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La medicina amara

Publie le martedì 6 febbraio 2007 par Open-Publishing
10 commenti

Va bene, è la medicina amarissima che si manda giù per cercare di guarire. Dopo i fatti di Catania, il calcio non poteva aspettarsi un buffetto sulla guancia e un paterno invito a mettere la testa a posto, a darsi una ripulita dall’odio e dal sangue. Tanto meno poteva aspettarselo dopo le pessime esternazioni di Matarrese, cui conviene dimettersi per decenza prima di combinare altri guai. È grottesco (ma anche sintomatico) che i presidenti del calcio campione del mondo si facciano rappresentare da un personaggio del genere.

Passiamo alle cose serie, i provvedimenti usciti dalla conferenza stampa del ministro Amato. Vanno bene, lo ripeto, e capisco il momento particolare, la richiesta diffusa di sicurezza, di ordine pubblico rinforzato. Però il calcio, come tante cose, è anche convivenza civile, trasmissione di valori che si danno per scomparsi ma tenacemente da qualche parte resistono. Trovo solo norme repressive, niente di preventivo, di costruttivo, di educativo. Non compete al ministero dell’Interno, si dirà. Certamente no. Infatti mi aspettavo qualcosa di più da quello dello Sport, magari d’intesa con Fioroni.

Qualcosa che mi facesse sperare che un bambino che oggi ha nove anni tra altri nove non tirerà una bomba carta né a un poliziotto né a un tifoso avversario. Arriveranno più in là certe iniziative, forse. Non sono progetti che si fanno in pochi giorni. Mi va bene l’osservatorio sulla comunicazione sportiva, legato al progetto di traghettare dalla cultura del nemico a quella dell’avversario, ma serve altro, di più. Per intanto, guardiamoci allo specchio tra di noi.

Gli aspetti salienti, le novità vere sono due: il divieto di vendere blocchi di biglietti per le trasferte per scoraggiare gli esodi (spesso pericolosi) del tifo organizzato e, novità più difficile da gestire, partite a porte chiuse ovunque tranne che negli stadi in regola con il decreto Pisanu. Sono quattro in tutta Italia: Roma, Palermo, Torino e Siena, ma possono diventare di più a causa del divieto alle trasferte dei tifosi. Sabato si ricomincia, ma intanto si intravede un campionato assolutamente anomalo, qualcosa di mai visto.

Prima di Catania, il decreto Pisanu era criticato da molte parti: inefficace e lacunoso erano gli aggettivi più usati. Sì, ma solo perché applicato in modo monco, ha replicato il diretto interessato. Ora il suo decreto viene riproposto e potenziato (vedi diffida preventiva anche per i minori, su cui ho qualche dubbio ma aspetto di vederci più chiaro).

I dubbi maggiori li ho sugli stadi chiusi. Fermo restando che i biglietti nominali, fin qui, sono stati un buco nell’acqua e che molti normali cittadini hanno smesso di andare allo stadio per la lunghezza delle code. Gli stadi che resteranno chiusi hanno avuto deroghe, o problemi oggettivi. Non credo che in tutti gli altri stadi d’Italia abbiano fatto i furbi sperando nella solita conclusione all’italiana. Chi li metterà di corsa in regola, adesso, visto che nessun club è proprietario dell’impianto?

Ma è la generalizzazione che non mi piace, forse perché mi interessano più le persone delle cose. Non è lo stadio, più o meno a norma, che dà il certificato di buona condotta a una tifoseria o a una città. È, appunto, la condotta, il modo di occupare e vivere lo stadio. È salire o scendere da un bus senza sfasciarlo. È tifare per i propri colori senza insultare gli avversari né aggredire i poliziotti.

Questi posti non stanno su Marte, ci sono anche in Italia e anche in Serie A. Basterebbe chiedere a un poliziotto, di quelli che ogni domenica sono sui campi, se ritiene più a rischio lo stadio del Chievo che non ha i tornelli o l’Olimpico che ce li ha. Chi non ha colpe né precedenti, sul fronte dell’ordine pubblico, paga come chi ne ha parecchi. L’innocente vale il pregiudicato.
Allo stesso modo, uno stadio chiuso toglie la droga festiva agli scalmanati, che avranno modo di riflettere, ma anche il divertimento a un sacco di brava gente. È fin troppo ovvio dire queste cose, ma vanno dette con molta serenità, forse anche con la stanchezza di chi va per stadi da più di cinquant’anni e molti discorsi gli suonano già sentiti, molte situazioni già viste.

