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La Pantera, venti anni dopo l’eredità di un movimento breve
Publie le domenica 31 gennaio 2010 par Open-Publishing3 commenti
Che fine hanno fatto i protagonisti delle protesta studentesca dell’89
Le occupazioni contro la riforma Ruberti si estesero a tutta l’Italia
Fra i militanti di allora, Enrico Lucci e Silvia Ballestra
Il giornalista Francesco Antonini: "Avevamo ragione su tante cose"

PENSI al ’68 e ti vengono in mente Mario Capanna, Guido Viale, Franco Piperno e altri ancora. Pensi al ’77 ed ecco le canzoni di Claudio Lolli, Radio Alice e gli indiani metropolitani. Se ti chiedono del movimento della Pantera - era "solo" vent’anni fa - grandi cose non se le ricorda nessuno. Perché quel movimento studentesco nato a Palermo nel dicembre dell’89 e che si estese in molte università italiane fino alla primavera del 1990, di veri e propri leader non ne ebbe. Così come non fece in tempo a entrare nell’immaginario di quella generazione che cresceva sotto l’ombra di un muro che cadeva, quello di Berlino.
L’allora ministro dell’Università, il socialista Antonio Ruberti, aveva pronta la sua riforma che, di fatto, introduceva l’autonomia degli atenei da una parte ma faceva entrare i privati nel pubblico dall’altra. Così partirono le occupazioni in mezza Italia. E siccome proprio in quei giorni a Roma venne avvistata una pantera, il movimento si inventò l’accattivante slogan "la pantera siamo noi", usando come immagine proprio il felino del Black Panther Party americano, quelli per il potere nero nel ’68 americano. O meglio, furono due pubblicitari di professione (Fabio Ferri e Stefano Palombi) a regalare la "griffe" al movimento. La pantera perché "non si sa da dove sia spuntata, come questo movimento fiorito in un momento con pochi spazi d’opposizione. Perché anche se fa paura la gente sta dalla sua parte. E poi è imprevedibile, con molte facce, ancora ideologicamente sfuggente", raccontò Ferri a Repubblica in quei giorni.
Ma che fine hanno fatto i ragazzi della Pantera? Nessuno di loro, a differenza degli ex sessantottini e affini del ’77, è diventato ministro, o dirigente d’azienda, o direttore di giornale, o attore o regista di fama. Non per adesso, almeno. Da pantera a iena, nel senso del programma di Italia1: Enrico Lucci, quello che irride politici e personaggi della cultura e dello spettacolo con le sue domande fintamente ingenue, era uno di quei ragazzi della Sapienza e proveniva dalla Fgci, l’organizzazione dei giovani del Pci. Flavia D’Angeli si candidò a premier con Sinistra Critica nel 2008 (prese lo 0,4%): era da poco fuoriuscita da Rifondazione Comunista insieme a Franco Turigliatto, famoso perché aveva votato contro la fiducia al governo Prodi. Era funzionaria del partito ma si licenziò. Adesso fa l’insegnante (precaria).
Una ex "pantera" è Franco Coppoli, professore di Italiano e Storia. Fece notizia l’anno scorso perché quando entrava in classe staccava regolarmente il crocifisso dal muro. Venne sospeso dall’insegnamento per un mese e a difenderlo rimasero in pochi, i Cobas e l’unione degli atei e agnostici razionalisti.
Nando Simeone ci ha scritto un libro su quel movimento, Gli studenti della Pantera (edizioni Alegre). E’ stato vicepresidente del consiglio provinciale di Roma con Rifondazione Comunista: da uomo delle istituzioni sfilava nei cortei per il diritto alla casa, ma anche come privato cittadino non sarebbe stato da meno: infatti lui stesso viveva in una casa occupata a Trastevere. Si era formato alla facoltà di Psicologia del quartiere "rosso" di San Lorenzo, dove insegnava il sacerdote Gerard Lutte: uno che della teologia della Liberazione se ne intendeva e anche bene, tanto che quella facoltà qualcuno la chiamava "Psicaragua", gioco di parole che si rifaceva all’esperienza della chiesa dei poveri in Nicaragua.
Anubi Lussurgiu D’Avossa scrive di politica a Liberazione, quotidiano di Rifondazione, ed è stato portavoce dei Disobbedienti romani. Venne accusato di aver partecipato al fallito attentato dinamitardo contro la sede della Confindustria nel 1992, fu assolto tre anni dopo. La scrittrice Silvia Balestra fu "panterina" ma a Bologna. Ha pubblicato romanzi con Feltrinelli, Baldini Castoldi Dalai, Rizzoli e Einaudi. Ma se le chiedi della Mondadori ti risponde: "Mai, grazie". Visse quell’esperienza anche Sher Kan, pakistano presidente della United Asian Workers Association, una fra le prime associazioni di immigrati sorte a Roma. Lo trovarono morto per il freddo a piazza Vittorio a Roma lo scorso dicembre. Negli anni si era impegnato in diverse lotte sociali diventando un punto di riferimento per i migranti della capitale.
