Home > La ’ndrangheta le uccise il marito, ora rischia di restare senza lavoro

La ’ndrangheta le uccise il marito, ora rischia di restare senza lavoro

Publie le venerdì 29 dicembre 2006 par Open-Publishing

Paola (Cosenza), l’uomo fu ammazzato in un agguato che aveva un altro obiettivo
Le hanno dato un posto per "risarcirla" ma, dopo un anno non verrà rinnovato

La battaglia di Aurora: il comune commissariato non vuole
o non può accontentarla. Ha due figli da mantenere

di ANNAMARIA DE LUCA

ROMA - Morire per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. E’ successo ad Antonio Maiorano, operatore radio della forestale, a Paola, in provincia di Cosenza. Ora, la sua vedova, Aurora, sta combattendo da quel maledetto 21 luglio 2004 per ottenere giustizia. Per poter dare ai suoi due bambini una spiegazione all’assurda fine del padre, ucciso perché scambiato per un altro. Ma la sua voce non ha eco nazionale perché, a differenza di altre vedove di mafia, suo marito non era un politico, o un imprenditore. Era un operaio. Uno di quei eroi quotidiani che quando se ne vanno, persino nei modi più tragici e ingiusti, non fanno quasi rumore.

Quella di Aurora, una donna sulla quarantina, è una lotta isolata. Pochi giorni fa la sentenza di primo grado ha condannato a trenta anni il mandante e a nove e mezzo l’esecutore dell’omicidio, ora pentito per il fatale errore commesso. Antonio aveva il volto nascosto ai suoi carnefici: stava leggendo un quotidiano, nel suo posto di lavoro. Pensavano che dietro quei fogli ci fosse un altro volto, un’altra vita, un’altra persona. La vititma designata era un pregiudicato, un uomo che, come il povero Maiorano, aveva trovato lavoro nella Forestale. Invece c’era lui, che da pochi minuti era uscito di casa salutando come ogni giorno moglie e figli.

Apparentemente circondata dalla solidarietà di parole alle quali non sono corrisposti fatti, oggi Aurora si trova di fronte ad una nuova drammatica sfida: il rischio di trovarsi senza lavoro. Lo scorso anno, dopo la morte di Antonio, il Comune di Paola stipulò un contratto con il Consorzio Valle del Lao per darle un lavoro a tempo determinato. Quasi mille euro per tirare avanto con i suoi due ragazzi: un maschio e una femmina che oggi hanno 8 e 15 anni. Il marito solo da poco tempo era diventato effettivo nella forestale e la strada della solidarietà era parsa a tutti l’unica possibile.

Quando accadde il fattaccio, il comune di Paola proclamò il lutto cittadino: politici di tutti i colori si sono avvicendati in promesse, discorsi, targhe, convegni, interrogazioni parlamentari. Parole su parole su parole. Tante promesse, una sola mantenuta: quella del posto di lavoro a tempo determinato. Tra comune e Consorzio si misero d’accordo per dare ad Aurora un lavoro. Il contratto a tempo determinato sembrò allora la soluzione più semplice. Tutti le dissero che non ci sarebbero stati problemi a rinnovarlo ogni anno.

Poi, con il passare del tempo, mentre il processo proseguiva di udienza in udienza, con ansia e dolore, le cose sono cambiate. Ora Aurora è rimasta sola e dal primo gennaio sarà anche disoccupata.

Disoccupata con due figli a carico ed un marito ucciso per errore. E le istituzioni che si erano date da fare? Il commissario del Consorzio della Valle del Lao, ente che paga il 50 per cento del suo stipendio, si è dichiarato disponibile ad un rinnovo per un altro anno. In una lettera aperta, il commissario Angelo Paravati l’11 dicembre scorso ha chiesto al Comune di impegnarsi ad onorare la propria metà dell’impegno assunto. Ma nessuna risposta è giunta. Sì, perché nel frattempo anche il Comune - che è impegnato ad organizzare un giubileo religioso in onore di San Francesco di Paola - è stato commissariato ed è quindi venuto a mancare l’interlocutore politico che aveva stipulato il contratto lo scorso anno.

Adesso mancano solo tre giorni alla scadenza del contratto. E per la vedova Maiorano si apre un 2007 all’insegna della disoccupazione.

(28 dicembre 2006)

www.repubblica.it