Dunque, le trasferte degli ultrà, spesso spedizioni paramilitari, non sono vietate ma rese piuttosto problematiche, perché vietare la vendita in blocchi di biglietti ha l’effetto di sciogliere il gruppo, o almeno di renderlo meno compatto (anche in caso di disordini).
A parte un accenno della Melandri sulla recisione dei legami con gli ultrà da parte dei club, resta irrisolto il problema degli ultrà casalinghi. Altri ne sorgono, di tipo economico, di fronte ai cancelli chiusi: gli abbonamenti da rimborsare, per esempio. Ma sui problemi economici voglio sorvolare, c’è gente pagata per pensarci.

Voglio solo aggiungere che non sono gli stadi chiusi la migliore reclame per riportare le famiglie alla partita. Sono gli stadi aperti, ripuliti dalla violenza di ogni tipo e colore, sicuri, festosi. Con o senza steward, è poco importante adesso. Se all’inglese o alla tedesca, idem. Serviva un giro di vite. Eccolo. Norme nuove o rilucidate. Eccole. La medicina è amara ma bisogna mandarla giù, e poi ogni tanto controllare se è scesa la febbre.

(6 febbraio 2007)

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Messaggi

  • SANGUE ED IPOCRISIA

    Venerdì sera 2 febbraio, a Catania, un agente di Polizia è rimasto ucciso durante gli scontri a margine di Catania-Palermo. La morte di una persona è un fatto irreparabile, che ferisce tutti gli uomini di cuore e di buonsenso. Ma gli uomini di buonsenso non sopportano l’ipocrisia, che puzza più della morte.

    Il dolore è di chi piange il proprio caro, agli altri spetta un rispettoso silenzio. Ma certe persone non si fermano neppure dinnanzi al più nefasto degli accadimenti. E parlano, parlano, per cercare di trarre qualche vantaggio da una tragedia. Anche questo è un crimine (per lo meno morale), si chiama: sciacallaggio.

    Parla l’ex ministro Pisanu. Parla di giustizia, lui, che chiedeva aiuti fraudolenti a Moggi. E parla di privatizzare gli stadi, perché è un affare di miliardi. Grazie ai suoi decreti, si può ora dotarli di qualsiasi struttura commerciale.

    Parlano il presidente del consiglio e il ministro dello sport. Parlano di decisioni drastiche contro un crimine, loro, gli artefici dell’indulto, quelli che garantiscono impunità ai terroristi sfuggiti alla legge.

    Parla il ministro della giustizia. Definisce gli Ultras (milioni di persone totalmente estranee ai fatti) un cancro e dice di voler salvare il calcio. Vuole salvare il calcio, lui, un ex Dc, ex ministro della destra e attuale ministro della sinistra, fautore dell’indulto e strenuo difensore dei corrotti di calciopoli (che voleva tutti amnistiati).

    Parla il presidente del Catania. Parla di ricatti, lui, che aveva “minacciato” di non presentare la squadra se lo Stato non avesse acconsentito a far svolgere Catania-Palermo alle 18 di venerdì (così com’è stato).

    Parlano i giornalisti, quelli che hanno coperto calciopoli 2006 e tutte le nefandezze operate per insabbiarlo; quelli rimasti in silenzio quando Paolo di Brescia veniva spedito in coma, o quando veniva ucciso Federico Aldrovrandi, o quando un tifoso del Napoli finiva in coma per un lacrimogeno sparato ad altezza uomo.

    Filippo Raciti, ispettore capo di 38 anni con una moglie e due figli, non doveva essere ucciso; così come non doveva esserlo Federico, un ragazzo di soli 18 anni. Entrambi meritano giustizia; tutti la meritano. Ma la giustizia, per essere giusta, deve fondarsi su di una legge uguale per tutti (e non solo in teoria). Chi enfatizza certi fatti e ne omette altri, chi colpisce talune categorie e ne amnistia arbitrariamente altre, non fa giustizia.

