Home > La menzognera politica USA in Medio Oriente
L’odio contro la politica estera degli Stati uniti è antico e ben motivato e non corrisponde certo alla propaganda filo-Usa che ha sempre retto i governi italiani di centro e destra e si è insinuata pericolosamente anche nella pseudo-sinistra (vedi D’Alema o Fassino) con la loro pace nebbiosa e il sentito appoggio alla Nato e alla politica neocons.
La parola democrazia suona ben diversa per un europeo o un arabo. Il medio Oriente, quando la sente, non pensa certo a forme di libertà o di sovranità popolare ma a complotti e guerre per rapinare le sue risorse e impedire il suo sviluppo.
La democrazia come valore non è mai stata esercitata in Medio Oriente, che ha avuto solo despoti autocrati o imam fanatici, complici degli americani, e non è certo un concetto che possa avere un qualche fascino attendibile se viene esportato sulle punte dei missili.
I cittadini americani si sono chiesti sempre”con stupore” perché tanta parte del mondo li odi (vd. libro di Paolo Barnard). Se solo i loro “liberi” giornali avessero esplicato una analisi storica attendibile e non avessero nascosto i fatti, adeguandosi alla propaganda ufficiale, si chiederebbero realisticamente ”come mai il mondo non ci odia ancora di più?”.
L’attentato delle Torri è passato sulla stampa internazionale come il “big ben” efferato di una spirale che non aveva alcuna causa precedente. Prima di essa: il nulla, come se ciò fosse umanamente possibile.
Si è arrivati a dire che l’attentato è stato fatto “in odio alla democrazia americana” , “per rigetto dei principi di libertà”, “per invidia di chi aveva un tenore di vita superiore”, e altre infamità. Veramente proviamo un senso di repulsione quando individui che si vendono come intelligenti (Giuliano Ferrara ad es.) scendono a simili bassezze. Ma, se costui, come dice, è al soldo della CIA, tutto diventa trasparente. La propaganda è sempre la prima arma e la peggiore.
Il mondo arabo nutre verso gli USA un risentimento ben più vecchio delle recenti guerre americane che Al Qaida ha usato e amplificato così facilmente, ma è stata essenzialmente l’aggressione americana e la reiterazione della sua indegna protezione a Israele a ingigantire questo odio. Gli americani raccolgono quello che hanno seminato.
Solo i nostri miserabili politici possono insistere, come mentitori incalliti, nel dire che stiamo in Iraq o in Afghanistan per collaborare con gli “esportatori di democrazia”, frase ormai divenuta insopportabile.
Paolo Barnard, nel libro “Perché ci odiano?”, analizzò documenti degli archivi della sicurezza nazionale di Washington. Eisenhower sapeva che l’arabo comune odiava gli americani e diceva senza pudore: “Le nazioni mediorientali per noi sono solo delle pedine per l’accaparramento delle risorse, ma l’opinione pubblica non lo deve sapere.”
Il sostegno agli emiri, a Saddham ai dittatori più efferati, alle guerre, alle divisioni etniche o religiose... non è certo stato finalizzato al progresso politico o economico del Medio Oriente, e tutto corre oggi verso la demonizzazione dell’Iran e l’apertura di una serie infinita di guerra in Africa.
Se i paesi possessori di materia prime rrivassero a governi autonomi, potrebbero decidere da soli la destinazione delle loro risorse, magari contro gli interessi USA e contro gli avidi rincari delle multinazionali americane, come sta avvenendo, per esempio nell’America latina col gas. Ma l’America questo non intende permetterlo.
Per questo la democrazia constatiamo come la democrazia non ci pensi neanche a decollare in Afghanistan né in Iraq... gli occupanti una reale democrazia non la vogliono affatto, preferiscono governi fantoccio, magari formati dagli stessi talebani come in Afghanistan, con cui accordarsi o il proseguire di uno stato di caos infinito.
Le infiltrazioni americane nelle politiche di tutti i paesi hanno reso il mondo marcio e invivibile.
Ma Israele resta il caposaldo dell’ingiustizia in Medio Oriente, un verminaio che continuerà a produrre morte.
Ci dicono oggi che le promesse del leader di Forza Italia sul ritiro delle nostre truppe dall’Iraq era un bluff, mentre esiste un patto segreto di conservazione delle stesse a fianco degli invasori. E il violento attacco di Berlusconi al ritiro anticipato di soli 4 mesi dal centrosinistra insieme alla dispettosa reazione statunitense sembra confermarlo.
Gli USA non hanno alcuna intenzione di permettere all’Iraq una democrazia nemmeno a elezioni avvenute, come non l’hanno permessa in Afghanistan. I loro piani economici non tollerano politiche diverse da un autoritarismo gestito da loro stessi e per i loro stessi interessi. Questo dovrebbe essere chiaro a tutti ma la ripetizione di slogan senza senso rende necessario insisterci.
La frase famosa detta per l’Iraq ”Se ce ne andremo ci sarà il caos, scoppierà la guerra civile” è da annoverare tra le massime infamità di questo secolo, perché gli USA le guerre civili, le divisioni, le destabilizzazioni.. le hanno sempre incrementate nel modo più maligno per ostacolare il progresso dei popoli.
