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Le intercettazioni degli spioni di Storace

Publie le venerdì 10 marzo 2006 par Open-Publishing
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IL DOCUMENTO. Le intercettazioni delle telefonate tra il portavoce del ministro e gli investigatori privati

"Su Qui, Quo Qua tutto okay
e Ciccio forse va agli Interni"
"Sapevo che prima o poi ci facevano fare delle zozzerie"

di LUCA FAZZO e MARCO MENSURATI

MILANO - Investigatori surreali, Magnum PI con la pancia, l’accento romano, e la Y10 al posto della Ferrari. Gente strana, chiacchierona, ciarlatana, un po’ millantatrice e un po’ pericolosa. Però introdotta o, per dirla alla maniera loro, "ammanicata", e anche molto bene. Almeno quanto basta per poter andare senza pass in giro per i piani alti del palazzo della Regione Lazio, per dare del tu a Francesco Ciccio Storace, o per rivolgersi con toni un po’ troppo confidenziali a Niccolò Accame, uomo ombra dell’attuale ministro della Salute, nonché alto dirigente dello stesso ministero. Un po’ fumetto, un po’ spy story, un po’ commedia vanziniana, per capire fino in fondo il livello medio-basso della trama di questa vicenda bisogna leggere le intercettazioni. Eccole.

LA ZOZZATA

24 febbraio 2005. Ore 20. 08. Nicolò Accame chiama Pierpaolo Pasqua (l’investigatore privato).

N: Ciao sono Nicolò come procediamo?

P: Sabato o domenica riusciamo a fare l’intervento.

N: Tu hai bisogno di niente da me? di altre cose che ti dica o sei già arrivato dove volevi? Hai avuto riscontro su quel nome che ti ho dato?.

P: Sto avendo tutti i riscontri necessari.

26 febbraio, 19,01. Pierpaolo Pasqua, l’investigatore arruolato da Accame, parla con Gaspare Gallo un suo collega di come condurre l’operazione "Qui", quella della Mussolini.

G."Bisogna entrare al momento giusto e far sparire le cose al momento giusto".
P."Io te l’avevo detto che prima o poi ce la chiedevano una zozzata".

3 marzo, ore 4,33. Un giorno prima della chiusura delle liste Pasqua riceve la telefonata di un uomo non identificato, la procura sospetta che l’uomo si trovi nella sede di Alessandra Mussolini dove sta alterando i fogli con le firme per le candidature.

P. "Quanti ne hai?"

U. "Ne ho fatte 5 per 80 fogli, quindi 400 fogli con 5 ripetizioni

P. Sono 3200 comunque invalidi, perfetto sono sufficienti".

IL TELEGRAMMA

5 marzo 17,30 Pasqua e Gallo discutono su come denunciare anonimamente le "irregolarità" della Mussolini.

P. "Hai tu una scheda non riconducibile a qualcuno? devo mandare un telegramma che deve essere anonimo"

G. "Anonimo lo posso fare anche da un bar"

P. "Però il telegramma ti addebitano il costo su una bolletta"

G. "Ma scusa se vado alla posta a farlo e non do i miei documenti?"

P. "Certo che ti chiedono i documenti, se vado da un pony express ho paura che non faccio in tempo e in ogni caso mi chiedono i documenti, porca puttana non so come fare. Tutto fatto bene tutto lavorato, tutto costruito e adesso non so come cazzo fare. E se freghi il telefonino a qualcuno?"

G. "Eh si può fare, lo frego a qualcuno".

P. "Fai sta cosa e poi glielo fai ritrovare".

G. "E’ un bel casino... lettera anonima niente?"

P. "Se potevo imbustà ’na lettera avevamo risolto, ma non gli arrivava domani".

CICCIO E ALEMANNO

28 febbraio, ore 21. Pasqua chiama la moglie Costanza: "Gaspare è rimasto impressionato dalle mie conoscenze politiche: ieri ho avuto un appuntamento sono andato senza farmi registrare arrivando direttamente alla presidenza. Ho visto Ciccio (Francesco Storace, ndr) che aveva in linea Alemanno. Ha detto alla sua segretaria di farlo attendere perché stava parlando con Pierpaolo. Gaspare si è reso conto che ciò che stiamo facendo, pur non guadagnando molto è una scommessa per il futuro. Questo (Ciccio, ndr) oggi sta alla Regione, e domani può andare al ministero degli Interni.

