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Laura e i suoi fratelli, figli rubati e ritrovati. Dalle nonne
Publie le venerdì 13 giugno 2008 par Open-PublishingLaura e i suoi fratelli, figli rubati e ritrovati. Dalle nonne
di Sebastián Lacunza
Vite distrutte, vite ritrovate, vite segnate per sempre dei bambini nati dai desaparecidos argentini. La storia di 3 fratelli ritrovati e di 2 sorelle, rubate da un torturatore dell’Esma, che hanno scoperto di non essere sorelle dopo 27 anni
Non è stato facile per Marcelo, María de las Victorias, Laura e María Victoria conoscere il loro vero nome e l’origine delle loro vite. Le loro storie sono le stesse e opposte allo stesso tempo, piene di sofferenza e di speranza, e tutte s’intrecciano.
I primi 3 sono fratelli, ma l’hanno saputo solo il 27 maggio, quando un test del dna ha provato che anche Laura, di 27 anni, è figlia di Silvia Dameri e Orlando Antonio Ruiz, due militanti dei Montoneros, la guerriglia peronista, desaparecidos nel 1980 nella Scuola superiore meccanica della marina, l’Esma, la Auschwitz della dittatura argentina.
Laura Ruiz Dameri è diventata così la novantesima nipote recuperata dalle Abuelas, le Nonne della Piazza di Maggio. Marcelo ha saputo la verità sulla sua vita molto prima, nel ’90, e María de las Victorias, la sorella di mezzo, ha conosciuto suo fratello, sua nonna e i suoi due zii (il terzo è anche lui un desaparecido) nel ’99.
María Victoria Donda, invece, ha creduto di essere sorella di Laura per quasi tre decenni, finché, nel 2004, una mattina si è svegliata come figlia di desaparecidos dopo essere rimasta per 27 anni nelle mani di uno dei più tenebrosi torturatori dell’Esma. Lei è stata la settantottesima nipote recuperata.
Il caso della famiglia Ruiz Dameri riflette i modi diversi in cui hanno reagito i figli di desaparecidos di fronte a coloro che hanno rubato la loro identità.
La coppia di militanti montoneros riparò in Svizzera nel ’77, quando la dittatura ormai era insediata da un anno e le squadracce militari impazzavano tutte le notti nell’intera Argentina. Un anno dopo, a Ginevra, era nata María de las Victorias.
In un’operazione che oggi, alla luce della storia, è vista come alquanto sospetta, la leadership dei Montoners fra il’79 e l’80 aveva lanciato una controffensiva. La morte, la tortura e la desapareción fu l’ovvio destino di quasi tutti coloro che decisero di tornare in Argentina per dare una battaglia che era persa in partenza.
Tutto fa supporre che questo fu anche il destino dei Ruiz Dameri, dopo un breve passaggio per Cuba sulla via del ritorno. Nel 1980, tutta la famiglia, con Silvia incinta e gli altri due piccoli, finì all’Esma. Lì Silvia, in pessime condizioni, diede alla luce la sua terza figlia, che chiamò Laura.
Per il lager impazzava il prefetto Juan Antonio Azic. Sul suo senso etico c’è la testimonianza di Carlos Lordkipanidse, uno dei sopravissuti dell’Esma. «Mentre ero legato al letto, arriva Azic e mi dice: se non parli spacco la testa contro il muro a tuo figlio. Io gli dico che non ho niente da raccontare e lui allora me lo mette sul petto e attacca la corrente elettrica. Non se anche Rodolfo ha sentito il dolore perché non me lo poteva dire: aveva solo 20 giorni».
Azic decise di ripartire i figli dei Ruiz Dameri. María de las Victorias, che aveva 3 anni, e Marcelo, che ne aveva 5 furono abbandonati nell’80 in due reparti maternità di Rosario e Córdoba, con un biglietto che portava scritti il loro primo nome. Azic si tenne Laura, l’unica dei tre che con certezza non poteva ricordare quell’orrore. Due anni prima aveva anche registrato come propria María Victoria Donda, figlia di due desaparecidos, María Hilda e José María.
I fratelli Marcelo e María de las Victorias furono adottati da due famiglie in buona fede, che non sapevano nulla del loro passato. Nell’89, le Nonne di Córdoba riuscirono a localizzare Marcelo, che conobbe la sua vera nonna, Clementina, nel ’90. Il ragazzo ha conservato un buon rapporto con la sua famiglia adottiva e il 27 maggio, lo stesso giorno in cui si sono conosciuti i risultati del test dna di sua sorella Laura, è diventato padre di una bambina.
