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La decrescita felice: intervista a Maurizio Pallante
Publie le sabato 14 aprile 2007 par Open-Publishing1 commento
Maurizio Pallante si occupa di politica energetica. E’ consulente del Ministero dell’Ambiente, scrittore esperto nel campo energetico, esponente del pensiero sulla decrescita. Il 31 marzo ha presentato a Frascati il suo libro, “La decrescita felice”, un libro che pone riflessioni sull’attuale collasso ambientale derivato dalla crescita su cui si fondano le società industriali.
In Italia la percentuale di raccolta differenziata è ancora piuttosto modesta.Quali argomenti userebbe per convincere il cittadino medio ad impegnarsi di più per la raccolta differenziata nella vita quotidiana?
Se i materiali raccolti in modo differenziato fossero avviati al riciclaggio (in teoria dovrebbe essere così, ma in pratica accade davvero?) per ogni chilo di materiale non portato allo smaltimento si avrebbe un risparmio, derivante dal costo evitato in discarica o all’inceneritore, e un guadagno, derivante dalla sua vendita. Quindi ogni incremento della raccolta differenziata dovrebbe far diminuire le spese e aumentare gli introiti delle società che gestiscono i rifiuti. Poiché queste società appartengono a enti pubblici, una volta che abbiano ammortizzato i maggiori costi di personale e di mezzi necessari per effettuare una efficace raccolta differenziata (la migliore è quella porta a porta con controllo da parte degli addetti al ritiro) non dovendo distribuire utili a nessun azionista, la riduzione delle spese e l’aumento degli introiti si dovrebbero tradurre in una riduzione della tariffa che i cittadini pagano per i rifiuti. Questo è il concetto che occorre far capire: se non si butta tutto nello stesso mucchio si ottengono vantaggi ambientali direttamente proporzionali ai vantaggi economici. Ma i cittadini che si comportano correttamente questi vantaggi economici devono averli. Il modo più efficace e più giusto per farglieli avere è far pagare solo il costo delle quantità residue dei rifiuti che non si differenziano. Minore è il residuo indifferenziato e meno si paga.
Quali accorgimenti ritiene debbano essere seguiti affinché la raccolta porta a porta sia resa più efficiente e ben tollerata dalla popolazione?
Impostare la gestione dei rifiuti in una logica che fa andare di pari passo i vantaggi economici e quelli ecologici è condizione necessaria, ma non sufficiente. Prima di introdurre un cambiamento così rilevante nei comportamenti della popolazione occorre comunque svolgere un lavoro di informazione capillare che faccia capire l’importanza del porta a porta non solo per il raggiungimento degli obbiettivi specifici, ma anche per attenuare le conseguenze di un impatto ambientale che secondo l’ultimo rapporto dello IPCC ha già superato il livello di non ritorno.
Non ritiene che l’aumento indiscriminato delle bollette dell’ acqua, verificatosi in alcune zone della penisola, sia dovuto unicamente alla ricerca del profitto piuttosto che alla limitata disponibilità delle risorse idriche?
Ritengo che sia immorale speculare e fare soldi su un bene essenziale alla vita come l’acqua. Bisogna garantirne a tutti una quantità giornaliera sufficiente a soddisfare i bisogni primari e far pagare a prezzi progressivamente più alti i consumi eccedenti. Detto questo, non si può ignorare che spesso l’acqua non viene usata con responsabilità e si spreca. Non solo da parte delle famiglie, ma nelle attività agricole e nelle attività industriali. Per non parlare delle perdite degli acquedotti. La definizione delle quote di base gratuite e i costi crescenti per le eccedenze possono indurre non solo ad assumere comportamenti più responsabili negli usi domestici, ma ad adottare innovazioni tecnologiche finalizzate a ridurre i consumi di acqua nelle attività produttive e nella gestione delle reti idriche.
Il risparmio energetico e la diffusione degli impianti di microgenerazione non rendono forse superflua la presenza di nuovi inceneritori ed inutile la riconversione a carbone delle centrali?
La frase “risparmio energetico” è ambigua e viene utilizzata, inconsapevolmente, per indicare due concetti diversi. In senso stretto il risparmio energetico indica comportamenti responsabili nell’uso della risorsa: se ho troppo caldo in casa invece di aprire le finestre abbasso i termosifoni; se ho un po’ freddo invece di alzare i termosifoni indosso un maglione. Un altro modo, molto interessante, di ridurre i consumi di energia è migliorare l’efficienza energetica, in modo da avere gli stessi servizi energetici consumando meno energia alla fonte perché si riducono gli sprechi dei processi di trasformazione: una migliore coibentazione delle case; doppi vetri, meglio ancora se evoluti; lampade a basso consumo; elettrodomestici in classe A; micro-cogeneratori; caldaie a condensazione.