1 marzo, ore 22,06. Pasqua commenta con la moglie la chiusura dell’operazione Mussolini (Qui), e l’inizio dell’indagine su Marrazzo (Quo):

P. "Fra oggi e dopodomani chiudiamo Qui, poi bisogna cominciare ad occuparsi di Quo e di Qua".

C. "Ma non può essere un a cosa un po’ pericolosa?"

P. "Un pochetto sì, non c’è niente di pericoloso"
C. "Speriamo che non si hanno guai"

P. "No basta che rivincano, perché devono rivincere, perché se no se non rivincono tutti a casa andiamo..."

C. "Vabbè scusa se non rivincono loro chi vince? Marrazzo?".

LA MOGLIE DI MARRAZZO
22 marzo, ore 18,15. Gallo parla col maresciallo Franco Liguori (suo complice) per scovare i redditi della moglie di Piero Marrazzo (Roberta Sardoz).

F. "Ueh senti, Sardo Rosarita per me non esiste, ho provato con Sardo, con Sardi, solo con Rosa, solo con Rita, in tutti i modi possibili immaginabili, hai il codice fiscale tu per caso?"

G. "Non ce l’ho dietro, però. Comunque l’ho verificato, è corretto".

F. "Eh vedi corretto corretto, ma pure con Marrazzo, alla fine, era Pietro e non era Piero".

G. (gli detta il codice fiscale)

F. "Allora Serdoz Roberta non c’entra proprio un cazzo con quella... La data di nascita corrisponde 10.8.68".

G. "Questa è l’intestazione di un telefonino, quindi che cazzo hanno scritto... l’hanno estrapolato probabilmente hanno scritto una cosa per un’altra". Dieci minuti dopo viene intercettato un Sms del maresciallo a Gallo: "Ma non facevi prima a dirmi che era la moglie di Marrazzo?". Sms di risposta: "Non lo sapevo".

5 aprile, ore 10 e 39. Il maresciallo Liguori chiama Gallo.

L. "Senti un po’ ma adesso che ha perso le elezioni ti paga lo stesso?"

G. "Veramente mi ha già pagato".

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Messaggi

  • Banda di spie, il Gip scrive

    L’ordinanza di arresto per 16 indagati del giudice Belsito

    "Investigazioni parallele per falsare l’esito delle elezioni"

    Banda di spie, il Gip scrive
    "Licenza di intromettersi nella vita altrui"

    MILANO - La chiamavano vicenda "Qui, Quo e Qua", dove Qui stava per Alessandra Mussolini, Quo per Piero Marrazzo e Qua per un personaggio che non è stato al momento identificato. Con i tre nomi disneyani alcuni degli arrestati nell’inchiesta sui detectives privati corrotti e sulle intercettazioni abusive definivano gli oggetti del presunto ’spionaggio’ politico alla vigilia delle elezioni regionali nel Lazio.

    Questo è soltanto l’aspetto più eclatante, e che ha scatenato un immediato terremoto politico, di un’inchiesta della Procura di Milano che spazia su diversi fronti. L’ordinanza - con la quale il gip Paola Belsito ha disposto l’arresto di 16 persone tra investigatori di agenzie private, due finanzieri, un poliziotto e due dipendenti di società telefoniche - è racchiusa in un voluminoso plico di oltre 300 pagine.
    Tra le considerazioni preliminari, il giudice osserva: "Quello che emerge dall’indagine è uno sconfortante e poco rassicurante squarcio sul mondo degli investigatori privati, la parte evidentemente malata e patologica di quel mondo che interpreta il proprio ruolo in maniera assai disinvolta".

    Il gip parla dell’appropriarsi di una "vera e propria licenza di intromettersi nella vita personale e professionale degli altri, senza alcun rispetto per la privacy, per la libertà e per l’inviolabilità di certi diritti".
    Ci si trova di fronte, è scritto nell’ordinanza, a "investigatori che si industriano, si organizzano, si coalizzano e si associano per un fine di lucro, trasformandosi, grazie all’aiuto di pubblici ufficiali o di incaricati di pubblico servizio corrotti e/o infedeli in spioni con pochi scrupoli".

