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Lettera aperta al compagno Franco Giordano

Publie le venerdì 5 dicembre 2008 par Open-Publishing

Lettera aperta al compagno Franco Giordano

di Elio Limberti, Circolo Centro Torino

Strabuzzo gli occhi, rileggo, leggo nuovamente: è vero: c’è proprio scritto così: "la vendita del pane è ridicola perché fuori da un progetto politico più ampio". Parole riportate fra virgolette e pronunciate da Franco Giordano. Ci vuole un po’ per trovare la calma necessaria per rispondere, per dimostrare l’assurdità di quanto ho letto.

E’ bene, comunque, cominciare dall’inizio: se riferito ai banchetti del pane, la vendita non esiste, non è una vendita. Né per il verso giuridico-normativo, né per il senso pratico. Il pane viene distribuito solo a chi sia iscritto precedentemente al "gruppo di acquisto". Non è un cavillo, né per me né per quei compagni che da due mesi al sabato mattino mettono la sveglia e allestiscono il banchetto. Così, migliaia di persone hanno fatto spesso la fila per potersi iscrivere, attendendo il loro turno, per partecipare alla proposta di fare parte di qualcosa che li difenda oggi e domani dal caro vita. E questo lo fanno all’ombra delle bandiere del PRC che ornano i banchetti. Così come hanno fatto gli operai di Mirafiori mentre ripetevano a centinaia "finalmente qualcuno che fa qualcosa di utile per noi". E dopo il pane arriva la pasta, e dopo ancora altri prodotti di largo consumo a prezzo calmierato, giusto ed equo. E dopo i banchetti verranno altre azioni e interventi del Partito sociale che avranno per obiettivo i servizi che ci vengono tolti, privatizzati, sminuiti.

Da quando a Torino e cintura abbiamo iniziato la distribuzione con i banchetti, non meno di 3.000 famiglie hanno messo in tavola il "pane dei comunisti"; e molte di queste per più settimane. Certo: non è un progetto politico. Ma quante altre iniziative del nostro partito possono sostenere di aver conseguito un risultato così materiale, pregnante e fortemente simbolico? Come non è progetto politico la domanda fatta da molti: "ma poi mi chiamate, adesso che avete i miei dati, vero?"

E non sarà un progetto politico ma da quanto tempo non vedevamo la gente fermarsi intorno ad una nostra compagna, un nostro compagno che volantina intorno al banchetto del pane e che, a partire dal pane che è buono e a prezzo calmierato, incalza e intesse un dialogo fitto fatto di condizione sociale, di prezzi, di politica, di bisogno di opposizione? O, forse, non è vero che eravamo abituati al silenzio introno a noi? Lo stesso silenzio che aleggiava, compagno Franco, intorno a te e al ministro Paolo Ferrero alla medesima porta 2 di Mirafiori mentre distribuivamo i volantini che sostenevano il nostro indispensabile ruolo nel governo Prodi? I giornali parlarono poi di fischi, ero con voi e so che i fischi non ci furono. Ma silenzio, tanto. Come il tuo silenzio dopo il cambio turno, come il silenzio di Paolo.

Quel silenzio fu il prodromo della catastrofe elettorale che seguì e, allora, il silenzio si fece più intenso e profondo, anche nei nostri compagni, annichiliti. Oggi, quando telefono ai compagni e alle compagne per organizzare il prossimo sabato, sento voci forti, sicure, obiezioni per come fare meglio, fare di più. Perché, dopo la prima volta, i compagni vedono la gente fermarsi, discutere, incoraggiarci. Ritornare al territorio, fra il popolo: lo slogan, questa volta constata la pratica e non la precede invocandola.

Ma davvero, compagno Giordano, il progetto politico non c’è? Forse manca tesi, antitesi, sintesi e proposta; può darsi. Ma solo sulla carta. Perché, ai banchetti, il progetto è chiaro e costa 1 euro il kilo e produce solidarietà, organizzazione, rapporti che prima non esistevano, appuntamenti alla prossima volta, richieste di altri interventi, offerte di collaborazione. Se, poi, cercassimo l’orizzonte ultimo del progetto, basterebbe alzare lo sguardo e lo si trova scritto sul tessuto rosso, o sotto le pagnotte, sulla tovaglia fatta con una bandiera. Comunismo.
Compagno Franco Giordano, ho avuto occasione di incontrarti più volte mentre guidavi il nostro partito e so per certo che quelle parole hanno fatto fatica a comporsi nella tua voce, da me a da noi torinesi conosciuta per la pacatezza e la serietà. Non ti ci vedo così.
Ti attendo ai nostri banchetti, fa un po’ freddo, è vero, ma ci si scalda in fretta in mezzo alla gente, al popolo. E non c’è silenzio, questa volta.

Con affetto,

Elio Limberti

Circolo Centro Torino