Home > La Francia critica Sharon
di Camilla Desideri
L’attacco del premier israeliano Sharon è due volte indegno: perché la Francia non è antisemita e perché lui lo sa perfettamente, scrive Le Figaro
"Non è un caso che Ariel Sharon (nella foto) abbia fatto le sue dichiarazioni sull’antisemitismo ’scatenato’ dei francesi di fronte alle organizzazioni degli ebrei americani a Gerusalemme. È da due anni che cerca di dipingere la Francia come complice dell’olocausto, come paese in cui nessun ebreo può vivere tranquillo", scrive Le Monde.
L’autorevole quotidiano francese critica aspramente le dichiarazioni del premier israeliano e sospetta che non siano frutto di una genuina preoccupazione per la popolosa comunità ebraica di Francia, quanto piuttosto un basso tentativo di screditare il paese, di dipingerlo come ’nazione antisemita nel cuore dell’Europa’ e di avvelenare ulteriormente le relazioni con gli americani. Tutto ciò al fine di "escludere la Francia e l’Europa intera dal gioco politico in Medio Oriente e far sì che la risoluzione politica del conflitto israelo-palestinese resti un affare tra Israele e Stati Uniti".
Anche Le Figaro ritiene che la motivazione strategica sia predominante. "Sharon vuole privare della sua legittimità una Francia che continua a difendere Yasser Arafat e l’idea di uno stato palestinese vitale. L’attacco di Sharon è due volte indegno: perché la Francia non è antisemita e perché lui lo sa perfettamente".
Da una parte, non si può negare che le violenze contro gli ebrei siano cresciute per numero e per gravità negli ultimi anni, dall’altra, non si può accusare l’intero paese di crimini imputabili a gruppi marginali della società, osserva Le Figaro, che soprattutto dà torto a chi vorrebbe "riscrivere" la storia della Francia e improntarla a un antisemitismo sempre latente - una "sindrome pétainista" -che avrebbe avuto la sua massima espressione nel regime di Vichy.
Anche numerosi quotidiani locali si ergono a difendere il loro paese. Dalla Bretagna Le Telegramme scrive: "Sharon vuole screditare gli sforzi, per il momento sterili, della Francia all’interno processo di pace. Nel momento in cui il premier israeliano s’appresta a celebrare l’unione sacra con i laburisti per far approvare il piano di separazione, Parigi è tenuta a margine dell’asse Washington-Gerusalemme".
L’Union de Reims esordisce con ironia: "È tutto un immenso bucato: Ariel lava più bianco ed elimina le impurità antisemite dalla società francese". L’ex generale che "ci ha ormai abituato alle sue esagerazioni, si sforza di reclutare nuovi coloni presso la comunità ebraica francese".
Per Ouest-France invece, agli ebrei che si interrogano sul futuro che potranno avere in questo paese, "Sharon fornisce una risposta falsa e inadatta, che rafforza il loro malessere".
Nel sud del paese L’Eclair Pyrénées ritiene che l’antisemitismo sia un sottoprodotto dell’azione politica israeliana verso la Palestina: "Il modo in cui lo stato ebraico tratta i palestinesi - scrive Charente Libre - non è estraneo all’apparizione di questo nuovo antisemitismo delle periferie. La politica israeliana contribuisce a svegliare i demoni e gioca a esacerbare gli antagonismi per generare nuove radicalizzazioni e nuove paure; si può essere contrari alla politica di Sharon senza essere antisemiti, contrari al terrorismo senza essere antimusulmani".