    Spioni che ricevono l’incarico di raccogliere informazioni riservate sul conto di personaggi di ogni genere, anche di rilievo politico. A questo proposito il gip osserva, in generale, che "raramente si apprende la ragione dell’incarico conferito ad una agenzia e ancor più difficilmente si riesce ad identificare chi in concreto ha commissionato le investigazioni". Ma aggiunge che appare comprensibile come il ricorso al sistema delle "investigazioni parallele" nasconda "la volontà o comunque il tentativo di condizionare un certo risultato o magari di falsarne l’esito". Questo sistema "diviene uno strumento per gettare discredito sul concorrente, per mascherare un socio che si presume infedele, per sconfiggere un avversario sgradito e pericoloso.

    La vicenda "Qui, Quo e Qua": le indagini e l’esito delle intercettazioni fatte dagli inquirenti portano a dimostrare, sottolinea il gip, che l’incarico di investigare sui tre personaggi (solo la Mussolini e Marrazzo identificati, come si è detto) venne "affidato"alla fine di febbraio 2005 a Pierpaolo Pasqua, titolare della Security Service Investigation, "da un soggetto inserito presso la Regione Lazio ed interessato all’esito delle elezioni regionali del Lazio che si sono svolte il 3 e 4 aprile del 2005".

    Da quel che risulta agli atti dell’inchiesta il 24 febbraio 2005 Pierpaolo Pasqua ebbe una conversazione telefonica con un certo Niccolò, che viene ’ragionevolmente’ identificato per Niccolò Accame, "che era all’epoca dei fatti di cui si discute legale rappresentante dell’Associazione Lista Storace". Il gip precisa che nei suoi confronti non vi sono richieste da parte del pm, né risulta indagato. Nella telefonata si parla di "un certo ’intervento’ da fare a Roma nel fine settimana, per fare bene il quale è necessario un tecnico. Si sarebbe trattato, secondo gli inquirenti, di un lavoro di bonifica ambientale all’interno di uffici della Regione.

    Dalle indagini è emerso che gli ’spioni’ avrebbero raccolto per il ’committente’ una serie di dati che riguardavano non solo Marrazzo, ma anche la moglie. Ma è dalle osservazioni dei pm, riportate nell’ordinanza del gip, che emerge un quadro - da accertare - secondo cui "Qui, Quo Qua sono tre persone che rientrano in un piano finalizzato ad agevolare la vittoria elettorale di Francesco Storace, all’epoca governatore in carica della Regione Lazio".

    Secondo la pubblica accusa, si sarebbe trattato di "un piano che nelle originarie intenzioni mirava in parte ad ostacolare la lista del deputato Alessandra Mussolini, candidata alle elezioni regionali in contrapposizione alla lista del governatore Francesco Storace, in parte a tentare di screditare Piero Marrazzo, candidato alle medesime elezioni, e, infine, sia pure con minor grado di attendibilità, a tentare di screditare un’ulteriore persona verosimilmente dello schieramento politico opposto a quello dell’allora governatore Francesco Storace".

    (9 marzo 2006)

    www.repubblica.it

    • E saltò il ventesimo ministro ........

      Il governo è rimasto nominalmente lo stesso, ma 20 ministri sono stati cambiati in 5 anni, dei quali parecchi si sono dovuti dimettere per indegnità o per aver commesso gravi reati.

      Con le dimissioni di Storace, il governo Berlusconi arriva a venti cambiamenti dall’11 giugno del 2001, giorno del giuramento nelle mani del presidente della Repubblica. Ci sono stati cambi di dicasteri, sostituzioni, interim e una vera e propria crisi che, lo scorso aprile, ha dato vita al Berlusconi bis. Calderoli non è stato nemmeno sostituito, il governo era in fase di prorogatio e il suo ministero è di quelli senza portafoglio.

      La storia dei cambi di guida nei ministeri del governo finora più longevo della Repubblica comincia alla Farnesina. Il primo avvicendamento è quello del gennaio 2002, quando Renato Ruggiero lascia gli Esteri sostituito da Franco Frattini. Non immediatamente, però. Ma solo dopo 10 mesi di interim nelle mani dello stesso presidente del Consiglio.

