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La guerra di Gaza non si ferma. Ora le vittime sono più di 700

Publie le giovedì 8 gennaio 2009 par Open-Publishing

La guerra di Gaza non si ferma. Ora le vittime sono più di 700

Ma appena scaduto il termine per consentire l’ingresso di auti umanitari nella Striscia, che restano un tampone insufficiente a far fronte alla disperata situazione a Gaza, sono ripresi i combattimenti tra esercito israeliano e milizie paletinesi, ed è ripreso il lancio dei razzi verso israele. Almeno ventidue i morti a Gaza ieri. Ancora morti civili. In serata un raid aereo israeliano a Beit Lahya (nord) ha ucciso un uomo e tre bambini che si spostavano in auto. Il prezzo pagato dalla popolazione di Gaza dall’inizio dell’operazione Piombo Fuso è così salito ad almeno settecento morti e tremilacento feriti. Oltre un quarto dei morti sono civili, secondo le Nazioni Unite. Sette soldati e tre civili israeliani sono rimasti uccisi dall’inizio dell’operazione. Si intravedono spiragli per la riuscita dell’iniziativa diplomatica franco-egiziana. La proposta di tregua Mubarak-Sarkozy è stata accettata in linea di principio sia da Israele che dall’Anp. «Accogliamo con favore l’iniziativa franco-egiziana. Ora bisogna vedere se i dettagli sono compatibili con i principi» ha detto Mark Regev, portavoce del premier israeliano Ehud Olmert. Se l’Anp ha accettato l’iniziativa, resta Hamas il giocatore chiave da parte palestinese che deve accettare il cessate il fuoco. Ma questo per il movimento islamico equivarrebbe ad ammettere una sconfitta. La proposta per il cessate il fuoco, prevede uno stop al fuoco da Gaza come precondizione per la fine dei bombardamenti israeliani.

Ma stabilisce anche la messa in sicurezza della frontiera tra Gaza ed Egitto. Ciò significherebbe per Hamas la fine del controllo di Gaza, venendo a mancare la possibilitá di riarmo dalla frontiera egiziana. Raggiungere un accordo in questi termini soddisferebbe, non solo Israele, ma anche i regimi moderati della Regione, che vedono un cessate il fuoco in questi termini come un modo di contenere l’influenza di Teheran. Pur essendo sunnita, Hamas fa ora parte della sfera di influenza sciita che fa capo al regime iraniano.

E ieri lo sceicco Nasrallah, leader del movimento sciita libanese Hezbollah, altro alleato di Teheran, ha annunciato da Beirut di essere pronto a «sacrificare le nostre anime, i nostri figli e i nostri cari per le nostre idee». Parlando davanti a decine di migliaia di sostenitori riuniti in uno stadio alla periferia sud della capitale libanese per le celebrazioni dell’Ashura sciita, Nasrallah, ripreso dalla televisone al-Manar, ha dichiarato: «Siamo pronti ad ogni possibilità, ad ogni aggressione», ripetendo che i suoi uomini «non temono il nemico sionista». Ma non ha detto di voler attaccare per primo Israele. E sempre da Beirut, un alto esponente esiliato di Hamas, Osama Hamdan ha ribadito il «no» del movimento islamico palestinese al dispiegamento di una forza internazionale tra Gaza ed Egitto: «Abbiamo già detto che le forze internazionali sulle frontiere sono rifiutate». Un altro leader in esilio di Hamas, Moussa Abou Marzouk, ha dichiarto che non c’è spazio per un cessate il fuoco permanente con Israele, aggiungendo che «finchè ci sará occupazione ci sará resitenza». Su alcune delle proposte egiziane è parso invece possibilita il portavoce di Hamas a Gaza Fawzi Barhoum, che ha dichiarato, rispetto alla disponibilitá di Hamas alla proposta di mediazione: «L’aggressione deve fermarsi, l’assedio deve essere revocato e le forze sioniste devono ritirarsi. Poi possiamo parlare di altre questioni, inclusa la "tahadiye" (calma) e i razzi».

Sostanzialmente in queste ore Hamas appare, nonostante i proclami, indebolito. Lo si capisce anche dall’atteggiamenton di cauta soddisfazione che comincia a emergere rispetto alle valutazioni della guerra, da parte del governo Israeliano. Secondo l’establishment militare israeliano, tuttavia, anche se il livello politico di Hamas dovesse accettare un cessate il fuoco, il braccio armato del movimento islamico, potrebbe rifiutare. La dinamica interna ad Hamas è cambiata. L’obbedienza delle brigate al livello politico non è scontata. Da questo punto di vista un’anteprima si era avuta durante i giorni dell’aspro confronto militare con Fatah nella Striscia. In quell’occasione si manifestarono attriti per tra capi militari e livello politico, per la brutale violenza impiegata da Hamas per riportare la vittoria militare.

Mentre si lavora all’ipotesi di cessate il fuoco, ieri sera il gabinetto di sicurezza israeliano ha intanto approvato il proseguimento delle operazioni terrestri, «compresa una terza fase che allargherà il fronte dell’offensiva». Oggi arriva al Cairo il consigliere politico del ministro della Difesa israeliano Barak, Amos Gilad, per discutere i dettagli di un eventuale cessate il fuoco. La Banca Mondiale infine, ha denunciato il disastro ambientale e sanitario a Gaza, dove sono saltate le fognature e non c’è acqua corrente. La gravità delle conseguenze è evidente.

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