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Le ragioni della sconfitta di Martha

Publie le giovedì 28 gennaio 2010 par Open-Publishing
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Se da una parte i Democratici americani sono rimasti sconvolti dalla sorprendente vulnerabilità del seggio al Senato di Ted Kennedy – il “leone liberale” – dall’altra l’osservatore americano Daniel Patrick Welch, che vive e scrive nello Stato che fu patria di Kennedy, è rimasto indifferente. Stupidamente i Democratici hanno ceduto alla spinta populista verso destra e ora ne stanno pagando le conseguenze.

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Sono stufo di aspettare l’analisi post-elezioni da parte di quei mezzibusti che come pupazzetti parlanti e molleggiati vanno a spulciare cose che già conoscevano per apparire saggi. O forse sono solo pigro. In ogni caso, chiamatelo un pre-mortem, oppure l’”Audacia di perdere una scommessa sicura”… qualcosa del genere.

Sì, le elezioni sono ancora aperte. Ma la potenziale, o come qualcuno oserebbe dire (io!), imminente perdita del seggio di Ted Kennedy a vantaggio di un modello repubblicano nudo, falso e populista è talmente madornale, talmente significativa e talmente… beh, inevitabile che giustifica in parte la mia precipitosità.

Che cos’è andato storto? Che cosa non è andato storto? Il Partito democratico è talmente convinto della legittimità della sua posizione tra ciò che ama definire l’elettorato di centro-sinistra che è completamente sordo, fuori dalla realtà e auto-compiacente nelle sue supposizioni, tanto che le sue ex circoscrizioni elettorali principali gli faranno compagnia nella pattumiera della storia.

L’errore più evidente e giustificabile è stato quello di supporre - con una perfetta giustificazione storica – che la campagna elettorale fosse una conclusione scontata e che lo spettacolo mediatico vero e proprio fosse nelle primarie democratiche. Seppur ragionevole, tale supposizione è andata a vantaggio di un’opposizione scaltra e attenta, che è stata in grado di dipingere la democratica Martha Coakley quale candidata convinta di meritare il seggio, come se si fosse trattato di un codicillo non scritto nel testamento di Teddy Kennedy.

Gli amici di Martha protesteranno ma non importa. I problemi reali hanno cominciato a insorgere quando questo effetto ha iniziato ad amplificarsi sempre di più. La leadership immeritata è un tasto dolente per gli elettori abbandonati che si sono senza dubbio resi conto che il loro amore per i democratici non è corrisposto. A un partito che sembra essere incapace sia di fare opposizione sia di fare maggioranza non dovrebbe essere permesso giocare col fuoco, se non in presenza di adulti pronti a intervenire.

Ciò porta al secondo enorme errore. Trovandosi in grande difficoltà, l’apparato partitico locale ha chiamato la cavalleria chiedendo aiuto all’apparato nazionale. Grosso errore. Le falde del frac di Obama – alla stregua dei suoi candidati minori – sono talmente fuori posto da svolazzargli attorno alle scapole, e la reputazione dei democratici al Congresso è messa ancora peggio. È possibile che gli strateghi democratici non riescano semplicemente a credere che si sarebbe potuto verificare uno spostamento così massiccio in un periodo così breve, e che si possa ancora contare su Barry la Rock Star dalla voce melodiosa per convincerli ad andare alle urne.

La gente. È. Incavolata. Non c’è molto altro al di là di questo. E più cerchi di fargli credere a suon di propaganda che le cose siano migliori di quello che effettivamente sono, più ti seguiranno. Aveva ragione Giuda (o per lo meno Anthony Lloyd Webber): “Hai acceso già la fantasia/ Loro ti credono il messia/ Ti odieranno se deluderai.” Non fraintendetemi: Scott Brown è un repubblicano, e forse la continua reiterazione di ciò assicurerà la vittoria in Massachussets all’ultimo minuto, aiutando i democratici a sfruttare il vantaggio quasi inarrivabile di cui godono in quello stato. Ma il partito nazionale si è subito permesso di essere qualcosa di diverso rispetto a quello che volevano gli elettori nel 2008; se non sei all’altezza delle aspettative, non puoi dare per scontata la lealtà.

In particolare, gli assistenti di Obama sembrano essere ignari della rabbia che cova tra la gente comune. La gente soffre, ha paura, è arrabbiata, e la proverbiale calma di Obama ormai non fa più effetto. Non ci vuole un anno per capire che propinare sempre le stesse fesserie neoliberali non funziona, e certo non aiuta il fatto che Obama abbia mantenuto alcuni degli stessi portaborse, sottoscritto le stesse politiche interne, e oltretutto sia stato troppo cauto anche dal punto di vista simbolico. Non mi sorprenderei se la goccia che fa traboccare il vaso di alcuni elettori fosse la recente nomina da parte di Obama di Gorge W. Bush a dirigere assieme ad altri le operazioni di soccorso ad Haiti.

Ma torniamo al Massachussets e a Martha Coakley. Avendo sempre vissuto qui, sono ben cosciente del fatto che la ‘soluzione’ proposta dal Massachussets in ambito sanitario non sia quel programma così popolare come vorrebbero far credere le élites. Infatti Obama l’aveva stigmatizzato durante la sua campagna qui durante le primarie del 2008: “Per qualche motivo mi riesce difficile credere che i poveri siano sprovvisti dell’assicurazione sanitaria solo perché nessuno li ha obbligati a sottoscriverla.” Eppure è proprio questo concetto così impopolare a essere stato inserito nella riforma sanitaria approvata dal settore che è ora al vaglio del congresso. Io e mia moglie paghiamo 10 000$ l’anno di assicurazione solo per noi due – e la cosa non è per niente inusuale. Seppur non siano ricchi, molti miei conoscenti invece di stipulare un’assicurazione pagano le multe – non hanno altra scelta.

Le persone che lavorano, i poveri sono molto, molto arrabbiati – e quindi salvare questa pessima legge non gli sembra un buon motivo per andare a votare in un nevoso giorno di gennaio. Che ne è dei progressisti della base popolare, il cui decantato potere ha catapultato, a quanto si dice, Obama alla presidenza? Nonostante abbiano letto avidamente il suo best seller “L’audacia della speranza”, non stanno certo facendo la fila per accaparrarsi il seguito “L’Audacia di rompere le scatole a tutti per il loro dannato bene”. I Democratici hanno sprecato stupidamente un’opportunità incredibile. La rabbia populista è ancora estremamente tangibile, ma ha lasciato spazio al diritto ad assistere a una delle performance peggiori della storia politica. Se vogliono salvare il partito, farebbero meglio ad assumere un orientamento molto più radicale - e rapido. La storia non aspetta.

Traduzzione di Tania Kegozzi

© 2010 Daniel Patrick Welch. La riproduzione è consentita a patto che venga indicato l’autore e il link a http://danielpwelch.com. Scrittore, cantautore, linguista e attivista, Daniel Patrick Welch vive e scrive a Salem, Massachussets, insieme alla moglie Julia Nambalirwa-Lugudde. Insieme gestiscono la Greenhouse School (http://www.greenhouseschool.org). Le traduzioni degli articoli sono disponibili in ventinove lingue. Ogni link al sito http://danielpwelch.com è apprezzato

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