      La conseguenza è che a guidare il ministero della Funzione pubblica, in sostituzione di Frattini, viene chiamato Luigi Mazzella.

      Nel luglio 2002 esce di scena il ministro dell’Interno Claudio Scajola, per le polemiche scatenate da una sua frase sulla morte di Marco Biagi, ucciso dalle Brigate rosse. Il Viminale passa a Beppe Pisanu.

      Un anno dopo, nel luglio del 2003, finisce il "purgatorio" di Scajola. Torna nella squadra di governo e va ad occupare la poltrona che era stata in precedenza di Beppe Pisanu, quella di ministro per l’Attuazione del programma di governo.

      Sempre a luglio ma nel 2004, un altro avvicendamento: quello al ministero dell’Economia. Se ne va Giulio Tremonti, con Berlusconi che assume l’interim per tredici giorni e poi affida le chiavi del superdicastero di via XX Settembre a Domenico Siniscalco, fino ad allora braccio destro di Tremonti e direttore generale del Tesoro.

      Pochi giorni dopo, il 19 luglio, Umberto Bossi, già da tempo fuori dalla scena politica a seguito di una grave malattia, opta per il nuovo Parlamento Europeo, decadendo dall’incarico di ministro delle Riforme. Una carica che però resta alla Lega con l’arrivo del vice presidente del Senato Roberto Calderoli: è il 23 luglio.

      Il 18 novembre scorso, invece, Franco Frattini, nominato commissario europeo, lascia l’esecutivo italiano. Al ministero degli Esteri approda Gianfranco Fini, confermato vicepremier.

      Incarico nel quale lo affianca Marco Follini, mentre Mario Baccini lascia la poltrona di sottosegretario agli Esteri e sostituisce Luigi Mazzella al ministero della Funzione pubblica.

      Ma ad aprile, il governo Berlusconi, dopo 1413 giorni di esistenza, è costretto a una vera e propria crisi anche se brevissima (appena 67 ore). Ne esce un nuovo esecutivo con 26 ministri. Escono Follini, Gasparri, Sirchia, Urbani, Marzano. Torna Tremonti (come vicepresidente) ed entrano Storace, La Malfa, Landolfi, Micciché e Caldoro.

      Il 22 settembre, in polemica per le mancate dimissioni del governatore Fazio, si dimette il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco. Lo sostituisce lo stesso Tremonti.

      Dopo un periodo di relativa calma, se ne va il ministro delle Riforme Roberto Calderoli, messo sotto accusa per indossato una maglietta offensiva in televisione: è il 17 febbraio.

      Oggi, infine, le dimissioni di Storace.

      Vanni

    • Ecco le nuove intercettazioni

      "Hai sentito? Che Qui è di nuovo in corsa, Si?".

      "No, che è il Consiglio di Stato?".

      "Si è di nuovo in corsa ,ma vaffan...".

      "No non l’avevo sentita questa".

      "Te la sto dicendo io che l’ho appena sentita al TG4".

      "Mortacci sua.. va bè mo vado e vedè il telegiornale".

      E’ il testo di una intercettazione telefonica, allegata all’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano, Paola Belsito, tra Gaspare Gallo e Pierpaolo Pasqua, i due detectives arrestati ieri.

      I due scrive il gip parlano "della raccolta di informazioni ai danni di Piero Marrazzo". "E nella conversazione - si legge nell’ordinanza - si intreccia il commento sulla decisione del Consiglio di Stato". Decisione che riammise in corsa Alessandra Mussolini, ribaltando le precedenti decisioni prese dalla Commissione elettorale e dal Tar del Lazio.

      Poi Pasqua - si evince dalle intercettazioni - ricontatta Gallo per riuscire ad ottenere on line la sentenza del Consiglio di Stato. "Al tal proposito - osserva il gip - è da notare il tono dei due che, commentando il fatto che le firme sarebbero state false, danno mostra di sapere molto cose sul fatto e arrivano a dire che non vi può essere dubbio che quelle firme sono proprio false. Facile commentare che tanta certezza in ordine alla presunta falsità delle firme è quanto meno sospetta".

