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Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ....
Publie le mercoledì 14 dicembre 2005 par Open-Publishing10 commenti
Nei verbali i protagonisti delle scalate finanziarie dell’anno
Fiorani, Consorte, Sacchetti ed Emilio Gnutti
"Soldi a politici nazionali"
Il gip: rubavano anche ai morti
Ma la frana di confessioni rischia di portarsi dietro anche Ricucci
Fazio e politici di primo piano su cui la procura sta indagando
di MARCO MENSURATI E FERRUCCIO SANSA 14.12.05
MILANO - Soldi rubati perfino ai morti. Caveau svuotati. Denaro sottratto ai piccoli correntisti della Banca Popolare di Lodi. Ma soprattutto la ricostruzione di una rete di interessi e malaffare in cui compaiono tutti i protagonisti della scalate finanziarie dell’anno: Gianpiero Fiorani, Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti ed Emilio Gnutti. Ma la frana di confessioni e ammissioni rischia di portarsi dietro anche Stefano Ricucci, Antonio Fazio e una galassia di politici di primo piano su cui la procura sta indagando. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Clementina Forleo e consegnata ieri dalla Finanza è soprattutto la storia del nuovo capitalismo rampante italiano, dei furbetti del quartierino: 58 pagine. Tutto comincia dalle dichiarazione di Egidio Menclossi e da numerosi esposti giunti alla procura. È a questo punto che si presenta D. P., regional manager di Bpi.
L’arrivo in procura del testimone segna la svolta dell’inchiesta: "Il 7 ottobre 2005 - è scritto dell’ordinanza - in Procura il testimone racconta di aver avuto incarichi fiduciari per conto di Gianpiero Fiorani fino all’aprile 2004".
Gola profonda e i politici. "Gli incarichi a me affidati - spiega Gola Profonda - consistevano anche nel finanziamento tramite operazioni strategiche di uomini politici di livello nazionale". I nomi sono stati "omissati" dalla Procura in quanto le indagini delicatissime sono in corso. In particolare ci sarebbe stato un personaggio romano incaricato di segnalare i politici da pagare.
Consorte, Gnutti e soci. Il nome di Giovanni Consorte, il numero uno di Unipol, è uno di quelli che compaiono più di frequente. A pagina 16 del provvedimento si ricorda che Fiorani e soci contavano "sull’appoggio di importanti finanzieri, tra cui Consorte, Sacchetti e Gnutti". Ma è lo stesso Gianpiero a scaricare gli ex compagni di scalata: "Fiorani durante gli interrogatori afferma di aver organizzato la scalata insieme con Gnutti con cui aveva progettato di far confluire i pacchetti di azioni in "mani amiche" che ovviamente non avrebbero dovuto entrare formalmente nel patto sennò sarebbe scattato l’obbligo di Opa". Poi tocca a Consorte: "Anche Consorte viene indicato da Fiorani come soggetto che aveva partecipato alle iniziative, acquisendo ulteriori azioni Antonveneta oltre a quelle già in possesso fino al 3,5%". Quindi l’affondo: "Consorte era considerato fidato perché aveva già collaborato nell’operazione E-Archimede". Ma il passaggio più pesante per Consorte e Sacchetti è a pagina 41. Qui si parla di denaro sonante: i due finanzieri avrebbero ottenuto fidi "per 4 milioni di euro senza garanzia con operazioni parallele e sovrapponibili per operare su opzioni put su Stm, Alleanza, Generali, Enel e Autostrade con guadagni per 1,7 milioni di euro ciascuno".
Le mani sulla banca. "Dagli accertamenti della Procura e della Banca d’Italia - scrive Forleo - emerge che, da anni, Fiorani e soci si erano impadroniti del controllo totale dell’istituto utilizzandolo sia per acquisire il controllo di altri istituti (Popolare di Crema), ma anche e soprattutto per acquisire ingenti vantaggi patrimoniali in favore proprio e di terzi, gestendo e operando in pieno arbitrio, nell’assoluta assenza e nella presumibile complicità di organi interni, esterni e soprattutto istituzionali". I proventi delle operazioni finanziarie sui conti privilegiati erano divisi così: due terzi alla banca (e di qui finivano anche ai politici), un terzo ai correntisti.
Il ruolo di Fazio. A mettere nei guai Fazio sono soprattutto le affermazioni di Luca Simona, vicepresidente di Summa Sa., società utilizzata da Fiorani proprio per conquistare la Crema. "Fiorani mi aveva detto che l’operazione per l’acquisto della Popolare era sicura e garantita in quanto coperta e voluta da Bankitalia". Ma non era questa l’unica somiglianza tra l’"operazione Crema" e le altre successive. "L’operazione Popolare di Crema sembra presentare caratteristiche assolutamente simili alle scalate successive".
Finta italianità. Ma tra le considerazioni conclusive, nel provvedimento c’è un altro passaggio pesante che stigmatizza il "tradimento dei piccoli risparmiatori" e la "difesa pervicace della scalata... i soggetti interessati non potevano essere inconsapevoli, né potevano aver agito per tutelare "tout-court" l’italianità del sistema bancario, volendosi, anzi, dovendosi a tutti i costi con essa proteggere - per evidenti e necessitate alleanze politiche ampiamente emerse durante numerose conversazioni intercettate - chi solo dall’"italianità" del sistema bancario avrebbe potuto continuare a fruire di ingenti e illeciti profitti".
