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La porta sfondata(Padroni a casa nostra?): NO

Publie le sabato 17 giugno 2006 par Open-Publishing
2 commenti

Ritrovandomi integralmente in questa riflessione di Maria Di Rienzo, invito a leggere e a far circolare questo testo, non a caso "semplice-chiaro-diverso" come spesso le donne sanno scrivere e pensare, ma non sanno o non possono o non vogliono comunicare e riconoscersi:Donne e Uomini, in Italia.

*NO* *NO*

Doriana Goracci

REFERENDUM. MARIA G. DI RIENZO: UNA RIFLESSIONE SULLA COSTITUZIONE
La nostra Costituzione l’ho conosciuta davvero solo a scuola, al primo anno
delle superiori: la Carta era infatti in appendice ad uno dei libri di testo
(si stamperanno ancora testi cosi’?). Non avevo, all’epoca, molti motivi per
provare un legame vero con la terra in cui ero nata, e fu la Costituzione a
darmeli. Leggevo quegli articoli e mi commuovevo, e mi indignavo per la loro
violazione, e approvavo e dissentivo, e percepivo pero’ che la Costituzione
era stata davvero pensata come "casa comune", come garanzia delle liberta’
democratiche e patto di civilta’ che doveva permettere al popolo italiano
di vivere e fiorire.

In quel periodo leggevo anche altro, naturalmente, e mi imbattei nei
cosiddetti anti-utopisti (Orwell, Huxley, ecc.) e nei loro foschi mondi del
futuro. Fu anche grazie ad essi che imparai come il dominio non si mostri
sempre nella sua forma eclatante, immediatamente riconoscibile, con il
sangue e gli eserciti, ma strisci nell’esistenza quotidiana, pieghi le
persone a mille piccole vilta’, le deprivi di empatia e di senso, le
terrorizzi e le blandisca: il cannone sottobraccio alla tv, per cosi’ dire.
*

La riforma costituzionale su cui siamo chiamati ad esprimerci con il
referendum mira sostanzialmente a ribadire un concetto semplicissimo e
orripilante: il dominio deve sostituire il diritto. Essa modifica oltre un
terzo dei 139 articoli della Carta e va oltre le semplici "revisioni"
previste dall’art. 138; pur relativa formalmente alla sola Parte Seconda,
incide sostanzialmente anche sui Principi Fondamentali.

*
Il sistema di bilanciamento e controllo, pensato in modo che nessuno
potesse occupare da solo la scena politica, viene distrutto dalla
concentrazione di poteri nella figura del "Primo Ministro", non piu’
"Presidente del Consiglio dei Ministri"; la locuzione usata e’ quella
introdotta dal fascismo con la legge 2263/1925, e non a caso la Costituente
non la utilizzo’.
Costui, "eletto a suffragio universale e diretto dal popolo" (cosa che non
accade in nessuna democrazia occidentale) non necessita della fiducia della
Camera, e puo’ scioglierla (attribuzione tolta al Presidente della
Repubblica cui compete attualmente) mentre essa non puo’ sfiduciare il Primo
Ministro senza determinare con la sfiducia il proprio scioglimento. Poiche’
vi si accoppia l’ampliamento della nomina diretta da parte della maggioranza
di membri della Corte Costituzionale e la possibilita’ di nominare al
Consiglio Superiore della Magistratura persone senza alcuna competenza
giuridica, la pretesa palese della riforma e’ che la maggioranza politica
si sottragga ad ogni controllo da parte del Parlamento, della Corte
Costituzionale e della Magistratura.

*

"Ho vinto, e cio’ legittima qualsiasi mia azione: ho vinto e faccio quel che
voglio". La traduzione locale nella regione in cui vivo e’ "Padroni a casa
nostra". Niente regole per nessuno, niente rispetto per chiunque venga
classificato come "altro" e "straniero", niente diritti a meno di non
poterseli comperare.
I polsi mi tremano, all’idea che il sistema cosiddetto "federale" disegnato
dalla riforma divenga realta’. Non solo perche’ esso porta ad un drastico
ridimensionamento di alcuni fondamentali diritti umani, come quello
all’istruzione e alla salute, differenziando i cittadini in base alla
residenza in aperta violazione della "pari dignita’" sancita nell’articolo
3, (l’eguaglianza di tutti i cittadini italiani), e non solo perche’ con la
scomparsa del Fondo di Solidarieta’ la diseguaglianza fra Regioni piu’
ricche e meno ricche diventera’ devastante: trovo gravissima l’istituzione
di un nuovo corpo di Polizia su base regionale, per lo piu’ non essendone
chiara l’effettiva funzione.
Nella mia regione ho gia’ avuto modo di vedere all’opera le ronde di
vigilantes legittimati dai governi locali, quelli che io chiamo gli
"scherani del principe": persone senza alcuna professionalita’ nel campo
della sicurezza e motivate solo da odio, disprezzo e pregiudizi.
Nell’immaginario sociale, costoro hanno gettato le basi per l’applicazione
di una "giustizia" privata e sommaria: non mi riesce difficile proiettarli
nel futuro, e pensarli mentre sfondano una porta e portano via i miei
vicini di colore, e neppure e’ arduo individuare quale sara’ la porta
successiva ad essere sfondata (la mia, la vostra, se solo avrete
protestato).

