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Le parole per dirlo

Publie le lunedì 20 novembre 2006 par Open-Publishing

(lettera aperta a quanti ci accusano di usare parole orribili)

Io ero alla manifestazione del 18 novembre a Roma... non fisicamente visto che abito a migliaia di chilometri di distanza ma con il cuore.
Io grido quelle parole ogni giorno mentre leggo le notizie dalla Palestina e a voi che vi state ora, come da molto tempo a questa parte purtroppo, lanciando in giudizi come “sono parole orribili”, a voi che segnate oggi le vostre distanze,

ecco a voi chiedo di trovarla voi una parola che sia diversa da “nazista” per definire un governo

 che pratica il genocidio sistematico di un altro popolo, le donne e gli uomini della Palestina, da più di 50 anni sotto gli occhi di un mondo inerme,
 che ha ridotto Gaza e quelli che voi chiamate “i territori occupati” ad un campo di concentramento a cielo aperto dove un popolo è prigioniero dei confini del proprio villaggio
 che distrugge le case, i villaggi , le infrastrutture
 che bombarda e uccide donne, bambini, ragazzi, uomini palestinesi
 che ha costruito un muro lungo centinaia di chilometri per definire la prigione
 che quotidianamente “tortura” il popolo palestinese con ogni mezzo
 che tende come ogni nazione occupante a rubare la dignità e l’identità individuale oltre che collettiva
 che affama e toglie le risorse indiscutibili per ogni essere umano come l’acqua, la terra e l’aria

ecco voi un governo così come lo chiamate?

Io sono profondamente antifascista e antinazista e non è uno spirito antisemita a muovermi. Sogno che tutti quelli che hanno vissuto una tragedia come l’olocausto debbano alzarsi in piedi contro ogni altro orrore.

Sogno che tutte noi e tutti noi si impari dalla storia senza ripeterla.

E quindi vi chiedo di cogliere il messaggio vero di chi scende in piazza dalla parte dei palestinesi, quello che non volete sentire, di non lavarvene le mani costringendovi a questo ruolo di “nuovi Pilato”, di non girare la testa per guardare da un’altra parte, e di revocare immediatamente la vergogna dell’accordo militare con Israele “senza definirci” con l’unica parola che ormai conoscete, quella che ormai giustifica ogni guerra, ogni riduzione di libertà di espressione e di movimento, ogni supercontrollo, l’unica parola che vi è rimasta... “terrorista”.