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La sinistra e’ stata tradita, ma non è morta.
La sinistra è stata tradita da chi doveva rappresentarla ai vertici del paese, ma non è morta nel cuore di chi credeva nei suoi ideali. Ripartirà da qui.
La sinistra non ha avuto rappresentanti ma rappresentazioni, sceneggiate, esibizionismi, particolarismi, settarismi e, al Governo e in Parlamento e nelle sedi amministrative locali, ha dato di sé un’immagine deteriore che dice solo una cosa: chi l’ha svenduta in questo modo non è degno di chiamarsi di sinistra e se ne deve andare.
Perché un partito si regge solo sull’adesione che ha ai valori portanti del suo elettorato e se tradisce quelli perde ogni attendibilità e ragione di essere. Non può esistere una sinistra che abbia rappresentanti autoreferenti che hanno perso il polso di ciò che accade nel paese, di ciò che viene chiesto, di ciò che è sentito come la difesa di diritti fondamentali, e che si omologano alla controparte peggiore.
Come pacifista, dico che il 1° diritto è la pace. E 23 miliardi di euro spesi in armi e votati anche da quella sinistra che si pregia di chiamarsi arcobaleno sono una contraddizione in termini assolutamente inaccettabile, da D’Alema prima come da Bertinotti poi, che si gloria di farsi eleggere Presidente della Camera e assiste alla sfilata delle forze armate o riceve capi stranieri come Bush. Non si può essere insieme un partito di lotta e di governo. Votare per l’indulto e per la guerra e poi sfilare in piazza contro questo voto è schizofrenico.
Difendere i diritti di autodeterminazione dei popoli e poi attaccare i tibetani e parteggiare per la Cina, stare dalla parte di Fidel Castro e contribuire all’occupazione afgana e rifiutare di accogliere il Dalai Lama. Questa è dissociazione psichica.
E si può anche fare il governo con uno che si chiama Zapatero, ma non con uno che si chiama Prodi che si è allineato nella sudditanza a Bush e alle sue sporche guerre e al peggiore neoliberismo o che ha messo agli Esteri uno come D’Alema completamente indifferente alla causa della pace, fino al punto di violare il precetto costituzionale che vieta le guerre di offesa, e accettare alla Difesa uno come Parisi le cui uniche mire sono state i guadagni di Finmeccanica. Perché siamo ancora primi nella produzione di cluster bomb? Perché abbiamo taciuto sulla distruzione di Nassirya e sui crimini statunitensi? Perché i nostri servizi sono agli ordini della CIA col consenso del Governo? Perché mentre i media americani condannano ormai senza pietà le guerre in Medio Oriente i nostri media continuano senza imbarazzo a difenderle come missioni di pace? Dov’era l’arcobaleno quando si discuteva di guerra da proseguire e si trasformava definitivamente in attacco quel po’ di ricostruzione presunta in Afghanistan? Dov’era quando i signori della Sinistra alternativa hanno votato unanimi per il proseguimento dell’occupazione afgana?
Come cittadina italiana, dico che il 1° valore è la giustizia. Io non ho visto giustizia nell’indulto. Persino al voto di scambio mafioso. Ai ladri di Stato. Ai pedofili. Ai mafiosi.
Non ho visto giustizia nel mantenimento al potere di uno come Bassolino.
Non ho visto giustizia nella scelta unanime di un intrallazzone privo di scrupoli come Mastella alla Giustizia. Nella spartizione da manuale Cencelli del potere con un governo elefantiaco e imballato. Nella volontà unanime, esattamente identica a quella di Berlusconi, di lasciare inalterato un sistema penale fantoccio, senza più il deterrente della pena, in cui la prescrizione è l’unica dea e i potenti restano addirittura esclusi dall’avviso di garanzia, intoccati, perché i PM sono annientati prima e si arriva persino al veto delle intercettazioni, mentre nessuno si dà la briga di sveltire il sistema processuale italiano, di ridurre i gradi di giudizio, di applicare la regola primaria che la legge è uguale per tutti, di finanziare e riformare in senso utile le sedi penali, di ripulire i partiti dal proprio interno dai pregiudicati, di rimandare alle calende greche il problema fondamentale del conflitto di interesse col quale un Berlusconi non ci sarebbe stato mai, ma nemmeno molti della presunta sinistra avrebbero conservato il loro potere con i loro intrallazzi con banche e mercato. Io non ho visto giustizia nel silenzio tacito di chi non diceva chiaramente che la separazione delle carriere è solo un mezzo spiccio per mettere il potere giudiziario sotto il tallone del potere politico, il che vuol dire somma iniquità e regola delle due misure e dei due trattamenti per potenti e cafoni, e fine della repubblica fondata sull’equilibrio dei poteri.
