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La rivolta non si ferma
di Pavlos Nerantzis
Quarto giorno di guerriglia in tutto il paese. Ad Atene i funerali del giovane ucciso dalla polizia con qualche scontro, attaccato l’Istituto di cultura italiano. La sinistra chiede le dimissioni del governo. E oggi lo sciopero generale anti-crisi potrebbe risultare fatale a Karamanlis
Alle 15,30, Atene si è fermata. Stop agli scontri che in mattinata erano scoppiati davanti al Parlamento a contorno della manifestazione degli insegnanti, dopo una notte incendiaria, la più violenta dallo scoppio della rivolta, quattro giorni fa. Silenzio assoluto nella chiesa di Paleo Faliro, nella periferia della città, dove stavano per cominciare i funerali di Alexis Grigoropoulos, il giovane quindicenne assassinato sabato scorso dalla pistola di un poliziotto nel quartiere di Exarchia, a pochi passi dal Politecnico, nel cuore di Atene. Settemila persone, in gran parte giovani, hanno dato l’ultimo addio ad Alexis, la bara bianca coperta di fiori. All’uscita, un lungo applauso e un solo slogan: «Athanatos», immortale. È solo al cimitero che è riesplosa la rabbia, innescata dalla presenza della polizia. Poca roba rispetto a quanto visto nei giorni precedenti, ma le stesse immagini: sassaiole, lancio di lacrimogeni.
Una giornata tutto sommato di quasi tregua in vista dello sciopero generale di oggi che potrebbe dare la spallata decisiva al traballante governo Karamanlis, nonostante la temperatura rimanga altissima non solo nella capitale ma anche a Salonicco, mentre a Larissa gli scontri anche ieri sono stati violentissimi. Dopo tre giorni di scontri senza tregua, il centro di Atene ieri dava l’immagine di una città bombardata. Quello che è accaduto l’altra notte, la terza di guerriglia urbana, possono renderlo solo le cifre: 130 tra attività commerciali (soprattutto sedi di multinazionali, negozi chic e simboli del capitalismo come McDonald’s) distrutti, banche devastate, auto date alle fiamme, palazzi interi in fumo, addirittura i ministeri dell’economia e degli esteri con danni gravi. Nel mirino anche l’Istituto di cultura italiana, con una finestra sfondata e due molotov lanciate all’interno.
Insomma, una vera e propria catastrofe che ora il comune sta cercando di quantificare. E che sta provocando una bufera sul governo, con il premier Karamanlis che promette ai commercianti il «rimborso» dei danni e i media che invece accusano l’incapacità di gestione delle proteste da parte delle forze dell’ordine. «Spero che non si ripeta ciò che è successo con la gente colpita dagli incendi nel Peloponneso, che ancora aspetta il risarcimento», dice un bottegaio.
Ma più della conta dei danni agli ateniesi interessa il perché di questa rivolta.Una rivolta che è partita sì dagli anarchici ma in brevissimo tempo ha coinvolto gli studenti medi e universitari, la sinistra radicale, nonché gli insegnanti, in sciopero da lunedì contro i tagli e la riforma dell’istruzione (non molto di diverso da quanto sta accadendo in Italia).
E ieri la loro manifestazione, cui partecipavano molti studenti, è stata l’ennesima scintilla che ha fatto riesplodere la protesta, come il giorno precedente i cortei dei comunisti del Kke e della coalizione delle sinistre radicali (rigidamente separati). E così, per diverse ore la piazza centrale della Costituzione si è trasformata nel teatro di scontri.
Contemporaneamente, a Salonicco alcune migliaia di studenti si scontravano con la polizia e sfasciavano vetrine. Mentre a Patrasso i manifestanti attaccavano una stazione della polizia.
Il governo in difficoltà
Nel frattempo, il governo in difficoltà non sa che pesci prendere. Incalzato dalla sinistra, a partire dai socialisti del Pasok, che ne chiedono le dimissioni, per tutta la giornata di ieri Karamanlis ha tentato di ottenere il via libera da tutte le forze per la linea dura nei confronti dei manifestanti. Unica condizione per riuscire a uscire dall’empasse. «Faremo giustizia, ma isolate i violenti» ha detto il primo ministro, che ieri ha visto in separata sede il Presidente della repubblica Karolos Papoulias e tutti i leader dell’opposizione, compresi i comunisti. Il suo tentativo è chiaro. Il premier vuole avere il consenso di tutte le forze politiche per far applicare la mano dura. Già lunedì sera si era sparsa la voce, poi smentita dal portavoce governativo, che sarebbe stato dichiarato lo stato d’emergenza nel paese.
Ma l’opposizione al contrario lo ha incalzato, mettendo in secondo piano la protesta dei giovani. Il socialista Jorgos Papandreou ha chiesto elezioni anticipate. Le dimissioni del governo «neodemocratico» di centrodestra chiedono anche la Coalizione della sinistra e il partito di estrema destra Laos. Non è stato raccolto nemmeno l’invito di Karamanlis ai sindacati di revocare lo sciopero generale di oggi. Il suo appello è stato respinto, e dunque oggi il paese rimarrà bloccato contro la crisi economica e anche per i fatti di sabato scorso.
Intanto ieri il rettore del Politecnico, Christos Kittas, si è dimesso per protesta contro il governo che non sarebbe riuscito a proteggere un edificio appena ristrutturato dell’ateneo e gravemente danneggiato. Ma non c’è solo questo. Il rettore ha sottolineato come ormai sia lui che tanti altri, alludendo evidentemente anche agli esponenti del governo, hanno ormai perso ogni rapporto con gli studenti. Un’affermazione che è scivolata via senza alcun commento né da parte dei suoi colleghi, né dal ministro dell’istruzione, Evripidis Stylianidis, che poche ore dopo l’uccisione di Alexis ha seguito, sorridente, una partita di calcio. Una sorta di affronto, specie perché l’origine della protesta studentesca sta nella riforma universitaria che spalanca le porte anche in Grecia ai privati. Una lotta che va avanti da mesi e già ha prodotto diverse manifestazioni. Ancora una volta, fischieranno le orecchie agli italiani dell’Onda. Anche loro alla vigilia di uno sciopero generale.
Messaggi
1. La rivolta non si ferma, 11 dicembre 2008, 09:39, di viviana
Sembra che tutto cominci nel momento in cui un ragazzo viene ucciso. Non c’è storia prima? Non è dato sapere nulla delle cause che hanno portato un intero paese in piazza? che hanno promosso uno sciopero nazionale? Non è possibile capire qualcosa dei fatti greci senza sapere anche il prima. Ma nessun articolo e nessun tg dice qualcosa. E’ solo quando un morto scatena la furia popolare che i giornali si interessano di un paese in crisi. E nessuno dice niente di questa crisi?
viviana