Home > La storia di Hamdi

La storia di Hamdi

Publie le mercoledì 6 giugno 2007 par Open-Publishing

di Christian Picucci

Hamdi è un bambino gentile e intelligente. Tutte le
mattine se ne va a scuola, accompagnato dai suoi
genitori.

Lo ho conosciuto mentre prendevo un suo compagno. La
mia collega lo ha salutato, scherzando sulle sue
graziose guanciotte.

La maestra ci ha fatto visionare orgogliosa i suoi
disegni in cui raccontava al resto della classe la
religione della sua famiglia, l’islam. Si trovava solo
con l’insegnante in un’aula alternativa, durante l’ora
di religione.

Hamdi la mattina del 31 maggio ha pianto. Ha la
sfortuna di essere rom e di abitare nel campo Casilino
900, a Roma.

Un blitz dei carabinieri ha risvegliato bruscamente le
persone. Controlli sistematici sono stati effettuati
sui documenti e sui veicoli.

Tre persone sono state portate via perchè sprovviste
di permesso di soggiorno.

Hamdi stava andando a scuola in macchina, con il papà
e la mamma, come tutte le mattine.

I carabinieri all’ingresso del campo hanno bloccato la
vettura. Un agente con il mitra e il giubbetto
antiproiettile ha fatto scendere tutti e controllato
ogni cosa.

Sono passati diversi minuti, davanti ai nostri occhi
impotenti. Ci hanno allontanati prima ancora di poter
dire o fare qualcosa.

I carabinieri si sono innervositi, mentre il papà di
Hamdi non si stancava di esibire quante più carte
posssibili.

Il carabiniere con il mitra urlava qualcosa. Il papà e
la mamma di Hamdi continuavano a darsi da fare come
potevano.

Hamdi non ha retto. Ha iniziato a piangere. Davanti a
lui il carabiniere con il mitra. Abbiamo provato tutti
sdegno, ma non potevamo fare niente. Avrei voluto
fotografare o riprendere, ma non era possibile.

Hamdi continuava a piangere. Davanti a lui un mitra.

Per un attimo mi sono venute in mente le immagini
della Palestina occupata, con i bambini che piangono
davanti ai fucili dei soldati israeliani.

O il bimbo ebreo che alza le mani terrorizzato davanti
ai soldati tedeschi.

Credo che dovremmo tutti quanti vergognarci.