    Sono state varate tante leggi speciali in merito alla “violenza negli stadi”, alcune palesemente anti-costituzionali. Eppure non sono servite, perché erano profondamente sbagliate. Hanno colpito ingiustamente Ultras e tifosi, hanno criminalizzato chi affronta un altro uomo, con coraggio e lealtà, secondo un preciso codice d’onore. Ed ecco, è rimasta proprio la violenza, quella che va oltre il pugno e arriva alla tragedia. Telecamere e biglietti nominali possono aver spostato il problema fuori dai cancelli, ma niente di più. Una cultura non si cambia spiando le persone.

    Ogni giorno si commettono omicidi, stragi e stupri in tutto il Paese. In Sicilia (la regione di Catania) si verifica in media più di un omicidio alla settimana. Ma lo stadio è uno dei posti più sicuri del Paese. Possono esserci alcune scazzottate tra giovani ma i fatti di sangue sono estremamente rari. In Italia si viene uccisi prevalentemente in famiglia (al primo posto), oppure dalla mafia o dalla criminalità comune; questo dicono le statistiche. Dicono che il nucleo alla base della nostra società, la famiglia, ha gli elementi sempre più instabili e in conflitto (si uccidono), e che le organizzazioni criminali dettano la loro legge in buona parte del Paese.

    Quisquilie? Per questo Stato sembra di sì, perché le leggi speciali le adotta solo contro Ultras e tifosi.

    Domenica 28 gennaio a Luzzi (Calabria), il dirigente di una società calcistica è rimasto ucciso a causa delle percosse subite in una rissa, scoppiata al termine di Cancellese-Sammartinese di Terza Categoria. Due giocatori sono stati indagati per tale omicidio. Ma non saranno varate leggi speciali per i calciatori.

    Noi chiediamo giustizia e verità, per tutti. Giustizia e verità anche per Filippo Raciti. Chiediamo che chi ha sbagliato paghi (sempre) e comunque (senza privilegi per nessuno). Chiediamo siano accertate le responsabilità di tutti. Di chi ha ucciso, innanzitutto. Ma anche di ha gestito l’ordine pubblico, di chi ha fatto svolgere una partita a rischio alle 18, di chi ha fatto perdere metà partita ai palermitani (strategia del sopruso che serve solo a surriscaldare gli animi).
    Volere la verità in un Paese abituato alla menzogna è un desiderio rivoluzionario. Volere la verità, qualunque essa sia, è un desiderio inusitato. Anche per questo siamo Ultras.

    Uitko ( dal blog di Maurizio Crosetti su Kataweb)

  • Qual’è la risposta dello Stato a questa morte? Regaliamo a gente che spende decine di milioni di euro per giovanottoni in mutande gli stadi. Ecco la risposta regaliamo milioni di euro (in pieno centro spesso)ai miliardari! Un vero colpo di genio che sicuramente gioverà ai tifosi ed appassionati di sport di tutta Italia, non ne siete convinti?Dopo anni di totale indifferenza ad un fenomeno che cresceva ed era sotto gli occhi di tutti, ora tutti si stracciano le vesti e lanciano belle idee irrealizzabili o idee del tutto idiote per lasciare le cose sempre uguali come nel Gattopardo.
    Perchè negli ultimi dieci anni si è lasciato incancrenire questo fenomeno? io un sospettino ce l’ho: visto che il ultras è un fenomeno per il 99% di estrema destra il governo B. lo ha lasciato crescere per tenersi una milizia di riserva.Al limite un capro espiatorio buono per tutto fa sempre comodo. Fole? Può essere ma il sospetto non mi passa.

    • Siamo alla solita teoria del solito "complotto" che acquieta qualche coscienza schematica e manichea ma non permette poi di capire le cose.

      Il fenomeno ultras esiste in Italia almeno dal 1972/73 e nasce in gran parte come fenomeno DI SINISTRA, legato alle lotte sociali ed ai movimenti di quegli anni.

      E se innegabilmente, almeno a partire dalla fine degli anni ottanta, è progressivamente cambiato di segno non capisco cosa c’entra Berluskoni.

