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La Catena di San Libero 10 aprile 2007 n. 352

Publie le lunedì 9 aprile 2007 par Open-Publishing

di Riccardo Orioles

Storia d’Italia. Nel quartiere più popolare della città, quello di cui
si parla (solo) quando c’è qualche rapina, c’è un’unica scuola media,
l’Andrea Doria, affittata dal comune (in Sicilia spesso le scuole non
si costruiscono ma si affittano da proprietari amici). Le padrone
dell’edificio sono le suore orsoline. Purtroppo il comune di Catania
non è il meglio amministrato d’Italia, e in cassa non c’è più una
lira. Le suore, visto che di pagare non se ne parla, sfrattano la
scuola. Il comune ne prende atto, e tutto finisce lì: un altro
centinaio di bambini per la strada, e chi s’è visto s’è visto. Alla
prossima rapina, o al prossimo casino allo stadio con morto ammazzato,
ci faremo su un bel dibattito su quanto sono abbandonati i quartieri.

Ma non finisce lì: nel quartiere c’è un gruppo che fa volontariato lì
da quasi vent’anni, si chiama Gapa, il "capo" è il mio ex fotoreporter
di quando facevo lì cronaca nera (ne parliamo un’altra volta: la
differenza fra me e lui era che in caso di guai io potevo scappare
prima mentre lui doveva restare lì a fare le foto) e abita in un
capannone riattato coi soldi dei valdesi (più generosi delle
orsoline). Giovanni e gli altri tizi del Gapa, altro che "finisce
così": armano un casino nel quartiere, mobilitano tutte le mamme dei
piciriddi, minacciano manifestazioni e sfracelli. Le mamme occupano la
scuola.L’assessore, imbarazzatissimo, dice che "forse, non so…".

Morale della favola: la scuola rimane aperta, il comune (con le
orsoline) fa marcia indietro. "GRANDIOSA MOBILITAZIONE POPOLARE/
SALVATA L’UNICA SCUOLA DEL QUARTIERE" titolerebbe oggi Lotta Continua,
se quelli di Lotta Continua non si fossero ancora venduti a
Berlusconi. "Lavoratori, compagni, ancora una volta l’unità popolare…"
comizierebbe l’onorevole del Pci nel quartiere. Ma il Pci non più, ed
è molto tempo che gli onorevoli – compresi quelli di sinistra - non
vanno più nei quartieri.

Comunque, qui festeggiamo, Giovanni e io, e gli altri matti. Giovanni
l’avevo rivisto da un po’ più di un anno, quando sono tornato in
Sicilia. Dice che voleva fare un giornaletto dei quartieri (si chiama
i Cordai, esce da un anno e non è male) e voleva una mano dal suo
vecchio collega di nera. E’ venuto a prendermi alla stazione, però non
guidava lui ma una ragazza. Lui era davanti, tranquillo, io dietro e
chiacchieravamo tranquillamente. Arrivati al capannone la ragazza è
scesa, ha aperto la porta a Giovanni e l’ha aiutato a scendere. E solo
in quel momento mi sono accorto che Giovanni, in effetti, non ci
vedeva più. "E’ stato l’hanno scorso – mi hanno detto- Ma lui non s’è
scoraggiato, continua a lavorare al quartiere, ha organizzato un
doposcuola".

E ora, tutti al dibatito sui Grandi Problemi della sinistra. Sul
Chi-siamo-e-cosa-vogliamo, sui Valori-da-trovare-ma-quali, sul
Papa-unico-maestro-d’etica e su tutta l’altra mercanzia. Non penso che
io e Giovanni avemo molto tempo per intervenire.


E’ in edicola Casablanca (vedi figurina). Grazie a tutti quelli che
hanno scritto solidarietà per la storia del computer che ci hanno
rubato (brutta storia quando ti rubano un computer solo trascurando
tutto il resto. Ma vabbè). Solidarietà che ci serve? Abbonarsi,
diffondere nelle varie città il giornale, dare una mano,
co-organizzare.


Guerra al crimine. Tre mesi a Roberto C., 70 anni: aveva appena rubato
dieci centesimi (due pezzi da cinque) da un telefono telecom, in una
cabina. Se erano dieci miliardi (del genere gangster di Chicago, per
usare la fiorita espressione di uno del ramo) a quest’ora lo facevano
minimo Supermegamanager, con tanto i interviste in ginocchio.


Italia. Politica, giornalismo e prostituzione: contiguità. Vallette
fanno i giornali, giornalisti si prostituiscono, politici ricattati da
tutti quanti.