      "So c... acidi ora eh?". Dice Gaspare alludendo alla riammissione della Mussolini alle elezioni. "

      Ma lo sai perché? - replica Pasqua - Lo sai quale cosa dicono?. Dicono che le prove che le firme (della lista della Mussolini, ndr) erano false, non sono state raccolte legalmente!!".

      "Hai visto" rispode Gallo.

      "Ma vaffa...’ (i due ridono). Perchè vuoi dire che non sono false!!!. Non è che ci possa essere dubbio".

      (10 marzo 2006)

      www.ansa.it

    • SPIONAGGIO STORACE: L’ESPRESSO LO SCRISSE A LUGLIO
      by L’Espresso

      Marrazzo pedinato "Una campagna a trenta giorni dal voto" dice Storace. Non è così. L’Espresso rivelò tutto a luglio del 2005. Ecco l’articolo di Peter Gomez e Marco Lillo

      E’ lunghissimo ma vale la pena leggerlo...
      E dire che i fascio-forzisti allora prendevano in giro Marrazzo: "Pensa di essere in un film"...

      Per giorni, durante l’ultima campagna elettorale, Piero Marrazzo, l’attuale presidente della Regione Lazio, è stato spiato e filmato da investigatori privati "su commissione di soggetti... gravitanti nell’entourage dello staff elettorale del candidato del centro-destra Francesco Storace". L’accusa contenuta nei rapporti dei carabinieri è di quelle da togliere il fiato. Davvero la politica italiana si è ormai trasformata in una sfida all’Ok Corral. In una battaglia condotta senza esclusione di colpi (bassi), in cui, sempre più spesso, si ricorre ad ogni mezzo pur di azzoppare l’avversario politico. Così mentre in Piemonte la ’governatrice’ Mercedes Bresso (Ds), scopre che a Torino qualcuno aveva allacciato alla sua centralina telefonica di casa una ’linea fantasma’ utilizzabile per intercettare artigianalmente tutte le chiamate, a Roma è Marrazzo ad essere sotto assedio.

      L’ex giornalista di ’Mi manda Raitre’ da una parte deve fronteggiare le reprimende provenienti proprio dal Consiglio nazionale della Quercia dove, venerdì 15 luglio, Piero Fassino ha lanciato, ai presidenti delle regioni governate dal centro-sinistra, un appello alla sobrietà nei comportamenti, al rigore morale e alla necessità di contrastare "in modo fermo ed esplicito manifestazioni di ministerialismo e di ostentazione di potere". Dall’altra deve guardarsi le spalle nei confronti di continue intrusioni nella sua vita pubblica e privata. Il 9 luglio Marrazzo ha annunciato pubblicamente di aver presentato ai carabinieri una denuncia contro ignoti. "C’è un hacker in regione", ha detto, "un hacker che spia la mia corrispondenza privata, trafuga appunti, memorie, schede. E non solo: qualcuno si è introdotto nei miei uffici, si è appropriato della carta intestata del presidente della regione, ha falsificato la mia firma e ha inviato a un ufficio una richiesta di beni (telefoni cellulari ndr) e personal computer". L’esposto è stato depositato dopo che alle 11,44 dell’8 luglio era stato scoperto un fax (apocrifo) partito dalla segreteria particolare di Marrazzo in cui si elencavano le suppelletili falsamente richieste dal neo presidente. Inutile dire quale sono state le reazioni del centro-destra, tutte oscillanti tra l’incredulità e l’ironia: "Pensa di essere in un film di Jonh Grisham" (Forza Italia); "È sull’orlo di una crisi di nervi, è stato smascherato da una legittima azione politica e risponde accusando l’opposizione di spionaggio" (An); "Le denunce di Marrazzo per spionaggio sono un po’ stravaganti" (Nuovo Psi).

      Ma c’è poco da stare allegri. La storia del Watergate in Regione è vera. E, come ’L’espresso’ è in grado di documentare, incombe sullo staff di Storace, un politico che dopo aver perso le elezioni regionali del 3 e 4 aprile 2005 è diventato ministro della Salute nel nuovo governo Berlusconi.

