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La battaglia di Baghdad

Publie le sabato 4 giugno 2005 par Open-Publishing

La battaglia di Baghdad
di mazzetta
03 Jun 2005
Baghdad, 03 Giugno 2005. Si prepara una nuova Belfast. Come ad Algeri, come in Palestina, come nel Sudafrica dell’apartheid. E’ cominciato il martirio di Baghdad. Posti di blocco ovunque, 40.000 soldati iracheni e altre migliaia della forza multinazionale, rastrellamenti ed arresti di massa; ci sarà battaglia nel cuore della capitale? Questo il menù previsto dalla forza di occupazione per sedare la capitale irachena. Un progetto che nei piani prevede di dividere la capitale in zone impermeabili, una rete di check point e controlli che trasformeranno la metropoli un una enorme prigione divisa in settori, all’interno dei quali solo i membri della sicurezza avranno licenza di movimento e l’ordine di fare qualsiasi cosa per stroncare la resistenza all’interno di Baghdad.

Una nuova, ma molto più grande Falluja se la città dovesse ribellarsi; un enorme galera se la popolazione accetterà le condizioni imposte dagli occupanti; famiglie divise, ore per raggiungere i pochi posti di lavoro, nessun giornalista in giro e mano libera alla repressione nel dissolvimento di qualsiasi tutela legale. Un film già visto, fiumi di sangue versati per piegare un popolo ai desideri di una potenza occupante.

La chiameranno operazione di polizia, e sarà ovviamente intitolata alla caccia dei cattivi; rinunciando però a tutto quanto faccia la differenza tra i cattivi che non rispettano le loro leggi, ed i buoni che le stracciano per fare i comodi loro. Misure che nella storia non sono mai riuscite a piegare nessuno, visto che la loro applicazione è troppo punitiva per le masse innocenti, che a quel punto solidarizzano con i cacciati e prendono ad odiare gli occupanti, anche senza esservi predisposti.

E’ naturale, tutta la gente che finora è riuscita ad evitare l’isteria e a mantenere il controllo sperando in una via d’uscita non cruenta, una volta martoriata da tali procedure, umiliata e sottoposta a soprusi, tende a ribellarsi contro chi li applica, specialmente se straniero; gli abitanti di Baghdad non se la prenderanno di certo con chi, almeno secondo la teoria americana, giustifica l’esistenza della repressione praticando la resistenza; questo gli americani lo sanno.

Si va dunque verso un massacro ed una escalation, prevista e prevedibile; ma si sapeva: l’unica maniera di controllare l’Iraq con una forza tanto sottodimensionata (per opinione unanime dei vertici militari i soldati sul campo dovrebbero essere il doppio) è quello di impegnare gli iracheni in conflitti interni e in una strenua lotta per la sopravvivenza quotidiana. L’invasione della capitale da parte di truppe non sunnite, i rastrellamenti e le prime prevedibili carneficine serviranno a questo scopo.

Chi riconosce un dio, preghi per gli abitanti di Baghdad, da oggi ne hanno bisogno...

mazzetta

http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=7537