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La stampa estera a Berlusconi: «In un paese democratico il premier non giudica la stampa»

Publie le lunedì 6 febbraio 2006 par Open-Publishing
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La stampa estera a Berlusconi: «In un paese democratico il premier non giudica la stampa»

di red

I corrispondenti stranieri rispondono a Berlusconi che li aveva denigrati: non puoi giudicarci. Non spetta al presidente del Consiglio di un Paese democratico «esprimere giudizi sull’operato dei corrispondenti esteri»; se avesse qualcosa da recriminare, si rivolga alle «vie legali».

È la replica dell’Associazione della Stampa Estera alle critiche espresse dal premier Berlusconi qualche giorno fa in tv. «Berlusconi - sottolinea in una nota Antonio Pelayo, presidente dell’associazione che rappresenta circa 500 testate - ha espresso in una recente apparizione televisiva degli apprezzamenti negativi sulla qualità dei corrispondenti esteri che esercitano la loro professione in Italia». L’associazione «non ritiene che faccia parte del ruolo del presidente del Consiglio di un paese democratico esprimere giudizi sull’operato dei corrispondenti esteri. Se ci fosse qualcosa da recriminare, ciò venga fatto per vie legali».

L’associazione, si legge ancora nella nota, «è composta da soci di tutte le nazioni che si sono guadagnati in anni la stima e il rispetto della classe politica italiana di ogni schieramento nonché della società civile». «Le due testate alle quali il presidente del Consiglio si è riferito (Le Monde e l’Economist) godono universalmente di un grande prestigio e i loro corrispondenti il Italia sono dei professionisti di primissima qualità», conclude Pelayo.

Era il 3 febbraio quando dagli studi di La7, il cavaliere si era lanciato, tra un colpo alla magistratura e uno all’opposizione, anche all’arrembaggio dei giornalisti esteri che scrivono le loro corrispondenze qui dall’Italia. Nel suo intervento lamentava la qualità del lavoro dei corrispondenti esteri e il loro modo di raccontare la politica del suo governo di fronte alle critiche ricevute, soprattutto in campo economico.

Il premier non esitò a sferrare il suo attacco: «sono collegati ai giornalisti italiani che se li coccolano... anche i quotidiani internazionali hanno qui i loro giornalisti, che non sono i migliori, diciamolo chiaro». E aggiunse: «Se io fossi il direttore di Le Monde chi manderei in Italia volendo denigrare e avendo una posizione preconcetta...». Il giornale francese, dunque, ma anche l’Economist, concluse il premier, che «è una causa persa...».

http://www.unita.it/index.asp?SEZIO...

Messaggi

  • "In un paese democratico un "premier" non dovrebbe giudicare la stampa, l’informazione televisiva, i magistrati, le autority etc.. Il problema è che il concetto di democrazia di Silvio B. è del tutto originale e sostanzialmente di natura aziendalistica : quello che va bene per la mia azienda, va bene anche per l’Italia !! Non c’e quindi da meravigliarsi che Silvio B. si arroghi il diritto di giudicare tutto e tutti. Quello che a buon senso dovrebbe semmai un pò più scandalizzare è il fatto che il "premier" tenda a gestire lo stato e le sue istituzioni in un ottica proprietaria e populistica : tutto quello che è mio e mio, tutto quello che è pubblico è del popolo, ma il popolo ha eletto me e quindi anche quello è mio e ne faccio l’uso che voglio. La stampa estera evidentemente non ha ancora ben centrato il personaggio, abituata com’è a misurare il comportamento dei leader politici con il metro in uso nelle democrazie mature e non con quello dei regimi peronisti."
    MaxVinella