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La fine dell’era moderna

Publie le martedì 5 febbraio 2008 par Open-Publishing
3 commenti

La nostra epoca è un’epoca di decadenza. La civiltà Borghese-cristiano-plebea è giunta da parecchio tempo al punto morto della sua evoluzione...

E’ giunta la democrazia!

(Renzo Novatore, Verso il nulla creatore)

La crisi generale, che sia monetaria, sociale, di "valori", culturale e filosofica che sta attraversando la società nel terzo millennio è paragonabile al disfacimento dell’Impero Romano o alla fine del medioevo.
Non credo nei cosiddetti corsi e ricorsi storici, tanto meno nell’ "eterno ritorno", anzi sono convinto che la natura caotica e molteplice della realtà non permetta la possibilità che qualcosa, pensieri, momenti, fasi storiche, individui, nella loro unica particolarità siano ripetibili; però sono convinto che possono presentarsi delle situazioni simili nel presente a delle altre avvenute nel passato e la memoria di queste ultime ci permette di giudicare le attuali e comprenderne la portata. In questo caso io ho ragione di ritenere che la fase di immobilità in cui verte il presente abbia caratteristiche analoghe al medioevo e all’implosione di un grande impero.

L’era moderna, iniziata con l’Umanesimo, sta volgendo al termine, i suoi valori fondamentali sono ormai compromessi: l’antropocentrismo rinascimentale, il mito illuminista della ragione e la sua successiva e breve contrapposizione romantica e idealista, il positivismo industriale e il suo contrario rappresentato dal "nichilismo" superomista sono superati. Da circa un secolo non c’è più niente di nuovo, chi credeva che la scienza avrebbe risolto ogni problema è stato smentito dalla deforestazione, dal dilagarsi dei tumori provocati dall’inquinamento, dallo stress cittadino per i più "fortunati"; chi credeva che lo sviluppo del mercato avrebbe superato la povertà e l’avrebbe annientata non è stato in Africa, in America Latina, nella metropoli asiatiche; chi credeva nel il socialismo, nella comunione dei beni e dei cervelli, nella gestione totale della società da parte dello stato si è trovato di fronte il doppio scenario della caduta del comunismo sovietico e del successo della grande terribile macchina cinese.

La società moderna è la società mercantile e industriale, quello che conta è stato produrre e vendere, e per vendere fare in modo che qualcuno possa comprare. Così si sono inventati il welfar, lo stato sociale che permette che tutti possano comprare anche i più poveri eliminando il sogno marxista di un proletariato, inteso come "coloro che non hanno altro da perdere che le loro catene". Il marxismo come teoria scientifica determinista che prevede la inevitabile vittoria della classe operaia è stato smentito dai suoi stessi allievi più prodigi: tutte le rivoluzioni infatti sono state fatte dai contadini e dagli indigeni, non è mai accaduto che gli operai prendessero il potere nella storia. Chi crede nelle favole può continuare a farlo, ma anche questi precipiteranno nell’abisso con tutta la modernità di cui sono elementi peculiari. Gli operai non hanno mai fatto rivoluzioni perché altro non sono che l’ombra della borghesia! Se c’è un dato da ritenersi come sostanziale per descrivere questo periodo ormai decadente è senza ombra di dubbio la capacità del dominio nella modernità di mettere il "nemico" in una posizione simmetrica nei suoi confronti: chi non è progressista è conservatore, chi non è rivoluzionario è reazionario, chi non è positivista è nichilista, chi non è per l’industrializzazione è primitivista, chi non è razionalista è romantico; sembra che il sistema sia stato capace di trovare un’etichetta a tutti i suoi oppositori, questo lo facevano anche i romani con i barbari o la Chiesa con gli eretici, ma il dato sbalorditivo è che l’oppositore ha accettato il suo ruolo. Colui che avrebbe dovuto combattere la borghesia non è stato individuato in qualcosa di diverso, ma semplicemente con il reciproco del borghese, con l’operaio. Ma l’operaio è un borghese, l’operaio non è come il contadino ucraino che ha una sua cultura e un suo sistema sociale da contrapporre allo Zar perché diverso, non è come l’indigeno amerindo, non è il barbaro che invade e devasta l’impero, l’operaio è semplicemente l’anti-borghese, è un ombra, un’invenzione del sistema.