      Tutto comincia in marzo, nelle settimane precedenti alla chiamata alle urne, quando sui giorni impazza il caso delle firme false presentate da Alessandra Mussolini per sostenere la propria lista. A scoprirle è stato un candidato della ’lista Storace’, ma per verificare i dati anagrafici dei firmatari, il 10 marzo, qualcuno si era introdotto, senza autorizzazioni, negli archivi informatici del comune. Si tratta di una grave violazione della privacy dei cittadini. E alla fine ad allontanare le nubi che cominciavano ad addensarsi su Storace, già ribattezzato dalla stampa Storhacker, ci penserà Mirko Maceri, direttore tecnico di Laziomatica, una società della regione che si occupa d’informatica. Il funzionario infatti si prende tutte le colpe, sostiene di aver fatto tutto da solo, e il 29 marzo si presenta a Roma in procura accompagnato da un avvocato. Quello che nessuno sa è che i carabinieri stanno già da giorni battendo una pista se non alternativa, almeno complementare. Nel mirino degli uomini dell’Arma è infatti finito un giovane investigatore privato che, stando a informazioni raccolte dai militari, aveva ricevuto l’incarico di effettuare "un’operazione informatica clandestina presso la regione" (ovvero lo stesso stabile dove ha sede Laziomatica). Con l’investigatore, spiegano i carabinieri, avrebbero collaborato anche un suo collega, un funzionario di Laziomatica e un politico locale del centro-destra. Per verificare l’ipotesi investigativa l’Arma inizia i pedinamenti.

      E il 29 marzo, proprio mentre Mirko Maceri va in Procura per incontrare i magistrati, c’è la sorpresa. Alle 9,45 del mattino lo 007 privato viene visto mentre, con la collaborazione di due colleghi, filma di nascosto le persone che entrano ed escono dal comitato elettorale di Marrazzo in via Lega Lombarda. Grazie a una telecamera montata su una Y10 il detective riprende anche le targhe delle auto posteggiate nelle vicinanze. Perché lo faccia i carabinieri lo intuiscono dalle intercettazioni telefoniche sul suo cellulare. Lo 007 privato infatti chiama un collega. Gli fornisce i numeri di targa, e annota i nomi dei vari intestatari "per poi completare il suo dossier". È insomma evidente che cosa si punta a dimostrare: l’eventuale utilizzo da parte di Marrazzo di autoblu di proprietà del comune o della provincia (entrambe amministrate dal centro-sinistra).

      Ma non è finita qui. Alle 11,15 l’aspirante Marlowe va fino a via Cristoforo Colombo, proprio sotto la sede della regione in quel momento ancora amministrata da Storace. Contatta un cellulare e chiede che qualcuno lo venga a prendere. Poi scende dalla sua utilitaria e "con borsa di pelle al seguito" va incontro ad un incaricato col quale supera "senza controllo o registrazione, gli ingressi degli uffici regionali dai quali ne usciva alle successive 11,35". Durante il pomeriggio la scena si ripete.

      Alle 19,35 il detective fa di nuovo la spola tra il comitato elettorale di Marrazzo e la Regione. Questa volta a prelevarlo ci pensa una seconda persona "di sesso maschile non meglio identificata"

      Passano 24 ore. È il primo aprile, ma i carabinieri capiscono che la vicenda è tutt’altro che uno scherzo. Lo 007 infatti è di nuovo "nei pressi dell’edificio della Regione Lazio per effettuare la consegna della documentazione che gli è stata commissionata". Tutto avviene in maniera ancor più fulminea rispetto al giorno precedente. Scrivono i militari: "Alle ore 14,17 il detective veniva notato scendere dall’autovettura Y10 con una borsa in pelle di colore marrone e avviarsi verso l’ingresso principale della regione Lazio. Lo stesso usciva alle successive 14,25 e si dirigeva verso Viterbo".