Lo spalma-debiti. Fiorani e i suoi, insomma, imperversavano concludendo operazioni su operazioni. Ma non tutto andava sempre per il verso giusto. Capitava che l’"associazione" andasse in perdita. E allora bisognava rimediare. Come? "Spalmando le perdite sui clienti della banca". Clienti inconsapevoli che si ritrovavano d’improvviso un clamoroso "incremento delle spese per commissioni e delle spese varie". In questo modo, scrive il gip, "sono stati provocati ai piccoli risparmiatori della banca danni enormi".
La truffa dei morti. Ma non è tutto, perché gli indagati avevano trovato anche un altro modo di spalmare i debiti: i soldi li prendevano direttamente dai morti. "Quando qualche cliente moriva se i parenti non si affrettavano a chiedere indietro i denari contenuti nel conto corrente, loro li incameravano". Il caveau. Ma i sistemi per svuotare le casse della banca erano molteplici e non sempre passavano attraverso abili operazioni sui conti correnti dei clienti. "In qualche caso - è scritto nei documenti notificati agli avvocati - gli investigatori hanno trovato ammanchi direttamente nei caveau della banca".
Ricucci & Billé. Massimo Pulcini, il revisore contabile di Magiste (la società di Stefano Ricucci, ndr), interrogato dai pm, dice senza tanti giri di parole: "Garlsson e Magiste (le società impegnate nella fallita scalata alla Rcs, ndr) hanno ottenuto da Bpl affidamenti con tassi fuori mercato. Per quanto riguarda l’operazione di via Lima (il famoso affare da 60 milioni nel quale Billè ha versato subito una caparra da 39 milioni nonostante il rogito sia previsto, forse, nel 2006 al termine della ristrutturazione, ndr) non c’era alcuna giustificazione economica".
Il tesoro di Fiorani. Tra un insider trading e l’altro, Fiorani si è garantito la pensione accantonando una vera fortuna. "Secondo quanto è stato possibile stimare, Fiorani avrebbe attualmente un disponibilità di 70 milioni di euro, già messa in salvo".
(14 dicembre 2005)
Messaggi
1. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 14 dicembre 2005, 08:34
Con l’arresto di Fiorani si chiude definitivamente
quello che poteva essere un vero golpe finanziario
Il banchiere e i suoi "bad boys"
cresciuti all’ombra di Fazio
Un disegno di potere del nuovo capitalismo straccione
che s’intreccia con la politica alla vigilia delle elezioni
di ALBERTO STATERA
DOPO tanto parlarne, la gelida notte della caccia alla "Banda d’Italia" è scoccata, con la Guardia di Finanza sguinzagliata alla cattura dei "bad boys".
Primo fra tutti quello che, all’ombra dell’unica istituzione che conservava un pizzico di eccellenza al paese, appare il loro capo. L’uomo che, con la banchetta periclitante dei "Furmagiàtt", ha messo a ferro e fuoco quel che restava del tisico capitalismo italiano e della evanescente credibilità internazionale dell’Italia. Quel Fanfulla da Lodi da pochade, quel beltomo di provincia, colonia e brillantina, che poteva permettersi di "baciare in fronte" la massima icona dell’economia italiana, di fare costosi regalini alla consorte del governatore della Banca d’Italia e, a quel che si narra, di godere dell’affettuosa amicizia di una delle sue figlie. Gianpiero Fiorani e Antonio Fazio: una coppia tragica e al tempo stesso comica, in bilico tra i tormenti di Faust e le "Vacanze di Natale" di Boldi e De Sica.
Tra la cessione dell’anima al Maligno, per un disegno di potere maturato tra ville in Costa Azzurra e in Costa Smeralda, acquistate a suon di miliardi, jet privati, superyacht, e un sottobosco di faccendieri, affaristi di quarta, finanzieri da codice penale.
Nella notte gelida delle Procure e della Guardia di Finanza va in scena "il nuovo tornado politico-giudiziario" che prefigura l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, paventando gli "eccessi" di Mani pulite? O, dopo le intercettazioni telefoniche dell’estate, lo squarcio di un costume italico pizza e fichi, il primo autentico capitolo della storia di un golpe finanziario che era destinato a condizionare gli equilibri economico-politici del paese?
Quel che è certo, dopo mesi di inchieste, è che non ci troviamo di fronte a singoli episodi di criminalità economica ma all’agire coordinato, se vogliamo malamente, di un gruppo di potere determinato e senza scrupoli, nel vuoto della politica e nella debolezza dei cosiddetti poteri forti. Forse tutto comincia persino un lustro fa, con la madre di tutte le privatizzazioni, la Telecom. La razza padana ricca, ignorante e velleitaria, che manda a segno un’impresa impensabile, meritando le congratulazioni ai "capitani coraggiosi" di Massimo D’Alema, il primo presidente del Consiglio ex comunista, sinceramente proteso a cercare di innovare il rachitico e autoreferenziale capitalismo italiano.
