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Lettera aperta a Liberazione ed il suo direttore.

Publie le sabato 18 ottobre 2008 par Open-Publishing
3 commenti

Lettera aperta a Liberazione ed il suo direttore.
Caro Direttore,
ho solo 30 anni eppure leggo Liberazione da quando era un settimanale. Le scrivo con sconcerto dopo aver letto l’editoriale a sua firma “Caro PRC, andiamo oltre”.
La cosa che mi ha gelato sono le sue dichiarazioni sul non essere comunista, o meglio dichiararsi non comunista da tempo, eppure dirige un giornale di partito dal nome “Rifondazione Comunista”, un giornale che è nato comunista e come dice lei oggi si definisce sollo comunista. C’è una bella differenza tra l’essere ed il definirsi.
Una domanda che vorrei porle è perchè ha accettato di dirigere un giornale comunista pur non essendo Lei tale? Si è mai chiesto come mai le vendite sono diminuite sotto la sua gestione?
Io sono tra i primi promotori della diffusione militante nella mia città, eppure mi risulta difficile venderlo ai compagni che preferiscono il Manifesto.
La sconfitta elettorale sicuramente ha modificato le coscienze in ognuno di noi, e rispetto le varie posizioni di tutti i compagni che militano in Rifondazione indipendentemente dalle mozioni appoggiate, ma non tollero uno schieramento verticistico di chi come lei gestisce il più alto potere mediatico all’interno del partito.
Un direttore di un giornale comunista, un giornale di partito, del Partito della Rifondazione Comunista, oltre ad dover essere comunista nell’animo, dovrebbe essere super partes nelle diatribe congressuali e cercare di non alimentare conflittualità all’interno di un’organizzazione che attraversa un periodo particolare, attaccando il gruppo dirigente che ha vinto un congresso difficile, che rappresenta la maggioranza degli iscritti “millanti” e che si è sempre dichiarata disponibile ad una gestione unitaria del partito.
Penso anche che un partito che ha svolto un ruolo centrale nei movimenti del ’68 e che abbia ottenuto con i movimenti operai risultati importanti come il contratto collettivo nazionale del lavoro non si possa definire comunismo di destra, anzi forse oggi, l’andare oltre, significherebbe svoltare a destra e diventare una subalternità alle forze centriste del PD.
Essere comunisti non significa arroccarsi in teorie e pratiche obsolete come il Marxismo, che oggi proprio citando un editoriale di qualche giorno fa risulta quanto mai attuale alla crisi economica mondiale causata da un sistema capitalistico globalizzato.
Citando la crisi mi viene in mente la parola recessione, una parola che sembra contraddittoria con l’andare oltre dissociandosi da ciò che è stato il ’900.
Rifondazione significa evolversi cercando contraddizioni che non siano solo capitale/lavoro, ma anche uomo/donna, ambiente, produzione e natura. Una non esclude le altre, ma girano intorno sempre e comunque alla prima citata.
Comunista significa per me e per la tessera che ho sottoscritto, un movimento reale che abolisce lo stato delle cose, rivoluzione.
Solo con il comunismo e la sua rivoluzione si potrà rispondere alla crisi del capitalismo e non l’andare oltre imbrigliandosi nei suoi stessi schemi adeguandosi ad un modello di società imposto dai mercati e dai capitali. Non accetterò mai di adeguarmi ed è per questo che una sinistra senza aggettivi non mi interessa.
Infine, non se la prenda, ma se non è in linea con la maggioranza del partito e non riesce ad essere un direttore imparziale e soprattutto se non è comunista, abbia il buon senso di rimettere il suo mandato, diventi militante o semplice reporter di testate giornalistiche in linea con il suo pensiero che che hanno già fatto questa scelta di non essere comunisti diversi anni fa.
I miei migliori auguri.
Ivano Valente
“indicibile comunista”

Messaggi

  • I social-democratici hanno UCCISO un partito, e Sansonetti è il loro partavoce sulla carta stampata. Per condurre battaglie anticapitaliste occorrono i comunisti, in un mondo giusto Sansonetti scriverebbe su qualche rubrichetta dell’Unità. Compagni, il disastro elettorale l’hanno causato loro, mentre noi quanti eravamo siamo. Riprendiamoci gli spazi che sono nostri nella società civile, nella politica, con la critica e la lotta, da COMUNISTI, perchè il mondo fa schifo, perchè il vento non ha mai smesso di fischiare.

  • caro ivano come non darti ragione, tu hai solo 30 anni (beato te) io ne ho oramai 60 compiuti e da luglio sono stato eletto segretario di un piccolo circolo di Rifondazione Comunista. per mia cultura sono uno di quelli che il giornale del proprio partito lo si deve comprare sempre e basta. ma devo confessarti che ogni giorno sempre di più fatico a farlo, ed allora mi chiedo ma Sansonetti che c’azzecca con noi?

    Questi signori (Vendola, Migliore, Giordano, Bertinotti, ecc. ecc.) sono proprio degli aristocratici, per usare un eufemismo, che non accettano la sconfitta congressuale, ed allora pensano bene che "muoia sansone con tutti i filistei", non sono più difendibili, è bene che se ne vadano da Rifondazione. Vorrei proprio vedere quanti compagni di base li seguiranno. Io sono convinto che i dati congressuali loro li hanno gonfiati e non di poco ed è solo per questo che non se ne vanno e continuano ad usare Liberazione come strumento di battaglia politica, perchè la redazione è tutta loro.

    Vedi noi siamo solo 15 iscritti e solamente 3 comprano regolarmente il giornale, probabilmente se il giornale cambia da 3 si potrebbe abbastanza tranquillamente passare a 7/8 più fare l’abbonamento come circolo. Quindi non vedo altra soluzione a tutto ciò se non che bisogna cambiare RADICALMENTE LA LINEA EDITORIALE E CHI LA DIRIGE!!!!!

    marco donà segretario del circolo di rifondazione comunista di marghera(Ve)