      Ormai mancano solo 48 ore al voto. L’investigatore privato cambia obiettivi. Torna al suo tran tran quotidiano fatto di corna, moglie tradite e indagini su dipendenti infedeli. I carabinieri invece vorrebbero andare a fondo alla questione. Il loro lavoro ha permesso di stabilire che davvero lo 007 a pagamento "aveva messo in atto un’attività d’investigazione privata ai danni del candidato del centro-sinistra alle imminenti elezioni regionali, Piero Marrazzo, su commissione di soggetti, ancora non meglio identificati, ma comunque gravitanti nell’entourage dello staff elettorale del candidato del centro-destra Francesco Storace".

      A quel punto però bisognava ancora capire quale tipo di lavoro fosse stato esattamente commissionato al detective, chi lo avesse pagato e con che fondi. Per questo l’Arma chiede di poter intercettare una serie di cellulari contattati dall’uomo. Si tratta di telefonini in qualche caso utilizzati da persone "facenti parte dello staff della regione Lazio" o di quello "per la campagna elettorale del presidente Storace". La procura di Roma si convince però di non essere in presenza di reati sulla base dei quali autorizzare altri ascolti. L’inchiesta prende così la via dell’archivio.

      Tre mesi dopo lo scenario cambia ancora. Questa volta è Marrazzo in persona a denunciare il nuovo presunto spionaggio ai suoi danni. E per scoprire gli eventuali colpevoli bisognerà per forza riprendere in mano quel filo nero, fatto di filmati e consegne carbonare di materiale, forse troppo precipitosamente abbandonato la scorsa primavera.

    • BERLUSCONI: SE STORACE INSISTE PRENDO INTERIM
      "Ora non succede nulla, se il ministro Storace insiste sulle dimissioni, il presidente del Consiglio prendera’ l’interim del ministero della Salute". Lo afferma Silvio Berlusconi a ’Matrix’, parlando delle dimissioni di Storace.

      Lui naturalmente non si dimette:oggi è stato messo sotto inchiesta per mazzette e corruzione di testimone,l’inglese Mills

  • LA ZOZZATA
    by repubblica.it

    Le telefonate tra gli investigatori privati Pasqua e Gallo

    "Storace adesso è alla Sanità, andiamo a proporgli dei lavori"

    Microfono laser per intercettare Marrazzo
    "Dobbiamo fare una cosa approfondita"

    di LUCA FAZZO e MARCO MENSURATI

    MILANO - Il via alla "operazione Quo", lo spionaggio contro il candidato dell’Unione Piero Marrazzo, è raccontato con dovizia di dettagli da altre intercettazioni realizzate dai carabinieri.

    LA CENA CON STORACE
    11 marzo, ore 23,04. Pierpaolo Pasqua, l’investigatore privato assoldato dallo staff di Storace, chiama la moglie Costanza.

    P: "Noi c’eravamo già seduti, arriva Storace passa la tavola e comincia a salutare quello vicino a me. Arriva a me, mi guarda e fa: "Uhmm uuhmm". Si gira e passa a quello successivo. Ci siamo fatti due risate. Allora quello vicino a me mi dice, "ma che gli hai fatto?", "no niente, non ti preoccupare"".

    La conversazione prosegue. Pasqua parla di "Fabio", il collaboratore di Storace che ha denunciato i presunti falsi della Mussolini e per questo è finito a sua volta sotto inchiesta.

    P. "A Fabio gli hanno fatto l’esposto, s’è beccato l’esposto alla procura perché ha forzato un pochino la mano, io gli ho fornito i dati ma se qualcuno non si esponeva per costringerli a indagare passava sotto silenzio... Allora si è esposto Fabio nel senso che ha fatto finta di essere lui ad avere raccolto tutte quelle cose lì. Siccome sono state raccolte non in maniera perfettamente lecita, se sapessero che invece le abbiamo messe proprio noi...".

    I RISULTATI CON CICCIO
    3 aprile, ore 21,13. Pasqua viene chiamato dal complice Gaspare Gallo. I due parlano di una cassetta da cambiare in una microspia e della serata del voto che Pasqua seguirà insieme a Storace.

    G. "Domani non devi fare niente, domani sera poi devi andare a cambiare la cassetta".
    P. "Vabbé quello si può fare".
    G. "Hai le chiavi, entri, cambi la cassetta e vai via".
    P. "Io domani sera sto proprio con Ciccio (Francesco Storace, ndr) a vedere i risultati, hai capito?"
    G. "Eh va bene, stai con lui, poi quando finisci passi da là e vai via (...) Meno gente c’è e meglio è... anche perché non è che stiamo facendo...".
    P. "Non è che facciamo una cosa simpatica".