Claudio Fava: "Bello il codice di autoregolamentazione dei partiti. A
Trapani, difatti, Margherita e Ds stanno già candidando a sindaco un
tizio indagato per concorso in corruzione, Buscaino".
(A proposito di Fava: Ciancio, editore-direttore dell’unico giornale
di Catania dichiara candidamente che non pubblicherà mai nessuna
notizia sui di lui perché gli sta antipatico, e dunque lo cancella
dalla realtà. Ciancio è iscritto al’Ordine dei Giornalisti. Come mai
non è stato espulso?).


Come mai. Domanda sbagliata: come mai a Trapani hanno arrestato (per
mafia) l’ex vice di Cuffaro, Bartolo Pellegrino? Domanda giusta: come
mai a Trapani hanno arrestato (per mafia) l’ex solo vice di Cuffaro,
Bartolo Pellegrino? Domanda giusta numero due: come mai la gente di
Trapani non si ribella? Non ne sa niente?

Parziale risposta alla domanda numero due: la gente non si ribella
perché i mafiosi come Pellegrino vengono coperti dai giornalisti come
Peppe Rizzo. Esempio: "E’ sciocco dividerci fra mafiosi e antimafiosi
quasi che in mezzo non ci fossero le tante persone oneste e dabbene
che vogliono soltanto vivere a lavorare in pace. La buonanima di
Leonardo Sciascia descrisse efficacemente la figura torbida del
professionista dell’antimafia, un tizio che specula sul fenomeno per
trarne vantaggio personale".

Peppe Rizzo, di Telesud Trapani, ha per direttore tale Rocco
Giacomazzi. Colleghi (di redazione, non di altro): Mario Torrente,
Bartolo Giglio, Wolly Cammareri, Ninni Canonizzo. Politici incensati:
Antonio D’Alì, presidente della Provincia Regionale di Trapani.
Proprietari: "All’Ifit del Sen. D’Alì si è affiancata nel 2003 una
cordata di professionisti ed imprenditori cui azionista di riferimento
è la famiglia Marino". Presidente Massimo Marino


Tradizioni popolari. A Corleone, dopo diversi anni di divieto,
riammesso l’uso del burqa (cappuccio) per i maschi adulti nel periodo
pasquale. A Catania, dopo qualche settimana di divieto, riammessi i
tifosi locali a devastare liberamente gli stadi italiani.


Alta politica 1. "Niente preferenze alle elezioni, le preferenze sono
un rimedio peggiore del male" (un cervellone del centrosinistra,
Giuliano Amato).


Alta politica 2. "Fermare subito il referendum, perché sfascia il
Partito democratico" (altro cervellone del c.s., Francesco Rutelli).


Alta politica 3. "E Mussi la deve piantare di farmi i sermoni sul
partito democratico!" (altro cervellone ancora, Piero Fassino,
sfogandosi con Bobo Craxi e i suoi amici)".


Alta politica 4. "E il Meridione bla e bla e la cultura bla bla e
l’Europa bla e i giovani bl…" (il Presidente della Camera S.E.
Bertinotti. Dove? In una università di provincia, invitato dal Rettore
Salvo Andò. Andò chi? Beh, chiedetelo a qualcuno che sta in Sicilia).


Liberazione della teologia. Che cosa puo’ capitare di peggio a chi
rischia la vita per annunciare ai poveri il messaggio di liberazione
del Vangelo? La risposta e’ semplice: una bella condanna ufficiale del
Papa, che ti lascia ancora piu’ solo e piu’ in pericolo. E’ quello che
e’ accaduto al teologo gesuita Jon Sobrino, che vive a San Salvador
nella stessa casa in cui, nel 1989, quattro sacerdoti gesuiti sono
stati assassinati da uno squadrone della morte assieme alla loro cuoca
e alla figlia della donna. La Congregazione per la Dottrina della
Fede, organo del Vaticano, ha impiegato tre anni per studiare i libri
di Sobrino intitolati "Gesù Cristo Liberatore. Lettura
storico-teologica di Gesù di Nazareth" e "La fede in Gesù Cristo.
Saggio a partire dalle vittime", scritti rispettivamente nel 1991 e
nel 1999. Al termine di un lungo processo la congregazione ha concluso
che in questi libri ci sarebbero "certe proposizioni non conformi con
la dottrina della Chiesa". Secondo il teologo domenicano brasiliano
Frei Betto, Sobrino "è accusato del fatto che nelle sue opere
teologiche non dà un’enfasi sufficiente alla coscienza divina del Gesù
storico". In parole povere Sobrino nei suoi libri non ha negato la
divinita’ di Gesu’, ma non l’avrebbe sottolineata abbastanza,
meritando un cartellino giallo da parte del Vaticano. Un cartellino
che inizialmente sembrava rosso, dal momento che la punizione
inizialmente ipotizzata era il divieto assoluto di insegnare teologia
con l’obbligo di sottoporre tutti gli scritti futuri ad una preventiva
censura vaticana prima della loro approvazione. Fortunatamente queste
sanzioni non si sono concretizzate, anche per la reazione dei gesuiti,
e la "notifica" da parte del Vaticano ha avuto come unico scopo quello
di rimarcare la differenza tra il pensiero di Sobrino e quello della
chiesa di Roma.
Come mai tutto questo accanimento contro la Teologia della
Liberazione? Per Frei Betto "quel che c’è dietro la censura a Jon
Sobrino è la visione latinoamericana di un Gesù che non è bianco e non
ha gli occhi azzurri. Un Gesù indigeno, negro, scuro, emigrante". Don
Alberto Vitali di Pax Christi sostiene che in Vaticano "si dovrebbe
riflettere su quanto certe condanne della Teologia della Liberazione
abbiano fatto il gioco degli squadroni della morte in tutta l’America
Latina e farne ammenda". [carlo gubitosa]


