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(Secondo le intenzioni della Gelmini) ogni Istituto Statale dovrebbe trasformarsi in Fondazione per gestire autonomamente i suoi progetti educativi col denaro erogato da uno Stato: sussidiario economico. Un’idea di capitalismo all’italiana dove la gestione e’ privata, ma il denaro di tutti. Con le Fondazioni, lobby ideologico-politico-economiche gestiranno la politica scolastica come in un sistema aziendalistico, dove le realta’ locali avranno un peso determinante nel definire piani e programmi di ogni singola scuola. Liberta’ d’insegnamento e d’apprendimento saranno pesantemente condizionate, mettendo in riga i docenti con la valutazione del merito (adesione all’ideologia della fondazione privata? I contratti delle scuole private gia’ lo prevedono.). Stiano attenti i fastidiosi docenti delle Statali che pretendono di avere liberta’ d’insegnamento ed autonomia professionale, di assumersi (individualmente e collegialmente) la responsabilita’ della progettazione didattica, di dare valore fondamentale alla cultura, e per giunta di insegnarlo mentre tutta la societa’ di contorno sembra in gara per svilirla.
Vedi il Gelmini pensiero,Disegno di Legge presentato alla Camera il 5 febbraio 2008 http://legxv.camera.it/_dati/lavori/stampati/pdf/15pdl0040980.pdf
Il “Disegno Gelmini” e’ tutto incentrato sulla connessione: merito – mercato, che organismi appositi valutano e giudicano sulla base di “risultati superiori a quelli mediamente conseguiti”. Cio’ induce il sospetto maligno che ogni pubblico dipendente non fa abbastanza. Come invece avrebbe fatto in un sistema competitivo e concorrenziale. Un sistema di mercato dominato dall’efficienza produttiva.
Rapportato alla scuola, dove centrali sono docenti e studenti, significa equiparare il delicatissimo processo dell’interrelazione insegnamento-apprendimento ad una catena di montaggio. Ignorare che conoscenze - competenze - capacita’ sono il risultato di una crescita culturale, e non un mercato con mercanti-docenti e studenti -clienti. Un mercato con tanto di controllori appositi. Chissa’ quali scuole dovranno aver frequentato questi censori? E che preparazione e meriti superiori dovranno avere? I nostri interrogativi diventano angosciosi, se si pensa che il “Disegno Gelmini” prevedeva per i dirigenti d’istituto la chiamata nominale su base fiduciaria con contratti privatistici a tempo determinato”. Insomma dirigenti al di fuori di ogni controllo, “unti” dai politici e da questi messi e dismessi. Un sistema di stampo feudale dove ognuno, per usare le parole dello storico M. Bloch, e’ uomo di un altro uomo.
Le conseguenze nefaste sono facilmente immaginabili: tutti i non conformi al merito predefinito e controllato, avranno la riduzione dello stipendio, fino al licenziamento senza possibilita’ di reintegro.
Inoltre, per migliorare l’efficienza produttiva, ogni Istituto e’ in gara con se stesso e con tutti gli altri, attraverso “la promozione di una piena concorrenza tra le istituzioni scolastiche, mediante l’adozione di meccanismi di ripartizione delle risorse pubbliche in proporzione dei risultati formativi rilevati da un organismo terzo” (un altro appalto a privati?).
Sempre in nome dell’efficienza produttiva, poi, il “Disegno Gelmini” proponeva la “progressiva liberalizzazione della professione, da attuare attraverso la chiamata nominativa da parte delle autonomie scolastiche su liste di idonei…”. Una perla che puo’ solleticare magari qualche Preside, ma che nelle nuove scuole trasformate in Fondazioni private, significa cancellare in un sol colpo il sistema di accesso alla docenza per concorsi pubblici, nonche’ le graduatorie per titoli di studio, culturali, professionali ecc., dando la stura al piu’ becero clientelismo.
In attesa di sbarazzarsi definitivamente di questi criteri oggettivi (graduatorie statali) che fanno cosi’ poco mercato, il “Disegno Gelmini” pensava, oltre alle “liste di idonei” (una lista non fa graduatoria) alla “possibilita’ di stipulare contratti integrativi di tipo privatistico” servendosi di non meglio precisati “mediatori professionali pubblici o privati”.
Per l’Universita’ e la Ricerca, la “progressiva abolizione dei contratti a tempo indeterminato dei docenti” e la “privatizzazione di tutti gli istituti pubblici di ricerca”.
Come tutto questo produca merito e qualita’ nella scuola rimane un mistero insolubile. L’unica cosa certa e’ che una rete di clientele politiche gestira’ con i soldi della collettivita’ tutta l’istruzione. Una vera infeudalizzazione della scuola, dove ognuno avra’ un padrone che lo comanda, in uno Stato espropriato di una funzione fondamentale affidatagli dalla Costituzione: l’istituzione di scuole statale per tutti gli ordini e gradi (art. 33).
Questa e’ la morte della Scuola Statale. Dell’unica scuola libera che educa alla democrazia puntando allo sviluppo di capacita’ di giudizio autonomo degli studenti. Una scuola statale, che per gli scenari che si stanno prospettando, e’ forse l’ultimo baluardo del pluralismo e della coscienza critica. Cose assai scomode per chi vorrebbe una societa’ tutta asservita ad un pensiero unico, celebrante e celebrato nei rituali della virtualita’ mass-mediatica monopolizzata, con cui si forma l’opinione pubblica.
Quest’ultima, alfine, si convincera’ che una scuola statale al collasso (sara’ stata privata dei fondi a vantaggio delle private, i docenti saranno sempre piu’ espropriati della indispensabile autonomia didattica e sottopagati) la cosa migliore e’ privatizzare. Cosi’ finalmente anche la cultura finira’ di infastidire quel familismo e rampantismo italico, non disposto spesso a fare i conti col fatto che non basta aver pagato le rette per essere promossi! Perche’ nella scuola statale, il merito, quello vero, conta e come!
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Ripreso da Masada n. 799. Lo Stato della paura