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Lavoro, altri quattro morti!
di Claudio Gandolfi Bologna
Grande Paese il nostro, grande Democrazia, dove il rispetto della dignità e della vita delle persone sui luoghi di lavoro sono sicuramente la priorità del nostro agire politico, sociale ed economico; questo impegno è infatti scritto e sancito come inalienabile anche nella Costituzione che al 1° articolo definisce la nostra come "una Repubblica democratica fondata sul lavoro" e i 4 operai morti oggi ne sono la prova provata, la dimostrazione messa nero su bianco della piena applicazione del dettato costituzionale.
Il servizio di apertura dei vari telegiornali per oggi è garantito così come la prima pagina nei quotidiani di domani: perché in Italia i problemi della sicurezza nei luoghi di lavoro escano dalla ristretta nicchia degli addetti ai lavori e siano oggetto di discussione ed interesse pubblico ci vuole il fatto eclatante, la "strage" davanti ai quali nessuno può tacere o fingere di non vedere per cui ciascuno si sente in obbligo di esprimere il suo sdegno e cordoglio. E’ una mattanza che come Paese non ci possiamo più permettere, per il suo costo sociale, per le responsabilità politiche e morali che investe, per il moto di ribellione che ciascuno di noi dovrebbe provare davanti a questa vergogna.
E’ tempo di dire basta, il mondo del lavoro è stanco delle parole di circostanza che seguono regolarmente il giorno dopo il fatto, la sicurezza nei luoghi di lavoro deve trovare dignità culturale e spazio nelle priorità dell’agire politico e delle azioni di governo, deve avere lo spazio che si merita nelle pagine dei quotidiani per informare e sensibilizzare costantemente al problema la pubblica opinione perché solo cittadini e lavoratori informati e consapevoli possono vigilare sulla qualità del proprio lavoro, sulle condizioni di sicurezza in cui svolgono la propria attività per garantire a tutti un lavoro sicuro.
Davanti a questa guerra mi chiedo quanti morti dovremo ancora contare perché "la strage silenziosa" sui luoghi di lavoro diventi una priorità mediatica, politica e sociale da affrontare con un impegno costante e quotidiano uscendo dalla dimensione di emergenza legata ai fatti luttuosi ed eclatanti; almeno per questa volta chiedo di risparmiarci l’imbarazzo della indignazione di rito, l’ipocrisia dell’oggi a cui segue regolarmente il nulla del giorno dopo, risparmiateci la litania delle solite domande a cui seguono risposte già scritte, conosciute e non praticate nelle loro azioni virtuose da decenni; almeno questa volta rispettiamo con il silenzio il sacrificio di queste persone morte per un pezzo di pane; il mondo del lavoro è stanco del "blablabla" politico, delle parole ne sono state dette e scritte sin troppe in questi mesi sull’argomento, ora è tempo di fatti e risposte concrete, è un "dovere civile" che come Democrazia non possiamo più rimandare.