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La Francia in un terreno ostile

Publie le mercoledì 23 agosto 2006 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti medio-oriente Francia

di Joseph Samaha Tradotto da Marcel Charbonnier

Gli ufficiali francesi dovrebbero magari farsi questa domanda: "Il nostro paese è in una situazione politica tale da permettersi di giocare un ruolo di prim’ordine nel Sud del Libano ?"

Dal punto di vista libanese, la risposta a questa domanda è senz’altro no.

Con cio non si vuole dire che non esistono ampi settori politici, popolari ed ufficiali, che mirano a giocare tale ruolo; significa semplicemente che le condizioni per l’attuazione di questo ruolo, in un Sud Libano sensibilissimo, non sussistono, al giorno d’oggi.

Il fatto più strano, in questa vicenda, è che le dichiarazioni ufficiali francesi tralasciano che Parigi si fa due domande: la prima riguarda la distribuzione dei ruoli fra tutti i paesi la cui partecipazione è in discussione; quanto alla seconda, è relativa alla natura esatta della missione della quale questa forza verrebbe investita.

Ma ambeduee le domande sono difatti al di fuori del dibattito fondamentale.

Fatto sta che nella distribuzione dei compiti, in qualunque modo venga attuata, non impedirà ai francesi, caso mai vi partecipassero, di rappresentarne la pietra angolare, in assenza degli
Anglo-Usamericani, e con le esitazioni dei Tedeschi, in bilico fra quel che permette loro la loro storia, e quello che vieta.

In quanto alla natura della detta missione, è una questione che attinge alla conformità - o all’assenza di conformità - della missione assegnata alla forza internazionale in discussione, alla politica francese nei confronti del Libano e delle crisi proprie di questo paese. Ed è proprio questo che è problematico, visto che la Francia non è affatto nella situazione di chi sia in grado di giocare un ruolo positivo nella regione stendendosi fra il fiume Litani e la Linea Azzurra. Più precisamente, diremo che la Francia non è in una tale situazione mentre
stiamo scrivendo questo.

Da due anni, la Francia fa parte integrante del problema. Non della sua soluzione.

Quando il presidente Chirac rivendica, a San Pietroburgo, qualche giorno dopo l’inizio dell’agressione israeliana, la paternità della risoluzione 1559 dell’Onu, non fa altro che definirsi una parte del Libano drizzata contro un’altra. La suddetta risoluzione ha, difatti, condotto il Libano nella zona delle tempeste. E, sebbene abbia permesso di "mettere fine" alla presenza militare siriana in Libano, menando ad una vittoria per abbandono, è lungi da mettere il paese sul cammino della salvezza. Tutti coloro che si ricordano gli avvenimenti dei due anni passati se ne saranno di certo accorti.

La risoluzione 1559 non è altro che uno dei numerosi segni dell’allineamento della Francia alla politica globale degli Stati Uniti nel Medio Oriente. Cio significa che Parigi ha accettato di dividersi il lavoro con l’Inghilterra, affinché ciascuno di questi due paesi già coloniali dia una mano al nuovo maestro colonialista [statunitense]. Nessun’altra giustificazione è in grado di convincerci! Dire che le due problematiche non si influenzino a vicenda significherebbe una nostra incapacità di fare un’ analisi politica e strategica degna di questo nome.

Ma c’è ancora qualcosa di più importante : è impossibile non considerare che il comportamento brittanico in Irak e quello francese nel Libano si conformano non soltanto alla linea decisa dagli Stati Uniti, ma anche ad una certa linea statunitense specifica, che adotta totalmente l’espansionismo israeliano sotto diversi pretese (ha rammentato la Livni che l’agressione israeliana non mira ad altro che all’attuazione di una decisione francese).

