Home > La fine di Allende: un altro 11 settembre, ma dimenticato
La fine di Allende: un altro 11 settembre, ma dimenticato
Publie le venerdì 12 settembre 2008 par Open-Publishingdi Fulvio Lo Cicero
C’è un altro 11 settembre nella storia del mondo, ma non è più celebrato, risucchiato dai gorghi dell’attacco alle Twin towers del 2001: il colpo di stato fascista in Cile e l’omicidio di Salvator Allende, presidente socialista democraticamente eletto. Oggi, ricordare i trentacinque anni di quella strage e della terroristica repressione che ne seguì può sembrare a molti un ricorso alla nostalgia, ad un socialismo oramai superato dalla storia e dalle contingenze.
Può darsi. Come può darsi anche che, tutt’al contrario, in un’epoca dove i modelli di democrazia sono quelli di Putin e Berlusconi, l’esperienza di “Unitad popular”, con tutti i suoi limiti, possa trovare ancora un riscontro nel pianeta globalizzato.
La riflessione storica aiuta di certo a comprendere quali siano i limiti attuali del modello democratico e quali i rapporti di forza nel mondo. Allora, nel 1973, con la contrapposizione fra Usa e Urss, l’esperienza cilena fu giudicata dagli americani pericolosa quanto quella di Fidel Castro a Cuba. E, fallita la riconquista dell’isola alla fine degli anni Cinquanta, la Cia e il plenipotenziario Henry Kissinger decisero che non era il caso di fallire anche con il Cile. Anche perché, il Paese andino era il primo produttore di rame al mondo, controllato da multinazionali americane. Gli Usa, proprio in quel 1973, avevano perso totalmente il controllo del greggio nei Paesi arabi, con il potenziamento delle funzioni dell’Opec e l’autonomia degli arabi nel contesto economico internazionale. Il Cile era la cartina di tornasole della loro leadership.
“Unitad popular” fu sconfitta dalle bombe dell’esercito di Pinochet ma furono gli Usa a decretarne la fine. Una fitta documentazione e centinaia di inchieste dell’opposizione in esilio hanno dimostrato come le stragi compiute dalla giunta militare dopo il golpe furono coscientemente approvate dagli americani, così come quelle argentine del 1978. Un regime terroristico – di quella stessa consistenza oggi attribuita alle formazioni radicali arabe – prese il sopravvento in America latina, e non solo in Cile.
Salvator Allende decise di morire con il fucile in mano, nella casa presidenziale della Moneda, insieme a pochi fedeli. Le sue ultime parole furono dettate pochi istanti prima della morte: “I violenti stanno prendendo il sopravvento, ma sono fiducioso che il popolo unito non sarà mai sconfitto. Affido a voi il compito di vincere il vostro futuro”.