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di riccardo orioles
Il partito dell’antimafia, in Sicilia e al sud, conta circa il
quindici-venti per cento dei voti. Non è un partito politico, e non lo
sarà tanto presto: è semplicemente l’insieme delle persone i cui voti
sono relazionati anzitutto alla volontà di contrastare il principale
problema che vivono, lo strapotere mafioso. Questi voti sono in
massima parte di centrosinistra ma non coincidono organizzativamente
con esso. Ci sono anzi diverse zone del sud in cui la forza
organizzativa, e i voti, della società civile organizzata superano
quelli della sinistra ufficiale. A Catania e a Messina, ad esempio, la
sinistra ufficiale è ormai sotto il quindici per cento; e sopravvive
elettoralmente quasi esclusivamente grazie agli antimafiosi di base. I
cui voti però non sa gestire, e continua a riceverli solo per la paura
incombente di una destra mafiosa.
E’ la classica situazione del "partito che non c’è". Quella che, nei
primi anni ’90, portò alla rapidissima crescita della Rete. Fu un
episodio esemplare: è fallito per due motivi precisi. Il primo, che la
Rete rinunciò prestissimo ad essere una rete, per trasformarsi in
partito tradizionale. Il secondo, l’incontrollato leaderismo, che
allora si chiamava carisma. Quelli che avrebbero potuto essere, e
inizialmente erano, i portavoce e gli aggregatori di un larghissimo
movimento popolare finirono per essere dei notabili come tutti gli
altri: onesti, coraggiosi e pieni di buone intenzioni ma
sostanzialmente oligarchici, nel quadro della vecchia politica e della
vecchia cultura.
Con tutto ciò, sulla Rete c’è molto da riflettere. E’ una parola molto
meno strana di prima. Intanto, oggigiorno è molto più facile pensare a
una rete - oggi che abbiamo l’internet - che a una Rete.E poi, gli
errori insegnano. Stavolta, per esempio, se dovessimo eleggere dei
parlamentari - o dei sindaci o dei consiglieri locali - staremmo
attentissimi a non farne dei notabili, a non metterli su un
piedistallo. Potremmo (ad esempio) pre-obbligarli a dimettersi dopo
due anni, creando così una figura nuova di politico non-professionale,
controllato non solo da strutture "di partito" (che potrebbero anche
non esserci) ma proprio dalla rete. Potremmo decidere in rete, ogni
mese o due, le cose da fare (i "tavoli dei partiti" diventerebbero
obsoleti). Creeremmo una classe politica intermedia di alcune decine
di migliaia di persone, serie, non prive d’esperienza e di creatività,
collegate fra loro.
Potremmo. Probabilmente lo faremo spontaneamente, quando il
centrosinistra finirà di rilocarsi, fra un anno o due. Probabilmente
comincieremo a farlo proprio qui dal sud (dalle parti di Locri è già
nata una "rete per la Calabria"). Intanto non rassegnamoci per sempre
a votare Crisafulli per paura di Cuffaro, perché è una situazione
forzata, che non può durare. Il compito di chi ha memoria, in questa
momento, è esattamente questo: accettare il meno peggio per ora
(nessuno ha voglia di fare il qualunquista o di favorire le destre),
ma sapendo che è un "meno peggio" e che è un "per ora". E sapersene
ricordare al momento opportuno.
* * *
Il principale sostegno dei poteri di fatto, al sud, è il sistema dei
media, che sono o integrati o collusi. Ma non per colpa dei Ciancio:
per colpa nostra. L’informazione di destra, infatti, è debolissima:
giornali poco venduti, giornalisti impopolari. Ma quella di sinistra
non riesce a mettersi insieme. Un "giornale" di sinistra - nel senso
attuale della sinistra: e cioè antimafioso - avrebbe un bacino di
lettori, da subito, molto maggiore di quelli del potere. Gli
basterebbe di esistere. E non esiste solo perché noi siamo divisi.
Oggigiorno, peraltro, un giornale non ha neanche bisogno di essere di
carta (solo di carta) per essere tale. C’è - ancora una volta - la
rete. Eppure non riusciamo a usarla. Piagnucoliamo sulle nostre
debolezze, ma poi restiamo ognuno per conto suo.