      Il quale Berluskoni c’entra invece molto con l’ "impazzimento" del calcio italiano, le cifre da capogiro, l’antisportivo ed antieducativo "voler vincere a tutti i costi", l’orgia dei diritti televisivi, gli imbrogli usciti fuori l’estate scorsa ecc. ecc.

      Ma questo è tutto un altro discorso, assai più serio che si preferisce non fare.

      Comunque, se "lassismo" - tipico termine da bempensanti di destra o da "girotondini law and order" - c’è stato, questo riguarda tutti i governi che si sono succeduti in questi anni, non solo quelli del Caimano .....

      Il primo morto negli stadi, Vincenzo Paparelli, risale addirittura al 1979 .....

      Keoma

      P.S. Erano ultras fior di compagni caduti in questi anni, Vincenzo Spagnuolo, Carlo Giuliani, Edo Parodi, Dax, Antonio di Acrobax, Renato Biagetti.

      Sono ultras il 90% dei manifestanti sotto processo a Genova per i fatti del Luglio 2001 e ce ne sono anche nell’inchiesta cosentina contro il Sud Ribelle.

      Se il 20 Luglio in Via Tolemaide non fossero intervenuti gli ultras di Genoa e Sampdoria il bilancio di Genova 2001 sarebbe stato assai più pesante.

    • Cari Keoma ed altri
      Mi pare che possiamo anche fare le nostre dietrologie e divertirci a fare le nostre ipotesi politiche sul fatto che gli ultras siano di sinistra o di destra, l’ho fatto anch’io, per carità, propendendo per la destra, viste le teste rase, gli striscioni razzisti, gli inni a Mussolini, i saluti fascisti, i tatuaggi ecc., e soprattutto visto l’esplicito appoggio che AN dà agli ultras, ma, nel caso di Catania, i violenti erano ragazzetti di 14-15 anni! Ce ne rendiamo conto?
      Ma davvero vi pare che abbia senso discutere sulle ideologie, le "battaglie storiche" ecc. di delinquenti minorili? Ma cosa ne sanno questi?
      C’è un fenomeno preoccupante di devianza minorile in aumento pauroso che stiamo tutti sottovalutando, stupri di gruppo, aggressioni alla persona filmati col telefonino e mandati in internet, botte a disabili, atti di vandalismo, attacchi alla polizia, violazione di leggi... ed essi sono trasversali alle classi sociali e comprendono età sempre più basse, fino a 10-12 anni.
      Ma vi pare abbia senso star qui a fare disquisizioni di appartenenze politiche a questa età?
      E anche stare a tirarci i piatti per dimostrare che sono borgatari o emarginati di sinistra, piuttosto che appartenenti a famiglie bene e parassiti di destra, non vi pare che sia proprio fuori luogo?
      Ce n’erano di tutti i tipi a Catania, persino figli di poliziotti che attaccavano la polizia, o figli di medici e di professionisti, droga e violenza erano le loro abitudini, e la frase "Odio tutto" li riassume perfettamente.
      In quanto alla dichiarazione di Caruso, che un poliziotto morto vale come un ultras morto, la trovo totalmente aberrante e dio che se la poteva risparmiare e, se questo è il rispetto della vita umana, mi pare che tra questa frase e quella di Matarrese stanno alla apri, cinismo e desolazione, e penso che RC farebbe bene a selezionare meglio quelli che manda in Parlamento, e almeno potrebbe scegliere gente più matura e che sta attenta a quello che dice.
      Si noti che ho sempre cercato di vedere il meglio di Caruso ma con una frase così, mi pare che si ponga sulla stessa linea di chi la vita umana proprio non la considera
      Sulla chiesa non cambia il mio giudizio negativo. Questo Papa e il suo entourage stanno riducendo ogni valore a una pagliacciata. E credo che gli eccessi della festa di sant’Agata li riassumano tutti.
      Se è lo spettacolo che deve vincere sul valori, addirittura sul valore eterno e universale della vita e sul suo rispetto, allora mi dissocio da questi teatranti che non vivono la vita ma ne celebrano solo la parodia.
      Se questo è lo spettacolo che deve andare in onda, allora questi ragazzi dissennati ne sono i giusti frutti
      Viviana

