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La mafia NO !

Publie le giovedì 13 aprile 2006 par Open-Publishing

Posso capire tutto, la piccola furbizia, l’auto in seconda fila, la frode fiscale, la meschinita’ della difesa della proprieta’, le tasse, la manipolazione televisiva, un certo menefreghismo... ma ci sono cose a cui non arrivo.... non arrivo.
Come si fa a votare per uno che difende la mafia? Ci sono cose che sono abnormi, al di la’ di ogni comprensione. Non capiscono che sono mostruose? LA MAFIA!!!???

Ma non si rendono nemmeno conto che cosa sia, la mafia? E’ disumano!

Perche’ non vanno a Torino a vedere la terribile e bellissima mostra fotografica di Letizia Battaglia, aperta fino al 14 di maggio, la famosa fotoreporter palermitana impegnata nella lotta alla mafia e vincitrice del premio internazionale di giornalismo sociale? E guardano i corpi scomposti, dilaniati, assurdi di questo mostro che uccide e opprime da 50 anni questo paese, senza che nessun partito prenda posizione seria contro di essa, senza che nessun governo metta al primo posto la sua estinzione come primo e imprescindibile dovere storico, la prima e vera lotta che spetta ad ognuno. Ma perche’ non pensano un solo momento: la brutalita’, la ferocia, il cinismo, la bestialita’ della mafia..

http://www.fotografiafestival.it/2006/it/dett_1395.htm

http://www.museodiffusotorino.it/eventi~id_evento~70.htm.

http://www.narcomafie.it/articoli_2005/art6_10_2005.htm

Guardatele queste foto, almeno in internet!

Io vi chiedo: ma come hanno potuto? Come hanno potuto? Non hanno vergogna? Non li sentono, gridare, i morti?

Letizia Battaglia: “Quando sono arrivata al giornale, nel 1974, non sapevo molto di mafia: pensavo fosse un problema delle campagne.

Poi, sul finire degli anni Settanta, mi capito’ sempre più spesso di fotografare degli omicidi: arrivai a contarne fino a cinque al giorno...Volevamo che la gente fosse cosciente della strategia mafiosa in atto contro le istituzioni democratiche. Talvolta finivamo anche per essere naïf nel nostro sognare una Sicilia pulita e onesta. Eppure condividere con altri il nostro dolore non risulto’ vano, anzi desto’ nuova attenzione intorno al problema.

Manco’ invece una risposta forte da parte del mondo politico, e mentre giudici, poliziotti, giornalisti e politici cadevano sotto i colpi della mafia noi cominciammo ad essere ossessionati da un crescente senso di solitudine. Durante gli anni Settanta la gente credeva ancora che la mafia colpisse solo i mafiosi.

Neanche quando nel gennaio 1980 uccisero il presidente della regione Piersanti Mattarella nacque una riflessione collettiva. Ci volle tempo prima di assistere a reazioni di piazza: la prima volta fu nel 1982, per i funerali del prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, e poi l’anno successivo, per l’uccisione di Rocco Chinnici.

Il risveglio fu lento e progressivo, accelerato da omicidi eccellenti e Orlando seppe cogliere e guidare questa voglia di rinnovamento. La “Primavera di Palermo” ci fece sognare un futuro diverso... Chiesi di lavorare nel carcere perche’ non provo odio verso chi lavora per la mafia, anzi penso che alcuni di loro vorrebbero cambiare vita. Per questo ho sempre creduto che la lotta alla criminalita’ non possa limitarsi alla via repressiva.

Quando scelsi di lavorare in carcere era come se avessi voluto farmi perdonare di non aver saputo, con altri, costruire una societa’ capace di tenerli lontani dalla criminalita’. Volevo restituire a chi era in carcere una speranza, perche’ ho sempre pensato che i ragazzi nati nei peggiori quartieri di Palermo siano costretti a fare riferimento ai mafiosi. Di questo parlai anche con Giovanni Falcone, che si disse convinto del fatto che da certi quartieri si possa solo scappare, perche’ al loro interno non c’e’ possibilità di salvarsi. Alla morte di Falcone e Borsellino ho provato un dolore cocente, sia perche’ i loro omicidi giungevano al culmine di un crescendo di violenza, sia perche’ si erano fatti amare. Ho pianto insieme a tanta gente. Era come se il loro sacrificio fosse riuscito finalmente a risvegliare il senso civico dei siciliani. Il popolo si riverso’ nelle strade ed espresse grande rabbia e dolore.

Sul momento credemmo non solo di poter continuare a lottare ma anche di aver trovato nuova forza. Poi invece e’ finito tutto, il popolo si e’ stancato. Mi chiedo dove siano oggi quelli che urlavano ai funerali. Lo sdegno si e’ spento, l’urgenza e’ cessata e sembra che anche il pudore sia sparito. Le menti sono corrotte, i giovani non sanno e non vogliono sapere nulla.

Ho lasciato Palermo perche’ non sopportavo piu’ il silenzio.

Non si vive bene a Palermo. Ma alla fine mi sono sentita in colpa e sono tornata: la mia citta’ mi imprigiona per troppo amore.

Ho settant’anni e non posso più fare molto, se non perseverare nella promozione dell’integrita’ morale. Di fronte all’indifferenza delle nuove generazioni diventa importante anche solo esserci. Restare legati alla propria terra e’ un impegno che solo alcuni sentono e che viene messo a dura prova dalla realta’ dei fatti.

Non sempre si ha la forza di resistere, non ce l’ho avuta neanch’io. Certo che se fossimo tutti qua, con le nostre belle teste, forse andrebbe meglio, ma capisco chi lascia la Sicilia perche’ i suoi sogni o i suoi diritti non vengono rispettati. Ho la mia casa editrice, porto in giro le mie foto e i miei sogni... vivo da persona onesta. Cosa posso fare di piu’?

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Valentina Bertani: “E’ stato bello vedere tanta gente andare al voto, guardarla che si recava al seggio dietro casa mia, persone che vedi ogni giorno in abiti da lavoro che incontri sotto casa, le persone piu’ anziane, loro che hanno alle spalle una guerra, un dopoguerra La dignita’ del voto, un diritto per cui ci sono state persone che hanno lottato. La storia che esce di casa vestita con l’abito migliore. E’ stato bellissimo credere in un cambiamento, ancora di piu’ continuare a crederci . (Dal blog di Grillo)

“Abbiamo vinto noi, tuttavia al momento in cui scriviamo non sappiamo ancora chi siamo noi” (Jena)

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Paolo Pomi: "C’e’ chi assiste impotente all’agonia dei propri figli consumati dalla sete e dalla fame, chi muore negli attentati perche’ di una diversa religione, chi nasce e muore perche’ nata bambina, chi viene ucciso per denaro, chi viene sequestrato, torturato, ucciso e “cancellato” dalla memoria perche’ vuole finalmente cambiare e ritrovare la serenita’ di una speranza ....
Ci sono milioni di uomini e donne in questo preciso momento che stanno soffrendo per una malattia incurabile, una ingiustizia opprimente, una solitudine esasperante...in questo momento NON HO IL DIRITTO di essere pessimista ... ce la faremo, per noi, per i nostri figli, e per le generazioni future. (Dal blog di Grillo)

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Davide di Gi (idem): "C’e’ chi ha guardato dal suo letto il soffitto e ha deciso di non mollare, mai.......Pur provando una fortissima volonta’ di lasciare un paese fatto da troppi ciechi, sordi, egoisti...Credo sia giusto restare e lottare democraticamente. "
(Dal blog di Grillo)

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