E giustizia vuol dire anche uguale trattamento non solo per le pene ma anche per il merito, dove invece sono la lottizzazione e il clientelismo a segnare il trionfo del demerito e della disparità, bloccando un intero paese in un sistema di protezionismo medievale, uguale per la destra e per la sinistra, che disincentiva i migliori e crea una generazione di giovani destinati alla miseria e alla disperazione.
Giustizia vuol dire tante cose. Vuol dire massimamente verità, dove invece la faziosità e la menzogna si sono lette anche sui giornali di sinistra, e massimamente in televisione, divenuta il palco che i vanesi hanno preferito al Parlamento, dove ruotare code di pavone e finte risse, e alimentare cortigiani indegni nelle cui mani l’informazione e soprattutto la formazione etica e civile d questo paese sono divenute ridicola burletta. Qua abbiamo visto il risotto di D’Alema, i balbettii di Pecoraro, la difesa di casta di Bertinotti, le lunghe mani di Berlusconi, il mercato unico dio, la volgarità onnipresente. La verità no.
Giustizia vuol dire anche non piegarsi a un confessionalismo protervo in costante avanzata, non fingere devozioni da ateo-devoto, pellegrinaggi a santuari, presenze a santificazioni sospette, collusioni con grandi organizzazioni religiose come l’Opus Dei, pericolose commistioni in Governo e in Parlamento con chi nega il carattere laico dello Stato o combatte i diritti laici dei cittadini per affiancarsi a veti sessuali o famigliari per far trionfare particolarità religiose e integralismi obsoleti e incivili.
Giustizia non vuol dire chiudere gli occhi di fronte ai salari e agli stipendi più bassi d’Europa e con un fisco più rapace che porta alla miseria un intero paese con un’amministrazione pesantissime e lavativa. E non può essere un Governo che si gloria di una riduzione del debito pubblico ma è indifferente alla crescita della povertà collettiva. Né volere il peggioramento dei servizi nell’aumentare delle imposte e dei pesi sociali. Né restare immobili di fronte ai privilegi corporativi e alle speculazioni delle filiere. O gioire delle accise che aumentano con gli aumenti del carburante, come se lo Stato di queste si dovesse alimentare e dei ricavi provenienti dai medicinali più costosi, dalle bollette più alte, della gabelle più esose, così che a fronte del crollo di salari e stipendi troviamo solo costi della vita più alti a cui lo Stato è indifferente quando non ci guadagna.
Giustizia non può essere fregarsene se scendiamo ancora più in basso nella classifica dei paesi europei e siamo la vergogna della Comunità per mancanza di democrazia, violazioni alla libertà, corruzione politica, disinformazione dei media, risultati economici, lentezza della giustizia, salari e stipendi bassi ma abusi e privilegi della casta altissimi, spese inutili dell’apparato statale, diseguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
Giustizia non può essere violare impunemente tutti gli articoli della Costituzione che devono garantire a ogni cittadino italiano la possibilità di realizzare al meglio se stesso, di costruirsi un futuro, di essere garantito nei diritti e nelle libertà fondamentali, di evolvere e migliorare.
Non per questa pace e per questa giustizia abbiamo scelto la democrazia e vogliamo una democrazia di sinistra, cioè di protezione dei deboli e di premio ai meritevoli, per avere un futuro migliore e per contribuire alle sorti migliori del mondo. Non per questo.
Noi sappiamo quel che vogliamo. Loro lo hanno tradito. Noi sappiamo sempre quel che vogliamo. E continuiamo a crederci. L’esercito non è vinto quando i generali lo tradiscono. Se i generali sono questo, faremo a meno di generali. In fondo sono una casta anch’essi e seguono solo i loro interessi. Il popolo è un’altra cosa.