Francesco "Checchino" Antonini è uno di quelli che racconta volentieri di quei mesi della Pantera: adesso fa il giornalista anche lui a Liberazione. Nella pagina dei suoi fan su Facebook c’è scritto che "si ubriaca con Claudio Lolli, ha reso noto il caso Aldrovandi e somiglia in modo inequivocabile a Lenin. Penso basti". Cosa resta, adesso, di quel movimento? "Avevamo ragione su tante cose - dice oggi Antonini - resta un’istintiva tensione antiliberista ed egualitaria, l’aspirazione a dei modi di vivere alternativi. L’ecologia è figlia di quell’esperienza, la denuncia dell’impoverimento delle università resta un tema attualissimo, l’esperienza dei centri sociali aperti e veicolo di cultura ci viene copiata, magari male, anche da destra".
La pantera, quella vera, non è mai stata trovata. Mentre il movimento si sciolse dopo qualche mese e ognuno prese la propria strada. Sconfitti? Sorride, Antonini: "Forse, ma almeno non ci siamo burocratizzati".
Messaggi
1. La Pantera, venti anni dopo l’eredità di un movimento breve, 31 gennaio 2010, 14:50
Due preziosi video sulla Pantera
LO SPOT DI VENTI ANNI FA :
http://tv.repubblica.it/copertina/la-pantera-lo-spot-di-venti-anni-fa/41932?video
"IL CIGNO E LA PANTERA": Il documentario di Carmelo Albanese
http://tv.repubblica.it/copertina/il-documentario-che-ricorda-la-pantera/41933?video
2. La Pantera, venti anni dopo l’eredità di un movimento breve, 31 gennaio 2010, 19:31, di guido arci camalli
penso che quel meraviglioso movimento del 89, sia stato bloccato, da chi ora ha ucciso la sinistra, movimenti e solo movimenti, bloccare è arte della sinistra, lo si vedrà ora col popolo viola, in passato il movimento no gelmini, che si mobiliti la meglio gioventù, che si rispetti il lavoro dei vecchi.
by guido arci camalli
http://www.youtube.com/watch?v=k1JEdSevcVc
3. La Pantera, venti anni dopo l’eredità di un movimento breve, 10 marzo 2010, 10:24, di cosimo
Rivoltante anche questo articolo , perchè prende in considerazione solo il fatto che questo movimento ebbe circa un anno di durata.
Invece di inseguire personaggi mitologici e personaggi che per fare i comunisti sono pagati scrivendo su giornali che rimangono anonimi e che sono devianti nelle loro espressioni o che tiene conto di personaggi che dell’antipatia fanno vanto politico.
Io di quel movimento ho fatto parte fu una cosa gigantesca , avevo solo diciotto anni , ma ricordo tutto dall’inizio alla fine.
Ricordo perfettamente che non ebbe leader non perche non ne volle , ma perchèl’Universita Italiana , da cui parti il movimento era gia allo sfascio.
I giornali subito lo presentarono come un movimento antagonista ,ed è questo il motivo per cui stento a partire nascendo con la forza dei nervi espunta dalla televisione e da un PCI ormai morente ,era proprio l’anno dell’inizio della sua antidemocratica fine, proprio dove la democrazia piu mancava da Palermo.
Forse è per questo che Franco Berardi detto Bifo se ne ricorda ancora citando il popolo dei fax.
Non fu un movimento di mollaccioni , molti compagni in seguito alle occupazioni si autodenunciarono presso i tribunali locali.
Furono invase citta come Firenze e Napoli , ma il movimento si spense a Roma tritato dalla becera sinistra antagonista Romana che imperava con la sua puzza di morto.
Uno dei cavalli di battaglia fu la lotta alla segregazione raziale , a Firenze partecipo al Congresso un avvocato di colore membre del rivoluzionario African National Congress che faceva riferimento a Nelson Mandela.
Altri motivi politici susseguenti a quelle manifestazioni furono la legalizzazione delle droghe leggere e la lotta per il diritto allo studio proprio negli anni in cui qualcuno lanciava negli Atenei lo slogan tuttora equivoco dell’ autonomia.
Si ricomponeva in quegli anni il cosidetto movimento studentensco in cui popolavani i Cattolici Popolari , ricordate il Cui Prodest, dall’ altra parte rispondevano gli aspiranti egemoni di sempre e per me della prima ora con l’autogestione creando una paralisi dal basso all’interno delle Universita.
Cosa buffa vieni a scoprire qualche anno dopo , pressoche giunto alla laurea 3 anni e mezzo dopo , che quel movimento non aveva lasciato alcun segno neanche nelle sue manifestazioni più popolari all’ interno delle Accademie .
Ne venne fuori però una misteriosa presa d’ atto da parte del mondo migliore dell’ Universita Italiana che ci ha portato oggi ad una serie di riforme vincenti sulla carta almeno quale quelle dell’ istituzione di Dottorati e Lauree brevi e che ci consente oggi di avere una Universita di massa.
Naturalmente i Professori cui venne riconosciuto il titolo di facenti parte parte della cosidetta prima fascia furono subito travisati da rappresentanti degli studenti in origine e per questo di destra ,ancora oggi, a forte cultura Cattolica.
Fate Vobis