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La crisi rossa: Resa dei conti a sinistra, rischio scissione

Publie le mercoledì 16 aprile 2008 par Open-Publishing
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La crisi rossa: Resa dei conti a sinistra

«Il progetto è fallito» Ed è rischio scissione

Leader dimissionari, molti i no al partito unico

Russo Spena: sono contrario a una forza unica. I timori per Liberazione, risorse sicure solo fino al 2011 ROMA — È una resa dei conti prevista e prevedibile, obbligata. Ma non per questo meno cruenta. L’Arcobaleno ha fallito l’obbiettivo, la sinistra non avrà più rappresentanti in Parlamento. E fioccano le dimissioni dei leader: via Bertinotti, via Pecoraro Scanio mentre Giordano potrebbe presentarsi dimissionario al parlamentino del partito.

Ma non è che l’inizio. «In una resa dei conti come questa può succedere di tutto, anche una scissione», ammette amaro uno degli uomini più vicini a Fausto Bertinotti. Il quale fin dal primo giorno di campagna elettorale aveva parlato della necessità di dar vita, dopo le elezioni, ad un partito unico della sinistra, superando l’esperienza dell’Arcobaleno. Una linea ora condivisa sia dal segretario Giordano che dai Verdi e dagli esponenti di Sinistra democratica. Ma è una linea che, poche ore dopo la traumatica chiusura delle urne, sta già facendo implodere l’Arcobaleno: diversi esponenti di spicco di Rifondazione e dei Comunisti Italiani giudicano fallimentare il progetto di un cartello elettorale così variegato e poco caratterizzato, e dicono no ad ogni ipotesi di fusione. Sono in diversi ad aver già deciso di chiamarsi fuori: no al progetto di una sinistra unita, sì al ritorno ai propri vecchi simboli.

Per primo si è messo di traverso Giovanni Russo Spena, fino a ieri capogruppo di Rifondazione al Senato: «Sono fermamente contrario sia al partito unico (che porterebbe allo scioglimento di Rifondazione Comunista), sia a forme identitarie e conservatrici». Ma c’è ci va giù molto più duro: «Se il gruppo dirigente irresponsabile che ha portato a questo disastro insisterà sulla linea della Sinistra Arcobaleno, sarà travolto dai militanti dagli iscritti di Rifondazione Comunista», prevede Ramon Mantovani, da sempre schierato su posizioni critiche. E poi ci sono quelli dell’Ernesto, ala di minoranza di Rc. Anche per loro «il risultato elettorale rende evidente il fallimento di un progetto».

Mentre Francesco Caruso sogna solo di ritornare alla sue amate piazze: «Non c’è bisogno di costruire un nuovo partito, ma qualcosa di altro da un partito politico, dobbiamo sradicare una cultura elettoralistica che ha avvelenato la sinistra». Sarà un congresso straordinario a decidere il da farsi. Mentre dovrà essere il nuovo presidente della Camera ad occuparsi di tutti i dipendenti dei gruppi della sinistra rimasti, dalla mattina alla sera, senza lavoro e senza stipendio. Denso di nubi anche il destino di Liberazione, il quotidiano del partito: Rc ha finanziamenti garantiti fino al 2011, ma poi che accadrà?

Giuliano Gallo

http://www.corriere.it/politica/08_...

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