    • caro Keoma , torniamo a parlare di violenza : il fatto che chi è rimasto coinvolto negli scontri di Genova al 90% viene dagli ultras non è una cosa consolante . Negli anni sessanta e settanta e nel 77 ( su cui comunque ci sarebbe molto da discutere) chi rimaneva coinvolto negli scontri (fra cui il sottoscritto) non era un ultras ; anzi, gli ultras proprio non esistevano . Allora la violenza rispondeva non ad una scelta militare , ma ad una sacrosanta reazione di fronte ad una violenza dello stato che gli odierni fanciulli picchiatori non possono neanche immaginare ; i fatti di Genova del 2001 , come ben sai, non dico fossero all’ordine del giorno ma piutosto frequenti. Vogliamo andare più indietro? Vogliamo ricordare i fatti del 1960 a causa del governo Tambroni ? Io non c’ero ( ero troppo giovane ) ma mi ricordo quanto mi raccontava mio padre , ex partigiano di Giustizia e Libertà , di quanto era venuto a sapere , perchè allora la televisione ed il Corriere dela Sera , come gran parte dei giornali, facevano una robusta censura su quanto accadeva . Questo per dirti che la sinistra e la classe operaia hanno dovuto da sempre servirsi della violenza, perchè la violenza dello stato , che all’epoca difendeva armato le posizioni padronali ( forse gli attuali ultrà non sanno che per lungo tempo gli scioperi del lavoratori ed i cortei dei sindacati venivano attaccati dalla polizia ; forse non sarebbe male studiare la storia del movimento operaio in Italia) era , con franchezza, neppure lontanamente descrivibile a quella che viene ora esercitata.E comunque questa violenza , che era in effetti sacrosanta, faceva comunque anche allora discutere la sinistra e la classe operaia .Ora , il fatto che tu voglia ricordare che chi si è battuto a Genova era gente che proveniva dalle curve , mi spinge a pensare che per molti il battersi contro polizia e carabinieri fosse soltanto un appendice di quanto accade fuori dagli stadi, in sostanza la continuazione di una faida iniziata nello stadio di Marassi . Oppure tu sostieni che gli ultras si sono allenati militarmente seguendo in trasferta ad Avellino i Cosenza Calcio e , forti di questa preparazione militare , si sono battuti bene a Genova ? Un po’ come dire , fatte le debite proporzioni, che Sandalo, essendo stato ufficiale degli alpini sotto naja, era un buon organizzatore militare per Prima Linea? Oppure , e questo è il dubbio che spesso ho e che ho avuto anche dopo gli scontri di Milano sotto elezioni , c’è gente che ha sostanzialmente voglia di menare le mani , ed ogni occasione è buona , il derby così come il G8 ? Ma chi ha voglia di menare le mani per menarle ,cosa ha a che fare con i lavoratori , con gli emarginati, con i nuovi italiani, con i pensionati ? Non sono proprio convinto di volere come compagni di strada costoro, che mi paiono inaffidabili e beceramente violenti .
      Buster Brown

    • Curioso che da un lato si agiti il "pericolo fascista", si vedano addirittura fantomatici complotti berlusconiani dietro le violenze di Catania ( come se quando governava il Caimano non succedesse niente, remember il derby sospeso a Roma ?) e dall’altro poi si dice lo stesso peste e putiferio sui ragazzotti che l’11 marzo a Milano si sono fatti carcerare per impedire proprio una manifestazione di nazisti che sfilavano indisturbati al grido di "Heil Hitler" .

      Insomma, fate pace col cervello ...

      Comunque i primi gruppi ultras nascono proprio tra il 1972 ed il 1977 e dai nomi, Brigate Giallorosse e Fedayn a Roma, Armata Rossa a Perugia, Collettivo Autonomo Viola a Firenze, Brigate Autonome a Livorno, non è difficile individuarne la matrice.

      Poi, con il "riflusso" e con l’ emergenza terroristica ( ma possibile che stiamo sempre in qualche emergenza in Italia ?Fosse che c’è qualche problema irrisolto a monte ?) pian pianino il fenomeno ha cambiato di segno, anche se non sempre e nemmeno dovunque.

      Ma credo sia inutile continuare questa discussione, il problema, come dicevo, è di approccio .... e probabilmente anche di estrazione sociale ... o quantomeno culturale.

