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La Vispa Teresa e le pensioni

Publie le venerdì 26 giugno 2009 par Open-Publishing
3 commenti

Intanto che la Vispa Teresa di Arcore, l’acchiappatore di farfalle per festini a luci rosse, si occupa solo dei suoi vizietti senili, restano gravissimi i problemi italiani. Come le pensioni, sempre più insufficienti o addirittura assenti, mentre l’UE ci soffia sul collo per equiparare pensioni maschili e femminili, come se in questo paese maschi e femmine fossero mai stati pari in qualcosa.

Personalmente non ho mai capito come si possano comparare pensioni italiane ed europee. Intanto da noi assistenza e previdenza stanno nello stesso calderone e nemmeno i sindacati hanno spinto mai veramente per un’equa separazione, poi manca uno Stato che assista chi non ha lavoro

L’Ocse dice che la spesa per pensioni in Italia è la più alta tra i paesi UE ma dice anche che le tasse che paghiamo per le pensioni è il doppio della media europea. Se entra il doppio di quanto esce, dove va la differenza? In Germania le pensioni sono detassate, come sarebbe giusto visto che sono stipendio differito già tassato a suo tempo. In Italia i contributi previdenziali sono il 33% della retribuzione, negli altri paesi il 21%, ma non ci dicono poi se quel 21 copre tutta la spesa previdenziale o solo una parte e il resto è integrato dallo Stato.

Il rapporto dell’economista della Sapienza Roberto Pizzuti, che fa il saldo fra spesa previdenziale e contributi e tasse, è positivo, e dice, contro i dati dell’Ocse, che la previdenza non solo non ha pesato, ma ha contribuito al bilancio pubblico per 11 miliardi di €.

Dunque, se cambia il tipo di conteggio, cambiano i risultati. Se poi mettiamo in conto o non mettiamo la sanità privata, i numeri cambiano ancora. E allora?

Messaggi

  • Grazie Viviana per il tuo articolo che fà capire come stiamo messi male in Italia. Brunetta fa finta di niente e addirittura vuole togliere l’unico privilegio che le donne hanno !!

    • La maggior parte degli uomini maturano la pensione di anzianita’, che ora arriva dopo circa 36-37 anni quindi vanno quasi tutti in pensione prima dei 60 anni. ’a maggior parte delle attuali 55 enni invece non ha lavorato tutti questi anni o non li ha maturati per assenza di contributi negli anni 70. Ora le donne dovranno andare in pensione a 65 anni mentre la maggior parte degli uomini ci vanno a 58- 60. Di questa parita’ stiamo parlando?Inoltre se una donna perde il lavoro a 55 anni come potra’ stare dieci anni senza lavoro e senza pensione ( morira’ prima!).

  • Il problema è complesso e richiederebbe un intero libro per svicerarlo come meriterebbe ma fondamentalmente è che l’INPS non fa le funzioni proprie di un ente di previdenza. In pratica l’inps paga oneri non dovuti come per es. il TFR delle aziende fallite, il trattamento di malattia, l’assegno di disoccupazione, la cassa integrazione e decine di altre cose che sarebbero oneri assistenziali e che dovrebbero essere pagati da un ente ad hoc finanziato dallo stato( per es. col versamento dell’IVA opure una tassa specifica). Questo avviene in molti paesi europei dove appunto la previdenza vera e propria è staccata dall’assistenza.In Italia invece con i soldi dei lavoratori ( accantonati per le pensioni) si pagano tutti questi oneri che, ovviamente, vanno ad incidere sul monte capitale diminuendo drasticamente la prestazione pensionistica per cui abbiamo il paradosso dei contributi più alti d’Europa ma le pensioni più basse in rapporto al versato. A questo si aggiungono i casi di malaamministrazione per cui l’amministarzione degli immobili non rende quanto dovrebbe dato che un terzo degli inquilini INPS non paga l’affitto, gli immobili vengono dati ad amici ed amici degli amici, gli investimenti rendono pochissimo, non vengono comprati titoli di stato ( che rendono poco ma sicuro)ecc. ecc.
    L’unica soluzione sarebbe separare le amministrazioni pensionistiche da quelle assistenziali ma questo metterebbe in luce che, finora, gli imprenditori hanno fatto pagare ai lavoratori "oneri impropri" mentre loro hanno pagato mediamente il 2od 3% per quello che invece era onere soprattutto loro ma anche di tutti i cittadini e verrebee chiaramente alla luce lo stranissimo fenomeno (tutto italiano) per cui il lavoro dipendente paga una percentuale astrusa di tasse sul monte complessivo delle entrate dello statoper cui pur rappresentando il 50% del pil paga il 70% delle entrate dello stato. Per ora quindi è assolutamente impossibile sapere quanto effettivamente del pagato torna al lavoratore sotto forma di pensione.
    Michele