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La cena delle beffe

Publie le domenica 5 luglio 2009 par Open-Publishing
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Non è accettabile che vi siano alte cariche che pretendono di essere ossequiate solo in virtù della loro posizione. Il rispetto è una cosa che uno si deve meritare con una condotta dignitosa e adeguata al suo ruolo. E la Costituzione è un testo da rispettare e non da mercanteggiare in turpi contratti in cene segrete. Per cui le fiere reazioni dei due giudici costituzionali collusi con B sono una vergogna che si aggiunge alla vergogna.

Dopo la famigerata cena di Berlusconi con Ghedini, Vizzini, Letta, Alfano e i due giudici della Corte costituzionale, Mazzella e Napolitano, a casa e su invito dello stesso Mazzella, qualunque rispetto avessimo per l’alta Corte e qualunque speranza nutrissimo per i garanti della Costituzione sono andati a farsi friggere e ricadiamo nel solito merdaio. Se costoro usano la loro carica come levantini in un suk, addio reverenza per le sacre istituzioni! Siamo proprio alla fine della corsa.

L’indignazione di Di Pietro è alle stelle e come al solito la sua voce sovrasta la reazione sempre deboluccia e zoppicante del Pd.

Prima Berlusconi si fa il Lodo Alfano per rendersi impunibile. Poi va a cena proprio dai due dei giudici costituzionali che dovranno sentenziare a breve se questo suo Lodo ad personam è incostituzionale o no. La scelta di questa cena tra giudici e indagato è peggio che inopportuna, è un insulto al buon senso e alla giustizia, un insulto agli italiani e un ossequio alla casta che puzza ormai talmente di compravendita e di losco interesse privato da lasciare sbigottiti.

Come se ciò non fosse abbastanza grave, i due giudici hanno avuto la faccia di replicare in modo arrogante alle reazioni successive di sdegno, con una tale supponenza da risultare assolutamente odiosi. Hanno probabilmente dimenticato di essere al servizio dei cittadini e alla difesa della Costituzione e credono che il paese sia a servizio dei loro interessi privati.

Ma come? Finora i vertici della magistratura hanno usato il pugno duro con qualunque giudice “parlasse” delle cause in corso al di fuori delle stanze processuali e costoro addirittura vanno a cena con l’imputato?! Perché qui di imputato si tratta. E’ inutile che Mazzella ci sventoli la sua prosopopea sui giudici che devono sentenziare su una legge e non su una persona. Qui legge e persona sono esattamente la stessa cosa, perché nemmeno un berlusconiano convinto riuscirebbe a dichiarare che non di legge per la Nazione si tratta ma di scappatoia per mettere B in salvo dai suoi processi.

Abbiamo un giudice, Mazzella, e un imputato, Berlusconi, plurinquisito e plurindagato, non a causa delle cattive toghe rosse, ma per operazioni illegali contro fisco e giustizia. Lo stesso Vizzini è un plurinquisito che malgrado ciò è stato fatto presidente della commissione affari costituzionali del Senato e si fa tutto pappa e ciccia?

Di Pietro dice che se questi due giudici hanno una tale intimità con B, sono incompatibili col poter sindacare se il Lodo Alfano è costituzionale o no, salta all’occhio il palese conflitto di interessi e la promiscuità delle posizioni, tanto più che i due con B di interessi privati ne hanno già fatti parecchi, Mazzella è stato ministro di B, e il giudice Napolitano era all’ufficio di Gabinetto di Fini. Questo segna dei rapporti così stretti e intimi che rendono ridicola e inaccettabile una futura sentenza sul Lodo Alfano.

Ma Mazzella dichiara con arroganza che lui invita a cena chi gli pare e che quando dovranno giudicare il Lodo Alfano, lo spersonalizzeranno. Ma quando mai? Questo è come dirci che dobbiamo stare becchi e contenti e che chi fa parte della casta può anche sputarci in faccia. Questo tentativo di istupidire gli italiani è altamente offensivo che certe toghe non si dovrebbero permettere di mancare di rispetto agli italiani, abbassandoli a quel livello subumano a cui il berlusconismo tenta di ridurli. Il rispetto, lorsignori lo sappiano, lo si deve alle leggi ma in primo luogo a quei cittadini per la cui tutela le leggi sono state fatte, e non di pochi singoli potenti che intendono porsi sopra il diritto comune creando un diritto straordinario ad usum delphini.

Il Lodo Alfano, lo dice bene Di Pietro, non è stato fatto per il bene degli italiani,ma per la salvezza di uno i cui scagnozzi sono risultati più volte colpevoli di beneficiare un utilizzatore finale.

Dice Di Pietro: “Questa è una legge che il presidente del Consiglio si è fatta fare su misura dal suo Ministro della Giustizia, per non farsi processare.”

