Home > La massa inerte
La globalizzazione e’, a detta di molti, cosa inevitabile.
Tale affermazione riconduce il pensiero a valori di liberta’ e democrazia che come derivati di altri valori fondanti, quali la ricchezza economica e la potenza tecnica, promettono la liberazione dell’uomo dalla schivitu’ del lavoro ed una piu’ equa distribuzione delle risorse.
Ci risulta che la globalizzazione sia invece un fenomeno puramente economico istigato dall’occidente, cosi’ come la politica di esportazione della democrazia. Tale politica e’ supportata dal libero mercato e non porta pace e prosperita’ diffuse ma solo confische a sfondo etnico e autoritarismo. I suoi prodotti di eccellenza sono odio ed eccidi tra tribu’ e popolazioni locali.
Vi e’ anche chi, a ragion veduta, ha intravisto nella globalizzazione il degrado e l’estinzione di quello che gli illuministi chiamavano ’l’universalizzazione’ dei diritti umani, della liberta’ della cultura. Invece l’economia, la tecnica, il turismo ed il mercato hanno avuto precedenza nelle scelte dei governi che sostengono la politica della globalizzazione, la quale sembra espandersi irreversibilmente: l’espansione irreversibile pone fine all’universalita’ dei valori, privilegiando il pensiero unico sul pensiero universale.
Infatti la globalizzazione sopprime il pensiero critico e la soggettivita’, allinea differenze ed elimina qualsiasi spazio d’azione alla individualita’ ed alla differenza; crea conflitti tra una cultura omogenea indifferenziata e l’irriducibile singolarita’ testimone di valori e depositaria delle verita’ deformi nei suoi costumi, abitudini e pratiche di vita. La mancanza di valori ed idee nell’era globalizzata e’ evidente e si fa sentire maggiormente li dove il libero mercato riempie i vuoti creati nel tempo, ove nessuno ha una storia da scrivere, ove l’inerzia e la passivita’ regnano.
Questi sono i luoghi ove gli uomini non hanno prodotto valori ma li hanno assorbiti passivamente, bombardati da un’informazione mascherata da spettacolo, dove tutti assistono senza essere interrogati e senza possibilita’ di espressione. Il mondo diviene il luogo di assorbimento ed implosione svuotato di ogni iniziativa ed ideazione; un luogo senza valori dove una massa inerte di individui non e’ piu’ interessata ai drammi umani ma alle partite di calcio, alle sexy news, agli spettacolini sempre piu’ alienanti e a tutto cio’ che distanzia dai veri drammi.
La globalizzazione ci ha ridotti a massa, ossia un’insieme di individui senza "curiosita’ ideativa, senza una partecipazione anche minima al mondo delle idee e dei valori" e che " come un buco nero risucchia energia sociale e non la rinfrange piu’" (Umberto Galimberti)
Da questo nasce il silenzio sul sociale, dell’essere magnetizzato dall’informazione, consumatore dell’opinione. E’ proprio in questo silenzio sul sociale che si e’ assopita la massa dei lavoratori che ’fanno’ ma non ’agiscono’. Un tempo i lavoratori si riunivano e discutevano quello che ’facevano’ per avere piu’ chiara la visione d’insieme del loro singolo ’fare’.
Infatti e’ da questa coscienza collettiva che una societa’ di individui si distingue da un semplice aggregato, disinteressato alla propria condizione.
Galimberti avvisa di una vera e propria "mutazione antropologica nell’eta’ della tecnica", ove l’individuo e’ passato dall’agire al fare, "dall’assuzione di responsabilita’ in ordine agli scopi finali in cui consiste l’agire alla pura assunzione della buona o della cattiva esecuzione del proprio mansionario: puro e semplice fare".
In cio’ si nasconde l’assenza di responsabilita’ per ciascuno di noi innanzi al dramma sociale, poiche’ come macchine produciamo e consumiamo senza la vera cognizione del nostro ’fare’. Giustifichiamo il fare poiche’ il lavoro, parola positivamente carica ed insidiosa, ci "limita la responsabilita’ alla buona esecuzione degli ordini, quindi una responsabilita’ nei confronti del superiore senza alcuna considerazione in ordine agli effetti della propria azione" (U> Galimberti).
Da questo tre origine la MASSA INERTE; milioni di individui in un mondo regolato dalla tecnica il cui proposito e’ quello di rendere schiava la natura al volere umano, in nome dell’economia e della crescita illimitata. Ogni percorso dell’agire viene a dissolversi nel consumo e nel silenzio sociale in cui gli strumenti della crescita affondano le radici, mirati come sono alla riproduzione delle relazioni sociali di produzione; ultima affermazione di quell’idea che l’uomo e’ destinato al solo ’fare’ al servizio dell’economia.
Quindi ’fare’ ma non ’agire’ diventa quella regola di vita’ denudata dalle idee, valori, il tempo e la storia dell’umano essere. La vita e’ cosi’ pervasa dalla passivita’ e dall’inerzia entro la quale svanisce quella ipotesi studiata per ridare un volto all’essere: l’uomo e’ la sua azione, il fine ultimo del suo agire.
Salvatore Fiore
Messaggi
1. La massa inerte, 27 dicembre 2009, 22:12, di Nando
BRAVO SAL E UMBERTO GALIMBERTI CHE HANNO ’’FOTOGRAFATO E MESSO A NUDO’’ QUESTA SOCIETA’ GLOBALIZZATA CHE HA ROVINATO L’ESSERE E L’AGIRE, PORTANDOCI IN UNA SITUAZIONE IRREVERSIBILE!!