      Vi dice nulla, in un sito con base in Francia, la questione delle banlieues e degli scontri contro il Cpe ?

      Forse non siete romani ma non avete mai sentito parlare delle rivolte di San Basilio 1974, di Primavalle l’anno dopo, delle orde di giovani lumpen delle borgate che nei sabati del 1977 venivano alle manifestazioni del movimento ? E di quelli dei quartieri/mostro della Bologna "rossa di vergogna" ? L’avete visto il film "Lavorare con lentezza" ? E nemmeno il "Radio Freccia" di Ligabue ?

      E del movimento di lotta nelle carceri, dei Nap, delle Pantere Nere Americane, di Malcom X, di Cavallero e Notarnicola, di Horst Fantazzini, sapete niente ?

      Ma in quale modo vivevate allora ? Ed in quale vivete adesso ?

      Keoma

    • Ahi Ahi Keoma , tutta roba nota , anzi notissima . Non so , potrei parlare di Bobby Seal o di Huey P. Newton , magari ci intratteniamo sulla banda Bonnot , oppure discutiamo sul problema del lumpen proletariat ( inaffidabile per la rivoluzione perchè privo di coscienza di classe) ; oppure delle periferie di Milano o di Torino, rispetto alle quali i quartieri mostro di Bologna paiono quartieri modello. Ma non hai mai visto la periferia di Amsterdam?
      Certo che se ci mettiamo a contare quanto noi si sappia e da dove veniamo non abbiamo possibilità di togliere il proverbiale ragno dal buco .
      Io parlavo di violenza , grosso scoglio da superare nella politica, scoglio che la sinistra deve oltrepassare ogni giorno che Dio manda in terra ,divisa fra chi ha voglia di menare tutti e tutto in ogni occasione senza alcun ragionamento seguendo istinto e non logica ,e chi invece aborre ad oltranza ogni violenza e sogna il mondo senza armi e senza esercito e polizia .Fermo restando che l’affrontare questo problema , se veramente lo si affronta , è un atteggiamnto sano , perchè di regola la destra ed il centro sono fortemente autogiustificativi rispetto all’uso della forza.
      Detto questo, a prescindere che io non vedo alcun complotto di nessun tipo dietro gli squadristi da stadio , ed a prescindere che in altro luogo non criminalizzavo alcuno degli arrestati dell’undicimarzo ma esplicitavo il mio assoluto dissenso per l’uso della violenza in quel’episodio , non mi rispondi sulla violenza stessa : io vivo ed ho vissuto ben dentro, di più di quello che tu possa immaginare , nella realtà del nostro paese , ed a me questo bestiale rigurgito di squadrismo da fastidio ; squadrismo che sta adesso assumendo le forme anche della violenza sessuale giovanuile e del bullismo . Mi pare che ci si avvicini sempre di più alla realtà yankee , dove il livello di violenza ( mi spiace ripetere di nuovo tale vocabolo ma mi pare indispensabile) dei giovani , privo di qualsivoglia connotazione politica , se non di un vago ribellismo , è altissimo e non ha ovviamente portato ad alcun visibile ripensamento dei cosiddetti valori americani .E non si tratta dei romantici anarchici della banda Bonnot o delle rivolte di san Basilio, ma di lucida e becera violenza.
      Quindi , caro amico, prendi posizione in modo chiaro ; non ricordarmi i NAP, Cavallero , Notarnicola ( il terzo ,l’autista , si chiamava Rovoletto) , neanche lo sfortunatissimo Fantazzini , ma neppure Mesina che tu ometti e che mi pare che come coscienza di classe sia molto superiore a quelli che citi ,e che comunque non gradisco come compegni di strada . Dimmi invece cosa pensi della violenza, perchè io ne scritto fin troppo
      con grande stima
      Buster Brown

    • Tutta roba nota forse a te e a me ma credo a ben pochi altri che bazzicano questo sito ....