Se un baluba come Emilio Chicco Gnutti, ras con foulard del baretto di Brescia e delle sfilate di auto d’epoca, riesce in un’impresa come Telecom qual è mai il palazzo d’inverno che non si può conquistare con spregiudicatezza, con giuste relazioni e cupole un po’ trasversali? Cuccia non c’è più, Agnelli non c’è più, gli Orlando, i Pirelli, i Falck, sono ricordi del passato. Poco a poco l’ala nobile del capitalismo senza capitali, che piuttosto spesso fu alquanto ignobile, si è dissolta lasciando dietro di sé il nulla. Se non a palazzo Chigi, Silvio Berlusconi, l’uomo che dall’ala nobile fu sempre rifiutato come un intruso.
I capitali? Oggi Sono nelle banche. Basta saperli estrarre, come il petrolio. Deputati all’opera, fin dai tempi di Sindona, furono sempre i palazzinari, compreso a suo tempo Berlusconi con la Banca Rasini e col Monte dei Paschi di Siena controllato dalla massoneria. Basta ripetere in grande il solito schema, soprattutto in tempi di bolla immobiliare speculativa, di finanza creativa, di cartolarizzazione. Non serve neanche più creare quartieri come Milano-2, basta intermediare. Così si prende un ragazzotto sfigato di Zagarolo, fallito come odontotecnico, ma voglioso di far tanti soldi, e se ne fa il finto scalatore di tutto: l’Antonveneta, la Banca Nazionale del Lavoro, persino la Rizzoli - Corriere della Sera, tempio presunto del potere politico - mediatico.
Ma non è tanto Ricucci, è piuttosto il "filo rosso" che lega i vari personaggi del bosco e del sottobosco emersi in questi mesi a far pensare al peggio. Non a un caso di normale criminalità economica, la Cirio, Cragnotti, la Parmalat, che pure s’iscrivono nello stesso filone politica-banche-favori-soldi facili - risparmiatori truffati. Ma un disegno di potere del nuovo capitalismo straccione che s’intreccia alle peristalsi della politica alla vigilia delle elezioni della prossima primavera.
Forse non è troppo presto, ora con i primi arresti che dobbiamo ritenere sufficientemente motivati, per tentare di disegnare un albero genealogico della Banda d’Italia, di cui per ora il capo riconosciuto è il banchiere velleitario di Lodi. Fiorani-Fazio: un governatore della Banca d’Italia debole, assediato al momento da un ministro del Tesoro come Giulio Tremonti, duro cattivo, vendicativo. Una sponda furba, familiare, rampante, come Fiorani.
Un principio forte: la difesa dell’italianità delle banche dal dilagare dei calvinisti del Nord Europa, come gli olandesi dell’Abn - Amro. Tremonti fa terra bruciata. Ma perché uno come Fazio, votato a San Tommaso e all’eccellenza predicata dall’Opus Dei di Escrivà de Balaguer, amato in Vaticano, e per anni invocato da tutti, da destra e da sinistra come somma autorità morale ed eventualmente politica, non può aspirare al ruolo di potere cui, da destra e da sinistra, lo candidavano? L’ex governatore Ciampi non è forse presidente della Repubblica?
Fiorani-Gnutti: i capitani coraggiosi, la razza padana, l’imprenditoria emergente del Nordest. Fiorani - Ricucci: il banchiere e la testa di legno, con al seguito i soliti palazzinari, da Bellavista Caltagirone, a quella galassia di conti correnti fiduciari delle banche, i Coppola, gli Statuto. Quelli a cui alcune banche preferiscono dare i soldi facili. Sullo sfondo il cotè berlusconiano, Letta, Livolsi, Comincioli, che partecipano alle grandi manovre. E il generone commerciale: Sergio Billè il gran pasticciere del bar di Messina, vecchio democristiano, che mette a disposizione i 100 e più milioni del "fondo del presidente" della Confcommercio per moltiplicare in pochi giorni di cento volte il valore di un palazzo di Ricucci, per la causa.
E che fa anche qualche affaretto personale, con la speculazione di borsa su Rcs, nell’insano sogno, ormai svanito sotto i magli delle Procure, di costituire il suo partito del Sud, o di fare il governatore della Sicilia al posto di quel gentiluomo di Totò Cuffaro.
Ma il ramo più doloroso dell’albero genealogico del presunto golpe finanziario è quello di Bologna, via Stalingrado. E’ a sinistra.
Che ci faceva Giovanni Consorte, grande capo dell’Unipol e, di fatto, della finanza cooperativa rossa, scalatore della Bnl contro gli spagnoli, con questi qui? Perché "concertò" con Fiorani su Antonveneta, ipotesi di reato per cui è indagato?
Ecco, forse è qui il vero segreto della Banda d’Italia, mentre di notte la Guardia di Finanza rastrella i primi bad boys, quelli che condussero l’Italia dal capitalismo nobile e asfittico al capitalismo rampante e straccione.
(14 dicembre 2005)
1. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 14 dicembre 2005, 16:31
Non molto tempo fa partecipò a questo blog uno che pareva essere buon esperto in cose bancarie e scrisse post estremamente interessanti. Potrei pregarlo di nuovo di intervenire qui e di illuminarci su quanto accade nel sistema bancario italiano? magari accennando anche al salvataggio fatto dal governatore Ciampi del Banco di Napoli o i bond di Capitalia ecc.
