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La gerontocrazia inamovibile

Publie le venerdì 20 marzo 2009 par Open-Publishing
5 commenti

Un leader vecchio fa un paese vecchio.

E non sarà glorificando un Biagi inventato che non avrebbe voluto mai un precariato così sconcio che si nasconderà il danno gravissimo fatto dal potere a questa generazione.

Fino a 40 anni gli italiani non possono sperare in lavoro e carriera. Se a 50 perdono il lavoro sono finiti, senza poterlo ritrovare e senza aver maturato una pensione o un futuro. Sopra i giovani incombe una casta di dirigenti vecchi, arroccati al potere come mummie che speculano sui giovani e tengono salari, diritti, sicurezza, carriera e ammortizzatori sociali a un livello più basso del resto d’Europa.
Lo dice il rapporto del Forum Nazionale dei Giovani e del Cnel, in collaborazione con Unicredit Group.

Urge ricambio generazionale!

L’Italia oggi non è un Paese per giovani. L’attuale casta di vecchi arpionati al potere li sfrutta ed emargina con un egoismo massiccio. C’è un’odissea gravida di sfruttamento, basse paghe e umiliazioni per diventare avvocato, medico o giornalista. Ai giovani si impone un precariato discriminante e malpagato, in pratica si sono stroncate le energie migliori di un’intera generazione. Il Pd esce da colpe pesanti per aver aperto al precariato, con D’Alema, mentre l’attuale Governo dei giovani proprio se ne frega e dimostra il proprio insano disinteresse coi tagli alla scuola, alla ricerca, alla tutela del lavoro, ai diritti, al prolungamento dell’età lavorativa per chi rischia di restare senza lavoro e senza pensione e ai benefici di chi invece resta sempre in vetta senza andarsene mai con stipendi indecenti e una proliferazione di cariche spesso in opposizione. Il risultato è una forte sicurezza individuale e sociale per un’intera generazione, meno vie per affermarsi professionalmente, grosse difficoltà a farsi una famiglia, un senso costante di umiliazione e frustrazione, una grave perdita di risorse per il paese.

I giovani non possono nemmeno difendersi politicamente perché anche i vertici politici sono vecchi e li escludono. La casta politica italiana è una delle più vecchie del mondo e vuole il potere tutto per sé in modo ferreo e meschino. Lo prova la ferocia con cui hanno difeso le candidature elettorali imposte dall’alto e con cui rifiutano ogni limite alla loro dominazione. Per cui una super casta di 12 vecchi comanda le carriere e il futuro di 60 milioni di persone, stroncando la meglio gioventù.

Sotto i 35 anni è precario un giovane su 2. Il 73,1% degli assunti alla fine del 2006 come collaboratori, dopo un anno erano nella stessa situazione. Anche se lavori per 10 anni a progetto, ogni volta riparti da zero.
Nel 2003 la differenza di guadagno tra la fascia sotto i 30 anni e quella sopra i 50 era di 5000 euro, nel 2007 di 7000. Un aumento inaccettabile.

Tra il 2006 e il 2007 i giovani disoccupati sono saliti di 200.000 e ora saranno la fascia più penalizzata dalla crisi. Non hanno nulla, leveranno loro anche quel poco che hanno.

I vecchi vertici stringono in misura crescente le loro mani sul potere e aumentano i loro introiti. Non ci sono limiti di età né tetti ai superstipendi, come vuole Obama, i vecchi del parlamento lo hanno rifiutato in modo bypartisan, mostrando solo la loro protervia infinita.

Chi comanda è passato da una media di quasi 60 anni a 61. Il sistema di potere è sempre quello e ogni anno invecchia senza mollare, mentre in paesi migliori come la Spagna la classe politica ha rinnovato profondamente se stessa, l’America ci presenta un presidente, Obama, che ha solo 48 anni, nel governo di Sarcozy 7 su 15 Ministri hanno 50 anni, 47 anni aveva Zapatero con un Governo di giovani, e la Merkel aveva 41 anni mentre oggi ne ha 45.