Non solo essi non sono portatori di democrazia e libertà, ma le loro infami politiche mostrano, nei fatti, come ne siano il principale nemico.
Dopo la prima guerra mondiale, il ministro degli Esteri inglese Balfour “regalò” la Palestina ai sionisti (fu questo il famoso spirito anglosassone esportatore di democrazia!), dando inizio al tormentoso problema palestinese. Non c’è arabo che non odi Balfour e non veda nella marcescente piaga della Palestina la principale causa dell’odio contro gli americani.
Israele nasce per la compensazione a un orrore, creando un altro orrore.
La democrazia anglosassone esordisce, dopo la 2° guerra mondiale, negando di fatto l’autodeterminazione al popolo palestinese. Bella prova di libertà! In ciò stesso toglie ogni aureola alla stessa democrazia occidentale, che diventa sinonimo di oppressione.
E Bush persiste nell’aberrazione invadendo due stati mediorientali con false motivazioni, distruggendoli e contaminandoli, rimettendoli nelle mani dei vecchi persecutori e torturatori e depredandoli delle risorse e dei punti strategici, e per di più, mentre sostiene di persona il riarmo nucleare israeliano, si oppone al nucleare civile iraniano!
Notiamo che nel ‘48 i palestinesi combatterono a fianco degli ebrei sperando in due stati liberi vicini. Ma i patti, quelli del dopoguerre e quelli successivi, furono tutti calpestati da Israele col consenso americano. Oggi, chi ripete lo slogan “due territori, due stati” è preso per terrorista.
Il sionismo rappresenta una versione perversa di fascismo, questo per dire che le aberrazioni non escludono nessuno e se ne infischiano delle definizioni storiche. Ma il veto propagandistico impedisce che ciò sia dichiarato e Israele ha buon gioco nel far passare con indignazione come odio religioso la reazione ragionevole a una oppressione ingiusta.
E’ quasi un secolo che USA e UK fanno manovre sporche di depredazione in Medio Oriente. E ci si chiede ancora perché gli arabi li odino?!
Lo storico Tarik Alì disse: “Quando una nazione ha il petrolio (ma vale anche la posizione strategica, come in Afghanistan) l’ultima cosa che l’Occidente vuole vederci è la democrazia, perché c’è il pericolo che i popoli decidano democraticamente di usare il petrolio per il proprio sviluppo. Così fu in Iran nel 1953, dove la CIA e gli inglesi rovesciarono Mossadeq democraticamente eletto, schiacciando ogni forza laica, e aprendo la strada allo Scià.” Seguì la rivolta sanguinosa di Khomeini e altre dittature che chiusero le porte ai moderati.
I memoriali della CIA dicevano: "L’operazione deve apparire legale piuttosto che un colpo di stato diretto. I nostri agenti devono iniziare subito un attacco al governo di Mossadeq attraverso una propaganda sporca."
Abbiamo visto lo stesso in tutto mondo musulmano, Iraq, Algeria, Arabia Saudita... e in Egitto, con Nasser, che sosteneva i nazionalisti laici algerini e iracheni. Così i partiti arabi moderati sono stati distrutti aprendo la strada all’estremismo religioso. Alla fine proprio il fanatismo religioso e con esso il fanatismo terroristico hanno avuto la meglio, grazie alle distorte politiche americane, inglesi (e francesi).
Gli israeliani a loro volta hanno aiutato Hamas, sperando che indebolisse dall’interno il partito palestinese laico Fatah. Mettiamo in questo iter anche l’assassinio di Arafat.
Rinforzando i governi repressivi, è aumentata la rivolta armata, proprio perché il dissenso non ha mai trovato altra strada di espressione e, nel vuoto politico è prosperato l’Islam più violento.
Notevole in questo senso l’intervento sul Kuweit. In un documento della Gulf oil Company si legge: "Nell’atmosfera del Medio Oriente, dove c’è amarezza e ostilità, il valore del sistema patriarcale del governo Kuwaitiano e la sua amicizia con l’occidente sono apprezzatissimi. In Kuwait l’assenza di processi elettorali irresponsabili, l’assenza di una stampa popolare e l’assenza degli aspetti più spiacevoli del nazionalismo sono fattori che ci aiutano nel nostro business."
I governi USA sostengono da sempre i governi arabi amici, ma hanno strozzato il nazionalismo di Nasser colpevole di compromettere gli interessi occidentali e attentano ora al nazionalismo iraniano.
Così diffondono la propaganda del complotto arabo, mentre gli arabi parlano di un complotto occidentale per castrare il loro sviluppo e il loro processo di libertà.
Nessuna meraviglia se gli esportatori di libertà non sono creduti da nessuno.
Quale libertà? Quella di essere trucidati e di vedere il loro paese distrutto? Quella di vedere le loro risorse depredate? Di essere arrestati e torturati senza processo? Di essere venduti ai loro peggiori persecutori? La propaganda occidentale serve per gli elettori occidentali. Per gli arabi essa non significa nulla.
Gli arabi non odiano la cultura americana, odiano la politica estera americana.