Mi sono anche persa l’articolo precisissimo sul Piano Obiettivo, qualcuno mi aiuta a ritrovarlo?
Grazie
Viviana
2. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 14 dicembre 2005, 18:30
Per la verita’, quasi tutti questi articoli sulle vicende bancarie li ho postati io che sarei "l’esperto" di cui parli.
"Esperienza" che nasce semplicemente dal fatto di essere un dipendente della Bnl da 27 anni e di avervi svolto, prima nella Cgil dalla quale fui espulso nel 1992 e poi nel sindacato autonomo e movimentista Falcri, attivita’ sindacale.
Se ben ricordi, scazzandomi un po’ con te ma soprattutto con Patrizia, sostenevo che le vicende Antonveneta-Popolare di Lodi, Bnl-Unipol e Berluskoni - Rizzoli/ Cds erano parte di un unico megainciucio bipartisan con implicazioni complici e comuni di Forza Italia, Lega Nord, Udc e D.S. che si scambiavano favori, utilizzando gli stessi prestanomi ( Ricucci, Gnutti, Caltagirone ecc.) e probabilmente anche gli stessi soldi ( a buffo) con arbitro per niente imparziale dell’ intera operazione Fazio.
Dopo 6 mesi circa, anche i magistrati di Roma e Milano sembrano pensarla come me.
La antica vicenda di Ciampi col Banco di Napoli non e’ francamente meno scandalosa ma ho pure l’ impressione che venga tirata fuori oggi ( tra l’ altro qualsiasi eventuale reato sarebbe ormai prescritto) per ricattare Ciampi alla vigilia di qualche decisione importante, soprattutto sulla nuova legge elettorale.
Per quanto riguarda Capitalia ( ex Banca di Roma), gestita dall’ andreottiano Geronzi, non c’e’ dubbio che e’ stata la principale distributrice di tutte le "sole" ( termine romano che significa piu’ o meno truffe, imbrogli .. ) finanziarie che hanno girato in Italia, dai bond argentini, alle obbligazioni Cirio e Parmalat.
E il bello e’ che quei prodotti/ spazzatura non avrebbero dovuto, per legge, essere offerti ai comuni clienti ma solo a "soggetti istituzionali" come fondi pensione, fondi di investimento, assicurazioni, altre banche. Da cui l’ assoluta certezza della malafede della dirigenza di Capitalia che, almeno nel caso Parmalat, e’ stata ormai accertata anche da inchieste giudiziarie.
Ill tragico e’ invece che tra i massimi dirigenti di Capitalia, implicati in certe vicende, c’e pure il tizio che con la firma Sbancor, in molti luoghi del web e talvolta anche su questo sito, pretenderebbe di dare "la linea" al movimento cosiddetto no-global e l’ assurdo e’ che in molti finiscono per dargli credito e importanza.
Tornando alla questione iniziale, e’ ormai fuor di dubbio che i D.S. , attraverso Unipol e il suo massimo dirigente Consorte, stanno fino in fondo dentro la storiaccia del "risiko bancario" scoppiata in estate.
A ulteriore dimostrazione che, se e’ irrinuciabile la cacciata di Berluskoni, la nostra opposizione politica e sociale non potra’ che ricominciare con la stessa forza appena finiti i festeggiamenti di rito, come dimostrano anche le implicazioni delle Coop ( padrone di Unipol) e dei D.S. sulle vicende Val Susa e forse anche Ponte sullo Stretto.
Abituiamoci da subito all’idea, altrimenti la delusione sarebbe terribile.
Keoma
3. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 14 dicembre 2005, 18:46
Ad integrazione di quanto gia’, detto farei notare che l’ influenza dell’ agglomerato politico/economico formato da Lega delle Cooperative e Unipol ( e tu che vivi a Bologna ne sarai sicuramente cosciente, parlare di queste cose a Bologna e’ come parlare della Fiat a Torino ) e’ realisticamente quel "potere forte" che sta dietro e influenza anche i comportamenti da "sceriffo" del buon Cofferati.
Insomma il "berlusconismo" , la logica del "pecunia non olet", sembrerebbe aver attecchito radici e trovato adepti anche negli eredi del vecchio Pci.
Realta’ con cui bisogna fare i conti, senza quindi farci troppe illusioni sui futuri governi di centro-sinistra che comunque spero succederanno a Berluskoni ....
sempre Keoma
4. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 14 dicembre 2005, 18:51
Grazie Keoma, non ricordo le scazzature e in genere le dimentico subito a meno di recidiva. Purtroppo dimentico anche i vari personaggi dei blog e faccio fatica a mettere insieme i dati comuni, gli argomenti sono troppo importanti perché perda tempo con gli identikit.
Sei da me pregato vivamente di scrivere ogni cosa che ci illumini su questo strano universo bancario. Vedo che anche su altri blog l’ignoranza paralizza i commenti, che si sprecano invece su cazzate varie. Eppure il sistema bancario è centrale sia nello scambio di favori coi politici, che nei finanziamenti leciti e illeciti di tutto ciò che è monetizzabile, politica corrotta, armi, guerre, mafia, denaro sporco, grandi opere, elezioni, partiti, chiesa....