*

Si’, sara’ perche’ leggo e scrivo troppa fantascienza, ma per una volta
spero davvero di spaventare e non di intrattenere chi scorre queste righe;
non ci si sveglia nazisti per caso una mattina, il consenso ai regimi non si
manifesta nel giro di una notte: esso viene costruito passo dopo passo, con
l’imposizione e l’intimidazione, con il bastone accoppiato alla carota, con
l’immissione progressiva nel corpo sociale di bugie ripetute un milione di
volte, con le "riforme" in senso involutivo. Pensateci.
Ho fiducia che il referendum rigettera’ la "devolution" e i suoi figlioletti
satanici. Ho speranza che la musica cambi. Ma bisogna che tutti si entri
nell’orchestra, e si faccia uno sforzo per suonare insieme.

Messaggi

  • APPELLI. ASSOCIAZIONE GIURISTE D’ITALIA: PER IL "NO" AL REFERENDUM
    COSTITUZIONALE
    [Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip) riprendiamo il
    seguente appello dell’Associazione GiudIt (Giuriste d’Italia)]

    La Costituzione disegna lo spazio pubblico nel quale puo’ darsi azione
    politica di donne e uomini, e in cui lo stesso patto fondativo puo’ essere
    attuato e allo stesso tempo innovato.
    Questo e’ gia’ avvenuto nella storia del nostro Paese. Ancora oggi la lotta
    per i diritti e per il diritto si radica nel processo di attuazione della
    Costituzione.
    Per il suo carattere aperto e progettuale, la legge fondamentale apre la via
    alla sua continua rilettura. Attraverso questa operazione l’intero
    ordinamento si modifica, alla luce delle interpretazioni progressive del
    dettato costituzionale.
    E’ stato questo il senso di una lunga stagione storico-politica, nella quale
    nuovi soggetti sono stati ammessi al godimento di diritti prima riservati a
    pochi, nuovi diritti sono stati elaborati.
    E’ stato questo il senso di una stagione significativa come quella che ha
    visto il protagonismo della giurisprudenza nella interpretazione
    costituzionalmente orientata di vecchi codici e vecchie norme.
    Nell’ambito dello stesso percorso, la Corte costituzionale ha abrogato norme
    odiose come il delitto d’onore e il delitto di adulterio che puniva solo la
    donna, e ha aperto la strada alla legge sull’aborto. Nell’ambito dello
    stesso percorso il Parlamento ha approvato le leggi sul divorzio e
    sull’interruzione di gravidanza, la legislazione di tutela della maternita’,
    le leggi di parita’.
    L’interpretazione della legge civile e penale si e’ aperta a contenuti
    nuovi. Se una grande parte dell’esperienza femminile resta ancora poco
    rappresentata nel diritto, lo stupro comincia finalmente a essere visto e
    trattato come un reato grave contro il corpo-mente delle donne. La violenza
    domestica comincia finalmente a essere vista e trattata come un reato grave,
    che comporta l’oppressione sistematica della liberta’ femminile, e
    vittimizza sempre anche le/i bambine/i, che se non subiscono direttamente
    violenza, la vedono e la introiettano come parte della loro esperienza.
    Questo processo e’ stato possibile grazie alla compattezza della Carta
    costituzionale, che tiene insieme la prima e la seconda parte della legge
    fondamentale.
    *
    La legge costituzionale oggi sottoposta a referendum non modifica ma
    stravolge la seconda parte della Costituzione, in primo luogo riducendo la
    democrazia a rapporto tra popolo e leader.
    Il Parlamento diventa un luogo secondo e sostanzialmente subordinato al
    governo. Il Parlamento puo’ essere sciolto dal governo ma non gli da’ la
    fiducia. Dunque il governo e il primo ministro non sono responsabili dei
    loro atti di fronte al Parlamento.
    Non si tratta solo di una inaccettabile deviazione rispetto al principio di
    separazione dei poteri, che deve basarsi sulla comunicazione e l’equilibrio
    tra i diversi poteri dello Stato.
    E’ la riduzione della pluralita’, rispecchiata nella rappresentanza
    parlamentare. E’ la sovversione dell’idea che ogni movimento progressivo
    puo’ trovare legittimazione in un sistema democratico fondato sul libero
    confronto di tutte le opinioni, che devono trovare mediazioni alte. Questo
    e’, nella sua essenza, l’idea originaria di governo proposta dalla
    Costituzione.
    La controriforma oggi sottoposta a referendum e’ figlia di una impostazione
    radicale quanto primitiva dei rapporti tra i poteri dello Stato, cioe’
    l’idea berlusconiana che chi vince comanda. Da questa stessa tesi proviene
    la sistematica delegittimazione della giurisdizione e del controllo di
    legalita’ sull’operato dei pubblici poteri.
    Se questa tesi uscisse vittoriosa dal referendum, non vi sarebbe piu’ uno
    spazio pubblico nel quale esprimere un agire politico orientato alla
    trasformazione, che sempre ha bisogno di dialogo e comunicazione, per far
    valere il portato di uno sguardo diverso sulla realta’.
    La cosiddetta devolution, che compromette la redistribuzione tra aree
    geografiche, e’ figlia dell’altrettanto primitiva idea leghista che chi e’
    ricco ha il diritto di spendere per se’.
    In questo senso la controriforma costituzionale e’ coerente con la versione
    piu’ rapace del liberismo, secondo cui precarieta’, incertezza e
    discriminazione sono il destino - giusto o inevitabile, non importa - della
    grande maggioranza di ragazze e ragazzi, di uomini e donne, native/i e
    migranti, che vivono in questo Paese.
    La liberta’ femminile, cosi’ come si e’ venuta elaborando nel pensiero dei
    femminismi, non ha niente a che vedere con l’egoismo dei forti. Non nega ma
    include la relazione, la solidarieta’, il prendersi cura di chi ha di meno o
    e’ piu’ debole e dipendente.
    E’ molto evidente il nesso tra la controriforma della seconda parte della
    Costituzione e la messa in questione dei principi affermati nella prima
    parte.
    Basta pensare al ripudio della guerra sancito dall’art. 11 della
    Costituzione, che gia’ negato e contraddetto dalla sciagurata prassi della
    partecipazione a guerre travestite da missioni umanitarie o di pace, non
    avrebbe alcuna possibilita’ di essere effettivo in una ordinamento che si
    limitasse a legittimare la legge del piu’ forte, nell’economia, nella
    politica e nelle relazioni internazionali.
    *
    Come giuriste che hanno a cuore la liberta’ femminile e la liberta’ di
    tutti, non possiamo che guardare alla controriforma costituzionale come a
    qualcosa che colpisce al cuore il nesso inscindibile tra liberta’,
    uguaglianza e differenza.
    La differenza sessuale o di genere e’ poco rispecchiata nella Costituzione,
    e tuttavia non ha bisogno di un riconoscimento esplicito. Puo’ vivere nel
    processo di attuazione/rinnovamento dei principi costituzionali, che
    tuttavia richiede uno spazio pubblico democratico, plurale, dove possa
    liberamente esplicarsi l’agire politico di donne e uomini.