* * *
Ecco, l’anno che viene per me sarà un altr’anno di lavoro per queste
due cose precise: un "partito" (che non dev’essere assolutamente un
partito) e un "giornale" (che non dev’essere un giornale). Due cose
possibili, del tutto alla nostra portata, a patto di stare in rete e
di aver testa dura; e di essere nel Duemila e non - come i partiti e i
giornali di ora - in un punto imprecisato del Novecento. In fondo non
è importante sapere se i giardinieri siano pochi o tanti, perché alla
fine l’albero, un po’ più presto o un po’ più tardi, cresce da solo.
Però, se crescesse prima sarebbe un bene.
* * *
Il quotidiano online (non un sito ma un pdf da trasformare, dove
possibile, in un free press) partirà, su queste basi, fra poc più di
un mese. Può esistere solo a patto di essere policentrico, cioè di non
appartenere a nessuno - esattamente come l’internet - e di raggruppare
dal’imprinting tre-quattro esperienze pilota. Non sarà in concorrenza
con nessuno, fra le testate attuali della sinistra e della società
civile, perché rispetto ad esse sarà tecnicamente un’altra cosa. Non
un’altra diligenza a cavalli, in concorrenza con le altre, ma - se ci
riusciremo - uno sciame di biciclette.
* * *
E Casablanca? Cerchiamo di ristrutturarlo, di farlo diventare - da
quella coraggiosa rivista siciliana che è - il giornale dell’antimafia
sociale, dappertutto. A Catania, a Palermo, in Calabria, a Roma
facciamo delle redazioni locali, che si autogestiscano delle pagine e
in cambio contribuiscano proporzionalmente alle spese di stampa. Si
può? Secondo me, le forze ci sono già (Centro Impastato, Addiopizzo,
movimento per la casa di Palermo, Telejato; rete per la Calabria,
ragazzi di Locri; gruppi del RitaExpress, Cuntrastamu, Censurati.it,
IoStoConFalcone: ma questo è un elenco brevissimo e parziale) e sono
forze che già ora lavorano e con cui, in un modo o nell’altro, già
siamo in contatto (vedi il convegno di novembre). Lavorano
separatamente, ma io credo che prima o poi comprenderanno l’esigenza
di fare rete: un giornale così, prima ancora del quotidiano in rete,
potrebbe essere un passo grossissimo su questa strada, e potrebbe
essere fatto da subito, senza problemi.
Questa, naturalmente, è solo una proposta. Ma è una proposta
realistica, che potrebbe cambiare molte carte in gioco già da ora.
Informazione libera. Cioè, senza una lira. Ma se Liberazione
contribuisse ad essa (tanto per dire) col dieci per cento dei
contributi che riceve come organo di partito? E l’Unità? E... Beh, un
pensierino su una cosa così mi fa già sorridere.
Sondaggi. Governo scende, governo sale. Governo imbranatissimo ma -
"es el nuestro gubierno". Prodi ricorda sempre più don Manuel Azana.
Chi è? Beh, cercatevelo da voi, comunque era uno dei nostri.
(C’era un sacco di gente in Cile, ai funerali di Pinochet. Brave
persone, di quelle che vedi qui in giro col Giornale in mano.
Rimpiangono il dittatore e di notte non dormono "perché arrivano i
comunisti").
Sinistra. Si parla di più del partito democratico o della lotta alla mafia?
Destra. Tutto dicono di Berlusconi, meno ciò che davvero è: l’uomo più
ricco d’Italia, semplicemente.
Carnevale. Se il marito picchia la moglie (testimone di Geova) "in un
contesto di dissidio fra i coniugi derivante dall diverso credo
religioso" non è reato: l’ha stabilito la Sesta sezione della nostra
allegra Corte di Cassazione, che prossimamente si arricchirà forse di
un nuovo presidente, il nemico di Falcone Corrado Carnevale.
Gesù, Maria e il Bambinello. In Veneto li buttano fuori dai
supermercati, visto che non li vuole più nessuno. A Napoli li rubano
con la fiamma ossidrica (quelli del Settecento, opere d’arte).
Insomma, non c’è più religione. Comunque, nella mia stanza quest’anno
si fa il presepio. E non t’azzardare a dire "nun me piace".
Accordo. Fra le forze politiche e religiose, sui controversi temi
dell’eutanasia e dei gay. I gay potranno essere sottoposti a eutanasia
senza problemi, mentre i malati terminali potranno essere liberamente
adottati dalle coppie gay che ne facciano richiesta.