Sento anche personaggi politici della Cdl che stanno già mettendo le mani avanti dicendo che la magistratura sta invadendo competenze non proprie, che poi sarebbero quelle politiche. Il discorsetto è abbastanza ipocrita e sorge ogni qual volta la magistratura (vedi la coraggiosa Clementina Forleo) mette a nudo qualche sporcizia di parlamentari o ministri.
Mi piacerebbe che ci chiarissi ulteriormente le responsabilità negative di Consorte e della Unipol.
La crisi della Banca di Lodi cosa significherà per la Lega?
Perché l’Europa esita a mettere in accusa Fazio? Bastano i legami di Trichet con lo IOR e la sua promessa di dargli un’alta carica?
Quanto è grande la banca vaticana?
Quanto incide la strategia del Vaticano su Antonveneta?
Perché la carcerazione di Fiorani fa crollare i titoli?
Non succederà come per Tanzi che ora sta meglio di prima?
Perché per questa gente non scatta mai il sequestro dei beni? e continuano a manovrare indisturbati enormi somme di denaro?
Perché D’Alema era d’accordo con Ricucci e company?
Perché Baldassarre dice a Ballarò che il problema Fazio è risolto perché con la riforma il governatore diventa tempo? ma non avevano detto che ciò partirà dal prossimo governatore?
Ma è proprio vero che un governo non può mandarlo a quel paese?
Mah. di domande ne avrei troppe perché la mia ignoranza è infinita......
E’ terribile sapere di non sapere.
Di sbancor non so niente, chi è costui? Magari spiegaci
Come mai salta sempre su qualcuno che dice che i no global sono morti e poi decine di persone si vendono come no global e nemmeno lo sono?
grazie e saluti
viviana
5. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 14 dicembre 2005, 19:50
Forse ho fatto male a citare Sbancor che merita un discorso a parte.
Si tratta di tale Franco Lattanzi, in gioventu’ militante prima dell’ autonomia operaia e poi anarchico a Roma, ora uno dei massimi dirigenti di Capitalia nonche’ membro del C.d.A. di I.G.I. ( Istituto Grandi Infrastrutture ), ente responsabile del progetto sul Ponte dello Stretto ed in parte anche per quello Tav.
Il problema e’ che, a differenza di tanti "pentiti" e "riciclati", il tizio pretenderebbe ancora di fare il leader movimentista con lo pseudonimo Sbancor e purtroppo trova pure proseliti affascinati dal mito di questo "banchiere anarchico" che e’ invece un banchiere come tutti gli altri, legato a filo doppio anche a personaggi come Fazio e Gianni Letta.
In particolare il suo improbabile "riciclaggio" movimentista e’ sponsorizzato da ambienti bolognesi, quelli di Bifo, dei Wu Ming e della lista Rekombinant ma anche su Indymedia - di cui e’ peraltro stato uno degli admin - trova estimatori, scusa il francesismo, un po’ coglioni.
Giovanni Consorte, il manager "rosso" di Unipol ( chi l’ ha conosciuto da giovane dice che dargli del socialdemocratico era gia’ un grosso complimento) e uomo di D’Alema, insieme al leghista Fiorani, a Fazio e probabilmente a Berluskoni, ha organizzato il cosiddetto "concerto" - vietato dalla legge - per portare avanti di pari passo gli assalti ad Antonveneta, a Bnl e alla Rizzoli/Corriere della Sera.
Dove la prima doveva andare ai leghisti per fare la grande Banca Padana, la seconda ai D.S. e la casa editrice col prestigioso giornale al Cavaliere.
Per fare questo hanno mandato avanti su tutti e tre i fronti, con soldi avuti "a buffo" da potenti banche estere, la stessa banda di prestanome, i palazzinari Ricucci, Caltagirone, Coppola ,Gnutti ecc. ecc. ecc. Questi dovevano rastrellare azioni delle tre aziende a prezzi sotto quelli di mercato e poi rivenderle ai loro mandanti, ottenendo per loro stessi un utile da capogiro senza rischiare un euro in proprio.
Alla fine i leghisti avrebbero avuto la Banca Padana, i D.S. la loro seconda banca ( la prima e’ il Montepaschi, i cui managers si sono pero’ rifiutati di aiutare il giochetto) e Berluskoni avrebbe controllato il principale quotidiano italiano e la casa editrice collegata.
E l’ Udc, tramite il prestanome Caltagirone, genero di Casini, avrebbe lucrato i danari per finanziare la campagna elettorale del bel Pierferdi.
Non avendo pero’, ne’ i prestanome ne’ i mandanti, la solidita’ finanziaria per portare avanti il "concerto" ( che sarebbe stato comunque reato anche se avessero avuto i soldi ) serviva un arbitro venduto, appunto Fazio, che favorisse l’ operazione complessiva.
Trattandosi pero’ di un operazione "bilanciata" da un punto di vista politico ed economico ( due pezzi al centrodestra, uno ai D.S. e gli stessi soldi "finti" che giravano da un azienda all’ altra), quando le intercettazioni estive ( in cui erano gia’ implicati Consorte ed anche Fassino) hanno fatto saltare l’ operazione Antonveneta, e’ poi fatalmente avvenuto che anche le altre due scalate sono cadute come un castello di carte.
Ed ora i magistrati milanesi ( ma per Unipol anche i romani) hanno fatto "bingo" incriminando tutti e arrestando una parte dei "concertisti" e non e’ affatto escluso che nei prossimi giorni tocchi pure al "compagno" Consorte, magari ad opera dei P.M. romani.