Nove anni più tardi è stata la volta di María de las Victorias. Fin da piccola aveva saputo di essere stata adottata e nel ’98, sul giornale Clarín, si era riconoscita in una foto in cui appariva insieme alla madre. L’urlo che lanciò nel riconoscersi, la portò dritta dalle Abuelas, dove nel ’99 poté confermare la sua identità attraverso il dna.
«Siamo un bel mucchio», mi dice dal villaggio di Figuera, al sud di Rosario. Per questa maestra, madre di due figlie, il «mucchio» comprende la sua famiglia adottiva e i suoi parenti di sangue, che hanno mantenuto un rapporto cordiale.
Clementina, molto in là con gli anni e con problemi di salute, non può concedersi il piacere di parlare con la sua ultima nipote appena ritrovata. Laura ha sempre rifiutato di conoscere la verità, nonostante che ormai da almeno 4 anni si sospettasse che «suo padre», Azic, l’avesse rubata all’Esma.
Un giudice di Buenos Aires ha ordinato di sequestrare alcuni oggetti personale appartenenti alla ragazza e la scienza ha fatto il resto. In linea con la sua posizione di sempre, dopo che il 27 maggio le è stata notificata dal giudice la sua vera identità, Laura non ha voluto parlare con i suoi fratelli e con sua nonna. «Finora non vuole conoscerci, suppongo che ci vorrà tempo. Non ha avuto la nostra storia e la stessa fortuna, però sono convinta che un giorno possa guardare in faccia alla realtà», spera María de las Victorias.
La sua quasi omonima María Victoria Donda, per tanti anni «sorella» di Laura, era riuscita a liberarsi dalle grinfie di Azic nel 2003, quando i suoi dubbi le fecero prendere contatto con le Abuelas e con HIJOS, l’associazione dei figli dei desaparecidos. Un anno dopo arrivò infine alla sua vera famiglia. Da allora è entrata in politica, si è avvicinata alla presidenta della repubblica Cristina Fernández e oggi è deputata federale.
E’ un attiva militante di HIJOS, però il dolore le impedisce di parlare della sua storia personale.
Azic è in carcere e aspetta la sentenza. Ha la faccia sfigurata dopo che si sparò nel 2003, quando la giustizia lo stava braccando.
La storia delle Nonne della Piazza di Maggio e dei loro intimi alleati, HIJOS, sta tutta nella vicenda drammatica di questri 4 ragazzi. Le Abuelas hanno compiuto 30 anni nell’ottobre scorso. Dodici furono le madri che, dopo aver visto sparire i loro figli, nel ’77 si buttarono alla ricerca dei loro nipoti.
Subito alcune di loro scomparirono, però due anni dopo avevano già localizzato i due primi bambini rubati. Dopo il ritorno delle democrazia, nell’83, hanno visto sfilare davanti ai giudici il generale Jorge Videla, l’ammiraglio Eduardo Massera e centinaia di militari. All’inizio dei ’90 erano già stati recuperati più di 40 nipoti, molti dei quali hanno voluto rendere omaggio ai loro genitori scomparsi dando vita a HIJOS (che poi, come capita, si è scissa in due tronconi).
Il furto dei nipoti è stata l’argomentazione legale della giustiza per tornare a mettere sotto processo Videla e Massera, liberi grazie all’indulto del peronista-conservatore Carlos Menem, e altri loro accoliti che avevano sfruttato le leggi del perdono del socialdemocratico Raúl Alfonsín. Dal 2003, dopo l’insediamento di Néstor Kirchner, le leggi del perdono sono state revocate e il recupero dei bambini si è accelerato.
Alcune delle Nonne nel frattempo sono morte, ma molte conservano una lucidità implacabile. Il movimento è servito come una terapia di gruppo che si vede nella temperanza sovrana di Elsa Oesterheld, 83 anni: suo marito, lo scrittore Héctor Oesterhel, le sue 4 figlie - Diana, 21 anni, Beatriz, 19, Estela, 25, e Marina, 18 -, i suoi generi e nipoti sono fra i 30 mila desaparecidos.
La presidente delle Abuelas, una donna piena di vita che in tanti vogliono candidata al Nobel per la pace, è Estela Carlotto, nonna di Guido. Che sta ancora cercando.
su Il Manifesto del 11/06/2008