Home > La Gelmini gioca con il potere
Il governo e’ senza dubbio alcuno intenzionato a scovare tutti i problemi del management dell’azienda Italia. Dai problemi creati dai fannulloni, a quelli degli spendaccioni. Dai figli imbecilli di madri sciagurate (come se le donne fossero ora anche animali da riproduzione ed allevamento di nobili cervelli) ai froci, alle puttane, barboni e zingari. Insomma una cosa che si dovrebbe lasciar fare ad uno con tanto di master in amministrazione d’azienda statale. Eppure non e’ cosi. I fatti lo hanno confermato. Lo Stato non e’ un’azienda e non puo’ essere amministrato da coloro che credono fermamente nella razionalita’ degli algoritmi per l’ottimizzazione delle risorse ed il taglio, a parer loro, del superfluo. Il disastro di tale razionalita’ passera’ alla storia come la piu’ grande catastrofe non solo economica ma soprattutto umana.
Dovremmo a questo punto essere in grado di capire la tragedia che si sta’ consumando sotto i nostri occhi ogni giorno. Un prodotto di scelte politiche che nel tempo sembravano adeguate e che nessuno dei forti e cosi’ razionali ha mai opposto con decisione rilanciando un modello alternativo.
Lo stesso si ripete, come un’ opera buffa, per l’amministrazione dell’universita’ di stato. E’ anch’essa diventata un luogo di spendaccioni e fannulloni, buoni a nulla. Universita’ che apparentemente nascondono individui che sono solo capaci di girare pagine di libro senza capire il significato delle parole scritte su di esso, o meglio, incapaci di darne uno nuovo costruendo un nuovo sapere e conoscenza. Ed allora con il governo Berlusconi tutto diventa un bersaglio.
Le mancate virtu’ del sapere sono sotto il tiro del ministro Gelmini che ha gia’ decretato ed ha tracciato la linea di demarcazione tra la libera conoscenza e la conoscenza che virtu’ ne fa’ di se stessa. Cosa veramente ardita poiche’ con l’ultimo via al decreto per un finanziamento di 500 milioni di euro da “destinare sulla base del merito, della qualità scientifica della ricerca, in maniera meritocratica“, non si fara’ altro che aprire una nuova stagione di caccia alle streghe. Allora si’ che il governo sara’ in sintonia con l’augurio di peste e corna a questo o quel docente, a questo o quello studente a questo o quel segretario, bidello, custode, ricercatore o rettore.
Insomma, con un governo Berlusconi tutto rientra dalla finestra, esattamente come la norma salva-manager, che rispunta di tanto in tanto in parlamento tra le pieghe di un decreto. In tutto questo decretare, vi e’ una immensa contraddizione nel modo in cui si governa la cosa pubblica e quella privata.
La virtuosita’ delle universita’ e’ oggetto di studio e dibattito. Molte testate giornalistiche Italiane che fungono da untore per questo o quel governo prima del varo di un decreto hanno gia’ sentenziato. Ma in una democrazia moderna il dibattio sul merito scientifico o sulla meritocazia della conoscenza e’ gia morto in partenza poiche’ nulla potra’ essere fatto per poter stabilire tale cosa: il vero valore della conoscenza. Il dibattito sul merito scientifico della conoscenza in Inghiltera per esempio si sta’ consumando non solo tra i libri e le aule delle univesita’ ma anche tra i vari tribunali che vedono sempre piu’ numerosi gli studiosi che sono licenziati poiche’ la loro conoscenza non era nel programma di governo o suddita dell’imperialismo delle multinazionali.
La qualita’ della scienza e’ sempre stata utilizzata come strumento politico dai vari governi per il controllo delle masse ed e’ parte delle rifome neo-liberali che vogliono a tutti i costi un’allineamento del settore pubblico con i valori, strutture e i processi di management del settore privato. Infatti in questo tipo di allineamento e’ l’economia e non la sociologia, la disciplina che viene chiamata ad esercitare maggiore influenza sulle scelte qualitative e di merito. Una razionalita’ superficiale utilizzata per giustificare sistemi strutturati e di elite che sono tuttavia incapaci di quantificare quale e’ il vero risultato economico di una deteminata ’specie’ di scienza.
Non esiste un algoritmo capace di calcolare il contributo che una scienza puo’ dare all’economia di una nazione o al mondo intero. E’ pura utopia cercare di quantificare economicamente il merito. Il sapere come la qualita’ sono sempe aperte ed indefnite, soggetti a forze che tuttavia possiamo identificare. Tali forze sono il prodotto della invisibile meritocrazia e del discorso sulla qualita’ che si propone agli occhi degli Italiani con un “premio di 500″ milioni di euro. Tuttavia queste politiche che la Gelmini si prefigge di avviare, sono solo “tecnologie politiche“. Sono politiche mirate al controllo del libero sapere e della conoscenza che funzionano come un regime ed un dispositivo per la distribuzione del potere.
Queste politiche meritocratiche e procedure di qualita’ traducono la razionalita’ e la moralita’ vigente in nuove forme di governance e comportamenti professionali. La caccia al docente fannullone o al rettore spendaccione o allo studente imbecille e’ gia’ cominciata premiando gli invisibili. Le tecnologiche politiche funzionano in questo modo e prescrivono sempre nuove stutture di potere. Le tecnologie politiche attuano le nuove stutture di potere tramite la creazione di meccanismi ed ideologie attaverso i quali nuovi valori e comportamenti sono tramessi agli individui. Non e’ un caso se questa dubbia moralita’ dei finanzieri e banchieri matematici, maghi di una illusione chiamata capitalismo venga mascherata con nuovi valori a spese delle classi subalterne. Su questo dobbiamo vigilare e respingere duramente questa nuova moralita’ che vuole essere passata dalla Gelmini ministro di un governo che vuole apparire sempre piu’ professionale e tecnocratico ma che poco valore ha per la societa’ Italiana, per la sua cultura ed il suo futuro sviluppo in un mondo senza egemonie economiche e culturali. .
E’ una deformazione del critico marxista quella di porgere domande. Ed io le pongo.
Sara’ che, esattamente, per una pura combinazione, le universita’ che hanno sfornato questi studenti rampanti modello Reganiano, che erano capaci di scrivere algoritmi e ottimizzare le varie risorse e di parlare come guru dell’economia e sviluppo, senza curarsi poi delle conseguenze e del fattore diseguaglianza, saranno premiate dal nostro ministro Gelmini?
La Carfagna e’ gia indispettita per la montagna di lavoro che le tocchera’ fare e che non era previsto.
Non sarebbe opportuno per il ministro Gelmini pensare ad una equa distribuzione delle risorse tra gli atenei ed alla valorizzazione di quello che non emerge e non e’ emerso sin’ora poiche’ afflitto dai sistemi egemonici della conoscenza?
Salvatore Fiore
Messaggi
1. La Gelmini gioca con il potere, 7 novembre 2008, 18:42, di mario (dei cobas scuola)
ma si può sapere chi sono ’sti COBAS UK?! Hanno una sede? Un recapito? un sito? o è qualcuno che semplicemente si firma in s’to modo?!