Probabilmente, trattandosi di uno scandalo bipartisan non vedremo farne un uso strumentale in campagna elettorale.
Rimane il fatto che l’ intera vicenda, come quelle Tav e Ponte di Messina e, in misura diversa, anche i fatti bolognesi ci presentano l’ immagine di un partito D.S. disposto, in nome del "liberismo temperato" e del "pecunia non olet" - anche in pesante polemica con la Cgil di Epifani che si e’ opposta a tutte le scalate - a rimettere in piedi, prima ancora di vincere le elezioni, quella "merchant bank di Palazzo Chigi" denunciata a suo tempo dal bravo Marco Travaglio che porto’, ai tempi del governo D’Alema, ad una operazione identica rispetto alla privatizzazione e alla scalata di Colaninno a Telecom.
E gia’ allora i prestanome furono Gnutti, Consorte ( ora promosso a mandante) e un giovanissimo Ricucci.
Delle altre cose che chiedevi ne parliamo un’altra volta.
Ciao, Keoma.
6. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 14 dicembre 2005, 21:18
Milano, 20:43
ANTONVENETA: GIP, FIORANI NON SVELA "RETE PROTETTIVA"
Tra le ragioni che hanno portato il gip Clementina Forleo a firmare il provvedimento di arresto nei confronti di Gianpiero Fiorani, c’e’ anche il fatto che l’ex leader della BPI non ha ancora svelato, nel corso degli interrogatori a cui e’ stato sottoposto, "i protagonisti della rete protettiva esterna" a cui lo stesso giudice fa riferimento in piu’ punti dell’ordinanza. Le parziali ammissioni di Fiorani, osserva il gip nella parte finale dell’ordinanza, sono "risibili rispetto alle conversazioni intercettate e ai ’sospetti’ su alcune operazioni" e, "d’altro canto Fiorani, Boni e Spinelli non hanno inteso svelare i nomi dei protagonisti della rete protettiva esterna ne’ rendere dichiarazioni per consentire l’individuazione ed il recupero dei profitti illeciti conseguiti"
Ho postato questo altro articoletto di repubblica.it abbastanza illuminante.
Ovviamente, la "rete protettiva esterna" difficilmente uscira’ mai negli interrogatori di Fiorani ma si tratta sostanzialmente della rete politica "bipartisan" di cui parlavo prima.
Naturalmente la pesante implicazione dei D.S. ( in particolare l’ asse D.Alema-Fassino-Bersani ) ha finito di creare problemi anche con gli alleati e col proprio mondo di riferimento.
Ho gia’ detto dei sindacati, i quali TUTTI ( confederali, autonomi, "di base" e persino la post-fascista Ugl) si sono opposti alle operazioni.
Rifondazione e, con qualche contraddizione ed incertezza, anche Pdci, Verdi e sinistra D.S. ( in particolare Salvi) hanno detto la loro contro l’ "impiccio".
La Margherita, poi, era addirittura "vittima" dell’ operazione, controllando con Abete la Bnl e avendo interessi anche in Antonveneta, e Rutelli si e’ fatto sentire pesantemente, invocando con forza la "questione morale" e citando Berlinguer contro l’ attuale gruppo dirigente D.S. ( pure questo toccava vedere !)
Persino da ambienti di A.N. ( del tutto esclusa dalla vicenda) sono venute voci contrarie ; il ministro Alemanno ha persino partecipato ad una manifestazione dei bancari Bnl contro la scalata.
Dal nostro punto di vista, la cosa ancora piu’ grave del mega-inciucio, al di la’ dell’affarismo e degli aspetti morali, e’ proprio questo arrogante disprezzo, da parte dei D.S. ( Fassino arrivo’ in luglio ad elogiare il "capitano coraggioso" Ricucci !) anche dei propri alleati, compresa quella Margherita con cui dovrebbero fondare insieme il "partito democratico".
Come dicevo, il carattere bipartisan dello scandalo e il mantenimento di una logica bipolarista ( nonostante la riforma elettorale) fara’ si’ che queste vicende, nonostante le clamorose iniziative della magistratura, non saranno probabilmente al centro del dibattito della campagna elettorale.
Credo invece che dovrebbero essere al centro della coscienza del "popolo di sinistra", allo scopo di evitare poi cocenti delusioni.
Di nuovo, Keoma.
7. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 14 dicembre 2005, 22:14
Questo articolo di Cannavo’ su Liberazione di oggi mi sembra ulteriormente illuminante
*Caso Unipol: i Ds in quel pasticcio un po’ berlusconiano*
/*di Salvatore Cannavò*
Dopo aver occupato le cronache estive, la “questione morale” del
rapporto tra politica, politica di sinistra e finanza riemerge con
l’indagine della magistratura milanese su Giovanni Consorte, presidente
di Unipol, società di assicurazioni che ha lanciato l’Opa sulla Bnl e
che è finito nel mirino della procura per la vicenda legata ad
Antonveneta e alle manovre oscure di Giampiero Fiorani.
