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La Corte: Guantanamo è illegale. Bush ha abusato del potere

Publie le domenica 2 luglio 2006 par Open-Publishing

La massima autorità giudiziaria Usa: «Violano le leggi americane e la Convenzione di Ginevra». Ma il presidente non cede

di Simonetta Cossu

Quello di ieri è stato un brutto giorno per Il presidente George W. Bush. Con una decisione presa 5 a 3 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ritenuto illegittimi e contrari alle leggi americane e alla Convenzione di Ginevra le commissioni militari, i tribunali speciali creati dal Pentagono e voluti dalla Casa Bianca. La sentenza ha stabilito che il presidente George W. Bush ha sostanzialmente abusato dei propri poteri esecutivi nell’ordinare la creazione di un meccanismo giudiziario militare per giudicare quelli che lui stesso ha definito “combattenti nemici” e che ha fatto rinchiudere nella base americana di Guantanamo.

«Non metteremo in libertà degli assassini», è stato il primo commento di Bush che ha fatto capire che non intende accettare la decisione. Il presidente ha infatti reso noto che gli avvocati della Casa Bianca stanno studiano le opzioni «per andare avanti» e «lavorare con il Congresso» per ottenere il nulla osta parlamentare ai processi dei prigionieri di Guantanamo davanti ai tribunali militari.

Stessa posizione da parte del Pentagono, che ha commentato la decisione sostenendo la necessità di tenere aperta la base-prigione di Guantanamo: «quella gente è pericolosa» sono state le parole del portavoce.

Ma la sentenza c’è ed avrà ripercussioni. La decisione del massimo organo giudiziario (e legislativo) americano riguardava un caso specifico, quello dello yemenita Salim Ahmed Hamdan.

La decisione capovolge il parere che era stato espresso da una corte d’appello federale dove uno dei giudici della Corte suprema, John Roberts, si era già pronunciato in modo negativo. Lo stesso giudice si è comunque astenuto sul voto nella massima assise. A far pendere la decisione a favore del detenuto a discapito della Casa Bianca è stato il voto decisivo del moderato Anthony Kennedy che si è unito ai membri “liberal” della corte. Una scelta che sicuramente farà infuriare la Casa Bianca che contava sul suo sostegno.

Il caso era arrivato davanti al massimo organo in quanto poneva al centro del dibattimento alcuni dei principi base della costituzione americana: fino dove possano spingersi i poteri dell’esecutivo senza invadere le competenze del potere giudiziario e quale sia il limite dei diritti individuali così come sono definiti dalla Carta costituzionale.

«I tribunali militari - ha scritto nella sua motivazione il giudice John Paul Stevens - sollevano preoccupazioni al più alto livello sulla separazione dei poteri». «Per la Costituzione - si legge sempre nella sentenza di Stevens - il presidente è il commandante in capo delle forze armate» ma «è il Congresso che ha i poteri per dichiarare la guerra» e organizzare i processi relativi ai prigionieri di guerra.

Violati anche i principi fondamentali della Convenzione di Ginevra. I giudici della Corte suprema scrivono: «La Convenzione è molto flessibile per quanto attiene ai metodi per giudicare le persone catturate durante un conflitto. I principi sono generali, pensati per potersi adattare a sistemi giudiziari diversi. Sono comunque previsti dei requisiti. I tribunali militari che il presidente ha instaurato per giudicare Hamdan non soddisfano tali requisiti». Inoltre la Corte suprema ha giudicato che le norme giudicanti stabiliti dai tribunali speciali violano il codice di giustizia militare americana. «Queste corti non hanno l’autorità per giudicare» i detenuti di Guantanamo. «Le procedure che il governo ha stabilito per mettere sotto processo Hamdan davanti ad un tribunale militare violano quel codice».

Salim Hamdan, era stato arrestato dai miliziani afghani nel novembre 2001 che lo avevano poi consegnato ai militari Usa. Nel 2002 finiva a Guantanamo con l’accusa di essere un terrorista. Hamdan ha ammesso di essere stato uno degli autisti di Osama bin Laden, ma ha sempre negato ogni coinvolgimento negli attentanti dell’11 settembre.

A rendere più drammatica la sua posizione ci pensò il presidente Bush. Il 13 novembre 2001, il giorno stesso che Kabul capitolava in mani americane, il presidente emanava l’Ordine Militare No.1 in cui venivano stabilite le commissioni militari che avrebbero giudicato gli stranieri sospettati di terrorismo accusati di crimini di guerra. Il diritto da applicare è quello militare, ma con alcune correzioni come l’impossibiltà di ricorrere in appello, l’assenza di un giuria giudicante e del diritto di controinterrogare chi accusa. Per l’amministrazione l’autorità per istituire tali tribunali era una diretta conseguenza dei poteri riconosciuti dalla Costituzione al presidente.

A sconfiggere Bush non è stato il solito avvocato liberal dell’Aclu, ma un uomo dell’apparato militare. Comandante della Marina, Charles Swift ha definito la sentenza «Una vittoria per tutti noi americani». Biondo e con gli occhi azzurri, Swift, 44 anni, è stato l’avvocato militare che il Pentagono ha assegnato anni fa, controvoglia, al detenuto yemenita Hamdan. E’ stata la sua cocciutaggine e il rifiuto di consigliare il proprio cliente a dichiararsi colpevole e patteggiare una pena - come esortavano da più parti i suoi superiori - a dar vita alla causa legale “Hamdan contro Rumsfeld”. «Come ufficiale - ha detto l’avvocato poco prima della sentenza - rispetto profondamente il presidente Bush. Ma credo anche che sia mio dovere, come militare, far presente quando il comandante in capo sbaglia».

La base navale Usa di Guantanamo venne traformata in un carcere nel 2002. Scopo essere il luogo dove trasportare, detenere e giudicare i presunti terroristi di al Qaida catturati durante le operazioni militari in Afghanistan e in altre parti del mondo. Dall’apertura della prigione, secondo i dati resi noti dal Pentagono, sono stati poco meno di 800 i detenuti che vi sono transitati. Oltre 300 dal 2002 a oggi sono stati rimessi in libertà o trasferiti nei loro paesi d’origine per proseguire le detenzioni. Degli attuali circa 450 detenuti presenti a Guantanamo, le autorità militari americane hanno stabilito che sono circa 120 quelli che non costituiscono più un pericolo e per i quali sono state avviate le procedure per il trasferimento altrove. Sono invece solo 10 i detenuti formalmente incriminati e rinviati a giudizio di fronte alle Commissioni militari volute da George W. Bush dopo l’attacco all’America dell’11 settembre 2001, la cui legittimità è stata ora bocciata dalla Corte Suprema.

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