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Nuovo Masada n. 681 "La sinistra tradita"
Messaggi
1. La sinistra tradita, 18 aprile 2008, 09:36
inoltro - condividendolo sostanzialmente a parte una paio di passaggi - il pezzo di bifo. zz
bifo
La bufera ha spazzato via i detriti del ventesimo secolo.
Non c’è di che rallegrarsi. Il Novecento fu un secolo tremendo di violenza
e di guerra, ma aveva per lo meno un orizzonte al quale guardare, una
speranza da coltivare.
Oggi non vi è più nessun orizzonte, solo paura dell’altro e disprezzo di sé.
Questo è l’argomento del quale dobbiamo occuparci, non del risultato delle
elezioni.
La scomparsa della sinistra e la vittoria definitiva dei razzisti e della
mafia è un fatto prevedibile e previsto.
La sinistra ha preparato accuratamente questo rovescio. Timorosa di
ripetere l’errore del 1998 ha accettato tutto quello che la Confindustria e
la Banca Europea hanno imposto, e il risultato è quello che ora vediamo.
Come se due errori di segno contrario potessero mai fare una cosa giusta.
Gli operai hanno rifiutato di votare (come non capirli?) oppure hanno
votato per i peggiori tra i loro sfruttatori (come non compatirli?).
Ma occuparci delle elezioni passate o di quelle future sarebbe pura perdita
di tempo. La democrazia rappresentativa da tempo non ha più niente da dare.
Ora ha chiuso ufficialmente i battenti.
Olindo e Rosa hanno vinto le elezioni politiche. E allora? Si tratta di
curare la malattia, se ne siamo capaci, non di restaurare vecchi apparati.
Dobbiamo occuparci della malattia psichica che si manifesta in Italia con
l’emergere di un esercito maggioritario di zombie assetati di sangue.
E’ già successo in Francia qualche tempo fa. La vittoria di Sarkozy è stata
accompagnata dalla scomparsa della sinistra dalla scena politica
parlamentare. Perché disperarsi se ora accade in Italia?
La sinistra, che avrebbe dovuto essere strumento di organizzazione
dell’autonomia della società dal capitale, nel corso del Novecento si è
trasformata in un ceto parassitario che succhia il sangue dei movimenti per
tradirli in maniera sistematica.
Nella versione bolscevica quel ceto politico ha massacrato le avanguardie
intellettuali e operaie. Nella versione socialdemocratica ha venduto le
conquiste operaie in cambio di potere economico per le burocrazie. Nella
sua attuale versione americanizzata si illude di poter condividere il
potere con gli aguzzini. Non si accorgono gli americanoidi all’amatriciana
che l’America dei loro sogni sta sprofondando, sconfitta dalla resistenza
regressiva dei popoli islamici, e sommersa da una recessione senza vie
d’uscita. L’Occidente sprofonda in una recessione che annuncia guerra
civile planetaria. Questo lo scenario, questo l’orizzonte.
Ora la società non ha più difese, in compenso non c’è più il ceto politico
che la parassitava.
Lasciamo perdere l’idea di ricostruire la sinistra, perché la sinistra non
ci serve. E’ un concetto vuoto, che si può riempire soltanto di passato.
La società non ha bisogno di un nuovo apparato di mediazione politica. Non
ci sarà mai più mediazione politica. Il capitale ha scatenato la guerra
contro la società. Non possiamo far altro che adeguare ad essa i nostri
strumenti e i nostri linguaggi.
Non possiamo combattere quella guerra sul piano della violenza, per la
semplice ragione che la perderemmo.
La società deve costruire le strutture della sua autonomia culturale:
dissolvere le illusioni che sottomettono l’intelligenza al lavoro al
consumo e alla crescita, curare lo psichismo collettivo invaso dai veleni
della paura e dell’odio, creare forme di vita autonoma autosufficiente,
diffondere un’idea non acquisitiva della ricchezza.
Non abbiamo altro compito. Ed è un compito gigantesco.
2. La sinistra tradita, 18 aprile 2008, 21:02
Ecco a voi l’ennesimo giro di valzer delle posizioni assunte dalla Vivarelli nel corso del tempo. Se almeno si fosse sognata di scrivere queste cose prima delle 15,00 di lunedì scorso, l’avrei appludita per il suo coraggio. Non so ancora se regalarle un goniometro o un sestante per orientarsi meglio.