Le accuse contro Consorte, in realtà, erano nell’aria: i rapporti
stretti con l’amministratore delegato della Popolare Lodi (poi diventata
Banca popolare italiana) non potevano passare inosservati e finire nel
dimenticatoio. Il problema però non è tanto l’inchiesta sulla Bpi quanto
le sue ricadute sul caso Unipol-Bnl e quindi sulla pretesa
dell’assicurazione legata ai Ds di impossessarsi di una delle principali
banche italiane.
Su questo versante non ci sono pendenze giudiziarie in
corso, almeno per il momento. Ma quello che è evidente è che è in atto
una larga manovra per attaccare l’operazione di Consorte e soci, mettere
all’angolo le mire egemoniche dei Ds e ristabilire così un ordine
gerarchico all’interno del capitalismo italiano. Una partita di ampio
respiro e di grandi ricadute politiche che riguardano la coalizione di
centrosinistra e in particolare il suo nocciolo duro, l’Ulivo di Romano
Prodi, che cerca di tenersi al di fuori dalla bagarre.
Insomma, in gioco c’è il rapporto che questo schieramento vuole avere
con il gotha del capitalismo italiano, quello di Pirelli, Banca Intesa,
Fiat, Mediobanca, Generali, Capitalia, Ligresti (cioè i nemici più
sinceri dell’operazione lanciata da Unipol e, guarda caso, gli azionisti
di riferimento del principale giornale italiano, il *Corriere della
Sera*, anch’esso fiero avversario di quell’operazione).
Vista la portata e le dimensioni dello scontro - grossolanamente: da una
parte gli “europeisti” che puntano a preservarsi il futuro in chiave
sovranazionale, dall’altra i “nazionalisti” che invece puntano a un
sistema bancario italiano rafforzato e protetto - non è pensabile di
schierarsi con una o con l’altra fazione. Piuttosto sarebbe bene mettere
a tema il nodo di un intervento pubblico anche nel sistema bancario come
stratagemma per difendere davvero l’interesse collettivo. Ma a parte
questo, qui la domanda fondamentale è: che ci fanno i Ds in questo
intrico? Come è possibile, cioè, che il principale partito della
sinistra italiana, quello che ha ancora il maggior intervento nel mondo
del lavoro, che si candida a governare in nome dell’equità sociale e in
difesa dei diritti dei lavoratori, sia coinvolto in una spregiudicata, e
torbida, operazione finanziaria tale da far impallidire pescecani
dell’alta finanza?
Il paradosso è ormai tale che, nei retroscena giornalistici, si
ipotizza, con qualche ragione, una convergenza oggettiva tra le mire
diessine e i disegni berlusconiani. Il premier, infatti, da sempre non
sopporta, ricambiato, il “salotto buono” della finanza nordica. I suoi
alleati - Ligresti per tutta una fase e Doris di Mediolanum - hanno
penato, e tuttora penano, per entrare a farvi parte e il progetto di
difesa dell’italianità delle banche nazionali, sostenuto da Fazio in
sostegno dei vari Fiorani o Consorte, è stato sempre visto di buon
occhio da palazzo Chigi.
D’*altro canto, tra i principali oppositori del progetto Unipol c’è la
stessa Cgil. Insomma, un pasticcio di interessi e di “convergenze
parallele” tali da creare più di un imbarazzo. E il gruppo dirigente dei
Ds non può certo cavarsela, come fa D’Alema, con un’alzata di spalle o
con una presa di distanza da Consorte a cui non può credere nessuno.
Quindi, la domanda resta: cosa ci fanno i Ds in questo intrico? Forse,
però, se connettiamo la domanda a due altri fatti recenti, la risposta
allude a una questione ancora più generale. I Ds, infatti, hanno
presentato il loro programma di governo in anteprima agli imprenditori
italiani con tanto di cena prelibata e tavola imbandita in cui si poteva
vedere Romiti accanto a D’Alema o Fassino accanto a De Benedetti.
Inoltre fa parte della Lega delle Cooperative (che ha ancora qualcosa a
che fare con il maggior partito della sinistra) la Cmc, cioè la società
che ha ottenuto in appalto i lavori per la Tav in Val di Susa e che sta
scatenando la protesta della valle. Dunque, la domanda ulteriore è
d’obbligo: cosa sono diventati i Ds o cosa pensano di essere diventati?
E’ possibile che un partito della sinistra finisca per fare gli
interessi dei grandi poteri forti prima che quelli della sua base di
riferimento? E’ possibile che produca esperienze di governo di cui poi
si debba pentire come è successo con D’Alema presidente del Consiglio, o
come sta succedendo con Cofferati a Bologna? E che dire della veemenza
con cui Chiamparino contrasta il movimento contro la Tav fino a
spingersi a ricorrere alla Questura per vietare un corteo nelle vie di
Torino?
Sono segnali forti, con i quali occorre fare i conti e con i quali sono
i Ds i primi a doversi cimentare. Alla domanda non vogliamo rispondere
noi, per rispetto di quel partito ma la domanda è posta. E ci sembra che
pesi come un macigno.
14 dicembre 2005
8. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 15 dicembre 2005, 10:13
Grazie Keoma
sono molto riconoscente delle risposte, peraltro partecipare a questi siti è l’unico modo che ho di capire qualcosa ed è proprio da persone che ci scrivono che mi sto allargando le idee. Sulle banche cercherò di mettere insieme tutti i pezzi, anche se il puzzle ha una sola parola: cupidigia.
