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La vera conta sarà al congresso. E Bertinotti rischia la sconfitta
Publie le lunedì 21 aprile 2008 par Open-Publishingil manifesto del 20 Aprile 2008
La vera conta sarà al congresso. E Bertinotti rischia la sconfitta
M. Ba.
Roma
Si vorrebbe trasformare questo comitato politico nazionale come un congresso istantaneo, o di qua o di là. Qualcuno vince qualcuno perde.
Ma al di là delle caricature non sarà così. Perché di discutere molto e a fondo il Prc e tutta la sinistra hanno bisogno davvero. «C’è un’unità a sinistra che bisogna ricostruire, certo non più come una federazione. Il congresso deve essere una fase di discussione vera», avverte Gennaro Migliore all’inizio dei lavori bocciando senza appello la proposta avanzata da tempo da Paolo Ferrero. Eppure la linea dell’unità a sinistra, quella avanzata da Bertinotti e altri, è una proposta che oggi potrebbe finire per la prima volta dal ’94 in minoranza.
Qualcuno già scommette che in caso di sconfitta della segreteria uscente il congresso da luglio sarà rimandato a ottobre, in modo da «far discutere gli iscritti» e rafforzare le rispettive posizioni. Anche se è prematuro parlarne ora, chiunque vinca, quella che si vedrà oggi non sarà una maggioranza congressuale.
Il coordinatore di Essere comunisti Claudio Grassi ha provato a frenare quelli tra i suoi che già si apprestavano a firmare l’appello per l’unità dei comunisti. E’ un dietrofront che non è detto sia ascoltato da tutti o si mantenga nel tempo.
E lo stesso Ferrero ad ogni buon conto ha modo di mettere in chiaro che non è affatto detto che la sua vera mozione congressuale sarà firmata da tutti coloro che lo sostengono oggi. E’ consapevole che in tanti sono già pronti ad affibbiargli, non a torto, il marchio dell’eterogeneità (a microfoni spenti quasi dell’impresentabilità) di chi lo appoggia, soprattutto tra le minoranze «comuniste».
Meno di cento giorni separano questo gruppo dirigente e i suoi militanti da un congresso vero, forse, dopo tanti anni. Con una sconfitta epocale alle spalle, senza un leader carismatico a coprire o a cavalcare le divisioni, con poche «mosse del cavallo» a disposizione per recuperare credibilità e senso.
Certo niente sarà come prima. Velleitario pensarlo. Le posizioni si sono avvitate in un magma non incandescente ma limaccioso. E c’è da chiedersi se quel 3% di voti ottenuto pochi giorni fa sia oggi alla portata con uno spettacolo indecoroso seguito alla sconfitta. Il giornale del Pdci che titola «bye bye Bertinotti» e propone la riunificazione del ’98. I Verdi che pencolano tra Pd, autonomia ecologista e unità a sinistra.
Sd, che qualche entusiasmo aveva suscitato dopo la sua nascita l’anno scorso, chiusa nell’autoanalisi e attirata dalle sirene socialiste. Fiom, elettori e decine di associazioni e movimenti se ne stanno sugli spalti aspettando che cali la polvere dello scontro tra dirigenti rifondaroli. In fondo è lo strano destino del Prc, essere crocevia di tutto e non dimostrarsi, spesso, all’altezza del compito. Il congresso, per quanto rito da partito vecchio stile, non può essere un’occasione persa.