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La madre dell’omicida: "Chiedo scusa in ginocchio ai familiari di Angelo e a tutta l’Italia"
Publie le martedì 22 agosto 2006 par Open-Publishingdi Claudia Russo
Parla la madre dell’omicida di Frammartino.
Un gesto di grande dignità misto a profonda disperazione quello compiuto dalla madre dell’omicida di Angelo Frammartino.
Fathie Hanaisha, 53 anni e sei figli da crescere nella cittadina di Qabatiyah in Cisgiordania è distrutta: «Chiedo perdono in ginocchio alla famiglia del volontario italiano che era venuto in pace per aiutare il nostro popolo».
Nel drammatico racconto che la madre fa del figlio, Ashrar Abdel è un ragazzo palestinese che come tanti, troppi suoi coetanei, ha subìto ingiustizie e soprusi ai quali non ha trovato modo migliore di reagire se non facendosi anch’egli portatore di violenza.
«Era rimasto sconvolto dalla morte di cugini e amici uccisi da militari israeliani e il giorno prima di partire per Gerusalemme aveva giurato che avrebbe ucciso un ebreo»- conclude la madre.
Non c’è giustificazione per il suo folle gesto che non sarebbe mai dovuto accadere, solo profonda compassione.
«Da quattro anni Arci e Cgil portano avanti progetti di recupero di giovani in difficoltà in tutto il territorio palestinese - dice Sergio Bassoli coordinatore di Prosvil - con l’inasprirsi del conflitto il nostro aiuto diventa ogni giorno più prezioso e questo Angelo lo aveva capito molto bene.
Il centro Torre del Fenicottero è uno dei modi che abbiamo per svolgere il nostro compito e non abbiamo intenzione di abbandonare i nostri ragazzi. In linea con quanto stabilito dal ministero degli Esteri proseguiremo ad operare nelle zone maggiormente colpite dalla guerra» conclude l’operatore sociale.
"Senza cadere in facili strumentalizzazioni c’è da considerare che a Gerusalemme lo Stato aiuta le famiglie dei tossicodipendenti dando loro circa cento dollari al mese - dice una delle ragazze che ha partecipato con Angelo a Prosvil - In soli dieci giorni di permanenza siamo entrati in contatto con realtà difficilissime in cui spesso i giovani con problemi di dipendenza venivano “usati” per incassare l’assegno».
Continuando a mantenere l’atteggiamento di profonda dignità che l’ha caratterizzata, la famiglia Frammartino ha accettato le scuse della donna confermando di non cercare, per Angelo, alcuna “inutile” vendetta.
il manifesto