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La trasparenza vale per tutti ma non per Bertolaso

Publie le martedì 20 ottobre 2009 par Open-Publishing
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L’AQUILA. Affidamenti con procedure di emergenza così come prevede la legge, appalti milionari e gare per costruire alloggi per gli sfollati. Ma anche le forniture dei primi mesi a chi ha vissuto nelle tendopoli.

Centinaia di procedure amministrative che la Protezione civile ha dovuto gestire in perfetta solitudine in questi sei mesi di post terremoto e nel segreto delle stanze.
Si è poi parlato (fin dalla mattina del 6 aprile) di pericolo infiltrazioni mafiose. Predizione poi puntualmente verificatasi più volte. Infiltrazioni agevolate anche dalla mancanza di trasparenza.
Di tutto questo i cittadini non devono sapere nulla perché la Protezione civile ha deciso di rendere pubblico solo quello che gli è parso utile.
La solita trasparenza a singhiozzo.
C’è di più: ci sono poi moltissime richieste di accesso agli atti che da mesi non sono state ancora onorate.
Si parlerà ancora di segreto di Stato così come già fatto per il G8?
Anche in quel caso milioni di euro spesi per l’evento con procedure di emergenza e per opere che in alcuni casi non sono rimaste al territorio o sono di scarsa utilità.
Quel segreto vige ancora e perché?
Cosa si inventerà ora Bertolaso per non consegnare tutte le altre carte e garantire un controllo pubblico diffuso e soprattutto vero?
C’è il pericolo di infiltrazioni mafiose?
Non sarebbe meglio pubblicare tutti i nomi di tutte le ditte anche subappaltatrici sul web e sfruttare il controllo diffuso dei cittadini per segnalare anomalie eventuali?
Ne gioverebbe l’intera gestione della ricostruzione che sarebbe, allora sì, davvero trasparente.
Giovedì prossimo in Consiglio Regionale sarà discussa una interrogazione presentata ormai da alcuni mesi dall’Italia dei Valori proprio sulla trasparenza degli appalti e della gestione dei fondi da parte della Protezione Civile.
Per questa settimana, invece, e’ attesa la risposta della stessa Protezione Civile sulla richiesta di accesso agli atti avanzata ormai da un mese dal Gruppo regionale dell’Italia dei Valori per avere la possibilità di assumere informazioni sino a oggi rimaste inibite a tutti.
Alcuni consiglieri, ma non solo, anche semplici cittadini, hanno chiesto capitolati tecnici, elenco dei prezzi, tempi di esecuzione degli interventi, ditte incaricate dei subappalti.
Al momento è difficile non pensare ad una “trasparenza di comodo”; infatti la Protezione civile ha pubblicato solo uno stringato consuntivo degli appalti per la ricostruzione con nomi dei vincitori ed importi. Di scarsa utilità ai fini del controllo reale.
Ma è necessario che i cittadini controllino e sappiano di più e possano farsi una idea precisa su come sia stata gestita l’emergenza.
La proposta dell’Italia dei Valori è quella di mettere tutto “on line”, senza alcun genere di filtro.
Il Pd invece oggi ha proposto l’istituzione di un Osservatorio, un organismo “politico” di controllo sulla gestione dei politici: «controllori e controllati sono la stessa cosa», sostiene Costantini.

LE PROTESTE DI GIULIANTE ED IL SILENZIO DEL CENTROSINISTRA

Ma che ci sia qualcosa che non torna lo si era notato anche nei mesi scorsi quando il capogruppo del Pdl, Gianfranco Giuliante, aveva fatto le pulci all’appalto gestito dal Comune dell’Aquila sullo smaltimento dei rifiuti.
Un vero pastrocchio poi saltato proprio grazie all’emersione di informazioni e contraddizioni.
Ma Giuliante ha potuto fare tutto ciò solo grazie al fatto che l’amministrazione comunale, presieduta dal sindaco Cialente, non gli ha sbarrato la strada opponendo divieti alla legge sulla trasparenza.
La stessa cosa, ad oggi, non può essere fatta dal centrosinistra per controllare le attività della Regione e della Protezione civile.
Perché?
Per mancanza di accesso e di documenti.
«A questo punto», commenta Costantini, «se Giuliante ha davvero a cuore l’esigenza di monitorare la correttezza con la quale viene speso il denaro dei contribuenti (lo stesso denaro che alimenta sia le casse del Comune dell’Aquila, che le casse della Protezione Civile), potrà sostenere queste iniziative, prima consentendomi di ottenere pieno accesso ai fascicoli delle gare gestite dalla Protezione Civile e poi affiancandomi nell’esercizio della stessa meritoria attività di controllo che sta svolgendo nei confronti dell’Amministrazione comunale».

