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Le parole di Gustavo Selva

Publie le domenica 13 novembre 2005 par Open-Publishing

Carissimi, scrivo anche a voi per dare una piccola testimonianza di come il Parlamento diventi, giorno dopo giorno, un luogo senza valore davanti ai miei occhi.
Ho letto, per puro caso, il resoconto stenografico delle parole del Ministro Pisanu al Parlamento a proposito della manifestazione studentesca del 25 ottobre scorso contro il ddl Moratti.

Non voglio però commentarle. Voglio piuttosto parlare dell’intervento di chiusura di Gustavo Selva, tutto incentrato sulla sua "visita" al sit-in che, nel pomeriggio del 25, era in atto in Via del Vicario.

"Non ho fatto una provocazione" dice l’onorevole, "ho voluto soltanto controllare di persona se gli studenti che si erano avvicinati a quattro metri da un ingresso della Camera facessero parte di una manifestazione autorizzata o no. Ed è ciò che ho chiesto anche agli onorevoli Manzini e Maura Cossutta.

Infatti, in quella via, non vi è soltanto la gelateria Giolitti, di cui hanno parlato gli onorevoli Cento e Fistarol, ma vi è anche l’ingresso degli uffici dei gruppi parlamentari. Dunque, in quella occasione ho chiesto di poter entrare dall’ingresso n. 21 di via Uffici del Vicario. Come dimostrato da una precisa fotografia - su cui è sorta una ulteriore storia, in ordine alla quale vorrei tranquillizzare l’onorevole Fistarol sul fatto che da parte mia non vi era alcuna "irrefrenabile voglia di gelato" - mi è stato impedito fisicamente per ben 50 minuti.

In merito a tale vicenda, attendo ancora una risposta che, se non mi verrà fornita, evidenzierà la situazione inconcepibile e inaccettabile verificatasi nei confronti di un parlamentare."

Sono stato testimone oculare della faccenda. Ero seduto, con altri, nella "prima" fila del sit di via Uffici del Vicario. Quella cioè disposta a ridosso dello schieramente di scudi degli agenti in tenuta antisommossa. Si sono presentati, durante tutto il sit-in, parecchi personaggi, tra cui l’On. Di Pietro e Anna La Rosa. Tutti volevano andare oltre il cordone di poliziotti, per intenderci volevano entrare in Parlamento. A tutti è stato risposto: "non si passa, fate il giro".

Altri volevano "uscire", volevano cioè percorrere via Uffici del Vicario per allontanarsi dalla Camera. Anche a loro è stato risposto: "fate il giro". A rigor di termini nessuno ha in realtà impedito con la forza a nessuno altro di passare. Semplicemente eravamo in tanti. Eravamo seduti l’uno vicino all’altro e non c’era spazio per altri. A meno di calpestarci.

A chi chiedeva spiegazioni è stato detto chiaramente che finchè non fosse stato permesso di recarci di fronte al Parlamento non ci saremmo spostati da lì. Tutti hanno potuto entrare o uscire dal Plazzo in realtà. Bastava fare il "giro" e passare dalle altre strade, apertissime per entrare dal retro di Palazzo Montecitorio. I turisti, poveri loro, sono stati lasciati passare chiaramente. Non invece quel funzionario della camera, o parlamentare, non si è capito bene, che si è presentato di fronte al sit in e, capito di non poter passare, ha chiesto al capo del cordone di polizia di sgomberare i manifestanti. Ha forse chiesto una carica? No. sicuramente però sarebbe servita un’azione di forza. Eravamo seduti e pacifici. E quando il poliziotto - lui e i suoi colleghi sono stati ragionevoli e tranquillissimi, peccato pare non siano tutti così - ha risposto che non era possibile vista la situazione, il sedicente lei non sa chi sono io ha prima rivendicato il suo status di parlamentare e poi ha chiesto due volte il nome al tutore dell’ordine, con evidente intendo intimidatorio. bei modi, non c’è che dire.

Ma andiamo oltre, arriva finalmente Selva.

Sicuramente nella mezzora circa in cui si è intrattenuto con noi era "scortato", almeno era questa l’impressione, da un piccolo gruppo di uomini in giacca e cravatta, un paio sicuramente rasati. Chi fossero non ne ho idea, so solo che hanno spintonato parecchio. Niente di che, volevano passare dopo tutto. Selva era proprio dietro di me. C’è stata confusione. Ha tentato due volte di passare tra di noi, che, ricordo, eravamo tutti seduti, e per ben due volte ha appoggiato il suo piede, - fortuna sia leggero come uomo - sulla mia spalla. Una volta anche premendo fortemente, forse per avere un’appoggio stabile - la mia spalla per fortuna sta bene - e proseguire. E mentre lo faceva diceva: "ecco vedete, mi impediscono con la forza di passare, è inaudito".

Ecco che inizia a configurarsi la situazione "inconcepibile e inaccettabile" di cui parlava il buon Gustavo nel suo intervento.

Che cosa in realtà volesse fare non saprei. Fortuna che nessuno, nella concitazione di incravattati spintonanti, si sia fatto male. Ancor più fortuna che l’anziano Selva, nei suoi tentativi di passare, non sia caduto o abbia provato il minimo dolore. La cosa arebbe sicuramente stata denunciata come un’aggressione in piena regola. Forse si potrebbe, per casi del genere, prevedere il reato di "utilizzo di spalla contundente".

Tralasciando questi aspetti direi folkloristici, Selva, che evidentemente pensava di aver a che fare con bambini, dopo aver rinunciato a passare sopra il sit-in, ha iniziato immediatamente a difendere il ddl stesso.

E’ intervenuto un ricercatore - quello che, nelle foto dei giornali, si vede offrire un gelato al caro Gustavo - spiegando chiaramente i punti negativi presenti nel disegno di legge Moratti. Il nostro Onorevole ha iniziato ad arrampicarsi sugli specchi e, alla fine, la sparata: "io il ddl non l’ho letto. abbiamo tanto lavoro nelle commissioni e non si può leggere tutto, se lo vogliono far passare significa che è un disegno di legge positivo."

Ecco che si capisce bene che significhi, nel gergo selvesco, "i 30 studenti e ricercatori lì presenti non sapevano assolutamente nulla della legge in discussione alla Camera."
E dire che giusto prima del suo arrivo avevamo finito di leggere ai poliziotti davanti a noi un volantino contenente alcuni stralci del ddl moratti e relativo commento.

Saluti

Giovanni Stinco