Hai lo stile e la cultura di una persona molto intelligente e in gamba che ho conosciuto anche di persona; avendo io un pessimo carattere, ci ho litigato per un puntiglio per me sciocco, per lui molto importante; ripensandoci, il torto era tutto mio e ne sono pentita; troppo tardi per rimediare. Posso solo dire, oggi, che aveva ragione totalmente lui, ma ho dovuto arrivarci pagando di persona. Erano queste le scazzature di cui parlavi? Temo di no.
A confronto dei pezzi di Mauro ecc. quello che scrivi tu risulta sempre molto più diretto e chiaro. Spero di leggerne ancora. Non mi e’ del tutto chiaro quali sono i punti del comportamento di Consorte per cui potrebbero scattare gli stessi provvedimenti che per Fiorani.
E mi manca ancora un tassello: l’appoggio del Vaticano ad Antonveneta ecc. e il comportamento dello Ior circa Fazio (so solo che Trichet ha avuto una promessa di alta carica dallo Ior, e questo potrebbe spiegare la sua cautela nel trattare la patata bollente Fazio). Ma è possibile che quanto accade non si ripercuota mai sul governatore? quanto potra’ andare avanti questa storia?
La Lega, poi quanto danno potrebbe avere dal crollo di credibilità della sua banca? E i clienti leghisti della banca stessa quanto saranno danneggiati? Come mai la Lega non apre bocca sulla vicenda? E perché Ciampi è andato a parlare di etica degli affari proprio a Lodi? Ma è normale che un presidente della repubblica vada a fare discorsi in una banca come quella? Ed è onorevole? Avviene anche in altri paesi che la banca più corrotta riceva le visite del presidente della repubblica?
Vorrei saperne di più anche delle Coop, a Bologna non si possono toccare, è come parlare della Madonna.
Visto che ne sai anche di indymedia Italia, se mi dici qualcosa anche su questo sito: bacino di utenza, finalità, conduzione, differenza con le indymedia di altri paesi ecc.. Ancora una domanda: perché partecipi solo nei commenti e non negli articoli?
grazie e saluti
viviana
9. > Ladri bipartisan ... e rubavano persino ai morti ...., 15 dicembre 2005, 21:35
Su Consorte ho appena postato un articolo di Repubblica ; oggi infatti e’ uscita fuori la notizia che e’ idagato anche a Roma, oltre che a Milano, cosa che ieri ti avevo preannuciato non in quanto "veggente" ma in quanto lettore attento di ogni notizia, di stampa e non, oltre che come osservatore privilegiato in quanto lavoratore della "assaltata" Bnl.
Le accuse sono variegate e vanno dall’ aver presentato documentazione non veritiera sulla consistenza patrimoniale dell’ Unipol fino al famoso "concerto" con Ricucci e gli altri "palazzinari" che e’ la stessa accusa per cui Consorte e’ indagato anche rispetto ad Antonveneta, per finire agli accordi illegali con Fazio per contrattare preventivamente l’autorizzazione all’Opa su Bnl.
L’aspetto curioso ( ed anche illuminante) della questione e’ che tu mi chiedi per la seconda volta spiegazioni piu’ esaurienti sul ruolo di Consorte e non, ad esempio, su quello di Fiorani.
Nel caso Antonveneta, e’ vero, ci sono anche ruberie di bassa lega ( come i prelievi sui conti dei clienti morti senza lasciare eredi ) ma e’ sintomatico che per un leghista che sia disonesto e’ scontato mentre invece, per dirla col testo di una antica canzone che parlava di tutt’altro si e’ portati a pensare che "un compagno non puo’ averlo fatto".
E questo fu il motivo dello scazzo estivo con te ma ancora piu’ pesantemente con Patrizia perche’ voi, pur con toni assai diversi l’ una dall’ altra, sostenevate che al massimo i D.S. erano stati "male influenzati" dal clima generale "berlusconiano" mentre io dicevo che gli stessi D.S. le puttanate le avevano fatte INSIEME ai berlusconiani, come ormai sembrano pensarla anche i magistrati milanesi e romani e gran parte della stampa, anche di sinistra.
Io penso francamente che i D.S. , e ancora di piu’ i managers"rossi" del cosiddetto "partito emiliano" compagni non lo siano piu’ da una vita ; e non perche’ il partito abbia cambiato nome
nel 1990 ma semplicemente perche’ sin dagli anni sessanta il Pci ha scelto scientemente di non puntare piu’ ad un abbattimento del regime capitalistico ma al massimo di "temperarne" gli aspetti piu’ deteriori.
Finendo per assumere col tempo una fisionomia addirittura piu’ liberaldemocratica che non socialdemocratica.
Soltanto che allora resisteva almeno una innegabile diversita’ di ordine "morale", ben rappresentata dalla figura un po’ dolente di Enrico Berlinguer, che e’ ormai completamente caduta ; quando D’Alema e Fassino rivalutano la figura di Bettino Craxi in contrapposizione allo stesso Berlinguer, il gioco appare scoperto ed inequivocabile.
E i guai giudiziari del "compagno" Consorte sono solo la logica conseguenza di questa involuzione.
Del resto parleremo in un altro momento.
Keoma.