20/10/2009 Red-Azione

http://abruzzo.indymedia.org/article/7006


APPROVVIGIONAMENTI TENDOPOLI: GARA SENZA APPALTI E FORNITORI NON ABRUZZESI

http://www.primadanoi.it/notizie/20753-Approvvigionamenti-agli-sfollati-gare-senza-appalto-e-fornitori-non-abruzzesi


IL SEGRETO DI STATO

http://www.primadanoi.it/notizie/21016-Ricostruzione-Appalti-gi-assegnati-ma--segreto-di-Stato


QUANTO COSTA UNA TENDOPOLI

http://www.primadanoi.it/notizie/21628-Appalti-e-forniture-ecco-quanto-costa-una-tendopoli


TUTTE LE DITTE ALLA RICERCA DEL CERTIFICATO MAGICO

http://www.primadanoi.it/notizie/22021-Ricostruzione-e-criminalit-tutti-alla-ricerca-del-certificato-magico


QUANTO COSTA L’EMERGENZA: TUTTI I NOMI DELLE DITTE E LE CIFRE

http://www.primadanoi.it/notizie/22681-Quanto-costa-l-emergenza-le-ditte-ed-i-prezzi-di-tutti-gli-appalti

Messaggi

  • OTTOBRE 2009: ALL’AQUILA E’ EMERGENZA UMANITARIA

    Facciamo appello a tutti coloro che in Italia hanno dimostrato sensibilità a quanto qui è successo e continua ad accadere.

    A chi ha mantenuto alta l’attenzione sul dramma che ha colpito il nostro territorio e sulla gestione del post sisma.

    Oggi, il 18 di ottobre, all’Aquila fa freddo. Siamo nella fase più drammatica, la notte già si sfiorano i -5°C ed andiamo incontro all’inverno, un inverno che sappiamo essere spietato.

    Le soluzioni abitative, promesse per l’inizio dell’autunno, non ci sono. Circa 6000 persone sono ancora nelle tende.

    Meno di 2000 persone sono finora entrate negli alloggi del piano C.A.S.E o nei M.A.P.

    La maggior parte degli aquilani sono sfollati altrove in attesa da mesi di rientrare. Ora, con lo smantellamento delle tendopoli altre migliaia di persone sono state allontanate dalla città e mandate spesso in posti lontani e difficilmente raggiungibili.

    Noi, definiti “irriducibili”, siamo in realtà persone che (come tutti gli altri) lavorano in città, i nostri figli frequentano le scuole all’Aquila, molti non sono muniti di un mezzo di trasporto, altri possiedono terreni od animali a cui provvedere. Siamo persone che qui vogliono restare anche per partecipare alla ricostruzione della nostra città.

    Da oltre sei mesi viviamo in tenda, sopportando grandi sacrifici, ma con questo freddo rischiamo di non poter più sopravvivere.

    Se non accettiamo le destinazioni a cui siamo stati condannati (che sempre più spesso sono lontanissime) minacciano di toglierci acqua, luce, servizi.

    Oggi, più di ieri, abbiamo bisogno della vostra solidarietà.

    Gli enti locali e la Protezione Civile ci hanno abbandonati. Secondo le ultime notizie che ci giungono i moduli abitativi removibili che stiamo richiedendo a gran voce da maggio, forse (ma forse) arriveranno tra 45 giorni.

    Oggi invece abbiamo bisogno di roulotte, camper o container abitabili e stufe per poter assicurare una minima sopravvivenza. Visto che le nostre richieste alla Protezione Civile e al Comune non sono prese in minima considerazione chiediamo a tutti i cittadini italiani un ulteriore sforzo di solidarietà.

    E abbiamo anche bisogno di non sentirci soli.

    Per questo vi chiediamo di organizzare dei presidi nelle piazze delle città italiane per SABATO 24 OTTOBRE portando nel cuore delle vostre città delle tende per esprimere concretamente solidarietà a noi 6000 persone che viviamo ancora nelle tende ad oltre sei mesi dal sisma.

    Un altra emergenza è cominciata oggi. Non dettata da catastrofi naturali ma dalla stessa gestione del post sisma, da chi questa gestione l’ha portata avanti sulla testa e sulla pelle delle popolazioni colpite.

    Alcuni abitanti delle tendopoli sotto zero

    Per donazioni e contatti:

    emergenzaottobre2009@gmail.com

    3391932618

    3470343505

    http://www.3e32.com/

    In questa pagina aggiorneremo le adesioni all’appello e diffonderemo le iniziative che si organizzeranno in Italia.