Solo la Lega porta in Parlamento rappresentanti sotto i 35 anni (20% contro l’11), il resto diffida dei giovani e difende la propria sopravvivenza.
Una vera oligarchia di vecchi di partito comanda la Pubblica Amministrazione. L’Università va anche peggio. Sono decrepiti i rettori e i docenti, metà di loro è sopra i 60 anni, 8 su 100 sono sopra i 70. L’età media dei professori associati è 52 anni, quella dei ricercatori 45. Nelle altre professioni non va meglio: sotto paghe, precariato, umiliazioni, speranze a terra.

Se le famiglie italiane avessero abituato i figli ad apprezzare l’emancipazione, scatterebbe un conflitto generazionale, invece le famiglie continuano a mantenerli fin oltre i 40 anni creando una dipendenza parassitaria.

Inutile parlare della Chiesa dove un papa novantunenne, per di più obsoleto ideologicamente, regge parrocchie in mano a sessantenni e vescovi con più di 67 anni,

Non sarà con questi presupposti che l’Italia diventerà un paese moderno.

http://www.masadaweb.org

Messaggi

  • Un conoscente, Giudice, si auspicava aumentassero l’età di pensionamento della categoria oltre i 72 anni - non so se poi sia avvenuto -.
    Il mio sogno è di vedere i 60 - max 65 anni - con "tutti a casa".
    Predico bene ed ho "razzolato" benissimo, lasciando (pensisone di anzianità)spazio ai giovani per una Nazione che spero migliore.
    E sì che non lavoravo in miniera!
    Quando sento parlare ultraottantenni dl futuro dei giovani mi vien voglia di menare la mani, seppur vecchietto anch’io, ma "figlio" di costoro per l’anagrafe.

    • In questa situazione di difficoltà esistenziale e di crisi estrema, sentire un Governo che glorifica un Biagi inventore del precariato (che non era stato certo pensato nei perversi termini in cui lo hanno voluto dx e sx) e sentire un Papa che condanna i contraccettivi e persino il condom, non pare più una follia di una mente sconvolta, ma un’aberrazione maligna e insopportabile.

      viviana

    • Cara Viviana, il problema non è di ricambio generazionale o almeno non solo !!

      Conosco moltissimi giovani che sono peggio dei vecchi e che non vogliono il cambiamento, ma solo sostituirsi a loro ed ereditarne i privilegi ed il potere !!

      Questo fatto, se ben ricordi, lo acutamente evidenziò anche Pasolini, in occasione dei "moti" sessantotteschi !!

      Il poblema è culturale : le giovani generazioni hanno il cervello imbevuto di modelli unicamente mutuati dal contesto mediatico-televisivo di matrice berluskoniana e non riescono spesso neppure ad immaginarsi che sia possibile ipotizzare una società diversa e che possano esistere valori e riferimenti alternativi a quelli propagandati dai reality !!

      Mi sto anche accorgendo, con un certo rammarico, che i giovani migliori vengono quasi sempre dal mondo cattolico e dallo scautismo !!

      MaxVinella

    • Bè, io stavo parlando della necessità di liberare posti di lavoro e di avvicendare il comando, citavo i dati di una relazione sulle opportunità per i giovani non stavo parlando di merito o di qualità intrinseche. E sul punto di vista del ricambio credo di aver ragione a dire che l’Italia è stata imbalsamata dai vecchi

      viviana

    • Cara Viviana, il ricambio in Italia avviene solo per cooptazione e ciò è la maggior garanzia di non cambiamento.

      Oggi entrano a far parte della classe dirigente solo soggetti accuratamente preselezionati , che diano assolute garanzie di continuità e di mantenimento degli equilibri e dei rapporti di potere.

      Chi non soddisfa a queste condizioni è destinato a rimaner confinato in ruoli marginali o ad andare a trovar miglior fortuna all’estero.

      E questo purtroppo avviene anche nei sindacati e nei partiti di sinistra, cioè proprio in quelle organizzazioni che dovrebbero essere il motore del cambiamento e dell’innovazione sociale.

      Oggi in Italia chi rifiuta il conformismo e si pone in posizione critica o peggio antagonistica, giovane o vecchio che sia, viene rapidamente emarginato, costretto al silenzio e reso innocuo.

      Affrontare quindi il problema del cambiamento come una questione di ricambio generazionale mi sembra perciò molto riduttivo, se non addirittura fuorviante.

      MaxVinella