Una prima lettura delle posizioni francesi sin dall’inizio dell’aggressione israeliana ci permetterà di dimostrare facilmente la loro grande similitudine, se non proprio la loro conformità, con la politica usamericana (e, per di più, israeliana). Dopo il suo incontro col presidente Bush, il 16 luglio scorso, alla vigilia della riunione al vertice di San Pietroburgo, Chirac è uscito per dire ai giornalisti : "Sono molto felice al constatare che il nostro approccio ai problemi è identico"; aggiungendo che "per quanto riguarda il Libano, io aderisco totalmente all’idea espressa dal presidente Bush a proposito della necessità di attuare la risoluzione 1559. A tal fine, bisogna dissuadere le forze che minacciano la pace, la stabilità e la sovranità del Libano". Il giorno dopo, lanciava un appello per la liberazione senza condizioni dei due soldati israeliani prigionieri e denunciava "quei razzi che aggrediscono Israele", accusando Hezbollah di sottomettersi ad ordini non libanesi. Hezbollah "è una forza che minaccia la stabilità del Libano", ha dichiarato Chirac, ripetendo le dichiarazioni di Ehud Olmert, di Amir Peretz e anche quelle che strombetta tutta una cricca libanese.

Sin dall’inizio, i progetti di risoluzione Onu che cominciavano a pervenire al Consiglio di Sicurezza, simultaneamente da Parigi e da Washington, erano vicinissimi delle richieste israeliane, anche per quanto riguardava le sofferenze patite dai Libanesi.

Deve dunque essere ben chiaro che a spingere Parigi a certe revisioni non è stato altro che il bloccaggio dell’avanzata delle truppe israeliane d’aggressione.

Quello che è richiesto non è più di trasformare totalmente le posizioni libanesi per farle corrispondere agli obiettivi israeliani, ma si tratta soltanto di introdurre un po di agevolezza nella politica israeliana con lo scopo di proteggere il governo libanese. Ma rimane il sospetto. Si presume che la Francia si stia distanziando soltanto per conservare qualche possibilità di avere un qualsiasi ruolo da giocare nel Sud del Libano.

Mentre le operazioni militari sono terminate, e cominciano i preparativi nell’intenzione di far arrivare le forze internazionali, ed i dissensi intra-libanesi sul modo di interpretare la risoluzione 1701 si manifestano in piena luce, sta avvicinandosi l’ora della verità.

Ogni decisione francese relativa alla presenza delle proprie truppe nel Sud dovrà essere concepita in un modo che sia fondamentalmente diversa da una partecipazione ad una riunione a Qornet Shawan * od in un altro posto qualsiasi.

Le truppe francesi non saranno accolte al pari di truppe di liberazione o di mantenimento della pace. Bensi saranno accolte come lo strumento che si accinge a completare il lavoro nel quale Israele ha fallito. E’ questa la verità. E’ questa la realtà.

La terra del Sud, oggi, è ostile nei confronti di una presenza francese, che sarà necessariamente agitata principalmente a causa della politica seguita dalla Francia durante i due anni passati. Casomai la Francia volesse assumere un ruolo veramente positivo, conosce la strada che vi conduce e conosce anche l’ indirizzo libanese a cui occorre rivolgersi.

* Qornet Shawan è un piccolo paese della Montagna libanese, nel quale si sono riunite le istanze della direzione cristiana, in grande maggioranza maronita, con un rappresentante del patriarcato maronita, per la costituzione di un’opposizione al presidente libanese Emile Lahoud (maronita, certo, ma anche patriota). A Qornet Shawan si sono riuniti in quell’occasione tutti gli ex-capi di guerra (Gemayel, ecc.) e le vedove dei capi di guerra assassinati od imprigionati (Setrida Geagea, Nayla Mouawad, ecc.). Tutti quanti hanno stretto alleanze con Hariri, precisamente nel momento in cui egli iniziava a staccarsi dalla Siria.

[L’autore è stato capo redattore del quotidiano in arabo As-Safir, pubblicato a Beirut.. Dirige attualmente un nuovo quotidiano, Al Akhbar]

Originale da Alintiqad.Com

Francese qui

Tradotto dall’arabo in francese da Ahmad Manaï, e tradotto dal francese in italiano da Marcel Charbonnier e revisionata da Davide Bocchi, membri di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft: è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne l’autore e la fonte.

http://www.tlaxcala.es/pp.asp?lg=it&reference=987