    • New town, la beffa dei primi sfrattati "La vostra casa è agibile, ritornateci"

      L’Aquila, trenta giorni per sgombrare l’appartamento in cui erano
      appena entrati. Altri due avvisi di garanzia per il crollo del convitto

      L’AQUILA - Avvengono davvero i "miracoli", nel cratere del terremoto. Case classificate D e poi E - vuol dire gravemente danneggiate e bisognose di importanti lavori - all’improvviso, e senza la visita di muratori e carpentieri, vengono classificate A, ossia perfettamente agibili. Chi abitava dentro a queste case è rimasto in tenda, in camper o negli hotel della costa per sei mesi, sperando di ottenere un tetto sicuro. Per alcuni il sogno si è realizzato, con la consegna della chiave degli appartamenti nelle Case antisismiche. Pochi giorni di tepore e anche di felicità ("Finalmente una casa vera, c’è pure la lavastoviglie") poi la doccia fredda. "La vostra casa è tornata A. Dovete andarvene da qui. Avete trenta giorni di tempo". Intanto ci sono altri due indagati per i crolli-killer del terremoto: sono accusati di omicidio colposo e disastro colposo per la morte di due studenti tra le macerie del Convitto nazionale.

      Via Verzieri, nella frazione di Preturo. Sei palazzi dell’istituto autonomo case popolari che qui si chiama Ater. Dieci famiglie in ogni palazzo. La scossa del 6 aprile manda tutti fuori di casa. Anna Maria Orsini abitava nel palazzo ai civici 10-11. "Come tutti gli altri abbiamo cercato un rifugio. Quasi tutti in tenda, io mi sono arrangiata comprando un camper, per ospitare mia madre che è malata. Il 20 aprile, due settimane dopo il terremoto, è stata fatta una verifica. Nel nostro palazzo e in quello di fianco (ai civici 12-13), dalle prove sclerometriche risulta che il calcestruzzo risulta scadente. Si chiedono carotaggi e altre prove. Stessa analisi per i due palazzi ma uno, il nostro, è classificato D e l’altro E. Visto che non possiamo rientrare a casa nostra, facciamo domanda per quelle che tutti noi chiamiamo "le case di Berlusconi". Ma per entrare la tua casa deve essere classificata E. Chiediamo alla Dicomat, l’ufficio della Protezione. Ci rispondono che i civici 10-11 e 12-13 risultano fare parte di un "unico aggregato", mappato con il numero 493937, e pertanto anche il nostro palazzo deve considerarsi E, inagibile. Il dato viene confermato anche dal computer. Io e gli altri aspettiamo dunque il colloquio di verifica prima di entrare nelle nuove case. Alla fine di settembre vengo finalmente convocata. Mi chiedono tutto: noi in famiglia siamo in 6, chi lavora deve presentare la busta paga, la mamma invalida deve presentare i certificati... Tutto in regola. Il 9 ottobre firmo il contratto di comodato d’uso gratuito e il giorno dopo entro. Una grande gioia. Tre camere da letto, due bagni. Ho trovato qui cinque famiglie che abitavano nel mio palazzo. Tante altre arrivano dai palazzi a fianco del nostro".

      Poi le prime voci. A una signora del palazzo 12-13, classificato E, che aveva chiesto la "casa Berlusconi" rispondono che non è possibile accontentarla perché la sua casa adesso è A. "Facciamo tante telefonate, cerchiamo incontri. La conferma ufficiale è arrivata ieri. Nel sito del Comune il nostro palazzo adesso è A, mentre quello a fianco - nella verifica del 20 aprile si diceva che era messo male come il nostro - resta E. Ma anche quegli inquilini tremano, perché hanno paura che un altro "miracolo" renda agibili anche i loro appartamenti provocando lo sfratto dalle nuove case. Lavori non ne sono stati fatti, in nessun palazzo. E noi ci chiediamo: se il palazzo era sicuro, perché ci hanno fatto vivere come disgraziati nelle tende per sei mesi? Se non era messo bene, come ha fatto a tornare agibile, senza che nessuno abbia visto un gru o un’impalcatura?".

      Un caso degno del dottor Azzeccagarbugli. "La direzione dell’Ater adesso ci dice che il palazzo sarebbe inagibile non a causa del terremoto ma perché costruito con materiali scadenti. Ma noi non cediamo. Prima di rientrare nei nostri appartamenti, vogliamo una verifica vera. E vogliamo sapere la verità. Siamo inquilini, non carne da macello".

      Jenner Meletti

      da "Repubblica" 22 ottobre 2009