Antimafia. "Sono ormai trascorsi 10 anni dalla più grande tragedia
(accertata) nel Mediterraneo dal dopoguerra ad oggi. Sin dai primi
giorni dal naufragio di 10 anni fa, grazie alle denuncie dei
superstiti, dei parenti delle vittime e di Dino Frisullo abbiamo
iniziato a chiedere verità e giustizia. In questi lunghi anni il
processo contro i responsabili a Siracusa (la prossima udienza si
terrà il 20/12) pigramente è andato avanti correndo il rischio
d’arenarsi, mentre è iniziato da alcuni mesi un nuovo processo a
Catania contro il capitano della Yohan El Hallal". Il 26 pomeriggio
manifestazione a Portopalo indetta da Attac, dalla Rete Antirazzista
Siciliana, e da Senza Confine.
Info: catania@attac.org - 380. 3266160
Studenti iraniani. Interessano a nessuno? Sono quelli che hanno
protestato contro il regime integralista-fanatico del loro paese, e
alcuni di loro a quest’ora probabilmente sono già in galera. Non hanno
avuto molto sostegno dagli studenti italiani, e questo è un male. Ne
parla solo Massimiliano Coccia, un ragazzo dell’antimafia, nel suo
blog Fuoridicasa: "Se gli studenti iraniani chiamano, l’Italia
risponde?".
Bookmark: fuoridicasa.desus.it
Solidarietà. San Libero aderisce allo sciopero dei giornalisti
italiani e per solidarietà si astiene - ma solo per oggi, e molto a
malincuore - dall’"io ’avevo detto" liberalmente elargito, di solito,
ai colleghi.
Campionato. Quello delle città più di merda d’Italia quest’anno l’ha
vinto Catania (Sole-24Ore) scavalcando brillantemente Messina che
s’era aggiudicato il campionato l’anno scorso. Catania, fra i
capoluoghi italiani, è centotreesima su centotrè. Ha una sinistra che,
tutta insieme, arriva al dodici per cento dei voti, e se ne vanta. E
io, con queste cifre, che sto ancora qui a predicare.
Auguri. Al Sud il settanta per cento dei poveri italiani, secondo
l’Istat. La maggior parte delle famiglie povere stanno in Sicilia (il
30,8 per cento della popolazione) o nelle altre regioni amministrate
dalla mafia.
Ventidue dicembre. Oltre ad essere il mio compleanno, è anche il
"Global Orgasm Day". Il giorno cioè in cui, su iniziativa di Donna
Sheehan e Paul Reffer (due fricchettoni californiani, più o meno della
mia età), tutti i pacifisti, i progressisti, gli artisti e gli uomini
(e donne, e mezzi-mezzi) di buona volontà di tutto il mondo sono
ufficialmente invitati a far sesso contemporaneamente, concentrandosi
tutti insieme sul pensiero "quant’è bella la pace". Questo
scientificamente dovrebbe produrre un flusso d’energia così potente
(S.G.O., "Synchronized Global Orgasm) da fermare le onde negative che
attraversano il pianeta e che causano tanti guai, dalle ai terremoti.
Beh, io non sono uno scienziato ma (se trovo chi m’accompagna) tentar
non nuove.
Andrea wrote:
< Ho 24 anni, mi sono laureato in Scienze Politiche l’anno scorso ed
ora vivo in Francia, perchè ho sentito la necessità di staccarmi dal
mio Paese per poterlo osservare con sguardo più analitico.
Ma la mia non è una fuga, anzi: l’anno prossimo tornerò in Italia per
studiare giornalismo, ed ho intenzione di lottare come ha fatto lei
per non lasciare la mia patria nello stato pietoso in cui versa ora.
Scrivo per ringraziarla della raccolta di articoli che lei ha
pubblicato, dal titolo "Mafia e P2". Non è facile trovare questo tipo
di informazioni, perchè come lei ha giustamente osservato si può
parlare di P2, si può parlare di mafia, ma delle due cose insieme non
se ne parla mai >
alessandro. paganini@cheapnet. it wrote:
< Sul G8 di Genova forse non è stata ancora messa bene in luce una
semplice considerazione. I "danneggiamenti" sono stati di 2 tipi:
danni a cose, e danni a persone. Ma la gravità dei due tipi di reato
è ben diversa, e chi ne capovolge il peso relativo - per
"giustificare" lesioni e lesori - dice il falso. Un conto è un’auto
sfasciata, ben altra cosa è una testa sfasciata. La prova la potete
fare - tutti - immediatamente: pensando alla vostra auto, e alla testa
di vostro figlio.
