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La strage quotidiana ieri 5 vittime del lavoro

Publie le giovedì 11 dicembre 2008 par Open-Publishing

La strage quotidiana ieri 5 vittime del lavoro

di Andrea Milluzzi

Cinque morti, anche ieri. Il lavoro uccide, continua a uccidere. In barba alle manifestazioni, alle grida di dolore, ai proclami di legge. Uccide anche perché viene aiutato. Dal lavoro interinale, per esempio. Perché se hai 20 anni e un contratto a termine, accetti tutto. Accetti anche di andare all’una e trenta di notte a aggiustare un guasto di un cilindro di acciaio che pesa una tonnellata. Ma se non hai esperienza né formazione può capitare che questo lavoro non ti riesca, il tubo ceda e ti schiacci. E’ successo questo a Sergio Riva, 20 anni, interinale della Tenaris Dalmine di Bergamo. Contratto di un anno, rinnovato per 6 mesi. I colleghi che scioperano per la sua assunzione, ma niente. E poi la morte. E allora, davvero più niente. A 20 anni. O a 21. Quanti ne aveva Cesare Bertelli, schiacciato ieri dal cassone del camion che stava riparando in una cava di ghiaia a Torretta di Galliavola, in provincia di Pavia.

Erano le 8 di mattina, Cesare stava lavorando ad una piccola riparazione al mezzo. Una cosa da niente, sembrava. Ma il cassone del camion, messo in posizione verticale, si è ribaltato e lo ha schiacciato. «Apparentemente senza ragione» recita il comunicato ufficiale dell’accaduto. E’ sempre così, apparentemente non c’è alcuna ragione. E chi lo va a spiegare a queste famiglie che il loro figli, poco più che maggiorenni, sono morti mentre cercavano di costruirsi un futuro?
C’è poi l’edilizia, l’immancabile edilizia. Che ieri si è portata via un’altra vita, quella di P.F., iniziali di un operaio di 37 anni di Trichiana, nel bellunese, che stava lavorando alla costruzione di uno spazio industriale. E’ stato schiacciato da una paratoia di acciaio del peso di varie tonnellate.
Un sommozzatore, di cui non si conoscono né eta né nome e cognome è annegato nel fiume Brembo, a San Pellegrino, nei pressi della diga dove lavorava insieme ad altri due colleghi.

L’uomo sarebbe stato colto da un improvviso malore mentre era immerso nelle acque del fiume, forse a causa della temperatura particolarmente rigida. Portato a riva dai colleghi, nonostante un tentativo di rianimazione, è morto poco dopo. Ancora, gli incidenti con vittime e feriti. Come quello di Amatrice, in provincia di Rieti, dove tre operai sono rimasti sotto il terreno dove sorgeva un pozzo. I tre stavano lavorando, cinque metri sotto terra, all’allaccio alla rete fognaria di un’abitazione privata. Poi il crollo che ha causato un morto e due feriti e il sequestro del cantiere. Una prassi usuale. Che porterà forse ad accertare che le regole non sono state rispettate, che la sicurezza non c’era. Sì, ma poi? «E’ tempo di prendere decisioni rapide e condivise, dimostrando concretamente che l’obiettivo "infortuni zero" rappresenta una vera priorità per chi governa il Paese» ha detto il presidente dell’Anmil Franco Bettoni.

Contro le regole del mercato del lavoro si scatena Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom: «Un giovane di 20 anni è morto. Era un lavoratore interinale, uno di quelli minacciati di non rinnovo del contratto di lavoro a causa della crisi. Si conferma che la precarietà è fonte di rischio drammatico per la salute e la vita dei lavoratori. Il lavoro interinale è uno dei più soggetti a rischio, in quanto deresponsabilizza l’azienda che ne utilizza le prestazioni».

Sempre ieri ci sono stati altri tre feriti. Il primo ha - anche lui - 21 anni. E’ finito all’interno di una betoniera mentre stava lavorando con una piccola escavatrice. Ha riportato gravissime ferite e ha dovuto subire un’operazione chirurgica per cercare di salvargli la vita e le gambe. Altro grave in ospedale è un operaio di 60 anni, caduto dal tetto di un capannone alto circa sei metri. Infine, un operaio senegalese di 39 anni è rimasto ferito nel bergamasco: l’uomo, cui è caduto addosso un pesante macchinario, rischia l’amputazione di un dito.