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La sfida antagonista del Festival di Locarno

Publie le giovedì 3 agosto 2006 par Open-Publishing

Oggi al via la kermesse diretta da Frederic Mair, all’insegna del cinema di qualità e dell’impegno politico e sociale

di Boris Sollazzo

Dopo le consuete anticipazioni di Roma, Milano e Bellinzona, finalmente si arriva a Locarno. Da oggi fino al 12 agosto la località ticinese ospiterà il 59° Festival Internazionale del Film di Locarno.

Un anno che stimola la curiosità di molti, questo. Nei prossimi tre mesi assisteremo a tre grandi festival. Uno italofono, gli altri due italiani. Questi ultimi, ovviamente sono Roma e Venezia, destinati, nonostante le dichiarazioni di fair play, ad una guerra fratricida e probabilmente dannosa per entrambe.

Il terzo litigante, che forse godrà, è appunto Locarno. Con un nuovo direttore, con una nuova linea. La rassegna svizzera, come noto, ha visto i più grandi direttori di festival alternarsi, fino a Irene Bignardi.

Eccellente critica letteraria e cinematografica, dal 2001, per cinque anni, ha portato Locarno ai suoi vertici di visibilità. Grandi ospiti, altissima qualità, ma anche la nuova sfida di combattere con colossi come Cannes, Venezia, Berlino.

Un’eredità pesantissima per Frederic Maire, italo-svizzero di Neuchatel, ideatore e condottiero di quel gioiello che è il Festival cinematografico internazionale per giovanissimi Lanterna Magica.

E’ lui il nuovo direttore che prende il timone in un momento difficile. Sta affrontando il lavoro con coraggio e originalità. Niente più “mondanità” festivaliera: i grandi ospiti saranno i bravissimi ma non acclamati Aleksander Sokurov e Willem Defoe, a cui rispettivamente andranno il Pardo alla carriera e il Locarno Excellence Award.

Solo lo scorso anno avevamo visto, tra gli altri, Terry Gilliam, Susan Sarandon, Wim Wenders, John Malkovich. Ma non sembra una rinuncia, piuttosto una scelta. Locarno, sfruttando l’autorevolezza e la posizione raggiunta, torna con più convinzione sul suo sentiero prediletto: sperimentazione, scoperta, avanguardia.

Non a caso si è reso competitiva la sezione “Cineasti” del presente, palestra di talento e ricerca. Basta ricordare, citando solo gli italiani, che lo scorso anno ospitò gli ottimi lavori di Libero De Rienzo, Sangue-La morte non esiste e di Luciano Melchionna, Gas.

Eredità che verrà raccolta da Schopenhauer di Giovanni Davide Maderna e Sotto la luna di Scampia di Carlo Luglio. Fuori concorso film coraggiosi e politici: quest’anno vedremo due documentari italiani, Camicie verdi di Claudio Lazzaro e Feltrinelli di Alessandro Rossetto.

Anch’essi hanno come illustre predecessore l’ottimo e applaudito lavoro di Marco Turco In un altro paese, dura e spietata analisi del problema politico-mafioso presente in Italia. Qui l’occhio critico e lucido del documentario italiano si posa sull’inquietante fenomeno leghista e sulla figura mitica e mitizzata di Giangiacomo Feltrinelli.

Tanta Italia anche nelle altre sezioni. In concorso vanno l’atteso e complesso Mare Nero di Roberta Torre e Jimmy della Collina, opera seconda del sardo Enrico Pau, che adatta una storia di Massimo Carlotto.

Potranno contare sulla simpatia dei registi Edo Bertoglio e Antonio Capuano, tra i magnifici sette della giuria internazionale. Altra bella novità è “Play Forward”. Si sostituisce al “Concorso Video”, spostando idealmente l’asta più in alto: la sezione presenta una sperimentazione estrema delle arti visive, senza rete, alla ricerca di linguaggi diversi e intrecciati.

Il tutto nell’affascinante ambientazione di due enormi Cubi vicino al Fevi. Il nuovo direttore ha detto, presentando questa affascinante edizione, che il cinema torna al centro di tutto. E Locarno torna ad essere il centro del mondo cinematografico indipendente. Da tutto il mondo, da tutte le regioni, arrivano contributi importanti.

Superando i dettami dello star system, ma recuperando il rapporto con il grande cinema americano non strettamente commerciale, come dimostra la grande apertura di stasera con Miami Vice in Piazza Grande, nuovo film del geniale Michael Mann. Sullo schermo più grande d’Europa vedremo anche, tra l’altro, La lista di Carla, sul lavoro della giudice Dal Ponte al Tribunale Penale internazionale dell’Aja, Quale Amore di Maurizio Sciarra, già trionfatore a Locarno fino alle storie dei componenti dell’Orchestra di Piazza Vittorio, il cui documentario chiuderà il festival.

Dimostrando ancora una volta il carattere multietnico di questa rassegna, lontana dal pensiero unico e vicina all’impegno politico e sociale e alla creatività visiva e visionaria.

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