Politicamente l’era moderna nasce un po’ più tardi, ovvero nasce con la rivoluzione francese. In questo momento nasce la destra e la sinistra. Destra e sinistra sono categorie tipicamente moderne e cadranno con la modernità: esse rappresentano due lati psicologici del sistema di potere, quello che ritiene necessario conservare l’attuale situazione e quello che ritiene piuttosto fondamentale il progresso e la riforma continua del sistema. Ovviamente anche se raramente ha gestito il potere la storia moderna va verso sinistra, la società si sposta a sinistra, la sinistra non comanda ma modifica verso se stessa la cultura, l’arte, la filosofia. La prima destra era quella che sosteneva il monarca e desiderava la restaurazione dell’antico regime, oggi nessuno ha tali pretese, l’estrema destra possiamo dire si sta spostando a sinistra; il nazismo e il fascismo erano forme di potere che prevedevano il controllo della nazione nelle mani salde di un dittatore e un forte stato, in questo senso erano più a sinistra degli aristocratici e della "destra storica"; il Papa non fa più bruciare gli oppositori ma chiede scusa per i suoi peccati, il governo non spara più sulla folla, gli Usa cercano di conquistare il mondo e hanno rinunciato al protezionismo di destra. Tutto va a sinistra, è il divenire della modernità, ma per controllare questo divenire ci pensa la destra, ovvero tutto va a sinistra, ma a comandare è sempre il più a destra. Le persone intelligenti, gli intellettuali, gli uomini di cultura, i pensatori, i giudici, i professori, sono quasi tutti di sinistra. La democrazia, il concetto che non sia il "giusto" a decidere, ciò che prevede la morale, ma la maggioranza è un concetto di sinistra.

La sinistra è quella che sta dalla parte dei deboli e degli oppressi, la frase fondamentale della sinistra è l’evangelica gli ultimi saranno i primi. La sinistra, essendone un elemento, non ha mai posto in discussione la modernità, non ha mai voluto eliminare il problema alla radice, la sinistra non combatte il potere, fa solo in modo che a prendere il potere siano quelli che oggi sono esclusi, ma non lottano contro l’esclusione: la sinistra non è antisessista è femminista, la sinistra non è contro le classi sociali piuttosto è operaista, ecc.

Distruggere il sistema significa distruggere la modernità, per distruggere la modernità, per abbattere la democrazia e fare l’anarchia, non occorre una teoria nuova di sistema, il movimento anarchista storico ha fallito in questo; una teoria di nuovo sistema sarebbe solo una delle tante teorie di sinistra che vuole migliorare la società.
Loser su www.anarchaos.it dice correttamente che "l’anarchia non è ordine, come qualcuno potrebbe sostenere. Innanzitutto perché l’ordine NON ESISTE. Non esiste nel senso che l’ordine non è altro che un’astrazione che l’uomo rileva sulla realtà caotica della natura". L’ordine certamente non nasce con la modernità, ma è all’origine della civilizzazione, ma è ovvio che anche la modernità persegua l’ordine. La modernità fa un passo importante nella storia del dominio perché, come appena detto, costringe i suoi oppositori in posizioni antitetiche alle sue, piuttosto che in posizioni libere il ribelle deve accettare l’opposto di quello che la società propone.
I barbari anche se venivano considerati portatori di caos non si vantavano, di questa etichetta data loro dai romani, invece i ribelli moderni arrivano ad affermare che l’anarchia è caos. Secondo me anarchia non vuol dire caos, anarchia vuol dire completa libertà, mentre il caos è una parola inventata per fare ordine, cioè per classificare. L’anarchia vuole essere concreta come libertà, una libertà autonoma anche dal linguaggio razionale.
Caos ve lo siete inventati voi uomini moderni per trovare una descrizione verso chi non è ordinato! Noi non accettiamo di essere caotici, noi siamo un fulmine imprevedibile che si abbatterà sul vostra società! Se si vuole usare un termine ordinato diremo che la natura è caotica, ma siccome non ci interessa fare ordine su come è la natura, diciamo che la natura è quella che è e l’anarchia è la natura che si realizza contro le astrazioni!