N. wrote:
< Ho letto la proposta per aderire al consumo critico e come proposta
non è niente male essendo pure io commerciante ed esposto a mille
rischi per guadagnare il pane. ho letto pure varie proposte per
combattere la criminalità come quella di disporre più forze
dell’ordine sul territorio ed altro, ma
il vero problema è di dare pene severe a chi commette i reati di
associazione mafiosa finalizzata all’estorsione e reati simili,
perchè fra indulto,prescrizione, arresti domicialiari e vari sconti
di pena chi commette il crimine sa realmente che la passerà sempre
franca o quasi. per questo motivo il commerciante ha paura di
denunciare, perchè poi sa che si ritroverà di nuovo il suo aguzzino
sotto casa libero e felice >
Chris wrote:
< Seguendo il semplice consiglio di un famoso maestro zen, ho
finalmente trovato la pace interiore. Il maestro diceva: "Il modo per
raggiungere la pace interiore consiste nel portare a termine tutte le
cose che abbiamo iniziato". Cosi mi sono guardato attorno a casa, per
vedere tutte le cose che avevo iniziato e lasciato a metà... e prima
di venire al lavoro, questa mattina, ho finito: una bottiglia di
Morellino di Scansano, il Pampero, una boccia di grappa, la vodka, due
grammi di pakistano e una confezione di mozzarelline di bufala. Non
avete idea di come mi sento bene adesso... Passate questo messaggio a
tutti coloro che hanno bisogno della Pace Interiore... e buon Natale a
tutti voi...
Persona dell’anno. Ce l’ho qui, nella stanza accanto. Graziella Proto
è quella che ha fondato (a forza di debiti personali) e dirige
Casablanca, la novità giornalistica di quest’anno in Sicilia, e forse
non solo qui. L’altra volta, a Catania, hanno fatto un ponderoso
dibbattito su donne-giornaliste, donne-politiche, donne-importanti.
Lei, ovviamente, non ce l’hanno invitata. E nemmeno a tutti altri
dibbattiti, cerimonie, elucubrazioni, incontri con cui l’oligarchia
(anche "di sinistra") locale celebra se stessa. Lei, che è giornalista
da vent’anni (e che giornalista! era ai Siciliani) sorride e tira
avanti. Le cose di cui parliamo, amici miei, camminano anche perché
c’è lei qui. Quante chiacchiere, in questo paese. E quante poche
Grazielle.
Ultimo wrote:
< E’ chiaro che la lotta alla mafia
richiede coraggio.
Il coraggio di
rifiutare quello che gli altri chiedono
il coraggio di rifiutare quello
quello che fa comodo
quello che ci allontana dalla strada dei poveri e degli oppressi
per salire sul carro di chi celebra, di chi ostenta, di chi sfrutta >
Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche
semplicemente per liberarsene, basta scrivere a
riccardoorioles@sanlibero.it — Fa’ girare.
"A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?" (Giuseppe Fava)
AI LETTORI.
Il file allegato è la strenna di quest’anno per i lettori della
Catena. Si tratta di una serie di materiali interni (alcuni pubblicati
e altri no) all’organizzazione dei Siciliani, dell’Associazione I
Siciliani e di SicilianiGiovani della metà degli anni Ottanta. Alle
origini della nuova antimafia, dunque; quella che negli anni seguenti
verrà definita, con più o meno esattezza ma con un termine ormai
entrato nell’uso, "società civile" e che tuttora costituisce uno degli
aspetti più tipici - e, a nnostro parere più felici - del panorama
socio-politico italiano.
Nel volumetto abbiamo raccolto una parte di questi materiali, quelli
più immediatamete legata alla prima e seconda fase dei Siciliani. I
successivi, che verranno distribuiti in seguito ai nostri lettori, si
trovano già ora nella raccolta "Allonsanfàn", disponibile su diversi
siti e per chi voglia qui farne richiesta.
Questa è anche un’occasione di sottoscrizione per la Catena. Non
servono lunghi discorsi a spiegare le difficoltà che in questa
situazione s’incontrano nel portare avanti questo lavoro, nè la
determinazione a continuare. La Catena, che è ormai uno degli
appuntamenti più conosciuti sul web italiano, è libera, non ha
padroni, non ha un prezzo di vendita e arriva senza chiedere niente a
chi la vuole. Essa è esclusivamente affidata, e sempre lo sarà, al
senso di responsabilità e condivisione dei suoi lettori.
Riccardo Orioles
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