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Sicurezza, il governo dà potere ai sindaci contro rumeni e writers
Cofferati: «In carcere
prima della condanna»
Davide Varì
Nessuna sospensione della pena mentre è in corso il dibattimento. Decenni, anzi, secoli di diritto buttati al vento da un sindaco ansioso di fare ordine nella propria città. L’ultima uscita del primo cittadino di Bologna Sergio Cofferati ha lasciato di stucco qualsiasi persona con un minimo di conoscenza del Diritto e della Costituzione.
Nel corso dell’incontro tra il ministero dell’Interno e l’associazione dei sindaci, che si è svolto ieri per discutere il tanto sospirato "pacchetto sicurezza", Cofferati ha infatti riferito di una proposta, anzi, di una vera e propria «norma scritta - scritta a quanto pare con il concorso del ministero dell’Interno - che toglie la possibilità della sospensione della pena mentre è in corso il dibattimento». Questo perchè: «I cittadini non vogliono più vedere persone incriminate, alle quali è stato contestato un reato, rimesse in libertà in un breve volgere di tempo e dunque in condizione di poter nuovamente commettere reati che a volte sono particolarmente pesanti».
Parole forti, pronunciate nel contesto di un confronto istituzionale che aveva l’obiettivo di rassicurare i sindaci e delegare loro maggiori poteri per contrastare la deriva del cosiddetto "decoro urbano". Insomma, più strumenti per cacciare rom, lavavetri, mendicanti e writers.
Non a caso, proprio sulla questione rom, è stato ideato un provvedimento grazie al quale i prefetti potranno avere mano libera nell’espellere anche i cittadini comunitari. Una misura cucita addosso ai cittadini romeni - solo da poco membri Ue ma a quanto pare vera emergenza del momento - che in questo modo potranno essere trattati nuovamente come cittadini extracomunitari. Ovvero senza alcun diritto.
Ma a farla da padrone sono state proprio le parole di Cofferati sull’estensione della custodia cautelare, quella misura preventiva che dovrebbe tenere in galera un semplice sospettato solo e soltanto nel caso in cui vi fosse un oggettivo pericolo di fuga o di inquinamento delle prove. Una misura drastica dunque, che la difesa ha il diritto di mettere in discussione e contestare in qualsiasi momento e che dovrebbe essere utilizzata con il contagocce per il semplice motivo che rischia di negare quell’inviolabilità della libertà personale tutelata dall’ articolo 13 della nostra Costituzione.
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