unione di Romano Prodi ha vinto, la Casa delle libertà di Silvio Berlusconi ha perso le elezioni. Per il centrosinistra 19.002.598 voti, quasi 25mila in più del centrodestra, fermo a 18.977.843. Maggioranza, dunque, sia alla Camera (348 seggi su 630) che al Senato. Dopo il riconteggio delle schede la coalizione vincente perde solo 500 voti rispetto alle cifre precedentemente fornite dal Viminale. La destra non ha vinto, ritenta, gli va male anche questa volta.

Il centrodestra berlusconiano reagisce male, come suo costume. Eccezion fatta per i centristi dell’Udc che fanno gli auguri al vincitore. A Romano Prodi.
Conferenza stampa a piazza santi Apostoli. Il Professore sorride, finalmente è arrivata la conferma della vittoria dell’Unione. Ora Romano Prodi chiede di archiviare le polemiche: «Chi vince ha il diritto-dovere di fare un buon esecutivo. Vogliamo guadagnare la fiducia degli elettori della Casa delle libertà». E Berlusconi? «No, non mi ha chiamato. Aspetterò, aspetterò, aspetterò e nel lungo periodo sono sicuro che lo farà». All’ora di cena il telefono di Prodi è rimasto muto, nessun segnale da palazzo Grazioli.

Alle sei di pomeriggio sono state confermate le indiscrezioni lasciate trapelare all’ora di pranzo dal tg di Sky. La notizia della vittoria dell’Unione è stata anticipata dalla televisione di Rupert Murdock, i giudici del Palazzaccio hanno smentito ma il segnale era chiaro. L’ultimo blitz, dopo i reiterati appelli a rinviare l’annuncio dei risultati delle urne e le minacce di ricorsi, porta la firma del leghista Roberto Calderoli. Ancora lui. L’ex ministro delle riforme si è presentato all’ufficio elettorale della Suprema Corte, proprio mentre i giudici mettevano a punto gli ultimi dati, e ha giustificato la sua visita con l’intenzione di «presentare un’integrazione all’istanza già presentata ieri» relativa ai voti della Lega Alleanza Lombarda (che secondo lui si sarebbero dovuti sottrarre al totale dell’Unione nonostante l’apparentamento). Nulla da fare.

La Cassazione lo mette a tacere con una nota laconica: «Si è ritenuto di dover determinare la cifra elettorale nazionale della coalizione avente come unico capo Romano Prodi tenendo anche conto dei 44.589 voti conseguiti nella circoscrizione Lombardia 2 dalla lista Lega per l’autonomia. Alleanza Lombarda. Lega pensionati». Stessa sorte per le lamentele degli eurodeputati azzurri Antonio Tajani e Mario Mauro, che da Bruxelles avevano chiesto di congelare il voto degli italiani all’estero. Nulla da fare. Alla Cassazione, dopo aver ricevuto da tutti gli uffici elettorali circoscrizionali gli estratti dei verbali delle loro operazioni, è bastato fare due conti. Per ribadire che in Italia gli elettori decidono chi governa, e hanno scelto l’Unione.

In attesa di un commento di Berlusconi, rientrato a Roma e chiuso a palazzo Grazioli con i leghisti Calderoli e Maroni, la Casa delle libertà si divide di fronte al verdetto della Cassazione sulle elezioni. Il forzista Giulio Tremonti non si dà pace. Pretende «un supplemento di controlli». Un’inesausta serie di verifiche: «Ci sono le corti di appello, ci sono le giunte del nuovo Parlamento... Poi, alla fine di tutti i controlli, è giusto che chi avrà anche solo un voto in più vincerà le elezioni». Insomma, non è ancora venuto il momento per riconoscere la sconfitta, almeno per lui. Anche il coordinatore azzurro Sandro Bondi, la voce (del padrone) di Forza Italia evoca inesistenti controlli ancora da effetturale: «Restano perciò impregiudicate le riserve che abbiamo avanzato e che continueremo a far valere nelle sedi opportune».

Completamente diversa la reazione del segretario Udc Lorenzo Cesa, che si congratula prontamente con il vincitore: «Nel momento in cui la Cassazione sancisce la vittoria dell’Unione alle elezioni politiche per la Camera dei deputati, rivolgo a Romano Prodi il nostro augurio di buon lavoro nell’interesse dell’Italia e degli italiani». Dal suo predecessore Marco Follini un duro monito rivolto direttamente a Berlusconi: «Il risultato c’è e i custodi della democrazia dell’alternanza non possono che prenderne atto. Spero che Berlusconi scelga di sfidare il centrosinistra sul terreno della politica e lasci gli azzeccagarbugli al loro destino». Amen.

Resta a metà del guado, incerto, il portavoce di An Andrea Ronchi: «Prendiamo atto delle decisioni della Cassazione - dice - Rimane il problema posto dal ministro Calderoli». Eppure il ricorso dell’ex ministro leghista contro la Lega Alleanza Lombarda è stato respinto. Tant’è.

Unione in festa, Casa delle libertà in ordine sparso. I forzisti non si arrendono, come gli ultimi giapponesi asserragliati nelle isole del Pacifico ben oltre la fine della seconda guerra mondiale. E Berlusconi tace, non è un atteggiamento da Cavaliere.

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