Michele Fabiani
michele cRX anarchaos.it

Messaggi

  • E’ curioso notare, Michele non te la prendere a male, come poi anche chi è contro assimili le categorie codificate della borghesia, ossia della classe egemone dominante attualmente.
    Infatti la categoria "era moderna" è stata coniata dalla borghesia, per sancire la sua vittoria sul mondo feudale. La borghesia trionfante della sua rivoluzione vittoriosa fa risalire infatti l’era moderna
    non tanto all’Umanesimo ma agli anni precedenti, in sostanza a quando furono inventate le cambiali, che allora si chiamavano lettere di cambio(l’Arte del Cambio era una delle sette Arti Maggiori delle corporazioni di Firenze); questo è un passaggio importante da capire: nel trecento l’attività commerciale era al massimo della sua espansione, e l’attività bancaria
    prendeva la forma che sostanzialmente ha ancora oggi: raccolta del risparmio da un lato ed erogazione del credito e agevolazione del pagamento dall’altro, da allora è stato possibile che il denaro giacente nella banca tale della località tale poteva essere fruito in località altra., utilizzando carte dell’avvenuto deposito.
    Fu proprio a Venezia nel trecento che i cambiavalute si trasformarono in banchieri.e l’introduzione della cambiale facilitava la circolazione del denaro.
    Quindi Michele, l’Umanesimo, con tutte le sue sovrastrutture antropocentrismo, illuminismo e centralità della razionalità, rispondevano di fatto alla necessità dell’espansione economica del Capitale.E questa non è materialità dei marxisti, come dici tu, ma lettura scientifica delle cose del materialismo storico, come dico io.
    La circolazione delle merci e del denaro in un periodo di espansione porta a quelle che vengono chiamate libertà individuali, che nella società capitalista sono sempre legate al possesso del denaro: chi non ha pecunia è sempre espulso non solo dal mercato, ma anche da tutte le gratificazioni delle "magnifiche sorti e progressive", dalla cultura, dall’arte e così via, dai tempi dei Fenici fino ad ora.
    Quindi il welfar, lo stato sociale e tutte le carote di cui ti parlavo nell’altro nostro discorso a distanza, purtroppo, sono concesse solo nei momenti di espansione, in momenti di crisi del sistema come l’attuale sono rapidamente azzerate.
    Struttura e sovrastruttura sono lo specchio l’una dell’altro: nella fase attuale, non solo si mettono al bando le teorie marxiste o anarchiche, vengono demonizzate e incarcerate, ma contemporaneamente si fa una rapida marcia indietro su tutte quelle che sono state conquiste libera—democratiche, non solo in merito al lavoro, come puoi notare stiamo regredendo verso società teocratiche in tutto il mondo, non solo da parte dell’islam, ma anche in occidente dove si nega l’evoluzionismo per il creativismo del Padre Eterno e qui in casa nostra dove ormai detta legge il Papa su aborto, comportamenti sessuali, diritto alla vita, col codazzo di tipi che vanno da Ferrara a Buttiglione fino a Veltroni.

    Intanto il marxismo non è una teoria deteterminista, ma è basato sulla dialettica, in effetti determinista sei tu quando dici che il proletariato, l’operaio è l’ombra della borghesia!
    Il proletariato, l’operaio è il prestatore d’opera da cui la borghesia trae il superprofitto tramite la merce del lavoro vivo, essendo tutti ridotti a merce nel Sistema Capitale in qualsiasi forma statuale, in qualsiasi tipo di governo, destro sinistro, e ammucchiate varie, il proletariato avrà sempre da perdere solo le sue catene, avrà sempre da riscattare se stesso dal ruolo di merce, sottraendosi dal ricatto del lavoro salariato.

    Ed ora veniamo alle rivoluzioni, perché in merito ai concetti di destra e sinistra sono sostanzailmente d’accordo con te.

    Le rivoluzioni ,Michele, fin’ora le ha fatte solo la borghesia adoperando le masse contadine e il proletariato per giungere al suo scopo, non che i proletari ci cascassero perché sono scemi di natura, ma solo perché avevano un miglioramento se pur fittizio e provvisorio ad uno stato peggiore precedente.
    Tutte le rivoluzioni, esclusa la comune di Parigi, per me, sono state capitanate dalla borghesia,
    un vera rivoluzione proletaria che abbia avuto successo fin’ora non c’è stata.
    E questo spiega il fallimento dei cosiddetti stati socialisti dalla Russia alla Cina, oltre naturalmente condizioni storiche ben precise.
    Però anche tu dimmi dove i contadini che hanno fatto la rivoluzione poi hanno avuto un successo reale, nella foresta lacandonia forse?,-)))).