    IL DOSSIER QUO
    11 marzo, 14,13 Pasqua avvisa Gallo che gli è stato dato il via per le indagini su Quo, nome in codice del candidato della sinistra Piero Marrazzo.
    P. "Senti mi hanno dato il via per andare via con il dossier Quo".
    G. "Benissimo, mi metto subito in movimento".
    P. "Datti da fare vedi che possiamo fare e poi parliamo pure di soldi".
    12 marzo, ore 12,18. I due commentano l’andamento dell’indagine.
    P. "Per quanto riguarda Quo, tu puoi fare qualcosa allora?"
    G. "Sì mi sto già muovendo io. Sta settimana gli faccio telefoniche e bancarie".
    P. "Non puoi fare pure qualcosa sul passato? Titoli, anche titoli di studio?".
    G. "Facciamo la storia completa, precedenti, segnalazioni".
    P. "Magari uscissero ste cose qui. E poi invece fra domani e dopodomani farò i sopralluoghi e gli chiederò se vogliono che ascoltiamo".

    14 marzo, ore 14,47. Gallo chiama Pasqua.
    P. "Hai capito con chi hai a che fare, sì?".
    G. "Si ho capito (ridono entrambi) comunque per quanto riguarda Quo già ho chiesto in giro e quindi cominciamo già ad avere qualche informazione nei prossimi giorni".
    P. "Calcola che pure su Quo c’hai i tempi, capito? Cioè vale fino al... dopo non vale più niente".

    UN MICROFONO PER MARRAZZO
    17 marzo, ore 11,24. Pasqua chiama Gallo.
    G. "Ho un po’ di dati per Quo, li devo fare più approfondire o mi fermo?".
    P. "Intanto mi dai quei dati che c’hai e poi di dirò come fare per approfondire".
    G. "Ci sono un po’ di dati a livello di residenze, utenze Enel, registri, cambi di proprietà, auto, cose del genere".
    P. "Intanto a me me serve perché sabato dobbiamo prendere sta decisione se fa sta cosa approfondita o meno, nel caso un apparecchio di quelli seri, direzionale, laser eccetera, in quanto tempo riusciamo ad averlo e quanto ce costa".
    G. "Ti faccio sapere subito".
    P. "Però deve essere efficace e funzionante. Tu calcola che lì la possibilità di puntare i vetri è molto facile, ci si può piazzare a 30 metro, 20 metri, come ci pare".
    G. "E non riusciamo a mettergliela al vetro, una cosa?".
    P. "Sì sì sennò c’è de notte, annamo lì e gliela mettiamo ar vetro. Perché calcola che è un piano terra e un primo piano. Al primo piano i vetri sono liberi nun ce sono manco le imposte, al piano terra c’è la grata però de quelle... la serranda de ferro però con le croci che se passi, la metti all’angoletto sopra, la becchi comunque. Però quello che ci interessa so i piani superiori volendo se po’ mette dar tetto quelle a spillo che vanno giù dentro. Se po’ fa de tutto".

    CICCIO ALLA SANITÀ
    25 aprile 2005, ore 18,22 Pierpaolo Pasqua chiama Gaspare Gallo.
    P. "Ok, un’altra cosa più importante, tu hai visto che Ciccio (Storace, ndr) è andato alla Sanità?".
    G. "Certo che l’ho visto, infatti volevo parlarti di una cosa".
    P. "Io lo incontrerò la settimana prossima, segniamo tutto quello che una cosa del genere ci potrebbe affidare come lavori; io ad esempio mi sono già segnato: verifica curriculum di tutti ad esempio, verifica manager, però aiutatemi pure voi con le idee, cominciamo ad averle pronte ragionando sui prezzi e su quanto chiedere. Perché a me non mi va di andare lì e dirgli generico, "dammi lavoro". Quello mi dice: "Pierpa’...". Se io vado lì e gli dico vorrei fare questo, questo, questo a ’sti prezzi... allora è diverso".

    (11 marzo 2006)