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"La scomparsa dei fatti"

Publie le lunedì 18 dicembre 2006 par Open-Publishing

“La scomparsa dei fatti”
a cura di Paolo De Gregorio – 18 dicembre 2006

Non ho ancora letto il nuovo saggio di Marco Travaglio “La scomparsa dei fatti”, ma per quanto ho capito dalle varie recensioni, egli tocca un nodo che mette in discussione tutta la cosiddetta “libera stampa”, che invece di dare voce ai fatti e ai giornalisti di inchiesta che stanno sul campo e dentro la notizia, ha scelto di far parlare sempre i soliti noti, tutti opinionisti schierati o politici, dando vita a quell’inutile e lottizzato rituale teatrino dei dibattiti in cui i fatti non contano nulla, ma prevale il più felice nelle battute o quello con il profilo più telegenico.
Quelle risse televisive, spacciate per massima espressione di democrazia, hanno finito per creare una serie di professionisti della telerissa che usano sempre le stesse battute ad effetto e che difendono tesi politiche e ideologiche, senza mai arrivare ad approfondire i fatti, togliendosi a vicenda la parola, dimostrando il totale disinteresse al parere altrui.
Tutta la stampa risponde alle stesse leggi, che non sono scritte, ma ferree e senza appello, dove il giornalista che esce dal dettato della “linea editoriale”, e non omette certe notizie o non le interpreta secondo la politica della testata, alla faccia della deontologia professionale e della libertà di giornalista, si trova rapidamente senza lavoro.
Per capire quale enorme danno la democrazia riceve da una stampa schierata, porto come esempio la attualissima questione della finanziaria che è subissata di critiche e di accuse per le molte tasse che introduce.
Escludendo che vi sia un governo che mette le tasse per un gusto sado-masochista e che gode nel farsi odiare, il vero problema di cui una stampa seria e non asservita si sarebbe dovuta occupare doveva essere quello di spiegare ai cittadini quale eredità finanziaria lasciava il governo Berlusconi ai cittadini italiani, che non poteva essere così brillante, visto che Prodi deve dedicare metà finanziaria al risanamento del debito pubblico.
Che Prodi non sia il massimo non si discute, ma che debba prendere i fischi dalla destra mentre cerca di rimettere in sesto i conti che la destra ha la responsabilità di aver fatto saltare, non è una cosa possibile.
Non ho letto un solo articolo di inchiesta approfondita che mi informasse dei conti dello Stato, con dati ufficiali e non opinioni, che fornisse una analisi sistematica dei 5 anni di governo della destra, con un raffronto con i dati del governo precedente, e avere dunque, come cittadino, la possibilità di farmi una opinione seria.
Il cittadino deve conoscere, da un organismo terzo, tipo la Corte dei Conti, tempestivamente e prima delle elezioni, gli esatti dati di debito pubblico, PIL, inflazione, occupazione, spesa pubblica, dove possa essere possibile un raffronto tra il governo uscente e quello che lo ha preceduto.
A costo di essere pignolo e pedante, io vorrei vedere pubblicato dappertutto il raffronto dei 4 anni del governo Prodi-D’Alema con quello seguito nel 2001 di Berlusconi.
La “scomparsa dei fatti”, l’omissione totale di importanti notizie, la minimizzazione di altre, è la moderna, scientifica, mirata CENSURA, decisa dai padroni dell’editoria (90% in mano alla destra), con la complicità dei giornalisti, che sono solo dei dipendenti, e configura un sistema di potere quasi assoluto, letale per la democrazia.
Caro Travaglio, visto che l’editoria è così e che i giornalisti sono asserviti, bisognerà pure andare oltre le denunce e cercare di fare qualcosa!
Ad esempio metti su un giornale on-line, sui fatti, con collaboratori in tutta Italia, che lo facciano gratis e chiedi a ogni lettore di stampare a casa qualche copia e diffonderla in giro, nelle cassette della posta, ai conoscenti, agli amici.
E’ questo il solo spazio che esiste, e per farlo decollare bisogna darsi da fare e fare una cosa di grande qualità.
Paolo De Gregorio