      Graziano Mesina, del quale condivido pienamente il tuo giudizio, non lo avevo citato per paura di creare scompensi cardiaci a qualche "anima bella" ; tra l’altro, per motivi di lavoro, ho trascorso il bienno 1976/77 tra Roma e la Sardegna ed ho quindi avuto modo di vedere da vicino alcuni fenomeni ormai dimenticati, la rivolta del ghetto Is Mirrionis a Cagliari con l’uccisione da parte della polizia del giovane muratore Wilson Spiga, un originalissimo ed ultrapartecipato movimento del 77 a Nuoro dove non c’era università e dove in piazza scendevano giovani marginali e non pochi pastori della Barbagia, ed il mito, tra i compagni sardi, non solo di Mesina ma anche di altri "banditi" diventati rivoluzionari come Annino Mele, Carmelino Coccone, Mario Sale.

      Se poi dicessi che Matteo Boe, in seguito divenuto famoso per il rapimento di Farouk Kassam, nello stesso 1977 studente universitario a Bologna, fu tra i protagonisti della battaglia dell’ 11 e 12 marzo in quella città, c’è il rischio di scatenare infarti e trombosi....

      Ma tant’è.

      Poi parlando di Roma ma anche di Napoli ( vedi le 4 giornate del 1943)- notoriamente città senza "classe operaia" - si potrebbe parlare di lumpenproletariat protagonisti già al tempo della Resistenza, il mitico "Gobbo del Quarticciolo" Giuseppe Albano e gran parte della base borgatara di Bandiera Rossa ed anche di Pci e Psi.

      E questa è continuata ad essere, insieme alla categoria operaia assai precaria e quindi volatile degli edili, la base militante dei partiti di sinistra romani dal dopoguerra almeno fino a metà dei settanta.

      Persino le BR, "fabbrichiste" fino all’ossessione, a Roma per creare una colonna dovettero appoggiarsi ai cosiddetti "Tiburtaros", i giovani lumpen della periferia di Roma Sud, quelli che avevano usato i fucili a S.Basilio un paio di anni prima ..... gente anarcoide e ribellista lontana mille miglia dal vetero-stalinismo di Moretti e soci .....

      Il giudizio negativo del vecchio Karl Marx sui lumpen sarà stato sicuramente vero alla sua epoca, anche se poi i lumpen rappresentarono comunque la base di massa della Comune di Parigi, come del resto era avvenuto anche da noi per l’unica rivolta risorgimentale di massa, le 5 giornate di Milano.

      Ma da allora di acqua ne è passata parecchia sotto i ponti, da Fanon giustappunto fino a Pasolini ..... che per una poesia provocatoria del 1968 rischia di passare oggi per un cantore di poliziotti e non di sottoproletari .... veramente roba da matti !

      Parlando poi della VIOLENZA, non ho problemi a chiarire.

      Da quasi 30 anni o poco meno, più o meno dal sequestro Moro e dopo una rivisitazione critica anche del movimento del 1977 che era comunque tutt’altra cosa, ritengo che la tattica migliore da utilizzare nella lotta politica e sociale, sia la NON VIOLENZA, almeno fino a quando l’utilizzo di questa tattica non finisca per diventare un suicidio.

      Ma la considero appunto una TATTICA intelligente e legata ad una fase tutt’altro che rivoluzionaria, non una filosofia assoluta nè un valore in sè.

      E non pretendo quindi che tutti condividano la mia stessa TATTICA, nè mi sento in diritto di dare giudizi moralistici e non politici su quelli che appunto non la condividono.

      E soprattutto, pur essendo largamente vaccinato da qualunque visione manichea della classe, credo che il mondo non si divida deamicisianamente tra "buoni" e "cattivi", tra "onesti" e "disonesti" ma ancora principalmente tra "sfruttati" e "sfruttatori", tra "oppressi" ed "oppressori".

      Keoma

    • keoma, posso non essere d’accordo con te ma il filo del tuo pensiero è lucido e coerente . E’ sempre un piacere discutere con te su uno dei siti ( e non sono tanti anzi sono pochini ) che giustificano il fatto che io usi internet fuori dal lavoro
      Alla prossima
      Buster Brown

    • Grazie, Buster, per le parole di stima ... anche per me è sempre un piacere ......

      Colgo l’occasione, pur cosciente di un ulteriore rischio per le coronarie di qualche "anima bella", per citare, a proposito di quegli anni, anche la parabola personale ed umana di Vincenzo Andraous, ora autorevole e prezioso collaboratore di questo sito .....

      Keoma