    Siccome nei processi storici non si torna indietro,
    questo bisogna proprio scordarselo, il problema reale non è quello della modernità, quello è un falso problema, nessuno vuol tornare a fare il bucato a mano, o al lume di candela, il problema centrale è un rapporto armonico tra le esigenze
    di sviluppo e la vivibilità umana e naturale.
    Tale rapporto armonico non può realizzarsi finche
    impera la legge del massimo profitto, ossia del Capitale, il quale poi è l’esponente massimo del disordine e del caos, mascherato da sicurezza, sempre per loro si intende.
    con affetto Michele
    sperando di vederci presto
    vittoria
    L’avamposto degli Incompatibili
    www.controappunto.org

    Vedi on line : risposta al caro Michele

    • Immagina te, Michele, che alla facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri di Firenze (una delle migliori del suo genere) un intero esame universitario (lo davamo a Legge) è stato su Francesco Datini, uomo d’affari del 1300 che ha inventato la lettera di cambio e la partita doppia.
      Tra le varie stranezze (e alla faccia che era una delle facoltà migliori, in cui venivano figli di ministri e ambasciatori!) ricordo un tempo lunghissimo speso per le regole dei confini delle proprietà terriere mentre nemmeno una parola fu spesa per parlare dei sindacati o del diritto del lavoro (spero che ora le cose siano cambiate).
      E avevo insegnanti come Sartori o Spadolini, Luzi o La Pira.
      Mah
      L’esame di geografia comportò imparare a memoria i nomi degli uadi, i fiumiciattoli delle ex colonie di Mussolini, quelli che si creano e scompaiono nel deserto per una eventuale e rarissima pioggia, io non ero così vecchia ma il docente sì. Quello innsegnava sotto il Duce, quello ha continuato a insegnare fino alla sua morte.
      Naturalmente nessuno ci spiegò mai che nella realtà del mercato le leggi di Keynes andavano a farsi benedire.
      La storia si fermava a Porta Pia.
      Il diritto canonico era molto importante.
      Un intero esame fu perso sulla storia dell’idea d’Europa e consisteva nell’imparare a memoria tutte le frasette casuali che erano state dette da qualche uomo importante europeo fino al 1800.
      Mi sono sempre chiesta: se quella era una delle facoltà migliori del paese, come cavolo erano le altre?
      Studi e studi e poi esci ciuco come prima. Un non sense che non credo sia molto cambiato

      viviana

    • Innanzitutto un caro saluto a tutti i compagni, in primis a coloro che sono stati colpiti dalla repressione del sistema di cui, appunto, si sta parlando.

      Fare un’opera di identificazione tout court del marxismo con il determinismo, o dire che il primo è inscrivibile nel secondo, non corrisponde affatto al vero. E’ certamente vero che è storicamente esistito chi ha avuto del marxismo un approccio scolastico e deterministico ma, ovviamente, in questo caso si tratta di deformazioni reazionarie. E’ altrettanto superficiale affermare che il proletariato, o meglio la classe operaia, si sia limitato a fare la ’Comune di Parigi’ poichè ha diretto rivoluzioni, in alleanza con le altre classi a cominciare dai contadini, che hanno avuto un impatto sull’umanità non indifferente come è accaduto per la Rivoluzione d’Ottobre e la Rivoluzione cinese. Cosiddetti anelli deboli, dove la classe operaia era numericamente scarsa. Oggi in Cina non è più così, essendo diventata il serbatoio mondiale del proletariato, dove il sistema capitalista ha certamente la sua influenza. Invito i compagni a leggere la storia nel suo processo storico, nel suo divenire e a guardare alle varie esperienze rivoluzionarie degli ultimi secoli come una sorta di laboratorio in cui si cimenta l’umanità all’interno del processo della sua liberazione. La storia non è stata ancora scritta e certamente non è ancora finita. Le spinte propulsive delle rivoluzioni precedenti si esauriscono prima o poi ma al contempo osserviamo che altre spinte, di nuova propulsione, si affacciano nel mondo. Bisognerebbe fare attenzione a non sovradeterminare la questione religiosa, essa non potrà mai essere la questione principale, poichè la contraddizione fondamentale è quella capitale/lavoro. Ma quel che forse è ancora più importante è tenere presente la odierna contraddizione principale che è quella tra imperialismo e popoli oppressi; è su questo piano che attualmente si sta giocando la partita. Probabilmente, per sgomberare il campo da equivoci bisognerebbe fare una distinzione tra sinistra di sistema e sinistra rivoluzionaria.

      Un caro saluto
      Ciro