Usando le migliori tecnologie attuali, i consumi di fonti fossili si possono ridurre del 70 per cento. Questo è il primo passo da fare, perché se si consuma di meno si risparmiano soldi che si possono investire nelle fonti rinnovabili e le fonti rinnovabili possono soddisfare percentuali molto più alte del fabbisogno. Una strategia così articolata rende inutile la costruzione di nuove centrali ed è molto più interessante in termini economici, oltre che ambientali. Quanto agli inceneritori, Totò avrebbe detto: ma mi faccia il piacere! Quelli esistenti danno un contributo dello 0,84 per cento al fabbisogno energetico.
L’ edilizia è uno dei pochi settori in Italia che da anni non conosce crisi (mentre la popolazione aumenta di poco). Intanto, però, lo sviluppo speculativo sta fagocitando porzioni sempre più vaste del territorio. Non sarebbe ora di frenare questo fenomeno?
I piani regolatori dovrebbero impedire ulteriori estensioni delle aree edificabili. Tutta l’attività edilizia deve essere rivolta alla ristrutturazione dell’esistente. Il solo riscaldamento degli edifici assorbe un terzo di tutte le importazioni di petrolio. In 4/5 mesi consuma più energia di tutte le automobili e di tutti i camion nel corso di un anno. Il consumo medio delle case in Italia è di 20 litri di gasolio, o 20 metri cubi di metano al metro quadrato all’anno. In Alto Adige non danno la licenza edilizia a progetti di nuove costruzioni o di ristrutturazioni che consumino più di 7 litri, o 7 metri cubi al metro quadrato all’anno. Ma con costi poco maggiori costruiscono case che arrivano a consumare 1,5 litri al metro cubo. Se si elaborasse un piano nazionale di ristrutturazione del patrimonio edilizio, l’attività edilizia non conoscerebbe diminuzioni e si avrebbe una infinità di posti di lavoro pagati dalla riduzione delle importazioni di petrolio.
Si è abituati a pensare che la crescita sia al servizio dell’ essere umano mentre in realtà sta accadendo il contrario. Non pensa che per recuperare il giusto rapporto tra l’ essere umano e l’ ambiente sia necessario superare il sistema capitalistico?
L’unico esperimento conosciuto storicamente di superare il capitalismo è stato realizzato nei paesi del socialismo reale. L’obbiettivo di questi paesi era di far crescere le loro economie più delle economie dei paesi capitalistici e dal punto di vista ambientale hanno fatto disastri ancora maggiori. Per quello che mi riguarda m’interessano le possibili soluzioni concrete ai problemi ecologici e l’adozione di stili di vita che favoriscano la decrescita. Comprare di meno, far durare di più le merci, riscoprire l’autoproduzione e gli scambi non mercantili, sviluppare le tecnologie che riducono il consumo di risorse e di energia a parità di produzione, che riducono la produzione dei rifiuti e l’emissione di sostanze inquinanti nei processi produttivi. Sarà certamente un mio limite, ma altri discorsi non ne so fare.
Sappiamo che Lei ha una buona esperienza nella diffusione dell’educazione ambientale nelle scuole. Saprebbe farci un esempio di intervento efficace?
Un intervento molto interessante è stato quello di realizzare in alcune scuole gli obbiettivi di Kyoto, o addirittura di superarli, prima del 2010. Studenti, insegnanti e personale non insegnante hanno misurato i consumi, hanno analizzato i comportamenti, hanno delineato una strategia d’intervento, hanno controllato regolarmente i risultati. All’ente proprietario dell’edificio (provincia o comune) è stato proposto di non ridurre il budget per le spese energetiche degli anni precedenti. Tutto quello che si sarebbe risparmiato sarebbe stato investito in strutture didattiche e attività di sostegno. Tutte le scuole che hanno lavorato in questa direzione hanno raggiunto gli obbiettivi che si erano prefissati.
Messaggi
1. La decrescita felice: intervista a Maurizio Pallante, 18 maggio 2007, 16:02
Salve sono un giornalista di paeseItalia (Provincia di Roma). complimenti per l’intervista realizzata al dott. Pallante. volevo chiedere l’autorizzazione a pubblicare una parte di questa intervista. grazie. scrivete a c.seta@paeseitalia.net