Tant’è che la sentenza complessiva dei giudici inglesi e italiani è momentaneamente sospesa per quanto riguarda il corruttore del falso testimone Mills proprio in attesa del responso della Consulta. Mill è stato dichiarato colpevole di corruzione e falsa testimonianza ed è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere. Una pena maggiore dovrebbe colpire Berlusconi in quanto mandante e beneficiario. Al momento il Lodo Alfano impedisce che sia colpito da questa sentenza. Ma tutto dipende dalla decisione che la Corte costituzionale prenderà il 6 ottobre, per cui sarà colpito oppure no. Si sta parlando di reati e di un imputato che spera di farla franca con questo Lodo che viola i principi costituzionali.

Trattandosi di un soggetto che ha già corrotto giudici, guardie di finanza, testimoni, ministri, deputati e senatori, c’è una ragionevole certezza che usi la corruzione anche nei confronti dei giudici costituzionali che tratteranno il suo Lodo. E dal modo con cui li comprerà o meno dipenderà la sentenza della corte. Altro che dire con altezzosità: “Io invito a cena chi voglio!” Qua ci sono gravi sospetti di collusione con un imputato già uso alla corruzione al fine di coartare una sentenza.

Dice sempre Di Pietro: “La Corte dovrà decidere se tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, come chiede la democrazia, oppure no, come vuole B. Se i due giudici faranno passare l’assenso al Lodo, uno, che è anche presidente del Consiglio, anche se ha ammazzato la moglie, se ha stuprato una bambina, o se ha spacciato droga, non potrà essere processato finché sta nella sua carica. In in gioco c’è il destino del governo Berlusconi. Un Berlusconi che è accusato di corruzione di un testimone che si chiama Mills. Il testimone, cioè il corrotto, è già stato condannato in primo grado a quattro anni e mezzo. E nelle motivazioni della sentenza si legge “corrotto da Silvio Berlusconi”. Se fosse stato una persona normale, anche Berlusconi sarebbe stato condannato a 4 anni. Non è stato possibile processarlo perché si è fatto fare il lodo Alfano. Allora il 6 ottobre è una data estremamente importante per la decisione che si andrà a prendere. Perché se si decide che il Lodo è costituzionale, B non potrà più essere processato. Se risulterà incostituzionale, il 7 ottobre B sarà processato. “
Allora, non nascondiamo la testa sotto la sabbia. Non pensino, Mazzella e Napolitano, che noi siamo tutti ignoranti. Prendere quella decisione su quella legge, il 6 ottobre, vuol dire decidere le sorti del governo, le sorti di Berlusconi, le sorti del nostro Paese.

Proprio ora, che questi due giudici hanno confessato definendosi amici intimi di Berlusconi, chiediamo ad entrambi di dimettersi e continuare a coltivare tutta l’amicizia che hanno con Berlusconi, oppure di astenersi quel giorno dal dover giudicare. Chiediamo anche al presidente della Corte costituzionale, Amirante, di non fare il “pesce in barile”, ma di assumersi la responsabilità di dire a quelle due persone che quel giorno vadano a pesca, piuttosto che presentarsi per decidere sul lodo Alfano.

Ci siamo appellati anche al capo dello Stato, e lui se l’è presa con me perché mi sono permesso di chiedergli se il comportamento di questi due giudici, sia accettabile. Il presidente Giorgio Napolitano ha risposto "ma io non posso interferire sull’autonomia e l’indipendenza della Corte costituzionale". Attenzione! Sull’autonomia e l’indipendenza della Consulta hanno già interferito questi due signori compromettendone l’indipendenza, quindi, al capo dello Stato spetterebbe il compito di ripristinare la credibilità e sacralità alla Corte! Ecco perché insistiamo dicendo che non si può stare a guardare, non ci si può comportare come Ponzio Pilato - non lo dico a lui, Giorgio Napolitano, ma lo dico soprattutto al presidente della Corte costituzionale, a tutta l’opinione pubblica. Questo è un fatto grave e si tratta di ritrovare quella serenità perduta sul fatto che, la Corte costituzionale, decida secondo scienza e coscienza, e non secondo rapporti personali pregressi, e attuali, tra un imputato e i suoi giudici.

Per questo ne facciamo una battaglia di civiltà, e ci sentiamo di farlo coerentemente alla raccolta, e nel rispetto, di quel milione di firme per il referendum contro il lodo Alfano.

Sulla questione del lodo Alfano, sul decreto intercettazioni e sul divieto di pubblicazione, l’unica strada da percorrere è il referendum, non volendo, e non potendo, utilizzare la mazza per la presa della Bastiglia. “

masadaweb.org

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