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(lettera aperta a quanti ci accusano di usare parole orribili)
Io ero alla manifestazione del 18 novembre a Roma... non fisicamente visto che abito a migliaia di chilometri di distanza ma con il cuore.
Io grido quelle parole ogni giorno mentre leggo le notizie dalla Palestina e a voi che vi state ora, come da molto tempo a questa parte purtroppo, lanciando in giudizi come “sono parole orribili”, a voi che segnate oggi le vostre distanze,
ecco a voi chiedo di trovarla voi una parola che sia diversa da “nazista” per definire un governo
che pratica il genocidio sistematico di un altro popolo, le donne e gli uomini della Palestina, da più di 50 anni sotto gli occhi di un mondo inerme,
che ha ridotto Gaza e quelli che voi chiamate “i territori occupati” ad un campo di concentramento a cielo aperto dove un popolo è prigioniero dei confini del proprio villaggio
che distrugge le case, i villaggi , le infrastrutture
che bombarda e uccide donne, bambini, ragazzi, uomini palestinesi
che ha costruito un muro lungo centinaia di chilometri per definire la prigione
che quotidianamente “tortura” il popolo palestinese con ogni mezzo
che tende come ogni nazione occupante a rubare la dignità e l’identità individuale oltre che collettiva
che affama e toglie le risorse indiscutibili per ogni essere umano come l’acqua, la terra e l’aria
ecco voi un governo così come lo chiamate?
Io sono profondamente antifascista e antinazista e non è uno spirito antisemita a muovermi. Sogno che tutti quelli che hanno vissuto una tragedia come l’olocausto debbano alzarsi in piedi contro ogni altro orrore.
Sogno che tutte noi e tutti noi si impari dalla storia senza ripeterla.
E quindi vi chiedo di cogliere il messaggio vero di chi scende in piazza dalla parte dei palestinesi, quello che non volete sentire, di non lavarvene le mani costringendovi a questo ruolo di “nuovi Pilato”, di non girare la testa per guardare da un’altra parte, e di revocare immediatamente la vergogna dell’accordo militare con Israele “senza definirci” con l’unica parola che ormai conoscete, quella che ormai giustifica ogni guerra, ogni riduzione di libertà di espressione e di movimento, ogni supercontrollo, l’unica parola che vi è rimasta... “terrorista”.