    c/
    singolare qualunque
    http://materialiresistenti.clarence.com

  • Cara Doriana, grazie della tua preziosa segnalazione.

    Il 5 di maggio, presso il Consiglio provinciale di Pistoia, si è tenuto il convegno "A sessanta anni dal voto le donne ancora protagoniste" NO ALLA DEMOLIZIONE DELLA COSTITUZIONE.

    C’è stata la partecipazione veramente toccante di Maria Cervi, figlia di uno dei F.lli Cervi, e ci sono stati, tra gli altri, gli interventi di Giovanni Tarli e Daniela Belliti.Ora Daniela Belliti ci ha gentilmente messo a disposizione il testo del suo discorso: con sguardo di donna, ci aiuta a valutare la presenza e il ruolo delle donne nella Costituzione.

    "Le donne ancora protagoniste": la speranza è che lo possano essere anche per il prossimo referendum, come lo sono state nella Resistenza e alla Costituente! Alla Costituente infatti le donne erano 21: retrospettivamente forse poche, ma una enormità rispetto alla presenza zero tra i quattro "saggi di Lorenzago" che hanno concepito questo aborto di riforma che siamo chiamati a seppellire con il NO. Una riforma che guarda al "governo degli uomini" più che "delle leggi", anche nel senso maschilista di concentrazione di potere nelle mani di un qualche messia che non si pensa minimamente possa essere donna!

    Inoltre da "Per un patto di convivenza tra donne e uomini" viene questa annotazione: "La
    democrazia ridotta a consenso, la politica intesa come rapporto diretto tra il capo e il popolo: questo è il nocciolo forte delle modifiche alla Costituzione, ed è la traduzione coerente della cultura e della pratica del potere che sono il vero cemento del centro-destra. È una risposta drastica alla crisi della rappresentanza, che tende a tramutare questa crisi in morte definitiva; è una risposta di segno del tutto opposto rispetto alla critica femminista, che ha messo al centro l’esigenza di allargare le forme di partecipazione, privilegiando la politica radicata nella società e nell’esperienza".
    In attesa di un deciso rinvio al mittente della proposta di riforma, un primo risultato positivo di questo referendum sta nel fatto che la nostra Costituzione sia divenuta terreno di riflessione e di confronto comune.

    Un augurio di buon lavoro in questa giornata.
    Un saluto di pace e a presto!

    Alberto B.Simoni
    Moderatore Koinonian-Forum ( Referendum...in rosa)

    Pistoia, 17 giugno 2006