Memoria. Il 31 marzo 1995 Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio
del Registro di Foggia, viene ucciso in un agguato. Qualche giorno
prima aveva denunciato numeroso illegalità avvenute nel suo ufficio.
Le indagini vanno avanti con molte difficoltà per nove anni, quando il
caso viene archiviato per il decesso, avvenuto in uno strano
incidente, dell’ unico sospettato. Tra quelli che si ostitnano a non
dimenticare ci sono i ragazzi del sito satirico Bengodi/Benfoggianius.
[sandro simone]
Bookmark: www.bengodi.org/marcone


Giangiacomo è morto e Carlo è ubriaco. E alla Feltrinelli i nuovi
supermegamanager bocconiani decretano: "Mai più in Feltrinelli Mucchio
Selvaggio. Hanno fanno fatto un’inchiesta in cui dicono che siamo dei
supermegamanager bocconiani".


Lorenzo Tarantino wrote:
< L’Albero della Vita", un movimento ecologista che non solo spiega il
problema dei mutamenti climatici, ma offre anche soluzioni concrete e
fattibili. Penso che i lettori di San Libero potrebbero essere
interessati >
www.alberodellavita.altervista.org


Lillo Venezia wrote:
< Con la presente per farvi sapere che non parteciperò più ad alcuna
riunione dei DS a qualsiasi livello e grado. Infatti, per quanto mi
riguarda, ritengo conclusa la mia militanza nel partito.
Ringrazio le compagne ed i compagni che in questi anni mi hanno
sopportato e spero cmq di lasciare un buon ricordo che con molto
affetto in ogni caso ho verso di voi.
La mia storia politica è iniziata tantissimi anni fa, a Siracusa,
nell’67. Prima nella Federazione Giovanile Comunista, che fino ad
allora mi sembrava la Federazione Gioco Calcio. Subito occupazione del
ponte di Ortigia contro i licenziamenti in una fabbrica nella valle
della baia di Augusta, scontri con la polizia, poi l’occupazione delle
case in un quartiere di Siracusa, Santa Panagia. Quindi i cortei per i
compagni arrestati ed in seguito l’adesione al nascente movimento
Lotta Continua (a Siracusa ed in Sicilia). Poi anni ed anni di lotte,
cortei, ciclostilare, volantinaggi a tutte le ore (soprattutto alle
cinque di mattina) davanti alle fabbriche del siracusano e poi davanti
alle scuole subito dopo. Quindi gli scontri anche con i fascisti che
venivano in una sorta di spedizione anche da Catania, pensando di
avere vita facile.
Nel frattempo coltivavo il mio sport preferito, il calcio, che ho
fatto per tanti anni giocando piuttosto bene (probabilmente avevo un
avvenire non dico d’oro, ma sicuramente d’argento), marinavo la
scuola, andavo già fin d’aprile a mare per lunghe nuotate, circuivo
insieme a tanti play boy siracusani le ragazze straniere che in
primavera arrivavano in gita-studio.
Finalmente l’Università, le lotte per il diritto allo studio, per
avere più case per gli studenti e le studentesse (in quest’ultimo caso
la Sicilia ha cercato di mettersi di traverso, senza però riuscirci),
per più mense, per i trasporti, per le borse di studio, il
contrapporsi duramente e pericolosamente ai fascisti, soprattutto
nelle scuole e all’ Università, che credevano a torto "cosa loro". La
apertura della sede di Lotta Continua a Catania (ricordo ancora la
prima riunione in sede con la luce delle candele ed alla presenza di
una decina di compagne e compagni).
Quanta storia, ma questo è solo una sintesi dell’inizio. Credo che da
ora in poi userò il tempo della politica per raccontarmi. Chissà potrà
servira a qualcuno. Alla prossima, Lillo Venezia >


La Catena. Sempre più rara, quasi da collezione. :-(


Antonella Consoli wrote:

< Speriamo
che
questo adesso
passi
e in fretta
come un
treno
nella notte >
(1987)


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